BANCHE, ALLARME ESUBERI
Al netto delle prossime fusioni, sono 23mila le eccedenze di personale dichiarate dalle banche entro il 2018. L’appello di Sileoni: “Basta tagli. Serve un nuovo modello di banca al servizio del paese. Il 12 febbraio a Milano la FABI presenterà la sua proposta”. Leggi i servizi sui maggiori quotidiani locali e nazionali
IL GIORNALE domenica 24 gennaio 2016
BRACCIO DI FERRO – martedì l’incontro decisivo con Bruxelles sui crediti deteriorati – Banche, Padoan spara sulla Bce – Il ministro: «La comunicazione poco accorta della Vigilanza ha pesato sul crollo dei titoli in Borsa»
Massimo Restelli
A tre giorni dal summit di martedì in cui l’Italia si gioca l’ultima carta per strappare al commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager, il via libera a trovare una soluzione per smaltire i 200 miliardi di sofferenze che soffocano le banche, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sferra un secondo attacco all’Europa accusando la «Vigilanza Bce» di aver pesato con una «gestione della comunicazione poco accorta» sul tracollo del credito in Piazza Affari. Padoan, che aveva criticato già venerdì la lettera- inviata dall’Europa ieri ha deposto la diplomazia. E dalla cornice di Davos, la città svizzera che ha ospitato il gotha della finanza mondiale, ha lanciato la bordata: «Bisogna essere molto cauti a mandare fuori informazioni, dare segnali, l’obiettivo un sistema bancario stabile». principale bersaglio di Padoan sono gli uffici della Sorveglianza Bce retti da Danièle Nouy: le altre banche europee sondate «sono rimaste anonime», mentre le sei italiane «so- state identificate immediatamente». la Borsa ha letto tale disparità come «un preavviso di provvedimento», quasi un rischio di «risoluzione», di fallimento pilotato. Un attacco quindi chirurgico, quello di Padoan che ha concesso un plauso a mezza bocca Mario Draghi, accorso a chiarire come per nessuna banca ci fosse «una richiesta di aumento di capitale». La pezza è stata per ò posta solo giovedì e il successivo rimbalzo dei titoli in Borsa non ha sanato la situazione. Il riferimento sembra al Monte Paschi (-43% dal 15 al 20 gennaio) di cui il Tesoro possiede il 4% come eredità dei Monti Bond. Il Monte rappresenta infatti il principale nodo finanziario sul tavolo del governo. A Roma si manovra da tempo per indurre Ubi Banca a organizzare un salvataggio, magari in tandem con Bpm per rendere il boccone senese più digeribile. La strada per ò è in salita, sia per la prudenza delle dirette interessate sia perché alla Vigilanza europea qualcuno avrebbe storto il naso. Da qui le voci di un ritorno di fiamma da parte degli spagnoli del Santander e dei francesi di Bnp Paribas. Quello che è certo è che risolta la partita delle sofferenze, non più con la ipotesi bad bank ormai tramontata ma con più veicoli ad hoc e una garanzia statale fino a 40 miliardi sui prestiti senior, si dovrà decidere il nuovo padrone di Rocca Salimbeni. Ubi è tra le poche con le carte in regola. Per lo stesso presidente Bce non appare comunque facile gestire gli errori commessi dal governo Renzi nel mondo del credito (dal recepimento del bail-in al frettoloso decreto per salvare Etruria & C) insieme al pressing dei falchi tedeschi in vista di Basilea 3. Padoan ha poi annunciato per la prossima settimana nuove misure per le sofferenze e la riforma delle Bcc: dovrebbe nascere una holdnig, ma le 3- Bcc maggiori potrebbero mantenere un grado di autonomia. E la Fabi di Lando Maria Sileoni, che denuncia il rischio di altri 23mila esberi da qui al 2018, prepara un suo progetto per un «nuovo modello per lo sviluppo delle banche» presenterà a Milano il 12 febbraio.
