AUT AUT DI CHIANTI BANCA, I SINDACATI: ?INACCETTABILE?
Dall’azienda: “O deroghe al Contratto Nazionale sulla mobilità, o licenziamo 35 dipendenti”. La FABI non ci sta e la vicenda si sposta sul tavolo nazionale. Leggi i servizi
Dall'azienda: "O deroghe al Contratto Nazionale sulla mobilità, o licenziamo 35 dipendenti". La FABI non ci sta e la vicenda si sposta sul tavolo nazionale. Leggi i servizi
IL SOLE 24 ORE venerdì 8 aprile 2016
Il caso Chiantibanca sul tavolo nazionale
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CORRIERE DI AREZZO – CORRIERE DI SIENA) venerdì 8 aprile 2016
Tocca a Federcasse e alle segreterie di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Ugl credito. La Fabi: “No a deroghe al contratto – La vertenza Chiantibanca sul tavolo nazionale
FIRENZE. La vertenza Chiantibanca finisce sul tavolo nazionale. Fallito l’accordo con le rappresentanze sindacali locali, la procedura di ristrutturazione sarà gestita da Federcasse e dalle segreterie nazionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Ugl credito. Si tratta della prima procedura gestita a livello centrale, all’indomani dell’approvazione della riforma del credito cooperativo. All’origine della rottura con i sindacati locali il tentativo di Chiantibanca di derogare al contratto nazionale. L’azienda ha, infatti, presentato un piano industriale che prevede deroghe alla mobilità territoriale e ha comunicato che, nel caso le rappresentanze non le avessero accettate, sarebbero scattati i licenziamenti per 35 lavoratori, individuati come esuberi. Il piano di ristrutturazione è stato presentato in vista della fusione con due bcc toscane, quella di Pistoia e di Area Pratese, che sarà approvata domenica prossima. Operazione attraverso la quale Chiantibanca si candida a diventare la terza Bcc italiana per dimensioni con i suoi 470 lavoratori e un patrimonio da 313,7 milioni di euro. All’orizzonte per Chiantibanca ci sarebbe poi anche l’ipotesi più volte emersa, di uscire dal movimento cooperativo, utilizzando la clausola di way out della riforma Renzi. “Quello di Chiantibanca è un ricatto intollerabile – commenta Stefano Tassi, coordinatore regionale Fabi delle Bcc toscane – l’istituto vuole cogliere l’occasione della fusione per destrutturare il contratto nazionale. Non accetteremo mai uscite obbligatorie e deroghe perché questo sarebbe un precedente gravissimo, con effetti destabilizzanti per l’intero sistema cooperativo. Auspichiamo che il confronto in Federcasse sia condotto all’insegna dell’equilibrio e buonsenso, nel rispetto di quanto reciprocamente condiviso tra le parti nella contrattazione nazionale. La riforma del credito cooperativo non diventi un alibi per minare i principi mutualistici che caratterizzano il settore”. Adesso vedremo nei prossimi giorni quale piega prenderà la complessa vicenda.
LA REPUBBLICA (ED. FIRENZE) venerdì 8 aprile 2016
CHIANTIBANCA – Benvenuto a Bini Smaghi con vertenza bollente – Domenica l’elezione del presidente. Il sindacato: trasferimenti o via in 35
MAURIZIO BOLOGNI
«CHIANTIBANCA ha chiesto di derogare alla tutela del contratto nazionale che vieta il trasferimento di sede per oltre 30 chilometri di impiegati con maggiore anzianità anagrafica e aziendale. Altrimenti la Banca minaccia di dichiarare 35 esuberi. è un ricatto inaccettabile». sindacato Fabi, uno dei più diffusi tra i bancari, spara a pallettoni contro ChiantiBanca con un comunicato che per «tempestività» suona di benvenuto a Lorenzo Bini Smaghi. Domenica prossima, infatti, l’economista fiorentino che ha preceduto Mario Draghi nel board della Bce, sarà eletto presidente dalle assemblee di Chianti Banca e delle Bcc di Pistoia e Area Pratese che, quasi in contemporanea, decideranno di fondersi. L’uscita a freddo di Fabi brucia. Il fatto è che il prossimo player regionale Chianti Banca, di “origine” fiorentino, ma che dopo aperture recenti e programmate di sportelli allargherà la sua azione oltre che nel Pratese e nel Pistoiese anche nel Livornese, nel Pisano e nell’Aretino deve ristrutturarsi. Il quadro economico resta difficile, la situazione delle due Bcc che verranno fuse in ChiantiBanca non è brillantissima, tra Pistoia e Prato ci sono 70 dipendenti in direzioni generali che diventano sovrabbondanti con l’unione così la Banca ha proposto un piano di ristrutturazione ai sindacati territoriali che punta a ridurre al minimo i sacrifici.
