FUSIONE BPM-BANCO POPOLARE, SILEONI: ?PERCH? FALLITE TRATTATIVE CON UBI??
A margine dell’assemblea del Banco Popolare il leader della FABI interviene: “Non abbiamo preclusioni sulla fusione con BPM, ma pretendiamo risposte. Ce lo chiedono i lavoratori”. Leggi le dichiarazioni sui quotidiani nazionali e locali.
IL SOLE 24 ORE domenica 20 marzo 2016
«Bpm-Banco, fusione in tempi brevi» – L’a.d. Saviotti: scelta decisiva per il futuro, da Bce approccio non facilmente comprensibile
LODI. Welcome to Lodi, Mrs Rainska. Più degli oltre 3mila soci presenti alla Fiera di Lodi (un record, insieme agli altri 4mila sparsi tra Verona e Lucca), la novità di ieri all’assemblea del Banco Popolare è stata la quarantenne in tailleur e capelli corti seduta in prima fila. Aprendo i lavori, è andato a lei uno dei primi saluti del ceo Pierfrancesco Saviotti: passaporto lettone, alla Bce da due anni e responsabile del team ispettivo che segue il Banco da quando è sottoposto alla vigilanza di Francoforte, Ilze Rainska ha seguito con attenzione le cinque ore di lavori assembleari, ha ascoltato i soci e preso pagine di appunti, assistita dal dg Maurizio Faroni che le sedeva accanto.
Segno dei tempi, presenti e futuri, del ruolo che ha avuto in questi mesi e avrà nei prossimi Francoforte rispetto al progetto di integrazione con la Popolare di Milano. Che non era all’ordine del giorno di ieri, ma è stato l’argomento più gettonato: dai soci – per lo più favorevoli – e dal vertice della banca. D’altronde, dopo la lettera della Bce di giovedì, l’endorsement del Governo di venerdì e la deadline fissata per dopodomani, è chiaro a tutti che siamo ai giorni decisivi: «Se sono rose fioriranno. La fioritura dovrebbe arrivare, e mi auguro che possa arrivare in tempi ragionevolmente brevi», ha detto subito Saviotti, in un intervento di apertura salutato da tre minuti di applausi da parte dei soci, una sorta di standing ovation per un manager che ha ribadito l’intenzione di fare un passo indietro, per lasciare la banca – se fusione sarà – nelle mani di «una persona con cui ho lavorato e che porterà la banca a un pieno successo», cioè Giuseppe Castagna, attuale ceo di Bpm. Saviotti, e il presidente Carlo Fratta Pasini, hanno fatto intendere che le probabilità, dopo un lungo periodo di stallo, ora sembrano a favore dell’accordo, «perché è una scelta utile e importante per il futuro». L’esito, per ò, non è scontato. La trattativa con Piazza Meda resta aperta, ma in più c’è anche da interloquire con Bce e con il suo approccio «non facilmente comprensibile». Non era e non è una passeggiata, dunque, tuttavia «ci stiamo avvicinando sempre di più alle richieste della Vigilanza – ha aggiunto quindi Saviotti -. è ragionevole ritenere che riusciremo a favorire una felice conclusione, nell’interesse di tutto il sistema, nostro e della Popolare di Milano».
Diversamente, a Verona il piano B resta lo stand alone. Partendo dal bilancio 2015 approvato ieri dal 99,7% dei soci tornato all’utile (430 milioni) e al dividendo (15 centesimi) dopo quattro anni in rosso: nessun’altra possibile fusione alternativa, neanche con le altre due popolari del Nord Est in aria di aumento di capitale, cioè Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
A Lodi, come detto, ieri erano presenti in 3.200. Ai quali vanno sommati i soci che hanno assistito ai lavori da Verona e Luca, e le oltre 30mila deleghe che avevano in tasca. Tante persone e tanto capitale: il 15%, un buon auspicio per i futuri zoccoli duri che dovranno presidiare la maxi banca che potrebbe nascere dalla fusione (e che potrà contare per un tempo limitato sul tetto di voto al 5%, a quanto pare). A Verona, ad esempio, era presente la Fondazione, che ha uno 0,5% ma in futuro potrebbe salire, a Luca l’ente che è primo socio con il 2,89%, mentre a Lodi c’era tra gli altri anche Carlo Frascarolo, in veste privata e non in rappresentanza di Bpm (di cui è consigliere) o della Fondazione CrAlessandria, di cui è stato consigliere fino al 2009, tra i soci di Piazza Meda domani potenzialmente candidati a giocare un ruolo nel bancone.
