ALLARME ESUBERI, LA FABI DIFENDE I LAVORATORI

Ampio spazio su tutta la stampa locale e nazionale allo studio realizzato dalla FABI, che dimostra come a pagare la crisi bancaria siano stati i lavoratori: 12mila uscite negli ultimi tre anni e altre 16mila entro il 2020.

Arena – Giornale di Vicenza
Dal 2013 sono 12mila i bancari fuori dal sistema Altri 16mila entro il 2020 – …
Dati della Fabi sui piani industriali Dal 2013 sono 12mila i bancari fuori dal sistema Altri 16mila entro il 2020
Dalle banche tra 2013 e marzo 2016 sono usciti 12mila lavoratori e altri 16mila sono pronti a uscire entro i prossimi quattro anni in base agli accordi sindacali. Gli sportelli bancari erano 34.036 nel 2010, ora sono 30.064. I dati sono dell sindacato Fabi, Federazione autonoma bancari italiani. In 10 anni i prepensionamenti volontari sono stati 60mila e, per Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato, sarebbe possibile gestire il problema occupazione dei prossimi tre anni consentendo l’uso dei fondi Naspi, Nuova assicurazione sociale per l’impiego, pagati dagli istituti per finanziare l’allungamento della permanenza da 5 a 7 anni dei lavoratori nel fondo esuberi. Di seguito la situazione, nei principali gruppi. POPOLARE DI VICENZA. Sono 102 i lavoratori usciti; 605 nel piano 2015/2020. CARIPARMA. Sono 439 le uscite; il piano 2016/2019 ne prevede altre 300. CARIGE. Usciti 325; altri 351 nel piano industriale 2019-20. MPS. In tre anni, prepensionati in 4.500,1.000 esternalizzati, 500 in pensione; altri 2.516 in uscita al 2017. VENETO BANCA Sono 118 i prepensionati at 2016; 180 esuberi nel piano 2015/2020. UNICREDIT. In tre anni previste 4.100 uscite volontarie. Nel piano 2015-2018 altre 6.135. INTESA SANPAOLO. Al 2016 prepensionati in 3.540 e pensionati 987. Nel piano al 2020 previste altre 1.018 uscite. BPER Al 2016 usciti in 536; altri 585 esuberi nel piano 2015-2017. BNL Al 2016 prepensionati 554, pensionati 533. Nel piano 2014-2016 altre 527 uscite. BANCO POPOLARE. In tre anni previste 1.005 uscite. Altre 400 nel piano 2014/20117. BPM. Al 2016 le uscite sono 308. Il piano d’integrazione con il Banco individua 605 esuberi. UBI In tre anni 1.860 uscite; altre 2.750 nel piano 2017/2020. CREDITO VALTELLINESE. Al 2016 prepensionati e in pensione 210 e 21. BANCA MARCHE. Al 2016, 354 prepensionamenti e 104 pensionamenti. Per Nuova Banca Marche, 210 prepensionabili a 5 anni e 320 a 7. BANCA ETRURIA. In tre anni uscita di 213 lavoratori. Altri 163 nel piano 2014-2018. CARIFERRARA Tra 2013 e 2016 previste 294 uscite; 39 al 2017. CARICHIETI Al 2016 uscita di 29 lavoratori e 20 al 2018 POPOLARE DI BARI. Al 2016 136 prepensionati, 15 pensionati. Prepensionabili altri 70. ***
Avvenire 10/08/2016
Altri 16mila lavoratori fuori dalle banche nei prossimi 4 anni – Altri 16mila in uscita dalle banche
Più sofferenze e meno lavoratori. In estrema sintesi, perle banche italiane, negli ultimi anni e andata proprio così. A fronte di un aumento dei crediti non performanti, infatti, si è assistito a una drastica diminuzione dei dipendenti degli istituti. E se attraverso il supporto degli strumenti messi in campo recentemente si cercherà di smaltire la maggioranza dei quasi 200 miliardi lordi di Npl, non è prevista alcuna inversione di trend sul fronte occupazionale. Anzi, la forza lavoro è destinata a scendere ancora. Perché nonostante dalle banche italiane dal 2013 a marzo 2016 siano già usciti quasi 12mila lavoratori, si sti-ma che altri 16mila lascino il loro posto entro quattro anni in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Logica conseguenza è che ci saranno anche meno sportelli, dal 2010 a oggi già ridotti di 4mila unità (ora se ne contano poco più di 30mila su tutto il territorio nazionale). A fornire un quadro dettagliato sugli esuberi (passati e futuri) è la