VENETO BANCA, ANCORA TAGLI ALLA RETE
Avviata la procedura di revisione del piano industriale 2016-20, dichiarati ulteriori 300 esuberi e la chiusura di 60 nuovi sportelli. Algeri: “Chiediamo assunzione di responsabilità da parte dei vertici. Gestire esuberi con strumenti del Contratto”. Leggi l’articolo de Il Sole 24 Ore
Veneto Banca avvia una procedura di revisione del piano industriale 2016-20, dichiarando ulteriori 300 esuberi rispetto ai 430 già stabiliti e annunciando la chiusura di 60 nuovi sportelli.
Obiettivo: ridurre significativamente il cost income dal 70% al 47% entro il 2020.
L'informativa è stata consegnata ai sindacati alla fine della scorsa settimana. Da adesso le parti hanno a disposizione 50 giorni di tempo per raggiungere un accordo per gestire le ricadute del piano sul personale.
Gli esuberi da smaltire entro il 2020 salgono così a 730, di cui almeno 300 gestibili attraverso strumenti di mobilità professionale e territoriale.
La procedura nel dettaglio prevede: una riduzione aggiuntiva della rete sportelli, con 60 chiusure che si sommano alle precedenti 70, da realizzare non oltre il primo trimestre 2017; la razionalizzazione della struttura di direzione centrale e delle direzioni territoriali, che diventano 3 per Veneto Banca, dalle otto iniziali, e una per Bancapulia; l'attivazione del preannunciato modello di filiali hub and spoke con la definizione di un nuovo servizio small business e private; la riduzione del numero dei dirigenti.
Infine, è stata deliberata la fusione per incorporazione di Apulia Prontoprestito in Bancapulia.
Il primo incontro per gestire la procedura tra sindacati e azienda dovrebbe essere fissato entro la metà di aprile.
"Non accetteremo che questi esuberi siano gestiti all'infuori degli strumenti previsti dal Contratto Nazionale. Ci piacerebbe poi sapere con quale criterio sono stati individuati gli sportelli da chiudere. Anziché proporre solo il taglio dei costi attraverso la riduzione degli organici, insistiamo nel sostenere che l'industria bancaria andrebbe difesa con proposte innovative e l'obiettivo dovrebbe essere quello di riportare la gente allo sportello facendo crescere i ricavi e creando, così, le condizioni per mantenere e aumentare i livelli occupazionali. Chiediamo all'azienda una forte assunzione di responsabilità affinché il conto della crisi non venga fatto pagare per l'ennesima volta ai lavoratori", commenta Giuseppe Algeri, Coordinatore FABI di Veneto Banca.
Montebelluna 22/03/2016
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IL SOLE 24 ORE mercoledì 23 marzo 2016
Veneto Banca, in libertà 730 addetti – L’ad Carrus: massima apertura al confronto – I sindacati: no ai licenziamenti
Partirà subito dopo le festività pasquali il negoziato tra Veneto Banca e i sindacati per gestire la “liberazione” di 730 risorse, annunciate nella lettera di avvio procedura inviata dal gruppo ai sindacati. Entro la fine dell’anno dovrà essere portata a termine la nuova tranche di chiusure che interessa 60 filiali, mentre il cost income, spiega una nota sindacale, va ridotto dal 70% al 47% entro il 2020. Nel pacchetto complessivo una parte delle eccedenze, circa 300, potrebbe essere gestita attraverso strumenti di mobilità territoriale e professionale, mentre per gli altri, 430, gli strumenti saranno definiti in sede negoziale. A Montebelluna spiegano che, tra l’altro, si farà ricorso a pensionamenti e prepensionamenti, laddove possibile, ci sarà un’ottimizzazione del turn over e un ampliamento del part time se possibile. L’amministratore delegato Cristiano Carrus in questi giorni, in più occasioni, ha ribadito la massima apertura al confronto sindacale relativamente al piano di chiusura delle filiali ed alla riduzione dei dipendenti.
La macchina si è messa in moto la scorsa settimana quando l’istituto ha inviato la lettera di avvio procedura ai sindacati: le parti hanno a disposizione 50 giorni di tempo per trovare un equilibrio e gestire le ricadute del piano sulle risorse umane. Da una parte e dall’altra l’obiettivo è zero licenziamenti. Nel dettaglio, informa una nota dei sindacati, la procedura prevede una riduzione della rete sportelli, con 60 chiusure che si sommano alle precedenti 70, la razionalizzazione della struttura di direzione centrale e delle direzioni territoriali – che diventano tre per Veneto Banca, dalle otto iniziali, e una per Bancapulia -, l’attivazione del preannunciato modello di filiali hub and spoke con la definizione di un nuovo servizio small business e private e la riduzione del numero dei dirigenti. Infine ai sindacati è stata annunciata la delibera della fusione per incorporazione di Apulia Prontoprestito in Bancapulia.
Secondo i tempi previsti dalla procedura il negoziato dovrebbe arrivare a una conclusione entro la metà di maggio. Nella nota unitaria i sindacati hanno spiegato ai lavoratori che anche questa volta le parti cercheranno di gestire il negoziato con senso di responsabilità e non è quindi il caso di farsi prendere dal panico. Inevitabile per ò mettere le mani avanti e invocare soluzioni che stiano all’interno del testo contrattuale. «Non accetteremo che questi esuberi siano gestiti al di fuori degli strumenti previsti dal contratto nazionale. Ci piacerebbe poi sapere con quale criterio sono stati individuati gli sportelli da chiudere – dice Giuseppe Algeri, coordinatore Fabi di Veneto Banca -.Anziché proporre solo il taglio dei costi attraverso la riduzione degli organici, insistiamo nel sostenere che l’industria bancaria andrebbe difesa con proposte innovative. Chiediamo all’azienda una forte assunzione di responsabilità». Mauro Incletolli, segretario nazionale della First Cisl, spiega che «il problema degli esuberi si pu ò gestire in molti modi. L’auspicio è che le ricollocazioni dei 300 lavoratori possa avvenire all’interno del gruppo ricorrendo ad una mobilità che sia volontaria e professionale. Quanto ai restanti 430 esuberi l’età media dei lavoratori è troppo bassa per ipotizzare prepensionamenti e pensionamenti e fare ricorso su grandi numeri al fondo di solidarietà di settore. Semmai la strada da percorrere potrebbe essere quella delle giornate di solidarietà da spalmare tra tutti i dipendenti. Certo è che andranno usati tutti gli strumenti previsti dal contratto e che non ci dovrà essere nessun licenziamento». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cristina Casadei