Persone e aree diverse che insieme «fanno del nostro un territorio più forte della Germania», come ha detto ieri Saviotti, e che ora sembrano convergere nel progetto di fusione. Che vede tra i principali supporter i sindaci delle città storiche del Banco (ieri c’erano Flavio Tosi di Verona, Simone Uggetti di Lodi e Andrea Ballarè di Novara), la politica (in sala il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini, ex sindaco di Lodi) ma anche il mondo delle imprese. Come ha ricordato il presidente dei Giovani industriali di Confindustria, Marco Gai, anche lui socio del Banco: «è il momento di spingere per la modernizzazione del Paese, e il consolidamento del settore bancario è un fattore di competitività per tutto il sistema economico, anche nella componente industriale».
Da registrare anche le nuove aperture dei sindacati. Compresa quella del segretario Fabi Lando Sileoni: «Non abbiamo posizioni prevenute», ha dichiarato in una nota, ma «pretendiamo sapere ufficialmente quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento delle trattative Ubi-Bpm». .@marcoferrando77-© RIPRODUZIONE RISERVATA Marco Ferrando
GIORNALE DI BRESCIA domenica 20 marzo 2016
Bpm-Banco, «avanti tutta» con l’aumento di capitale – Martedì la decisione definitiva dei consigli La Bce preme per indici di solidità più stringenti
La Fabi ai vertici: «Perchè è fallita la trattativa con Ubi Banca?» – . «Noi della Fabi non abbiamo posizioni prevenute sulla fusione; pretendiamo, per ò, di sapere quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento delle trattative Ubi-Bpm. Ce lo chiedono i lavoratori di Bpm e le associazioni dello storico gruppo bancario milanese». La domanda – rimasta senza risposta – è stata posta ieri in assemblea da Lando Sileoni, segretario della Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari.
LODI. «Avanti tutta» sulla fusione Bpm- Popolare: L’a.d dell’istituto veronese Pier Francesco Saviotti dall’assemblea dei soci a Lodi tenta di sgombrare il campo da esitazioni. dopo il gelo della lettera Bce giovedì, la resurrezione del dossier con l’intervento del Governo, sparge ottimismo e buona volontà sulle richieste della Vigilanza unica, aprendo per la prima volta a un aumento del capitale: «Non sono in grado di dire al 100% che non ci sarà», dice. Anche se il quadro sugli interventi sul capitale sembra ancora da definire. Domani ripartiranno gli incontri con gli advisor e i vertici; martedì 22, la data indicata come termine per una decisione, terranno i consigli. «La seconda lettera della Bce ci ha indotto a riflessioni che stiamo portando avanti e saranno discusse in un prossimo Cda – ha detto Saviotti -. Siamo entrati nell’ordine di idee di avere una più robusta propensione ad andare incontro» alle richieste Bce. «L’obiettivo è portare a termine questa benedetta fusione. Non perché ce l’ha detto il Governo ma perché è una nostra scelta importante». «Il progetto di aggregazione che stiamo vivendo con Bpm ha grandi difficoltà – aveva premesso -. Non è ancora riuscito a decollare per qualche ostacolo Bce. Ci stiamo avvicinando sempre di più alle richieste della Vigilanza. è ragionevole ritenere che riusciremo a favorire una felice conclusione, nell’interesse del sistema». Insomma, «se sono rose fioriranno. La fioritura dovrebbe arrivare, mi auguro che possa arrivare in tempi ragionevolmente brevi». Stessa determinazione ha Bpm: «Se non avessimo la convinzione che siamo in coppia, non avremmo parlato in questo modo», ha detto Saviotti. «Bpm è una popolare solida – ha anche segnalato -. Insieme abbiamo sinergie importanti, abbiamo un territorio che è meglio della Germania». Il consigliere delegato Giuseppe Castagna «porterà la banca, se nascerà, un pieno successo». All’assemblea è intervenuta anche una osservatrice della Bce, la lettone Ilze Rainska, joint supervisory team coordinator. Ad avvio di assemblea Saviotti l’ha anche blandita con un «Welcome to Lodi Mrs. Rainska», al quale è seguito un vivace applauso dei soci, presenti in massa (con record del 15% di capitale, per 41.360 azionisti in proprio e delega).