Fabi, che sottolinea come siano quasi esclusivamente i lavoratori a pagare i costi della crisi del settore. Eppure secondo il segretario generale del sindacato, Lando Maria Sileoni, sarebbe possibile gestire in modo più morbido il problema occupazionale dei prossimi 3 anni consentendo l’uso dei fondi Naspi pagati dagli istituti per finanziare l’allungamento della permanenza da 5 a 7 anni dei lavoratori nel fondo esuberi. Nello studio si indicano le uscite per singola banca. «Nei 5 maggiori istituti italiani – ovvero Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi – dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali», aggiunge Sileoni. Se da una parte il sindacato propone l’utilizzo del fondo per evitare una nuova emorragia di posti di lavoro, dall’altra si chiedono anche altri interventi per proseguire nella spending review del settore senza penalizzare il personale. «Sul fronte della riduzione dei costi – evidenzia Sileoni- desidereremmo interventi più incisivi sia dal govematore Visco sia dal ministro Padoan rispetto alle consulenze milionarie soprattutto in ambito informatico, alle sponsorizzazioni selva: e inutili come quelle per esempio del raduno delle macchine d’epoca, del finanziamento di improbabili circoli culturali, del finanziamento di sagre e feste di dubbio valore, di sponsorizzazioni per attività sportive professionistiche che non hanno alcun senso». Come a dire che gli ambiti per ridurre le spese, non mancano di certo. *** Mazza Luca
Brescia Oggi
Dati della Fabi sui piani industriali Dal 2013 sono 12mila i bancari fuori dal sistema Altri 16mila entro il 2020
Dalle banche tra 2013 e marzo 2016 sono usciti 12mila lavoratori e altri 16mila sono pronti a uscire entro i prossimi quattro anni in base agli accordi sindacali. Gli sportelli bancari erano 34.036 nel 2010, ora sono 30.064. I dati sono del sindacato Fabi, Federazione autonoma bancari italiani. In 10 anni i prepensionamenti volontari sono stati 60mila e, per Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato, sarebbe possibile gestire il problema occupazione dei prossimi tre anni consentendo l’uso dei fondi Naspi, Nuova assicurazione sociale per l’impiego, pagati dagli istituti per finanziare l’allungamento della permanenza da 5 a 7 anni dei lavoratori nel fondo esuberi. Di seguito la situazione, nei principali gruppi. POPOLARE DI VICENZA. Sono 102 i lavoratori usciti; 605 nel piano 2015/2020. CARIPARMA. Sono 439 le uscite; il piano 2016/2019 ne prevede altre 300. CARIGE. Usciti 325; altri 351 nel piano industriale 2019-20. MPS. In tre anni, prepensionati in 4.500,1.000 esternalizzati, 500 in pensione; altri 2.516 in uscita al 2017. VENETO BANCA. Sono 118 i prepensionati al 2016; 180 esuberi nel piano 2015/2020. UNICREDIT. In tre anni previste 4.100 uscite volontarie. Nel piano 2015-2018 altre 6.135. INTESA SANPAOLO. Al 2016 prepensionati in 3.540 e pensionati 987. Nel piano al 2020 previste altre 1.018 uscite. BPER Al 2016 usciti in 536; altri 585 esuberi nel piano 2015-2017. BNL Al 2016 prepensionati 554, pensionati 533. Nel piano 2014-2016 altre 527 uscite. BANCO POPOLARE. In tre anni previste 1.005 uscite. Altre 400 nel piano 2014/20117. BPM. Al 2016 le uscite sono 308. Il piano d’integrazione con il Banco individua 605 esuberi. UBL In tre anni 1.860 uscite; altre 2.750 nel piano 2017/2020. CREDITO VALTELLINESE. Al 2016 prepensionati e in pensione 210 e 21. BANCA MARCHE. Al 2016, 354 prepensionamenti e 104 pensionamenti. Per Nuova Banca Marche,210 prepensionabili a 5 anni e 320 a 7. BANCA ETRURIA. In tre anni uscita di 213 lavoratori. Altri 163 nel piano 2014-2018. CARIFERRARA. Tra 2013 e 2016 previste 294 uscite; 39a12017. CARICHIETI Al 2016 uscita di 29 lavoratori e 20 al 2018 POPOLARE DI BARI. Al 2016, 136 prepensionati, 15 pensionati. Prepensionabili altri 70.
