FUSIONI, LA FABI SULLA STAMPA
Il leader della FABI avverte: “Saremo vigili sulle fusioni. Serve chiarezza e trasparenza da parte di Governo e controllori. Valutazione dei lavoratori vincolerà sindacato nelle scelte di posizione”. Leggi la dichiarazione su Corriere della Sera, Sole 24 Ore, La Stampa, Libero
IL SOLE 24 ORE sabato 30 gennaio 2016
La stretta sulle fusioni dà spinta al rimbalzo delle banche in Borsa
Lo scenario di una fusione, che appare sempre più vicina, tra Bpm e Banco Popolare infiamma il mercato borsistico. Ieri il titolo di Piazza Meda è salito del 7,44%, a fronte di un Banco che ha guadagnato il 9,23%. «Non abbiamo ancora chiuso», ma “stiamo trattando con molto impegno e sono fiducioso che si possa chiudere con un risultato positivo in tempi brevi”, ha detto ieri l’a.d. del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti in un messaggio rivolto via conference call ai dipendenti dell’istituto, secondo quanto riportato da Radiocor. Nessun riferimento esplicito a Bpm, ma è chiaro che le attenzioni dei veronesi – sfumato il possibile merger tra Milano e Ubi – sono tutte rivolte alla banca lombarda. Il banchiere ha poi aggiunto che i conti 2015, che saranno approvati dal cda tra una decina di giorni, saranno «buoni» e «sicuramente piaceranno e saranno di soddisfazione per i colleghi».
Gli andamenti di Borsa certo segnalano quanto il mercato veda di buon occhio un deal del quale sono stati definiti oramai i contorni in termini di governance. Le attese degli osservatori sono per l’annuncio di una lettera di intenti tra le due banche entro metà febbraio, non appena i due istituti avranno alzato il velo sui conti (l’8 febbraio tocca a Bpm e l’11 al Banco). Gli advisor nel frattempo per ò sono al lavoro sugli aspetti finanziari. E non possono certo prescindere dal considerare i recenti scossoni borsistici che sono costati circa un terzo di capitalizzazione al Banco e meno di un quarto a Bpm da inizio. Oggi Bpm capitalizza circa 3,1 miliardi contro i 2,8 dei veronesi. In teoria, la migliore qualità degli attivi di Bpm (4,53% di sofferenze nette contro l’8,14% del Banco) giustifica un premio per Piazza Meda. Secondo Equita, il merger non dovrebbe prevedere tuttavia aumenti di capitale, bensì 434 milioni di sinergie da costo (-13%) legate a razionalizzazioni nel real estate e nelle fabbriche prodotto.
Gli analisti mettono in luce poi come il nuovo gruppo avrebbe la possibilità di recuperare rapidamente 1,5 miliardi di capitale (pari a circa 170 punti base) con la migrazione di Bpm verso i modelli di rating avanzati, la cessione della quota in Agos-Ducato e la rinegoziazione degli accordi di bancassurance.