IL MESSAGGERO/NAZIONALE (SU ALTRE 18 EDIZIONI)
domenica 24 gennaio 2016
Nel settore in vista 23 mila esuberi Dal 2000 sono già usciti in 48 mila –
IL SINDACATO FABI FA I CONTI AL NETTO DELLE PROSSIME AGGREGAZIONI E FUSIONI
ROMA Sono fino a 23 mila gli esuberi previsti nel settore bancario entro il 2018 oltre ai 48 mila già verificatisi dal 2000 ad oggi. è passata poco più di una generazione da quando il posto in banca era la garanzia per eccellenza di un lavoro sicuro vita natural durante ma, proprio nello spazio di una generazione, il settore è stato travolto da un’ondata di ristrutturazioni che in meno di 20 anni porterà alla scomparsa di 70 mila posti di lavoro. fare i conti è la Fabi che spiega come la cifra sia al netto «delle prossime fusioni e aggregazioni che sicuramente comporteranno altri esuberi», annuncia un suo progetto per un «nuovo modello per lo sviluppo delle banche» presenterà a Milano a febbraio. conti del sindacato dei lavoratori bancari, fatti in base agli ultimi piani industriali disponibili, prendono in considerazione il piano Unicredit con 5.740 uscite (5.100 già previste dal vecchio piano, cui si aggiungono le altre 540 definite nell’aggiornamento 2015- alle quali se ne potrebbero aggiungere 400 derivanti dalla possibile cessione del ramo leasing). Conteggiate poi le 4.500 riconversioni professionali di Intesa SanPaolo (che si trasformeranno in esuberi se la riqualificazione dei lavoratori non andrà in porto); le 8.000 uscite totali fino 2012- di Mps; 1.300 di Bnl; 600 di Bper; 575 uscite definite e probabili e altre 150 potenziali frutto dell’eventuale di cessione di Servizi bancari di Popolare Vicenza; 900 uscite del Banco popolare; 500 di Ubi; 430 di Veneto banca; 250 di Creval; 600 di Carige. Nel 2007 i dipendenti del settore bancario erano 344.688 nel 2013 solo 303.591 Tra il 2007 ed il 2015 gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 (dati Bankitalia). Le uscite sono state gestite con prepensionamenti volontari e incentivati con l’ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi, ricorda la Fabi: sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all’ipotesi di uscite obbligatorie». Ora, dice il sindacato, «le banche non possono più puntare sul taglio dei costi del lavoro, come fatto fino a oggi senza grandi risultati, ma devono rilanciare i ricavi mettendo a punto un nuovo modello di business al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela». «Si pu ò fare banca rispettando territorio, famiglia e imprese» dice il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, parlando del progetto messo a punto dal sindacato dei bancari, ovvero il nuovo modello di banca al servizio del Paese che sarà presentato il 12 febbraio a Milano.
IL TEMPO (ED. NAZIONALE) domenica 24 gennaio 2016
Crisi La Banca centrale da tempo ha sottolineato il rischio dei crediti deteriorati. Martedì vertice con la Ue sulla bad bank – Padoan attacca la Bce sul crollo delle banche Il ministro punta il dito contro Francoforte: «C’è stata una comunicazione poco accorta» – Occupazione Fabi: rischio 23 mila posti nei prossimi due anni
Laura Della Pasqua – l.dellapasqua@iltempo.it
Il governo allarga la cerchia dei suoi nemici. Dopo l’attacco di Renzi a Juncker, proprio sul terreno scivoloso della flessibilità, ieri Padoan ha preso di mira un altro alleato dell’Italia Alla ricerca di un responsabile del terremoto borsistico che ha investito le banche, il ministro dell’Economia ha puntato l’indice contro la vigilanza della Bce. A Davos al termine dei lavori del World economic forum, Padoan ha attribuito il crollo delle banche nei giorni scorsi a «una gestione della comunicazione poco accorta da parte della vigilanza Bce». Un errore che, ha detto con ironia il ministro, «ha generato una redistribuzione di ricchezza». Un modo metaforico per dire che si sono create perdite fino al 50% su alcuni titoli. Ma Padoan dimentica di dire che all’inizio dell’anno la Bce ha pubblicato un documento in cui indica tra i rischi affrontati dalle banche, «i più alti livelli di crediti deteriorati». Nel rapporto si legge anche