Aperto tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo Economico per discutere del futuro dei 300 italiani dipendenti del Gruppo austriaco. FABI: "No a spezzatino societario. Salvaguardare tutti i posti di lavoro. Ci opporremo a soluzioni socialmente non sostenibili"
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HYPO ALPE ADRIA BANK, AL VIA TAVOLO DI CRISI

Aperto tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo Economico per discutere del futuro dei 300 italiani dipendenti del Gruppo austriaco. FABI: “No a spezzatino societario. Salvaguardare tutti i posti di lavoro. Ci opporremo a soluzioni socialmente non sostenibili”
HYPO ALPE ADRIA BANK, AL VIA TAVOLO DI CRISI

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Si è aperto oggi presso il Ministero dello Sviluppo Economico il tavolo di crisi per discutere del futuro occupazionale dei 300 dipendenti italiani di Hypo Alpe Adria Bank a rischio licenziamento. Si tratta del primo tavolo di crisi ministeriale attivato per i lavoratori di un’azienda bancaria.
Il tavolo, avviato ufficialmente oggi, calendarizzerà nuovi incontri nelle prossime settimane per approfondire la vicenda e valutare soluzioni in difesa dei posti di lavoro.
All’incontro di oggi hanno partecipato: la delegazione sindacale rappresentata dalle Segreterie Nazionali e dalle rappresentanze aziendali di FABI, FIRST CISL e FISAC CGIL, la delegazione aziendale di Hypo Alpe Adria Bank e i rappresentanti delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia, dove è presente il Gruppo.
“Ci opporremo con tutti i nostri mezzi a soluzioni socialmente non sostenibili”, ha dichiarato la delegazione FABI, rappresentata dai Segretari Nazionali Attilio Granelli e Giuliano Xausa e dal Coordinatore di Gruppo Guido Fasano. “Sollecitiamo un impegno concreto da parte della proprietà nella salvaguardia dei livelli occupazionali. Chiudere il ramo italiano del Gruppo sarebbe un duro colpo per le regioni dove la banca è presente, sia in termini sociali sia in termini di sostegno al tessuto economico dei territori.
Chiediamo, quindi, che gli asset italiani di Hypo Alpe Adria Bank non siano oggetto di spezzatino societario, ma siano venduti in un’ottica di salvaguardia di tutti i posti di lavoro”.
Recentemente la proprietà ha, infatti, spacchettato gli asset mettendo in vendita solo la rete degli sportelli e il portafoglio mutui.
Una vicenda poco chiara quella della Hypo Alpe Adria Bank. Nazionalizzata nel 2009, negli anni della crisi, è passata sotto le mani del Governo austriaco. Nel 2011 è arrivato l’ultimatum della Commissione Europea: o Hypo alpe Adria Bank Italia sarebbe stata venduta o altrimenti si sarebbe dovuto procedere alla sua liquidazione ordinata. Da quel momento, pur in presenza di manifestazioni d’interesse da parte di alcuni gruppi bancari, Hypo Alpe Italia non è stata mai collocata sul mercato, a differenza della sue omologhe dei Balcani che, invece, sono state vendute.
A nulla è valsa l’azione di risanamento portata avanti dal management italiano, che ha dato buoni risultati sia in termini economici sia di relazioni industriali.
La situazione è precipitata a novembre 2015, quando è stato nominato dal Governo austriaco nuovo presidente di Hypo Alpe Adria Bank Italia Florian Schumi, che ha impresso un’accelerazione verso il processo di dismissione dell’azienda.
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