Intanto, sull’esito della fusione, scende in campo il sindacato dei bancari Fabi. Nel dettaglio, il segretario Lando Sileoni sottolinea che «una volta conosciuti nei dettagli gli impatti sociali ed organizzativi, li stessi saranno portati a conoscenza dei lavoratori, dei soci dipendenti e di tutte quelle associazioni che sono portatrici di interesse all’interno dei due gruppi». «C’e’ da augurarsi – conclude – che all’assemblea dei soci venga presentata la struttura della nuova governance già con l’avallo formale preventivo della Bce, per scongiurare il rischio di una revisione ex post da parte della Bce stessa. La valutazione dei lavoratori e di tutti i soggetti coinvolti vincolerà il nostro sindacato nelle scelte di posizione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Luca Davi
CORRIERE DELLA SERA sabato 30 gennaio 2016
«Tempi brevi per la fusione Bpm-Popolare» – Saviotti: «Fiducioso sulla trattativa». L’allarme della Fabi sulla governance. S&P il Paese guadagna slancio
«Tempi brevi» per chiudere il tavolo della fusione Bpm- Popolare. previsione è di Pierfrancesco Saviotti, ceo della banca veronese, uscito allo scoperto due giorni dopo il summit del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, con i capiazienda di Ubi Banca, Victor Massiah, e di Bpm, Giuseppe Castagna, per discutere delle possibili aggregazioni sul tavolo: «Non abbiamo ancora chiuso, stiamo trattando con molto impegno e sono fiducioso che si possa chiudere con un risultato positivo in tempi brevi», ha spiegato. Anche Padoan è tornato sul tema: il sistema bancario «è solido» e si rafforzerà «anche attraverso aggregazioni». La strada sembra tracciata ma l’operazione Milano- è ancora da mettere a punto nei dettagli finanziario- e governance. C’è da superare l’ostacolo maggiore, inedito, nello scenario delle fusioni, la Bce, i banchieri non possono permettersi di sbagliare. Secondo diversi scenari, causa soprattutto del fardello di sofferenze del Banco la Superpopolare si troverebbe con un deficit di capitale. Equita sim lo stima in 1,5 miliardi da colmare con operazioni straordinarie, come la cessione di Agos- con un aumento di capitale. L’altro nodo è la governance. Il passaggio è molto delicato e ieri il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ha chiesto che «all’assemblea venga presentata la struttura della nuova governance già con l’avvallo formale preventivo della Bce, per scongiurare il rischio di una revisione ex post». Il voto dei sindacati è decisivo nell’assise di Bpm e il consenso va tutto costruito. Per questo i due schieramenti stanno discutendo su come limare organizzazione e poltrone per rendere la banca post- più in armonia con la visione di Francoforte: attualmente sono previste due sedi, Milano e Verona, Carlo Fratta Pasini presidente, Saviotti alla guida del comitato esecutivo, Castagna ceo, 19 amministratori, la Bpm spa autonoma per sei anni con un suo board. Un’articolazione molto complessa che potrebbe sollevare perplessità a Francoforte. Ma con Bpm e Banco ormai nubende resta senza soluzione il problema più urgente per il governo, quello di Mps. Massiah ha tentato di ottenere l’appoggio dell’esecutivo per una fusione Ubi- ma Castagna ha escluso l’opzione a tre (tutt’al più per Milano resta teoricamente in piedi l’ipotesi Bpm- Ieri l’amministratore delegato senese, Fabrizio Viola, si è espresso con favore per un matrimonio con Ubi. Ma Massiah ha sempre espresso ritrosia per operazioni che non creano valore. Per tornare a valutare di nuovo Siena deve convincere anche i suoi azionisti bresciano- Il ritorno all’utile (sia pure una- di Mps potrebbe agevolare la partita, così come la neonata garanzia pubblica (Gacs) sui crediti deteriorati per facilitare la cessione delle sofferenze. Ieri i vertici tecnici del Tesoro, Fabrizio Pagani e Alessandro Rivera, hanno spiegato lo strumento — molto complesso — a circa 800 investitori in una maxiconference call organizzata dagli advisor Mediobanca e Jp Morgan. Secondo S& la Gacs è un’opportunità ma non sarà una «cura istantanea» per il si- bancario, che piuttosto beneficerà dell’economia del Paese che «guadagnerà slancio», sostiene l’agenzia di rating, con un +1,3 quest’anno e un +1,4 nel 2017. Fabrizio Massaro