che «la situazione degli enti creditizi con alti livelli di crediti deteriorati è al vaglio di una task force, che formulerà proposte sulle azioni da intraprendere». Padoan ha annunciato che nel prossimo Consiglio dei Ministri ci sarà un pacchetto di misure relative al sistema bancario come l’autoriforma del credito cooperativo e nuovi interventi sui crediti deteriorati. Martedì sarà il giorno decisivo per sciogliere il nodo della bad bank (la discarica in cui far confluire i presiti bancari andati a male). Padoan incontrerà il commissario Ue alla Concorrenza Margaret Vestaver. Le sofferenze sono un fardello pesante per le banche. Unimpresa ha calcolato che il 70% dei finanziamenti non ripagati da famiglie e imprese si riferisce a crediti superiori a 500.000 euro. Sul totale delle sofferenze pari a 201,1 miliardi, 141,4 miliardi sono relativi a finanziamenti oltre il mezzo milione erogati ad appena 32.608 soggetti, il 2,63 dei clienti «problematici» degli istituti; 25,5 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 579 soggetti, lo 0,05 del totale. difficoltà delle banche potrebbero avere effetti sui livelli occupazionale. Il Fabi ha calcolato che nei prossimi due anni rischiano di svanire 23.000 posti di lavoro. Il calcolo prende in considerazione oltre agli esuberi di Unicredit anche le 4500 riconversioni professionali di Intesa SanPaolo (che si trasformeranno in esuberi se il piano non andrà in porto); le 8.000 uscite totali fino al 2018 di Mps (piano 2012- 1.300 di Bnl; 600 di Bper; 575 uscite definite e probabili altri 150 potenziali esuberi frutto dell’eventuale di cessione di Servizi bancari di Popolare Vicenza; 900 uscite del Banco popolare; 500 uscite di Ubi; 430 di Veneto banca; 250 di Creval; 600 di Carige. partire dal 2007 c’è stato un inarrestabile ridimensionamento del settore bancario. Gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 secondo i dati Bankitalia. La contrazione finalizzata all’abbattimento dei costi è stata favorita dalla diffusione dei servizi online.
LA STAMPA (SU TUTTE LE EDIZIONI) domenica 24 gennaio 2016
Entro il 2018 – Allo sportello 23 esuberi
LIBERO domenica 24 gennaio 2016
«Draghi poco accorto» – Padoan alza il tiro per trattare con la Ue – Il ministro torna a criticare la Bce per la lettera inviata alle banche italiane sulle sofferenze. Così vuole aumentare i crediti da giocarsi nei vertici sulla bad bank, per ò espone i nostri istituti a una vendetta di Francoforte
FRANCESCO DE DOMINICIS
I segnali di tensione erano evidenti da giorni. Anche se lo scontro tra Roma e Francoforte era stato in parte tenuto coperto, quanto meno sul versante mediatico. è proprio facendo leva sulle corde della comunicazione che ieri il ministro dell’Economia PierCarlo Padoan, definitivamente allo scoperto attaccando ad alzo zero la Banca centrale europea di Mario Draghi. Una presa di posizione, quella dell’inquilino di via Venti Settembre, lontana dalle sue abitudini che corre il rischio di infastidire l’Eurotower Con tutto quello che ne consegue per quanto riguarda le eventuali ripercussioni «politiche» sulla vigilanza bancaria. Al centro dello scontro c’è la lettera della Bce inviata a sei banche italiane (e altre 34 del Vecchio continente) per avere informazioni supplementari sui prestiti non rimborsati da famiglie e imprese (le cosiddette sofferenze). Una missiva che ha scatenato, tutta la settimana, il panico listini, con titoli sospesi dalle contrattazioni in Borsa e con chiusure negative a doppia cifra. Padoan ieri ha accusato la Bce, sostenendo che sulla lettera «c’è stata gestione poco della comunicazione». Secondo il ministro «un banale atto ha oggettivamente provocato turbolenze tali che hanno richiesto un chiarimento del presidente della Bce». Certo, non dispiace vedere che il governo per una volta è stato di mostrare i muscoli in Europa, dove di solito l’Italia siede ai tavoli per prendere schiaffi da tutti o quasi. Tuttavia, Draghi potrebbe non la lezioncina romana e magari avere reazioni scomposte. A farne le spese sarebbero le banche, sono passate sotto la supervisione della Bce e