CORRIERE DELLA SERA domenica 20 marzo 2016
Banco Popolare va avanti su Bpm Non escluso l’aumento di capitale – Saviotti: rispetteremo le richieste della Bce. A Lodi il supervisore dell’Eurotower
LODI Avanti verso Milano. Banco Popolare dopo la lettera della Bce non lascia, raddoppia. Il presidente Carlo Fratta Pasini e l’amministratore delegato, Pier Francesco Saviotti, lo hanno ripetutamente affermato davanti ai 7.157 soci (41.360 con le deleghe) presenti a Lodi e nelle due sedi video collegate di Lucca e Verona: la fusione con la Banca Popolare di Milano è il primo obiettivo strategico dell’istituto l’unica alternativa al rimanere soli. Sarà il consiglio di amministrazione già convocato per dopodomani, martedì pomeriggio, a Verona, individuare le «capital actions» da mettere in atto per soddisfare le richieste delle autorità europee di Vigilanza. Se alla Bpm è arrivato un richiamo sulla governance, il Banco deve fare i conti con la richiesta di più elevati parametri patrimoniali. Non basta un indicatore Cet1 al 12,4 per cento, quasi tre punti percentuali oltre il livello richiesto dalla Banca centrale europea. La Bce vuole di più. L’equivalente di una cifra superiore al miliardo di euro. Saviotti ha strenuamente allontanato l’ipotesi di un nuovo aumento di capitale, eppure ieri al termine dell’assemblea ha ammesso di non poter escludere «al 100 per cento» di doverne far ricorso. Ma prima di arrivare a questo intende giocarsi molte carte. In attesa della riunione di martedì, in cima alla lista delle possibili cessioni ci sono le attività di Banca Depositaria. Poi, sono in corso trattative per la cessione di crediti in sofferenza (Npl) per circa 600- milioni di euro. A quel punto potrebbero essere cedute anche alcune attività nel mondo della bancassurance, come Popolare Vita e Avipop assicurazioni. Se vi fosse la necessità di un ulteriore rafforzamento, prima di toccare i gioielli di famiglia, ovvero la partecipazione al 39% in Agos Ducato o una quota di Banca Aletti, il Banco potrebbe pensare anche alla emissione di strumenti ibridi di capitale, che sono già allo studio. è un ampio ventaglio di possibilità perché nessuno pu ò più permettersi di sottovalutare la Bce. Ieri il supervisory board della Banca centrale europea ha mandato a Lodi la lettone Ilze Rainska, qualità di osservatrice. è rimasta per cinque ore seduta in prima fila ascoltando le traduzioni in cuffia, prendendo appunti e declinando con ferma cortesia ogni invito al commento. Si è mossa solo nel momento dello scontato conteggio dei voti per andare a congedarsi da Saviotti, che le aveva dedicato un saluto di benvenuto in apertura di assemblea. Ma davanti al fotografo del Corriere, ligia e gelida, ha rifiutato di stringere la mano all’amministratore delegato del Banco, per non dare adito ad aspettative. Il bilancio è stato approvato con il 99,7 per cento di voti favorevoli, che si motiva con il ritorno all’utile dopo 4 anni (430 milioni) e una cedola di 15 centesimi. In attesa dell’assemblea della Bpm il 30 aprile e delle riunioni dei consigli convocati dopodomani, la tanto attesa fusione riprende dunque quota grazie all’endorsement governativo di venerdì e alla chiara volontà espressa dal Banco. Restano alcune incognite, come quella evidenziata dal segretario generale della Fabi, il principale sindacato dei bancari, Lando Maria Sileoni che, pur non avendo posizioni prevenute sull’operazione BancoBpm chiede di sapere «quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento delle trattative Ubi- Ce lo chiedono – dice Sileoni i lavoratori della stessa Bpm». Sospeso invece il giudizio di Agostino Megale della FisacCgil «Ci esprimeremo quando, superando i ritardi, gli amministratori delegati si decideranno a confrontarsi con le rappresentative sindacali». L’annuncio potrebbe essere vicino. Stefano Righi © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA REPUBBLICA domenica 20 marzo 2016