LIBERO sabato 30 gennaio 2016
Rocca Salimbeni addio – Con l’unione tra Ubi e Monte Paschi si rischiano oltre 10mila esuberi
FRANCESCO DE DOMINICIS
– La battuta – velenosa e al tempo stesso piena di realismo – circolava ieri sera fra alcuni alti dirigenti di Ubi se l’acquisto del Monte dei paschi di Siena andrà in porto, la storica sede della banca toscana, Rocca Salimbeni, «diventerà un museo». forse è più di una battuta: perché se Ubi e Mps diventeranno un solo, grande gruppo bancario proprio ai piani alti dei due istituti arriveranno i tagli sicuri: sede principale a Bergamo, quella di Ubi e addio a Siena, come ha di fatto ammesso pure il presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich. Una transizione storica, ma inevitabile per la ex banca del Pd. Quello del quartier generale, per la verità, è solo un aspetto marginale Gli addetti ai lavori si concentrano su altri fattori e sono convinti che, per quanto riguarda la rete, non sembrano esserci sovrapposizioni tali da far immaginare un bagno di sangue con chiusure degli sportelli e licenziamenti a tappeto. Certo, un po’ di esuberi verranno messi sul piatto, ma è presto per fare ragionamenti di questo tipo. Il numero uno di Ubi, Victor Massiah, gioca scacchi. Probabilmente avrebbero preferito l’acquisto della Bpm, che invece è stata spostata sulla direttrice di Verona col Banco Popolare. Massiah pare aver in qualche modo ragionato da banchiere di sistema: da Roma è arrivata richiesta di risolvere la questione Monte paschi. E poi è arrivata la benedizione grande della finanza, Giovanni Bazoli, prossimo a lasciare la presidente di Intesa. Per Bazoli è positiva la nascita di altri poli di rilievo. Insomma, si va avanti, anche si procede con prudenza. Il ce di Ubi, nel dettaglio, scruta gli oltre 45 miliardi di euro di crediti deteriorati di Mps che, seppur in calo, preoccupano. Probabile che farà leva proprio sulle sofferenze e sui prestiti incagliati del Monte per trattare condizioni di acquisto più favorevoli, magari con un alleggerimento prima nozze di in Se la dovrà vedere col duro ad di Mps, Fabrizio Il quale che sul piano industriale, è positiva, anche se non ha ancora detto «sì». Tattica, dicevamo. Massiah resterà sull’A una decina di giorni, ma alla fine scenderà a patti dopo aver ottenuto maggiori garanzie sulla liquidità della eventuale nuova entità. Serve tempo e le sole voci sono comunque bastate a far chiudere la seduta a piazza Affari in aumento dell’ % a Mps. Giù dello 0,92 %, invece, Ubi. Nettamente più vicina l’alleanza Milano e infatti i mercati stanno premiando i due titoli. Banco Popolare ieri ha terminato San Raffaele all’Istituto dermopatico dell’Immacolata da Carlo Tassara a Burani, da Rimini yacht a Eutelia, per non parlare delle sofferenze di Ubi leasing (il jet di Lele Mora del valore di 1,8 milioni è stato svenduto a 60 mila euro) Ubi factor, perdite spesso aggravate, secondo la magistratura, da «una complessiva gestione patronale e familistica dell’istituto bancario da parte dei membri dei suoi organismi di vertice». Diversi prestiti mai restituiti sarebbero finiti ad aziende riconducibili al presidente del comitato di gestione Polotti, il quale si sarebbe schermato attraverso delle fiduciarie, mentre uno yacht di 36 metri, pagato dalla banca 12 milioni di euro, sarebbe stato ceduto per 3,5 milioni a soggetti vicini ad altri amministratori. Adesso questi signori sono chiamati dal governo a salvare Mps.