LA Banca chiede, in primis, di poter spostare i dipendenti anche oltre i 30 chilometri, mentre il contratto collettivo nazionale lo esclude per coloro con più di 22 anni di anzianità aziendale e 45 anni di età anagrafica. E allora, in subordine, ChiantiBanca chiede di poter rinunciare ad alcuni contratti a tempo determinato e di rendere obbligatoria — e non facoltativa come previsto dal contratto — la possibilità di ricorrere al Fondo sociale di sistema per prepensionare altri lavoratori: in tutto 35 uscite. La Fabi per ò alza le barricate. «Non possiamo in sede locale derogare a norme del contratto nazionale, la vertenza deve passare sul tavolo nazionale». Fallito l’accordo a livello locale, dunque, la vertenza finisce a Roma. «L’istituto vuole cogliere l’occasione della fusione per destrutturare il contratto nazionale — attacca Tassi — Non accetteremo mai uscite obbligatorie e deroghe perché questo sarebbe un precedente gravissimo, con effetti destabilizzanti per l’intero sistema cooperativo». Domenica arriva Bini Smaghi, e ChiantiBanca assurge a terza Bcc italiana. (ma.bo.)
LA NAZIONE (ED. PISTOIA – MONTECATINI)
FUSIONE BCC – «ChiantiBanca minaccia 35 esuberi» Vertenza a Roma
ALLA VIGILIA dell’assemblea che domenica prossima dovrebbe sancire la fusione tra ChiantiBanca con la Bcc Pistoia e la Bcc Area pratese (sarebbe la terza Bcc per dimensioni), l’arrivo alla presidenza di Lorenzo Bini Smaghi la vertenza per la ristrutturazione, con la minaccia di 35 esuberi, finisce sul tavolo nazionale. Fallito l’accordo con le rappresentanze sindacali locali, la procedura sarà gestita da Federcasse e dalle segreterie nazionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Ugl credito. Si tratta, spiega una nota, della prima procedura gestita a livello centrale, all’indomani dell’approvazione della riforma del credito cooperativo. All’origine della rottura con i sindacati locali, «il tentativo di Chiantibanca di derogare al contratto nazionale». L’azienda secondo quanto spiega la nota, ha presentato un piano industriale che prevede deroghe alla mobilità territoriale e ha comunicato che, nel caso le rappresentanze non le avessero accettate, «sarebbero scattati i licenziamenti per 35 lavoratori, individuati come esuberi». «Quello di Chiantibanca è un ricatto intollerabile», commenta Stefano Tassi, Coordinatore regionale Fabi delle Bcc toscane: «l’istituto vuole cogliere l’occasione della fusione per destrutturare il contratto nazionale. Non accetteremo mai uscite obbligatorie e deroghe».
ANSA 7/4/2016
Bcc: Chiantibanca; Fabi, azienda minaccia 35 esuberi – Sindacato, vogliono deroghe a contratto. Prima vertenza a Roma
(ANSA) – FIRENZE, 7 APR – Alla vigilia dell’assemblea che domenica prossima dovrebbe sancire la fusione tra ChiantiBanca con la Bcc Pistoia e la Bcc Area pratese (sarebbe la terza Bcc per dimensioni), e l’arrivo alla presidenza di Lorenzo Bini Smaghi la vertenza per la ristrutturazione, con la minaccia di 35 esuberi, finisce sul tavolo nazionale. Fallito l’accordo con le rappresentanze sindacali locali, la procedura sarà gestita da Federcasse e dalle segreterie nazionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Ugl credito. Si tratta, spiega una nota, della prima procedura gestita a livello centrale, all’indomani dell’approvazione della riforma del credito cooperativo.
All’origine della rottura con i sindacati locali, “il tentativo di Chiantibanca di derogare al contratto nazionale”. L’azienda, secondo quanto spiega la nota, ha presentato un piano industriale che prevede deroghe alla mobilità territoriale e ha comunicato che, nel caso le rappresentanze non le avessero accettate, “sarebbero scattati i licenziamenti per 35 lavoratori, individuati come esuberi”.
“Quello di Chiantibanca è un ricatto intollerabile”, commenta Stefano Tassi, Coordinatore regionale Fabi delle Bcc toscane: “l’istituto vuole cogliere l’occasione della fusione per destrutturare il contratto nazionale. Non accetteremo mai uscite obbligatorie e deroghe” perché “sarebbe un precedente gravissimo, con effetti destabilizzanti per l’intero sistema cooperativo”. Tassi si augura che il confronto in Federcasse sia “all’insegna dell’equilibrio e buonsenso”, nel rispetto della contrattazione nazionale. La riforma del credito cooperativo non diventi un alibi per minare i principi mutualistici che caratterizzano il settore”, conclude.