Il Banco Popolare apre alla Bce e non esclude aumento di capitale – Saviotti all’assemblea propensi a dire di sì, ma non scontato esito fusione con Bpm. Presente rappresentante Francoforte
VITTORIA PULEDDA
LODI. Se son rose fioriranno. «E mi auguro che la fioritura arrivi in tempi ragionevolmente brevi: siamo entrati nell’ordine di idee di avere una più robusta propensione» ad accogliere le richieste della Bce», spiega Pier Francesco Saviotti, aggiungendo che l’atteggiamento è comune anche alla Bpm. L’amministratore delegato del Banco Popolare – caldamente applaudito durante il suo discorso – fa professione di ottimismo sulla fusione con Piazza Meda, davanti ad una platea di oltre settemila soci (tra la sede di Lodi e quelle collegate di Verona e Lucca); con le deleghe, arrivano a sfiorare i 40 mila voti. L’occasione è l’assemblea di bilancio (430 milioni di utile netto, dopo quattro anni di "magra", e 15 centesimi di dividendo per azione). Ma in queste ore di fervide trattative per dar vita alla fusione dei primati (la prima tra popolari, prossime al passaggio in spa, la prima da quando c’è il sistema di vigilanza bancaria unica in Europa, la prima del governo Renzi) conti sono poco più di un pretesto. Lo testimonia la presenza, in prima fila, dell’osservatrice della Bce — la lettone Ilze Rainska — coordinatrice del joint supervisory team, che Saviotti saluta dal palco. La determinazione ad andare avanti è cresciuta molto nelle ultime 48 ore, anche grazie al forte ed esplicito sostegno del governo, ma la strada non è ancora in discesa. l’amministratore delegato a ricordarlo: «Il progetto di aggregazione che stiamo vivendo con Bpm ha grandi difficoltà, non è ancora riuscito a decollare per qualche ostacolo Bce, il cui approccio non è facilmente comprensibile». infatti, tuttora «il buon esito dell’operazione non è scontato». Qualcosa che è più della normale prudenza e che trova in due nodi — in particolare ragione della cautela: le misure di rafforzamento patrimoniale, chieste alla nuova entità (nonostante Saviotti abbia ricordato che «il capitale del Banco è robusto») e l’autonomia a tempo che Piazza Meda vuole mantenere anche post fusione (importante per il consenso in assemblea). Ieri Saviotti ha ammesso di non essere in grado di «escludere al 100% che l’aumento di capitale non ci sarà». Gli advisor sono al lavoro per trovare un mix di soluzioni per il rafforzamento patrimoniale, tra vendita di crediti in sofferenza (la madre di tutti i problemi), strumenti di capitale convertibili e cessioni di asset (ieri sono state escluse Agos, Gestielle e Anima, chissà che poi ci si ripensi; qualcuno guarda anche alla banca depositaria). Ma la novità maggiore di questi ultimi giorni, come ha sottolineato l’ad è la determinazione a chiudere positivamente l’operazione andando incontro alle richieste della Vigilanza europea. Resta da vedere se la "volontà politica" dei due amministratori troverà anche una traduzione pratica in grado di ricevere l’ok della Bce. Le prossime tappe saranno i rispettivi consigli, martedì, che ragionevolmente daranno pieno sostegno all’operazione quel punto si tratterà di mettere giù una serie di impegni e di misure, poi di sottoporle a Francoforte. Il ministro del Mef, Pier Carlo Padoan, venerdì scorso ha detto che la fusione si farà rispettando le condizioni della Bce, ma è probabile che su molti punti ci sarà un’interlocuzione e, come ha ricordato Saviotti, «con la Vigilanza il dialogo non è così semplice». Per ò, ha aggiunto, «entrambi vo- fare questa operazione e vogliamo fare presto», ricordando che la Bpm rappresenta «il suo sogno» e che insieme le due banche hanno «un territorio che è meglio della Germania». se saltasse l’operazione Il piano B del Banco è stand alone, non con le altre due banche venete. Sulla prospettata fusione ieri è intervenuto anche il segretario nazionale della Fabi, Lando Sileoni: «Non abbiamo posizioni prevenute — ha detto — pretendiamo, per ò, di sapere ufficialmente quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento delle trattative Ubi- Anche Agostino Megale (Fisac) ha sottolineato di «non avere nessuna ragione per contrastare il progetto di fusione Bpm- anche se ha sottolineato che i problemi posti dalla Bce «vanno risolti». RIPRODUZIONE RISERVATA