COSI’ PIAZZA AFFARI
gli scambi con un balzo di oltre il 9% e Bpm del 7,50 Tuttavia, sul dossier c’è da registrare il freno a mano tirato da parte dei sindacati. Il segretario generale della Fabi ha attaccato a testa bassa: «Lo scenario che le ultime manovre sulle fusioni bancarie lasciano intravedere inquieta per diverse ragioni» ha dichiarato ieri Lando Maria Sileoni.Il quale parla di «relazioni personali tra soggetti anche in conflitto di interesse, che si muovono sulla base di contropartite politiche le cui logiche esulano totalmente dal mondo bancario» e «di una grave incoerenza sul piano politico di visione del Paese in chiave internazionale». Lo stesso numero uno Fabi non ha nascosto i timori per gli eventuali tagli al personale: «non saremo disposti a subire il ribaltamento sui lavoratori e sul Paese dei costi economici e sociali di certi progetti e di certi piani industriali che obbediscono a obiettivi, più o meno mascherati, di auto- edi auto- del top management». La trattativa, insomma, si preannuncia durissima. Il filone bancario resta al centro dell’agenda politica del governo di Matteo Renzi. Il quale sembra voler procedere in maniera meno spedita e valutando più a fondo le misure da varare. così è slittata al consiglio dei ministri della prossima settimana la riforma delle banche di credito cooperativo. Si interviene in un terreno delicato, soprattutto sul versante del consenso e quindi dei voti. Quel mondo, fatto di cordate e di soci- «controlla» una valanga di voti. Ecco perché Renzi si limiterà a un decreto cornice, lasciando alle stesse bcc il compito di riempire il quadro. twitter@DeDominicis
IL GAZZETTINO sabato 30 gennaio 2016
Pop Milano e Banco Popolare – La Borsa dice “sì” alla fusione – I sindacati aprono. Saviotti, ad dell’istituto veronese: decisione in tempi molto brevi
MILANO – è tornato il sereno in Piazza Affari, che ha chiuso la settimana in testa alle altre Borse europee, con un rialzo dell’indice Mib del 2,57 In primo piano le banche, reduci da uno scivolone nella vigilia, che hanno riconquistato la fiducia degli investitori, a partire dal Banco Popolare (+9,23 e da Bpm (+7,44 in vista di una fusione che appare sempre più vicina alla luce degli ultimi sviluppi. Segno meno solo per Ubi (-0,92 per ora rimasta fuori dai giochi e Carige (-0,21 mentre Mps (+1,22 ha viaggiato sulle montagne russe dopo essere arrivata a guadagnare l’Occhi anche su Bper (+5,16 e Intesa (+4,14 più cauta Unicredit (+0,68 Anche se l’amministratore delegato Giuseppe Castagna, preferisce mantenere il massimo riserbo sulla vicenda, la Popolare di Milano è sempre più vicina al Banco Popolare. neppure il rilancio di Ubi riesce a scalfire l’asse tra Milano e Verona. Anche i sindacati benedicono un’eventuale fusione tra i due istituti, a patto che le rappresentanze abbiano un ruolo attivo nella futura governance della Super- Questo il ‘sentiment’ che traspare intorno all’operazione mentre si va rafforzando l’accordo che potrebbe portare alla nascita del terzo campione bancario nazionale, alle spalle di UniCredit e Intesa Sanpaolo. L’ad del Banco, Pierfrancesco Saviotti, conferma: «Stiamo trattando con molto impegno e siamo fiduciosi che si possa chiudere con un risultato positivo in tempi brevi», spiega in una call coi dipendenti. Poi segnala che «il nostro obiettivo è di ridurre le sofferenze» ribadisce che l’istituto è solido. In attesa che si arrivi alla firma di un memorandum tra i due vertici (si dice dopo l’approvazione dei conti di entrambe le banche, quindi metà febbraio), le sigle di categoria spingono per il “matrimonio”. Massimo Masi della Uilca: «Mi sembra più bilanciato e paritetico rispetto a quello ipotizzato tra la Milano e Ubi. Attendo di vedere le carte