non più della Banca d’Italia Sta di fatto che il governo di Matteo Renzi vuole cambiale da scontare a Bruxelles quanto sistema italiano in questa settimana. Lo stesso premier ha fatto capire di non voler retrocedere: «Non rinuncer ò a di l’interesse nazionale» ha detto Renzi a Mantova. «Non penso che per essere credibili in Europa si debba sempre altri ignorando di far parte di una grande comunità che si chiama Italia»: parole l’inquilino di palazzo Chigi sembra ora misurarlo sul campo e al tavolo delle trattative. Un primo test è dietro l’angolo venerdì an a Berlino per incontrare il cancelliere, Angela Merkel. Un in vista del negoziato finale sulla bad bank, vale a dire la discarica di Stato per le sofferenze bancarie. Il progetto italiano rimbalza da più di un anno tra Roma e Bruxelles, ma l’emergenza dei «crediti deteriorati» impone una soluzione in tempi rapidissimi. Il consiglio dei ministri di questa settimana una di interventi sulle banche, cominciare dalla riforma del credito cooperativo (nascerà una holding unica volta a consolidare le bcc, rendendole più solide). Palazzo Chigi proverà a fare la sua parte proprio per dare una mano agli istituti sulle sofferenze: sul tavolo del cdm arriveranno anche norme volte ad accelerare il recupero crediti, interventi per rendere più veloci le procedure concorsuali e sgravi fiscali per la vendita dei finanziamenti in perdita a operatori specializzati. Quest’ultima misura viene considerata, da qualcuno, regalino hoc per il finanziere David Serra. L’amico e sostenitore del premier, patron del fondo ultimi mesi è risultato particolarmente vivace nel comprare deteriorate» delle banche. Serra è stato particolarmente abile e ha fiutato l’affare dei cosiddetti non performing lo accelera. Padoan non ha confermato l’indiscrezione di una soglia a 40 miliardi di euro per la garanzia alle La questione, trascinata troppo a lungo, resta comunque cruciale per far uscire l’industria bancaria dalla bufera. Martedì è previsto un incontro tecnico a Bruxelles al parteciperà l’A Il presidente dell’Associazione istituti, Patuelli, chiede una risposta rapida al Domattina l’esame a piazza Affari.
L’ECO DI BERGAMO, LA PROVINCIA (SU SEI EDIZIONI), LIBERTA’ (SU TRE EDIZIONI), CORRIERE ADRIATICO.
domenica 24 gennaio 2016
Bancari, addio al mito del posto fisso: 23 mila via in due anni – I tagli. dati ricavati da uno studio sui piani industriali dei principali gruppi italiani. Tra il 2007 e il 2013 i dipendenti sono scesi da 344.688 a 303.591
MONICA PATERNESI
ROMA. Sono fino a 23 mila gli esuberi previsti nel settore bancario entro il 2018 oltre ai 48 mila già verificatisi dal 2000 a oggi. è passata poco più di una generazione da quando il posto in banca era la garanzia per eccellenza di un lavoro sicuro vita natural durante ma, proprio nello spazio di una generazione, il settore è stato travolto da un’ondata di ristrutturazioni che in meno di 20 anni porterà alla scomparsa di 70 mila posti di lavoro. fare i conti è la Fabi, che spiega come la cifra sia al netto «delle prossime fusioni e aggregazioni che sicuramente comporteranno altri esuberi», annuncia un suo progetto per un «nuovo modello per lo sviluppo delle banche» presenterà a Milano a febbraio. conti del sindacato dei lavoratori bancari, fatti in base agli ultimi piani industriali disponibili, prendono in considerazione il piano Unicredit con 5.740 uscite (5.100 già previste dal vecchio piano, Addio al posto fisso in banca: 23 mila esuberi entro il 2018 Bancari, addio al mito del posto fisso: 23 mila via in due anni I tagli. dati ricavati da uno studio sui piani industriali dei principali gruppi italiani. Tra il 2007 e il 2013 i dipendenti sono scesi da 344.688 a 303.591 cui si aggiungono le altre 540 definite nell’aggiornamento di piano 2015- alle quali se ne potrebbero aggiungere 400 derivanti dalla possibile cessione del ramo leasing). Conteggiate poi le 4.500 riconversioni professionali di Intesa SanPaolo (che si trasformeranno in esuberi se la riqualificazione dei lavoratori non andrà in porto); le 8.000 uscite totali degli anni 2012- di Mps; 