LA STAMPA (ED.NAZIONALE E SU ALTRE 16 EDIZIONI)
domenica 20 marzo 2016
"Bpm-Banco, lavoriamo per rispettare i paletti Bce – L’operazione non è scontata, esito in tempi brevi" – L’Ad Saviotti: iniziative per rafforzare il capitale. A Lodi la vigilanza Ue
FRANCESCO SPINI
MILANO. G li chiedono: ma lei escluderebbe al 100% un aumento di capitale pur di poter convolare a nozze con la Popolare di Milano. L’amministratore delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, quando l’assemblea dei soci in quel di Lodi è appena terminata, dice che no, non lo pu ò escludere del tutto. Per ò, rimarca, «il capitale che abbiamo è un capitale robusto. Ma considerato che vogliamo fare un’operazione e che loro», quelli della Bce, «insistono ci sia la possibilità di ulteriori miglioramenti, abbiamo preso in considerazione di fare iniziative di rafforzamento del capitale». Dopo l’intervento del premier Matteo Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la fusione BancoBpm torna in pista e i paletti della Bce non sono più un tabù: sarà seppellita l’autonomia della Bpm per tre anni, il cda della nuova superbanca sarà snellito. Quanto al capitale, sarà rafforzato per affrontare una rapida dismissione dei crediti deteriorati. Questo, ripete il banchiere, «non significa necessariamente un aumento di capitale», che farà di tutto – da quanto si capisce – per evitare. Si ricorrerà ad altri mezzi: si porterà a buon fine la dismissione di 6- milioni di crediti deteriorati già messa in campo, si cederanno asset come forse – nonostante le smentite – una quota di Aletti Gestielle e si potranno emettere strumenti ibridi di capitale. Saviotti, parlando ai soci (oltre 7 mila i presenti, per quasi 42 mila voti esprimibili: approvano a larga maggioranza il bilancio e applaudono il banchiere) dice che dopo la missiva della Bce, c’è una «più robusta pro- ad andare incontro a questa lettera». Certo, «l’ap «non facilmente comprensibile» della Bce rende il buon esito dell’operazione «non ancora scontato». Ma «se son rose fioriranno», e la fioritura, dice Saviotti, «dovrebbe arrivare e mi auguro che possa arrivare in tempi ragionevolmente brevi». a Milano? Son d’accordo assicura dopo l’assemblea Saviotti: «Se non avessimo la convinzione che siamo in coppia, non avremmo parlato in questo modo». La Bce tutto vede e tutto osserva. Manda a Lodi perfino una rappresentante, la lettone Ilze Rainska, che coordina il «joint supervisory team». Saviotti la saluta come si conviene, un «benvenuto» internazionale: «Welcome to Lodi, Mrs Rainska». Applausi in sala, dove spuntano anche i grandi «supporter» politici dell’operazione C’è Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd ed ex sindaco di Lodi, che assicura che «le scelte competono a assemblea, azionisti e management, guardiamo con rispetto al mercato». c’è il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che si dice «ottimista» sulla fusione. Raccontano che il sindaco, ex leghista avvicinatosi a Renzi, si sarebbe speso col premier a favore di un suo intervento. Ora entro venerdì i consigli delle banche potrebbero decidere se si potrà andare avanti. In realtà a Milano, mentre l’ad di Bpm Giuseppe Castagna lavora, covano i malumori. Con Andrea Bonomi fuori gioco, qualcuno guarda a Raffaele Mincione: una sua lista potrebbe incanalare il dissenso interno. sindacati, che avevano accolto la disponibilità di Bonomi, ora si trovano di nuovo nello scenario precedente. «Rispetto alla possibile fusione tra Bpm e Banco Popolare, non abbiamo posizioni prevenute», afferma il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Pretendiamo, per ò, di sapere ufficialmente quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento delle trattative tra Ubi e Bpm. Ce lo chiedono i lavoratori della stessa Bpm e le associazioni dello storico gruppo bancario milanese».