per capire i possibili effetti in termini di esuberi, di sovrapposizioni di sportelli e aumento di capitale ma credo che questa soluzione possa offrire a livello di governance maggiore spazio alle rappresentanze dei lavoratori». Dello stesso avviso Giulio Romani della Fiba. Secondo lui, inoltre, all’interno della Bpm, dove i dipendenti- finora hanno votato in assemblea determinando un forte peso sulla guida della banca, non si ripeterà la frattura avvenuta nel 2007 col tentativo di aggregazione con la Bper di Guido Leoni. «Credo che l’operazione col Banco possa andare in porto», ha detto il sindacalista. Anche perché oggi «non c’è più quell’assemblea lì». Il riferimento va all’ex Associazione Amici della Bipiemme, scioltasi in seguito all’era Ponzellini per lo scandalo delle carriere facili. lavoratori della Bpm – ha proseguito – sono comunque perplessi non tanto per l’operazione in sè, che potrebbe essere ottima, per il fatto che queste aggregazioni purtroppo sono accompagnate da voci che indicano la scelta di una soluzione piuttosto che l’altra legata non a motivi di tipo industriale ma d’interesse personale come i posti in consiglio, presidenze, incarichi e remunerazioni». Più cauto il leader della Fabi, Lando Sileoni, che resta «vigile» su tutti gli scenari, non solo Bpm e Banco quindi ma anche Ubi e Mps. Per questo il suo sindacato auspica che ci sia chiarezza e trasparenza da parte del governo e delle autorità di vigilanza, Bce e Bankitalia. «L’esito dell’assemblea della Bpm – ha detto – vincolerà la nostra sigla» e per questo «c’è da augurarsi che all’as dei soci venga presentata la struttura della nuova governance già con l’avvallo formale preventivo della Bce, per scongiurare il rischio di una revisione ex post» da parte della stessa Eurotower.
IL RESTO DEL CARLINO, LA NAZIONE, IL GIORNO, LA CITTA’, (SU TUTTE LE EDIZIONI LOCALI)
sabato 30 gennaio 2016
Banco e Bpm a un passo dall’altare – La Borsa benedice il matrimonio – Saviotti: «Fiduciosi in tempi brevi». Ubi resta fuori, Mps ancora solo
MILANO DOPO il via libera informale della Bce, incassato mercoledì dal consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, ieri è arrivata anche la benedizione della Borsa. Il matrimonio fra Bpm e Banco popolare si farà. E l’attesa dopo mesi di rumors, non sarà lunga. «Stiamo trattando con molto impegno e siamo fiduciosi che si possa chiudere con un risultato positivo in tempi brevi», ha confermato ai dipendenti l’ad del Banco, Pierfrancesco Saviotti. Anzi, circola già la data del 9 febbraio per il memorandum d’intesa che prenderebbe forma tra i due consigli di amministrazione che dovranno approvare i conti. Così, ieri, il mercato ha ufficializzato a modo suo la prima fusione bancaria dell’anno i promessi sposi hanno spinto il listino a Piazza Affari, con il Banco popolare (+9,23 che per poco non ha messo a segno un guadagno a due cifre, Bpm che si è accontentata della chiusura in progresso del 7,44 per cento. CERTO, non tutti vanno a nozze. Il sindacato Fabi dei bancari vuole vederci chiaro. E con il segretario generale Lando Sileoni mette le mani avanti: «C’è da augurarsi che all’assemblea dei soci venga presentata la struttura della nuova governance già con l’avvallo formale preventivo della Bce, per scongiurare il rischio di una revisione ex post da parte della Bce stessa». Lo «scenario», secondo il Fabi, «inquieta», «si avverte la mancanza di una chiara governance aziendale». Il timore viene anche dal passato. Nel 2007, i soci dipendenti della Milano bloccarono l’operazione con Bper. Più sereni i sindacati di categoria che contano su un loro ruolo attivo. Ancora senza bussola restano Ubi – che infatti ha chiuso in Borsa in calo dello 0,92 -, esclusa dal matrimonio a