L'istituto pone l'aut aut: o deroghe al Contratto Nazionale sulla mobilità, o licenziamo 35 dipendenti. La FABI non ci sta: "Ricatto intollerabile. Così si destruttura il Contratto Nazionale: precedente gravissimo che destabilizza l'intero settore"
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CHIANTIBANCA, AL VIA TAVOLO NAZIONALE SUGLI ESUBERI

L’istituto pone l’aut aut: o deroghe al Contratto Nazionale sulla mobilità, o licenziamo 35 dipendenti. La FABI non ci sta: “Ricatto intollerabile. Così si destruttura il Contratto Nazionale: precedente gravissimo che destabilizza l’intero settore”
CHIANTIBANCA, AL VIA TAVOLO NAZIONALE SUGLI ESUBERI

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La vertenza Chiantibanca finisce sul tavolo nazionale. Fallito l’accordo con le rappresentanze sindacali locali, la procedura di ristrutturazione sarà gestita da Federcasse e dalle Segreterie Nazionali di FABI, FIRST CISL, FISAC CGIL, UILCA e UGL credito.
Si tratta della prima procedura gestita a livello centrale, all’indomani dell’approvazione della riforma del Credito Cooperativo.
All’origine della rottura con i sindacati locali il tentativo di Chiantibanca di derogare al Contratto Nazionale. L’azienda ha, infatti, presentato un piano industriale che prevede deroghe alla mobilità territoriale e ha comunicato che, nel caso le rappresentanze non le avessero accettate, sarebbero scattati i licenziamenti per 35 lavoratori, individuati come esuberi.
Il piano di ristrutturazione è stato presentato in vista della fusione con due BCC toscane, quella di Pistoia e di Area Pratese, che sarà approvata domenica. Operazione attraverso la quale Chiantibanca si candida a diventare la terza BCC italiana per dimensioni con i suoi 470 lavoratori e un patrimonio da 313,7 milioni di euro. All’orizzonte per Chiantibanca ci sarebbe poi anche l’ipotesi, più volte emersa, di uscire dal movimento cooperativo, utilizzando la clausola di way out della riforma Renzi.
“Quello di Chiantibanca è un ricatto intollerabile”, commenta Stefano Tassi, Coordinatore regionale FABI delle BCC toscane, “l’istituto vuole cogliere l’occasione della fusione per destrutturare il Contratto Nazionale. Non accetteremo mai uscite obbligatorie e deroghe perché questo sarebbe un precedente gravissimo, con effetti destabilizzanti per l’intero sistema cooperativo. Auspichiamo che il confronto in Federcasse sia condotto all’insegna dell’ equilibrio e buonsenso, nel rispetto di quanto reciprocamente condiviso tra le parti nella contrattazione nazionale. La riforma del Credito Cooperativo non diventi un alibi per minare i principi mutualistici che caratterizzano il settore”.
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