1.300 di Bnl; 600 di Bper; 575 uscite definite e probabili altri 150 potenziali frutto dell’eventuale cessione di Servizi bancari di Popolare Vicenza; 900 uscite del Banco popolare; 409 uscite di Ubi (già concordate il 23 dicembre); 430 di Veneto banca; 250 di Creval; 600 di Carige. Nel 2007 i dipendenti del settore bancario erano 344.688 nel 2013 303.591 Tra il 2007 e il 2015 gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 (dati Bankitalia). «No a uscite obbligatorie» Le uscite sono state gestite con prepensionamenti volontari e incentivati con l’ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi, ricorda Fabi: sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all’ipotesi di uscite obbligatorie». Ora, dice il sindacato, «le banche non possono più puntare sul taglio dei costi del lavoro, come fatto fino a oggi senza grandi risultati, ma devono rilanciare i ricavi mettendo a punto un nuovo modello di business al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela». Un nuovo modello «Si pu ò fare banca rispettando territorio, famiglia e imprese», dice il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, parlando del progetto messo a punto dal sindacato dei bancari, «il nuovo modello di banca al servizio del Paese» che sarà presentato il 12 febbraio a Milano. «Non abbiamo nessuna pretesa di sovrapporci al ruolo dei banchieri – precisa il leader sindacale -: sappiamo perfettamente che ognuno ha il suo modello, ma noi dimostreremo che possiamo mantenere i livelli occupazionali e forse anche garantire nuova occupazione, tenendo presente come è cambiato il mondo, e dimostreremo nei dettagli come sarà possibile riportare la gente allo sportello».
L’ECO DI BERGAMO domenica 24 gennaio 2016
Senza esuberi Ubi, si profila un altro riordino di sportelli
Si profila una nuova riorganizzazione di sportelli in Ubi. Secondo indiscrezioni, la procedura potrebbe partire a breve, forse già domani. Si parlerebbe della chiusura di una cinquantina di sportelli, che non avrebbe tuttavia ricadute occupazionali. Per la Banca Popolare di Bergamo sarebbero coinvolte poche unità di filiali. Ieri intanto la Fabi nazionale ha delineato 23 mila esuberi nel settore bancario entro il 2018. Nel conteggio sono comprese anche le 409 uscite da Ubi definite con l’accordo sindacale firmato il 23 dicembre: 339 uscite a partire dal 1° febbraio (di cui 100 dalla Bergamo) un massimo di altre 70 in seguito.
LIBERTA’ domenica 24 gennaio 2016
Banche, addio posto In arrivo 23mila esuberi I conti del sindacato Fabi. L’incognita-fusioni
ROMA – Sono fino a 23mila gli esuberi previsti nel settore bancario entro il 2018 oltre ai 48 mila già verificatisi dal 2000 ad oggi. è passata poco più di una generazione da quando il posto in banca era la garanzia per eccellenza di un lavoro sicuro vita natural durante ma, proprio nello spazio di una generazione, il settore è stato travolto da un’ondata di ristrutturazioni che in meno di 20 anni porterà alla scomparsa di 70 mila posti di lavoro. fare i conti è la Fabi che spiega come la cifra sia al netto «delle prossime fusioni e aggregazioni che sicuramente comporteranno altri esuberi». PATERNESI a pagina 38
ROMA – Sono fino a 23mila gli esuberi previsti nel settore bancario entro il 2018 oltre ai 48 mila già verificatisi dal 2000 ad oggi. è passata poco più di una generazione da quando il posto in banca era la garanzia per eccellenza di un lavoro sicuro vita natural durante ma, proprio nello spazio di una generazione, il settore è stato travolto da un’ondata di ristrutturazioni che in meno di 20 anni porterà alla scomparsa di 70 mila posti di lavoro. fare i conti è la Fabi che spiega come la cifra sia al netto «delle prossime fusioni e aggregazioni che sicuramente comporteranno altri esuberi», annuncia un suo progetto per un «nuovo modello per lo sviluppo delle banche» presenterà a Milano a febbraio. conti del sindacato dei lavoratori bancari, fatti in base agli ultimi piani industriali disponibili, prendono in considerazione il piano Unicredit con 5.740 uscite (5.100 già previste dal vecchio piano, cui si aggiungono