tre con Banco e Bpm, nonché Mps che, a questo punto, sembra legare il proprio destino proprio a Ubi. Piazza Affari ha premiato il Montepaschi che ha anticipato i propri conti per fermare la speculazione dei giorni scorsi. Ma la volatilità è stata forte anche ieri, tanto che da una partenza in cui non riusciva a fare prezzo, dopo aver strappato al rialzo oltre il 9%, il titolo ha poi terminato la seduta in progresso dell’per cento. L’ad Fabrizio Viola ha ripetuto che, nel risiko bancario di questi giorni, «si fanno tanti nomi, ma a oggi non c’è un’opzione sul tavolo». Giorni fa, il premier Matteo Renzi aveva segnalato che «il Monte dei Paschi è a prezzi incredibili. La soluzione migliore sarà quella che il mercato deciderà, ma mi piacerebbe tanto che fosse italiana». Non resta che attendere le prossime mosse di Ubi. MA in generale l’aria di nozze sembra dare una spinta al sistema bancario, stretto fra sofferenze e regole del salvataggio. Giovanni Bazoli, dall’osservatorio privilegiato di Intesa, benedice il movimento delle fusioni. «Credo fino in fondo nella concorrenza. Oggi ci sono due grandi gruppi e se se ne creasse un terzo non potrei che vederlo con favore». Nicoletta Magnoni
AVVENIRE sabato 30 gennaio 2016
Banche. Piazza Affari scommette sulle alleanze – Ma i sindacati lanciano l’allarme lavoro
Piazza Affari si risolleva dopo la caduta di giovedì grazie ai vistosi recuperi del comparto dei bancari. Il mercato sembra gradire una accelerazione del risiko tra le banche italiane in attesa di avere maggiori dettagli sulla garanzia pubblica per lo smaltimento dei crediti deteriorati. Sotto i riflettori in Borsa i promessi sposi Bpm e Banco Popolare con la benedizione dell’esecutivo Banco Popolare ha terminato gli scambi con un balzo di oltre il 9% e Bpm del 7,50 Nel risiko potrebbe entrare anche Mps. L’Ad Fabrizio Viola in una intervista (a Repubblica, ndr) ha indicato sul tema fusioni che «in questi giorni si fanno tanti nomi, ma a oggi non c’è un’opzione sul tavolo: aspettiamo che questa si concretizzi». Un matrimonio a tre con Bpm, Mps e Ubi non sembra praticabile. Lo stesso Viola rileva che «da un punto di vista prettamente industriale, l’ipotesi con Ubi presenta aspetti positivi basati soprattutto sulla pressoché totale assenza di sovrapposizioni geografiche. sindacati, intanto, lanciano l’allarme «Lo scenario che le ultime manovre sulle fusioni bancarie – afferma Lando Maria Sileoni, Segretario generale della Fabi, sindacato di maggiorannza dei lavoratori bancari – lasciano intravedere inquieta per diverse ragioni: in primo luogo si avverte la mancanza di una chiara visione di governance aziendale, il che si traduce in una vaga quantificazione degli effetti economici e degli impatti sociali di queste manovre».
LA STAMPA (NAZIONALE E SU TUTTE LE EDIZIONI LOCALI)
sabato 30 gennaio 2016
La Borsa spunta sulle nozze Bpm-Banco – Saviotti: possiamo chiudere in tempi brevi – I sindacati aprono alla fusione. Per Ubi-Mps ci vorrà tempo – S&P: la ripresa accelera ma per le banche niente cura veloce
Tornano gli acquisti sui titoli bancari e Piazza Affari tira il fiato dopo due giorni di forti perdite. Con l’indice settoriale Ftse Mib Banche che segna un progresso del 3,26 il mercato sembra premiare soprattutto gli scenari di aggregazione. Le regine della seduta sono infatti Banco Popolare e Bpm, che salgono rispettivamente del 9,23 e del 7,44 «Stiamo trattando con molto impegno e siamo fiduciosi che si possa chiudere con un risultato positivo in tempi brevi», ha detto ieri l’ad del Banco, Pierfrancesco Saviotti, ai dipendenti del gruppo. Il manager non ha mai citato Bpm, ma il riferimento è apparso chiaro. L’annuncio non dovrebbe per ò essere imminente. «Stiamo ancora trattando», dice