Il Centro
Banche, allarme della Fabi «Fuori 16mila lavoratori». II sindacato: i dipendenti sono pronti ad uscire entro il 2020 dai gruppi italiani. Tagliati sul territorio quasi quattromila sportelli, restano solo dirigenti e quadri
ROMA «In 3 anni, dal 2013 al 31 marzo 2016, dai gruppi bancari italiani sono usciti 11.988 lavoratori e altri 16.109 sono pronti ad uscire entro il 2020 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Di questi 8.928 sono potenzialmente prepensionabili». Lo dice Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. «Dal 2009 al 2016 – aggiunge – sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell’ultimo triennio. In particolare nelle 5 maggiori banche italiane recentemente sottoposte a stress test dell’Eba, Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali». «Quanto agli organici delle banche italiane, ad oggi risultano composti prevalentemente da lavoratori tra i 46 e i 55 anni, in maggioranza dirigenti e quadri direttivi». In dieci anni nei 14 principali gruppi bancari italiani i piani industriali sono cambiati o sono stati aggiornati in media 3,5 volte, media che sale a 4 se si considerano i 5 maggiori gruppi creditizi , Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi. «Negli ultimi 7 anni – spiega la Fabi – i modelli distributivi sono stati modificati una media di una volta ogni due anni, quindi tre volte in 6 anni, creando disorientamento nella clientela e nei lavoratori bancari, facendo perdere il contatto col territorio. Ci riferiamo in particolare alla revisione del modello di sportello, alla creazione di mini-agenzie, all’accentramento di servizi dalla filiale alle aree o alla direzione generale, alla realizzazione di filiali capogruppo con conseguente riduzione del numero dei direttori di filiale dei principali gruppi bancari, all’accentramento dell’attività di crediti anomali, alla divisione della clientela in retail, private e corporate, al recupero crediti e trasferimento competenze sull’estero commerciale. Stessa considerazione va fatta per l’autonomia per la concessione di affidamenti e mutui per i direttori di filiali, anche questa rivista un media di una volta ogni tre anni». Negli ultimi 6 anni il 3,6% dell’attuale popolazione bancaria di 300mila addetti è rappresentato da 10.800 lavoratori che sono stati estemalizzati e conseguentemente sono usciti dall’organico complessivo dei lavoratori delle banche. «Considerando la media anagrafica dei lavoratori bancari, – dice ancora Sileoni – ai dipendenti del settore raramente è stata applicata la pensione di vecchiaia, ma in maggioranza quella di anzianità. Partendo dal presupposto che attraverso i prepensionamenti volontari sono usciti in 10 anni circa 60mila lavoratori, allungando da 5 a 7 anni la permanenza dei lavoratori stessi nel Fondo esuberi, noi siamo convinti di risolvere definitivamente il problema delle eccedenze di personale per i prossimi tre anni».
La Città
Banche, allarme della Fabi «Fuori 16mila lavoratori». II sindacato: i dipendenti sono pronti ad uscire entro il 2020 dai gruppi italiani. Tagliati sul territorio quasi quattromila sportelli, restano solo dirigenti e quadri
ROMA «In 3 anni, dal 2013 al 31 marzo 2016, dai gruppi bancari italiani sono usciti 11.988 lavoratori e altri 16.109 sono pronti ad uscire entro il 2020 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Di questi 8.928 sono potenzialmente prepensionabili». Lo dice Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. «Dal 2009 al 2016 – aggiunge – sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell’ultimo triennio. In particolare nelle 5 maggiori banche italiane recentemente sottoposte a stress test dell’Eba, Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filial». «Quanto agli organici delle banche italiane, ad oggi risultano composti prevalentemente da lavoratori tra i 46 e i 55 anni, in maggioranza dirigenti e quadri direttivi». In dieci anni nei 14 principali gruppi bancari italiani i piani industriali sono cambiati o sono stati aggiornati in media 3,5 volte, media che sale a 4 se si considerano i 5 maggiori gruppi creditizi , Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi. «Negli ultimi 7 anni – spiega la Fabi – i modelli distributivi sono stati modificati una media di una volta ogni due anni, quindi tre volte in 6 anni, creando disorientamento nella clientela e nei lavoratori bancari, facendo perdere il contatto col territorio. Ci riferiamo in particolare alla revisione del modello di sportello, alla creazione di mini-agenzie, all’accentramento di servizi dalla filiale alle aree o alla direzione generale, alla rea-G7zazione di filiali capogruppo con conseguente riduzione del numero dei direttori di filiale dei principali gruppi bancari, all’accentramento dell’attività di crediti anomali, alla divisione della clientela in retail, private e corporate, al recupero crediti e trasferimento competenze sull’estero commerciale. Stessa considerazione va fatta per l’autonomia per la concessione di affidamenti e mutui per i direttori di filiali, anche questa rivista un media di una volta ogni tre anni». Negli ultimi 6 anni il 3,6% dell’attuale popolazione bancaria di 300mila addetti è rappresentato da 10.800 lavoratori che sono stati esternalizzati e conseguentemente sono usciti dall’organico complessivo dei lavoratori delle banche. «Considerando la media anagrafica dei lavoratori bancari, – dice ancora Sileoni – ai dipendenti del settore raramente è stata applicata la pensione di vecchiaia, ma in maggioranza quella di anzianità. Partendo dal presupposto che attraverso i prepensionamenti volontari sono usciti in 10 anni circa 60mila lavoratori, allungando da 5 a 7 anni la permanenza dei lavoratori stessi nel Fondo esuberi, noi siamo convinti di risolvere definitivamente il problema delle eccedenze di personale per i prossimi tre anni».