L’ECO DI BERGAMO domenica 20 marzo 2016
La domanda di Fabi: «Perchè saltate le nozze Ubi Bpm?» – All’assemblea del Banco a Lodi, il segretario generale di Fabi Sileoni ha chiesto di sapere «i motivi del fallimento delle trattative tra Ubi e Bpm»
«Fusione con Bpm non scontata» – L’assemblea del Banco Popolare. Guardati a vista dalla Bce, presente a Lodi con un supervisore – Saviotti: più disponibili verso Francoforte per centrare l’obiettivo ma si pu ò anche restare soli
SILVANA GALIZZI
LODI. Il buon esito dei lavori serrati dei prossimi giorni, fondamentali per la fusione con Bpm, con i consigli decisivi già convocati per martedì, «non è scontato». L’amministratore delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, l’ha detto chiaramente ieri nell’affollata assemblea che si è tenuta al centro fieristico di Lodi. «L’approccio della Bce non è facilmente comprensibile», ha detto parlando ai soci, con la responsabile del Joint supervisory team di Francoforte per il Banco, la lettone Ilze Rainska, seduta in prima fila: «Welcome to Lodi», le aveva detto in apertura l’a.d. La banca è comunque determinata a portare avanti il progetto: «Il nostro obiettivo è portare a termine questa benedetta fusione», scelta dalle banche, indipendentemente dalla posizione del governo, anche se l’appoggio incassato venerdì dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, e di rimbalzo dal premier Matteo Renzi, è stato apprezzato. "Se son rose fioriranno. Mi sento di dire che la fioritura potrà arrivare in tempi ragionevolmente brevi», ha commentato Saviotti, definendo l’operazione importante per le due banche e per il Paese e ricordando anche il piano B: «Da tempo ci siamo attrezzati anche per restare da soli». Per arrivare alla fusione con Bpm, «una delle scelte migliori che potessimo fare, il mio sogno, insieme abbiamo un territorio che è meglio della Germania», Saviotti ha parlato di una «più robusta propensione ad andare incontro» a quanto chiesto dalla Bce nella lettera ricevuta dalle due banche mercoledì sera, la seconda, che ricalca nella sostanza i contenuti della prima con la richiesta di una dotazione di capitale più forte e una governance snella e chiara. Corsa contro il tempo Il tema chiave è la gestione dei crediti deteriorati (non performing loans). stock lordo del Banco è di 25 miliardi. Nel 2015 ne sono stati venduti per 1,2 miliardi. Altri 6- milioni potrebbero essere ceduti quest’anno «Lo dobbiamo fare il più ve- possibile: vigilanti della Bce ci dicono di correre, anche se c’è un limite alla corsa», ha detto Saviotti, ricordando le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, circa la consapevolezza che "per gestire gli Npl ci vogliono anni". E sottolineando gli indici patrimoniali del Banco: Cet 1 oggi al 13,2 e a regime nel 2019 al 12,4 contro una richiesta minima della Bce del 9,55 Incalzato a margine dell’assemblea dai giornalisti, Saviotti non si è sbilanciato sulle modalità che saranno scelte per rafforzare il capitale: «In consiglio prenderemo le decisioni più opportune per essere tranquilli che la benedizione della Bce sulla fusione ci sia» . «Abbiamo avuto indicazioni precise, daremo risposte precise», ha aggiunto il presidente Carlo Fratta Pasini. Le azioni sul capitale «non necessariamente» dovranno passare da un nuovo aumento, anche se Saviotti, differenza del passato, ha precisato di non essere in grado al momento di escluderlo al 100%. L’a.d ha escluso invece la cessione delle quote in Agos Ducato (credito al consumo) e in Aletti Gestielle (gestione del risparmio), che in caso di fusione sarebbero invece asset importanti su cui costruire sinergie e ricavi. Di pari passo si pu ò quindi escludere un’ipotesi di cessione delle quote di Bpm in Anima (gestione del risparmio). Nelle cessioni potrebbe entrare altro, ma Saviotti non è andato oltre. Quei due miliardi necessari Stando alle notizie circolate in questi giorni, comunque, le richieste della Bce sono importanti: si parla di 2 miliardi di capitale, che potrebbero essere raccolti anche attraverso l’emissione di strumenti alternativi alle azioni, ma conteggiati comunque nel patrimonio, destinati non ai piccoli risparmiatori ma a investitori istituzionali. La Bce ha sollevato obiezioni anche sul tetto del 5% al diritto di voto. Potrà essere previsto solo fino a marzo 2017, come indicato dalla riforma delle Popolari, ma non potrà essere per sempre. «Mi spiace molto – ha commentato Fratta Pasini – perché è meglio un azionariato diffuso piuttosto che concentrato: ci sono meno interessi di breve termine. Sarebbe stata un’evoluzione della Popolare». Entro dicembre il Banco dovrà diventare Spa e l’auspicio che si coglie è che entro allora si possa varare anche la fusione. Dipenderà tuttavia dalle decisioni dei prossimi giorni e, nel caso il progetto andrà avanti, dai tempi per l’autorizzazione formale dell’operazione L’assemblea con una trentina d’interventi di soci, è durata cinque ore e mezza. Al termine del suo intervento, Saviotti ha incassato un lunghissimo applauso di approvazione. In apertura, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, era detto ottimista sull’esito dell’aggregazione con Bpm, definendola una «questione d’interesse nazionale» auspicando che «da tutte le parti, anche dalla Bce, non si sia più realisti del re». Come dice Saviotti, se son rose, fioriranno.
