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“Chiediamo al CEO d’Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, di farsi promotore anche all’interno di ABI di un nuovo modello di banca, che punti sulla consulenza e sul recupero di attività e rimetta al centro i lavoratori, riqualificandoli, creando nuovi mestieri e affrontando il tema dell’ online. La riconversione professionale è un valido strumento per gestire le ristrutturazioni. La strada maestra da seguire è riqualificare, non licenziare”.
Questa la richiesta avanzata da Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, sindacato di maggioranza dei bancari, nella seconda giornata del 122° Consiglio Nazionale dell’organizzazione.
Il leader della FABI ha chiesto al capo della più grande banca italiana, invitato per il question time della mattinata, di essere alfiere del cambiamento, forte anche dei numeri della sua banca, che nell’ultimo piano industriale non ha previsto esuberi ma 4500 riconversioni professionali.
“Le attuali fasi di turbolenza indotte anche dalle fusioni vanno affrontate con strumenti socialmente sostenibili, come i prepensionamenti volontari, così come sempre fatto”, ha ricordato Sileoni.
“Chiediamo, infine, che le quattro good bank rispettino la politica concertativa di ABI”, ha concluso il leader della FABI nel suo intervento.
Un appello prontamente accolto dal numero uno d’Intesa, che ha confermato gli obiettivi dell’ultimo piano industriale, anticipando che anche il prossimo “non comporterà nuove eccedenze di personale, ma opportunità migliori per i lavoratori, secondo logiche di business e di aumento dei ricavi”.
Messina ha poi picchiato duro contro la direttiva europea sul bail in (“Ha colpito il risparmio delle famiglie, è stato un errore clamoroso, io mi sarei fatto incatenare davanti al Parlamento piuttosto che farlo approvare. Non so davvero chi possa averlo votato”), e ha detto di “non credere a un ingresso del capitale pubblico nelle banche”, in riferimento all’annunciato intervento del governo a sostegno del sistema creditizio, dopo il terremoto Brexit, ribadendo come il sistema bancario del nostro Paese sia solido e che c’è un’esagerazione nella percezione del problema delle sofferenze.
“Credo che la volatilità che stiamo vedendo sui mercati dipenda dagli atteggiamenti speculativi degli ‘hedge fund ‘ americani. Se è necessario fare di più, il fondo Atlante ha una dimensione tale da poter intervenire per sostenere le banche in aggiunta alla Gacs”, ha infine aggiunto.
Il faccia a faccia con Patuelli. Al centro del match tra Sileoni e il Presidente di ABI Patuelli, andato in scena nel pomeriggio, il tema della crisi delle quotazioni bancarie, delle regole europee da rivedere, ma anche più in particolare dei recenti casi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza e delle quattro banche risolte (Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti).
Il leader della FABI Sileoni ha più volte incalzato il numero uno di ABI, chiedendogli di esporsi. Alla fine Patuelli ha ceduto. Per la gestione dei circa mille esuberi nelle quattro good bank “c’è il Contratto Nazionale”, ha detto rispondendo alla domanda del Segretario Generale della FABI, che chiedeva rassicurazioni sull’applicazione degli ammortizzatori sociali di categoria, dopo che Nicastro (Presidente delle quattro good bank, ndr), nell’ultimo incontro con i sindacati, ne aveva messo in forse la completa applicazione.
Patuelli ha, infine, ribadito la sua posizione di forte critica alla direttiva sul bail in, auspicando che in Italia non venga applicata per le famiglie ma solo per i grandi investitori istituzionali.
Quanto al codice etico proposto dai sindacati a tutela dei risparmiatori e dei lavoratori, Sileoni ha dichiarato a brutto muso a Patuelli che “dovranno essere previste sanzioni per le banche inadempienti”.
Roma 28/06/2016