le altre 540 definite nell’aggiornamento di piano 2015- alle quali se ne potrebbero aggiungere 400 derivanti dalla possibile cessione del ramo leasing. Conteggiate poi le 4.500 riconversioni professionali di Intesa SanPaolo (che si trasformeranno in esuberi se riqualificazione lavoratori non andrà in porto); le 8.000 uscite totali fino 2012- di Mps, 1.300 di Bnl, 600 di Bper; 575 uscite definite e probabili altri 150 potenziali frutto dell’eventuale di cessione di Servizi bancari di Popolare Vicenza; 900 uscite del Banco popolare, 500 uscite di Ubi, 430 di Veneto banca, 250 di Creval e 600 di Carige. Nel 2007 i dipendenti del settore bancario erano 344.688 nel 2013 303.591 Tra il 2007 ed il 2015 gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 (dati Bankitalia). Le uscite sono state gestite con prepensionamenti volontari e incentivati con l’ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi, ricorda Fabi: sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all’ipotesi di uscite obbligatorie». «Ora – dice il sindacato – le banche non possono più puntare sul taglio dei costi del lavoro, come fatto fino a oggi senza grandi risultati, ma devono rilanciare i ricavi mettendo a punto un nuovo modello di business al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela». «Si pu ò fare banca rispettando territorio, famiglia e imprese», dice il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, parlando del progetto messo a punto dal sindacato dei bancari, «il nuovo modello di banca al servizio del Paese» che sarà presentato il 12 febbraio a Milano. »Non abbiamo nessuna pretesa di sovrapporci al ruolo dei banchieri – precisa il leader sindacale – sappiamo perfettamente che ognuno ha il suo modello ma noi dimostreremo che possiamo mantenere i livelli occupazionali e forse anche garantire nuova occupazione, tenendo presente come è cambiato il mondo e dimostreremo nei dettagli come sarà possibile riportare la gente allo sportello». Monica Paternesi
AVVENIRE domenica 24 gennaio 2016
Nodo esuberi per 23mila bancari – L’allarme della Fabi che il 12 febbraio presenta un nuovo modello di banca
MAURIZIO CARUCCI
ROMA – lavoro in banca non è più sicuro come una volta. Nei prossimi due anni, infatti, rischiano di svanire 23mila posti. Il calcolo è stato effettuato dalla Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, che ha analizzato i piani industriali dei maggiori gruppi. Questi esuberi si andrebbero ad aggiungere ai 48mila registrati degli ultimi 15 anni. conti del sindacato dei lavoratori bancari prendono in considerazione il piano Unicredit, con 5.740 uscite (5.100 già previste dal vecchio piano), cui si aggiungono le altre 540 definite nell’aggiornamento di piano industriale 2015- Alle 560 già definite se ne potrebbero aggiungere ulteriori 400 derivanti dalla possibile cessione del ramo leasing. Il calcolo prende in considerazione anche le 4.500 riconversioni professionali di Intesa San Paolo; le 8mila uscite totali fino al 2018 di Mps; 1.300 di Bnl; 600 di Bper; 575 uscite definite e altri 150 potenziali esuberi frutto dell’eventuale cessione di Servizi bancari di PopolareVicenza 900 uscite del Banco popolare; 500 uscite di Ubi; 430 di Veneto banca; 250 di Creval; 600 di Carige. Nel 2007 i dipendenti del settore bancario erano 344.688 nel 2013 si sono ridotti a 303.591 Tra il 2007 e il 2015 gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 «I sindacati si opporranno in tutti i modi all’i di uscite obbligatorie – ha spiegato il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, che annuncia per il 12 febbraio a Milano la presentazione del progetto Il nuovo modello di banca al servizio del Paese -. Le banche devono rilanciare i ricavi mettendo a punto un nuovo modello al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela. Si pu ò fare banca rispettando territorio, famiglia e imprese. Dimostreremo che possiamo mantenere i livelli occupazionali e forse anche garantire nuova occupazione, tenendo presente come è cambiato il mondo: dimostreremo nei dettagli come sarà possibile riportare la gente allo sportello».
