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MF-MILANO FINANZA mercoledì 17 febbraio 2016
La fabi alza il velo sulla proposta di un nuovo modello industriale del credito – Più lavoro e più ricavi in banca – L’obiettivo è riportare i clienti allo sportello e creare occupazione grazie alle nuove tecnologie. Stop alle esternalizzazioni, vincoli ai compensi e un codice etico per riconquistare la fiducia del mercato
di Manuel Costa
L’obiettivo è riportare la clientela allo sportello, anche in presenza della cosiddetta banca online, facendo crescere i ricavi e creando così le condizioni per mantenere e aumentare i livelli occupazionali. Così il
segretario della Fabi Lando Sileoni ha sintetizzato il nuovo modello di banca presentato a Milano lo scorso venerdì 12 febbraio. Secondo il principale sindacato di categoria, dopo aver distrutto 68 mila posti di lavoro e aver prodotto sofferenze per oltre 200 miliardi di euro (89 miliardi al netto delle svalutazioni), oggi il settore del credito in Italia ha bisogno di una svolta. Anche perché il macigno dei non performing loans (npl) in fondo è creato da un numero relativamente ristretto di soggetti: nel giugno scorso erano 5.834 i creditori con esposizioni superiori ai 5 milioni di euro e solo 570 quelli che hanno ottenuto finanziamenti superiori ai 25 milioni. La crisi insomma è anche figlia del capitalismo di relazione; di fronte a ci ò per la Fabi serve un segnale di discontinuità e la proposta di un nuovo modello di banca al servizio del Paese va in questa direzione.
Gli obiettivi di quello che Sileoni ha battezzato l’Hub Bank Model sono tre: riportare la gente allo sportello, anche in presenza della cosiddetta banca online; mantenere e creare le condizioni per aumentare i livelli occupazionali e i ricavi attraverso l’offerta di nuovi servizi e consulenze legali, finanziarie e fiscali, tecnologiche e gestionali; ripristinare la fiducia del cliente verso la banca in un momento in cui il sistema è sotto attacco, anche attraverso l’elaborazione di un codice etico del risparmio. Come raggiungere questi ambiziosi obiettivi?
In primo luogo la Fabi propone di passare dal modello puntiforme attuale a una rete di servizi, introducendo anche un nuovo approccio comunicativo e di immagine. Gli obiettivi di progetto inoltre devono essere di medio e lungo termine, anziché tutti di breve termine come avviene ora. In termini operativi, la banca hub cercherà di recuperare la missione di regolatore dei sistemi di pagamento con nuovi prodotti e servizi, consulenze finanziarie fiscali, tecnologiche e gestionali. Dal punto di vista organizzativo l’istituto di credito dovrà recuperare attività in precedenza esternalizzate, perché «le esternalizzazioni non hanno prodotto un risparmio ma solo un aggravio di costi per le banche», sostiene la Fabi. «L’innovazione tecnologica è un volano e non un killer della filiale, perché consente lo sviluppo di servizi personalizzati e lo snellimento dei processi aziendali».
In termini occupazionali la filiale estenderà le proprie competenze e abbraccerà nuove professionalità che ruoteranno intorno al core business bancario. In questo contesto nuove figure professionali dovranno essere oggetto di confronto aziende- sindacati e definite nella nuova architettura contrattuale. Per raggiungere questo obiettivo sarà centrale la conoscenza dei prodotti e dei mercati: il nuovo modello aumenta infatti le ore dedicate alla formazione dei dipendenti, visto che «le 50 previste attualmente dal contratto nazionale non bastano», puntualizza la Fabi. La banca hub inoltre non accentrerà al vertice i poteri decisionali e politici, ma tornerà a riconoscere al capo area, al direttore di filiale e ai lavoratori responsabilità e competenze che legano la banca al territorio.
I recenti scandali impongono inoltre interventi in campo reputazionale. Secondo la Fabi, la banca dovrà adottare un codice etico per evitare la vendita di prodotti a rischio, concordato con le associazioni dei consumatori più responsabili, le istituzioni bancarie e le organizzazioni sindacali. Verranno inoltre fissati vincoli alla remunerazione del top management, mentre il cambiamento organizzativo dovrà essere condiviso dai sindacati soprattutto a livello di gruppi bancari e aziende, «in quanto ogni banca ha la sua specifica organizzazione del lavoro», spiega la Fabi.
Il progetto prevede infine «una coerente gestione dei crediti deteriorati, che non deve essere affidata a terzi ma deve prediligere, per ogni caso, l’individuazione di una soluzione specifica su misura». (riproduzione riservata)
ranno presentati.