GOOD BANK, SILEONI DIFENDE I LAVORATORI
Sul Resto del Carlino il leader della FABI risponde agli analisti che contestano alle quattro banche risolte di avere un cost income troppo elevato: “Falso. Per costo del personale sono agli ultimi posti. Salvaguardare livelli occupazionali”
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Sul Resto del Carlino il leader della FABI risponde agli analisti che contestano alle quattro banche risolte di avere un cost income troppo elevato: “Falso. Per costo del personale sono agli ultimi posti. Salvaguardare livelli occupazionali”
IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO – LA CITTA’ (TUTTE LE EDIZIONI)
Mercoledì 6 aprile 2016
UN FUTURO DOPO I CRAC – Il polo senza più buchi – Quattro buone banche che fanno gola ai fondi
Claudia Cervini
MILANO. NON è UN MISTERO che alcune popolari italiane e numerosi fondi esteri siano in manovra sulle quattro good bank (Nuova Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Nuova Banca delle Marche, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti) messe in sicurezza col decreto salvabanche. Lo scorso febbraio 18 potenziali acquirenti hanno mostrato interesse fiutando un ipotetico affare. Una decisa manifestazione è arrivata dal fondo Usa Apollo: la proposta, secondo indiscrezioni, pare già strutturata in quanto il gruppo ambisce ad acquisire le quattro banche in blocco per costituire un nuovo polo bancario radicato nel centro Italia ma a trazione genovese. Il perno di questo progetto sarebbe infatti Banca Carige. Al vaglio del cda presieduto da Giuseppe Tesauro c’è già la proposta di acquisizione di un pacchetto di crediti deteriorati dell’istituto ligure e un aumento di capitale riservato da 500 milioni. Difficile in questo caso pensare che si tratti di una manovra dal sapore puramente speculativo visto che i quattro istituti da un lato sono stati ripuliti dalla mole delle sofferenze che gravavano sui bilanci – preda prediletta dei fondi che comprano i crediti difficili a un prezzo stracciato per poi rivenderli e fare utili – e dall’altro il Governo ha eretto una specie di scudo protettivo facendo pressing per una vendita in blocco delle quattro realtà (entro settembre) ai fini del rilancio e della creazione di un polo bancario unico. CHE COSA ha spinto 18 player, alcuni dei quali oggi in fila per ricevere l’information memorandum sulle quattro banche, manifestare interesse? Innanzitutto lo schema impiegato dal Governo per preservare la parte sana delle banche ripulendola dalle sofferenze e mettendo a disposizione oltre 3 miliardi e mezzo di capitale. «Gli elementi attraenti delle good bank sono sostanzialmente due: il fatto che abbiano un buon commun equity (al 9%) perché ricapitalizzate a dovere e che siano state completamente ripulite dalle sofferenze», spiega un analista di piazza milanese contattato da Qn. Per fare un esempio uno dei maggiori tra questi istituti, Nuova Banca delle Marche (una rete di 300 filiali e 2.700 dipendenti), dispone di un capitale fresco di poco più di 1 miliardo di euro. I numeri per ò non sono l’unica ragione dell’affare Le popolari, infatti, spinte dal Governo che ha recentemente approvato la riforma in spa puntano al consolidamento e le good bank possono essere utili allo scopo poiché radicate in quell’area dell’Italia centrale, caratterizzata ormai dalla desertificazione bancaria, dove c’è poca concorrenza. Oltre a questi pregi gli istituti presentano anche diversi limiti. Come recitava Equita Sim lo scorso febbraio, le quattro good bank potrebbero essere insieme troppo care per essere rilevate da una singola banca. Secondo un altro analista bancario le principali carenze sono due: il fatto che gli istituti utilizzino sistemi informatici differenti tra loro e quindi difficili da integrare e che abbiano un rapporto cost/income troppo elevato; banche parzialmente inefficienti con un’importante schiera di dipendenti al seguito. NON LA PENSA così Lando Sileoni, segretario generale della Fabi principale sindacato dei bancari secondo il quale le quattro banche sono per costo secco del personale agli ultimi posti rispetto alla media italiana (considerando banche delle stesse dimensioni). Sileoni auspica quindi l’acquisto in blocco dei quattro istituti da parte di una grande banca popolare italiana (non ancora trasformata in spa) per preservare i livelli occupazionali.
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