una delle fonti. Di certo un – eventuale – annuncio non arriverà prima della metà di febbraio. Prima i rispettivi consigli dovranno approvare i conti dell’esercizio in calendario di febbraio per Bpm e il’ successivo per Banco Popolare. L’apertura Commenti favorevoli all’operazione arrivano anche dai sindacati. Un matrimonio tra Bpm e Banco Popolare, ha commentato Massimo Masi della Uilca, «mi sembra più bilanciato e paritetico rispetto a quello ipotizzato tra la Milano e Ubi. Dello stesso avviso Giulio Romani della Fiba, mentre è più cauto il leader della Fabi, Lando Sileoni, che resta «vigile» su tutti gli scenari, non solo Bpm e Banco quindi ma anche Ubi e Mps. Per questo il suo sindacato auspica che ci sia chiarezza e trasparenza da parte del governo e delle autorità di vigilanza, Bce e Bankitalia. Fermo, almeno per il momento, l’altro fronte. Un matrimonio tra Ubi Banca e Mps, se mai ci sarà, «richiederà tempo», dice una delle fonti interpellate. fronti sono molti: dalla verifica operativa della bad bank all’italiana appena presentata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Fino ai temi contabili relativi all’impatto patrimoniale del “badwill”, sollevati non solo da Ubi ma anche da altri istituti interessati al processo di aggregazione in corso. Il Ieri intanto, nell’euforia degli acquisti sui titoli bancari, segnare il passo è stata proprio Ubi, con un calo dello 0,92 Mentre Mps, in altalena per gran parte della seduta, ha chiuso con un progresso di oltre l’ Di certo c’è che proprio il dossier Montepaschi è quello più delicato a li- sistemico. che lo scossone in Borsa della settimana scorsa ha mosso anche Palazzo Chigi, che accanto al Mef ha fatto presente alle banche interessate la necessità di accelerare con le aggregazioni. dubbi Ieri, dopo lo scetticismo di Fitch, anche Standard & Poor’s ha espresso dubbi sull’accordo per risolvere il problema dei crediti in sofferenza nei portafogli delle banche. La ripresa economica e le riforme offrono «opportunità» agli istituti di credito, ma non c’è «nessuna cura istantanea». Anzi, «le mi- sebbene siano positive, difficilmente innescheranno una forte accelerazione nella pulizia dei bilanci». L’agenzia di rating, per ò, si mostra ottimista sulle prospettive di crescita del Paese: «Ci aspettiamo che in Italia la ripresa economica acceleri nel 2016».
GIORNALE DI VICENZA sabato 30 gennaio 2016
Le nozze bancarie tra Verona e Milano – Colosso Popolare – Lo conferma l’ad scaligero Saviotti ai dipendenti «Il nostro obiettivo adesso è ridurre le sofferenze» Dai sindacati reazioni prudenti ma favorevoli
MILANO. I sindacati benedicono un’eventuale fusione tra la Bpm (Banca popolare di Milano) e il Banco Popolare a patto che le rappresentanze abbiano un ruolo attivo nella futura governance della Super- è questo il “sentiment” che traspare intorno all’operazione mentre si va rafforzando l’accordo che potrebbe portare alla nascita del terzo campione bancario nazionale, alle spalle di UniCredit e Intesa Sanpaolo. L’ad del Banco, Pierfrancesco Saviotti, conferma: «Stiamo trattando con molto impegno e siamo fiduciosi che si possa chiudere con un risultato positivo in tempi brevi», spiega in una call coi dipendenti. Poi segnala che «il nostro obiettivo è di ridurre le sofferenze» ribadisce che l’istituto è solido. SU IN BORSA. La Borsa intanto mostra di apprezzare: il Banco vola in rialzo del 9,2 e Bpm del 7,4 per cento. In attesa che si arrivi alla firma di un memorandum d’intesa tra i vertici dei due istituti – si dice dopo l’approvazione dei conti di entrambe le banche, quindi metà febbraio – le sigle di categoria si mostrano favorevoli all’asse Milano- Un matrimonio tra Bpm e Banco Popolare, ha commentato Massimo Masi