GAZZETTA DEL SUD (SU TUTTE LE EDIZIONI)
domenica 24 gennaio 2016
SONO PREVISTI 23MILA ESUBERI
C’era una volta il mito del posto fisso in banca
Monica Paternesi
ROMA. Sono fino a 23mila gli esuberi previsti nel settore bancario entro il 2018 oltre ai 48 mila già verificatisi dal 2000 ad oggi. è passata poco più di una generazione da quando il posto in banca era la garanzia per eccellenza di un lavoro sicuro vita natural durante ma, proprio nello spazio di una generazione, il settore è stato travolto da un’ondata di ristrutturazioni che in meno di 20 anni porterà alla scomparsa di 70 mila posti di lavoro. fare i conti è la Fabi che spiega come la cifra sia al netto «delle prossime fusioni e aggregazioni che sicuramente comporteranno altri esuberi», annuncia un suo progetto per un «nuovo modello per lo sviluppo delle banche» presenterà a Milano a febbraio. conti del sindacato dei lavoratori bancari, fatti in base agli ultimi piani industriali disponibili, prendono in considerazione il piano Unicredit con 5740 uscite (5100 già previste dal vecchio piano, cui si aggiungono le altre 540 definite nell’aggiornamento di piano 2015- alle quali se ne potrebbero aggiungere 400 derivanti dalla possibile cessione del ramo leasing. Conteggiate poi le 4500 riconversioni professionali di Intesa Sanpaolo (che si trasformeranno in esuberi se riqualificazione lavoratori non andrà in porto); le 8.000 uscite totali fino 2012- di Mps; 1.300 di Bnl; 600 di Bper; 575 uscite definite e probabili altri 150 potenziali frutto dell’eventuale di cessione di Servizi bancari di Popolare Vicenza; 900 uscite del Banco popolare; 500 uscite di Ubi; 430 di Veneto banca; 250 di Creval; 600 di Carige. Nel 2007 i dipendenti del settore bancario erano 344.688 nel 2013 303.591 Tra il 2007 ed il 2015 gli sportelli sono scesi da 32.818 a 30.198 (dati Bankitalia). Le uscite sono state gestite con prepensionamenti volontari e incentivati con l’ammortizzatore sociale di categoria, il fondo esuberi, ricorda Fabi: sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all’ipotesi di uscite obbligatorie». 3
L’ARENA DI VERONA, IL GIORNALE DI VICENZA, BRESCIA OGGI,
domenica 24 gennaio 2016
I prezzi in Borsa di Mps scaldano il dossierM&A
Montepaschi rifiata dopo una settimana al cardiopalma tra abissi e rally stellari del titolo in Borsa, e un vortice di ipotesi sui possibili speculatori e acquirenti. Al momento l’unica certezza è proprio quella dei valori azionari. Con un calo del titolo del 37,5 da inizio anno si vedono infatti schiarite su quell’operazione di M& chiesta dalla Bce quasi un anno fa: Mps da tempo viene penalizzata dai potenziali compratori per le sofferenze in portafoglio, ma a questi prezzi l’istituto è più appetibile e i giochi si riaprono. prossimi giorni e gli sviluppi attesi sulla trattativa con Bruxelles sulla «bad bank leggera» potranno fornire l’altro ingrediente mancante. Le ipotesi circolate negli ultimi giorni, comunque, hanno puntato sui nomi più noti: ha ripreso quota quello del Santander, proprio il gigante spagnolo che nel 2007 vendette al Monte quell’Antonveneta all’origine di molti guai a Siena. vorrebbe che il dossier Mps tornasse sul tavolo della potente Ana Botin, anche se l’istituto di Madrid venerdì sera ha esplicitamente negato ogni interesse. Il Santander comunque sembra un ottimo candidato sulla carta: per le relazioni storiche nel Paese e per la solidità (9,75 il Cet1 2016 chiesto dalla Bce all’ultimo srep, contro il 12,39 già raggiunto a fine settembre). Si è poi fatto il nome di Bnp Paribas, già presente in Italia con Bnl. L’istituto ieri ha formalizzato un «no comment» di prassi. Il terzo scenario per Mps chiama invece in campo un partner italiano. due campioni nazionali Intesa e Unicredit si sono chiamati fuori, e le due banche più solide del sistema, seguire, sarebbero così Ubi e la più piccola Bpm. Ubi in particolare non ha mai escluso l’ipotesi del Monte e tanto basta per farla balzare in cima al «toto- Un’accelerazione prima che si siano chi
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