IL FATTO QUOTIDIANO domenica 20 marzo 2016
SINDACATI IN ALLARME – Camusso: "Sono preoccupata per gli esuberi
IN ITALIA ci sono stati "processi di ristrutturazione molto impegnativi anche sul fronte dell’occupazione per i quali noi siamo preoccupati". è questo il commento del segretario della Cgil, Susanna Camusso, alle notizie che arrivano da Lodi sull’avvicinamento della fusione tra Banco Popolare e Popolare di Milano: siamo preoccupati, "perché pensiamo che gli interventi che sono stati fatti, che in realtà sono interventi di allontanamento delle banche dal loro territorio, non siano utili a una prospettiva di crescita del credito e degli investimenti. Poi quando ci saranno concreti progetti, valuteremo il piano industriale e che cosa vuol dire. Il disinteresse generale che c’è sul fatto che la riorganizzazione del sistema stia determinando un grande problema occupazionale comunque ci preoccupa". Gli stessi timori hanno i sindacati autonomi di categoria. La Fabi si spinge più in là: "Sulla fusione daremo un giudizio definitivo solo una volta conosciuto il piano industriale, ma pretendiamo di sapere ufficialmente quali sono stati i motivi che hanno portato al fallimento delle trattative Ubi-Bpm".
IL SOLE 24 ORE sabato 19 marzo 2016
Il passo indietro su Bpm. La decisioni dopo una giornata di incontri a Roma con le istituzioni e il capo della Vigilanza di Bankitalia – Bonomi frena: priorità al negoziato sulla fusione
Nessuna fretta di intervenire sul dossier Banca Popolare di Milano. Il finanziere milanese Andrea Bonomi frena sull’ipotesi di candidarsi a capo di una lista unitaria che lo porti a diventare presidente del Consiglio di Sorveglianza dell’istituto lombardo.
A distanza di un paio di giorni dall’ipotesi di clamoroso ritorno a Piazza Meda, il numero uno di InvestIndustrial sceglie di non interferire con l’aggregazione tra Bpm e Banco Popolare. E dagli ambienti vicini all’ex numero uno del Consiglio di Gestione di Piazza Meda – che per tre anni è stato primo investitore della banca – si fa trapelare che una discesa in campo potrebbe avvenire solo se le nozze Bpm-Banco dovessero sfumare. Qualora l’operazione Banco-Bpm «non dovesse andare in porto, allora si penserà. Per il momento vediamo cosa succede», ha spiegato ieri una fonte vicina al dossier.
La decisione è arrivata ieri dopo una verifica con i Palazzi romani. Non è un caso che ieri il patron di InvestIndustrial abbia avuto un confronto telefonico anche con il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, che monitora da vicino tutti i principali dossier bancari italiani.
Non è da escludere che un confronto con gli ambienti istituzionali possa insomma aver contribuito a rivedere rapidamente le coordinate del progetto, il cui timing ha coinciso peraltro con l’improvvisa frenata (poi rientrata) della fusione Bpm-Ba
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