della Uilca, «mi sembra più bilanciato e paritetico rispetto a quello ipotizzato tra la Milano e Ubi. Attendo di vedere le carte per capire i possibili effetti in termini di esuberi, di sovrapposizioni di sportelli e aumento di capitale ma credo che questa soluzione possa offrire a livello di governance più spazio alle rappresentanze dei lavoratori». QUALCHE PERPLESSITà MILANESE. Dello stesso avviso Giulio Romani della Fiba. Secondo lui, inoltre, all’interno della Bpm, dove i dipendenti- finora hanno votato in assemblea determinando un forte peso sulla guida della banca, non si ripeterà la frattura avvenuta nel 2007 sulla Bper di Guido Leoni. «Credo che l’operazione col Banco possa andare in porto. I lavoratori della Bpm sono comunque perplessi non tanto per l’operazione in sè, che potrebbe essere ottima, per il fatto che queste aggregazioni purtroppo sono accompagnate da voci che indicano la scelta di una soluzione piuttosto che l’altra legata non a motivi di tipo industriale ma d’interesse personale come i posti in consiglio, presidenze, incarichi e remunerazioni». Più cauto il leader della Fabi, Lando Sileoni, che resta «vigile» su tutti gli scenari, quindi anche Ubi e Mps. Per questo il suo sindacato auspica che ci sia chiarezza e trasparenza da parte del governo e delle autorità di vigilanza, Bce e Bankitalia. «L’esito dell’assemblea della Bpm – ha detto – vincolerà la nostra sigla» e per questo «c’è da augurarsi che all’assemblea dei soci venga presentata la struttura della nuova governance già con l’avvallo formale preventivo della Bce». I PASSI VERSO LE NOZZE. C’è indubbiamente voglia nozze. Ieri in serata Piazza Nogara, quartier generale del Banco Popolare – ha anche comunicato le date dei prossimi appuntamenti istituzionali: l’assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio 2015 si terrà a Lodi 19 marzo. è oramai chiaro, segnala l’Arena di Verona, che non sarà l’ultima a voto capitario: la trasformazione in spa sarà votata in una successiva assemblea straordinaria, quando si potrebbe anche decidere sul sì definitivo alle nozze con Bpm (se come sembra probabile, nelle prossime settimane sarà firmato un memorandum per approfondire in via esclusiva il piano d’integrazione è già stato indicato che la guida del nuovo istituto post- sarebbe andata all’ad milanese Giuseppe Castagna, con 9 consiglieri a Verona a fronte dei 7 di Milano più 3 indipendenti. Secondo alcuni osservatori, l’eventuale fusione potrebbe essere accompagnata da un aumento di capitale, per risolvere con energia il problema delle sofferenze che pesano sul bilancio di Verona
IL SECOLO XIX (SU TUTTE LE EDIZIONI) sabato 30 gennaio 2016
I SINDACATI APRONO ALLA FUSIONE. PER UBI- CI VORRà TEMPO – La Borsa punta sulle nozze Bpm- Saviotti: possiamo chiudere in tempi brevi
GIANLUCA PAOLUCCI
TORNANO gli acquisti sui titoli bancari e Piazza Affari tira il fiato dopo due giorni di forti perdite. Con l’indice settoriale Ftse Mib Banche che segna un progresso del 3,26 il mercato sembra premiare soprattutto gli scenari di aggregazione. Le regine della seduta sono infatti Banco Popolare e Bpm, che salgono rispettivamente del 9,23 e del 7,44 «Stiamo trattando con molto impegno e siamo fiduciosi che si possa chiudere con un risultato positivo in tempi brevi», ha detto ieri l’ad del Banco, Pierfrancesco Saviotti, ai dipendenti del gruppo. Il manager non ha mai citato Bpm, ma il riferimento è apparso chiaro. L’annuncio non dovrebbe per ò essere imminente. «Stiamo ancora trattando», dice una delle fonti. Di certo un – eventuale – annuncio non arriverà prima della metà di febbraio. Prima i rispettivi consigli dovranno approvare i conti dell’esercizio in cal
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