Corriere della Sera
Banche e tagli, 50 mila uscite Il sindacato: pronti a trattare. Sileoni (Fabi): «Prepensionamenti volontari l’unico strumento possibile».
Non sono 23 mila come si è detto finora ma 28 mila i bancari in uscita attraverso accordi di ristrutturazione aziendale già firmati. Non finirà qui. Sia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco hanno sollecitato la ristrutturazione del settore. Ora il principale sindacato della categoria, la Fabi, apre a una soluzione che potrebbe portare all’uscita di altri 22-24 bancari. Per un totale di 50-52 mila dipendenti in meno in un settore che occupa a oggi 299 mila persone . Prepensionamenti volontari . Questa la condizione che il sindacato pone per aggiornare al rialzo le intese che riguardano le uscite da qui al 2020. «E dov’è il problema?», si potrebbe obiettare. La legge 59 approvata a maggio di quest’anno ha alzato da 5 a 7 anni il possibile anticipo sulla pensione da finanziare con il fondo esuberi. Il fatto è che il fondo esuberi dei bancari è finanziato dalle banche stesse. A oggi le risorse consentono in media uscite con un anticipo di tre anni. Da notare: le banche con Abi hanno chiesto a più riprese di so spendere — almeno per qualche tempo — il versamento di 200 milioni l’anno che le banche fanno a sostegno degli ammortizzatori sociali degli altri settori. Il ragionamento è: la fase è critica, non chiediamo soldi allo Stato ma almeno evitateci contributi di solidarietà che ora non ci possiamo permettere. Gli emendamenti che dovevano inserire questa «sospensione» nella legge 59 non sono passati. Dal canto suo la Fabi aveva sempre storto il naso davanti a questa soluzione . «Quello che non vogliamo sono i licenziamenti e l’indennità di disoccupazione — chiarisce le motivazioni del cambio di passo Lando Maria Sileoni, leader della Fabi — . Di fronte a rassicurazioni su questo punto e a una chiara scelta di campo a favore dei prepensionamenti volontari potremmo accettare un maggior numero di uscite concordate». Ed ecco qui la dove nasce la possibilità di altri 22-24 bancari in pensione da qui al 2020 da aggiungere ai 28 mila che hanno già concordato l’uscita. Certo non è tutto facile. Primo: a mettersi di traverso potrebbero essere proprio le confederazioni. Cgil, Cisl e Uil vedrebbero venire meno 600 milioni in tre anni per gli ammortizzatori sociali. E poi c’è il governo che si trova a gestire la coperta cortissima delle risorse. I confederali lamentano l’insufficienza dei fondi per la flessibilità sull’uscita in pensione. E nel caso dell’Ape si parla di tre anni di anticipo che in pratica il lavoratore si autofinanzierebbe. I bancari con il «rabbocco» del fondo esuberi potrebbero uscire anche con sette anni di anticipo. «Trovo disdicevole che si inciti al taglio di posti di lavoro da parte di politici che dovrebbero crearla, l’occupazione», contesta Sileoni. Certo il problema del fondo esuberi dei bancari è anche un altro come fa notare il segretario della First Cisl, Giulio Romani: « Gli istituti non possono scaglionare negli anni le risorse necessarie a finanziare gli esodi». Insieme alla First Cisl anche Massimo Masi dei bancari della Uil resta convinto che «gli ammortizzatori non bastano, il settore deve tornare a crescere». Di tutto questo sindacati e comitato sindacale Abi parleranno in un incontro in calendario a settembre. Rita Querzé ©
Eco di Bergamo
Fabi: da qui al 2020 in uscita ci sono altri 16 mila bancari Non solo in Ubi: Fabi calcola che da qui al 2020 ben 16.109 bancari italiani sono pronti ad uscire in base agli accordi sugli ultimi piani industriali ***
Gazzetta del Mezzogiorno
Verso i 16mila esuberi tra i lavoratori bancari
ROMA. Dalle banche italiane tra il 2013 e marzo 2016 sono usciti quasi 12mila lavoratori e altri 16mila sono pronti ad uscire entro i prossimi quattro in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Gli sportelli bancari erano 34.036 nel 2010 e ora sono 30.064. A fotografare la situazione del settore bancario è la Fabi che sottolinea come siano i lavoratori a pagare i costi della crisi del settore. In 10 anni i prepensionamenti volontari hanno già riguardato 60 mila persone e, secondo il segretario generale del sindacato Lando Maria Sileoni, sarebbe possibile risolvere gestire il problema occupazionale dei prossimi 3 anni consentendo l’uso dei fondi Naspi pagati dagli istituti per finanziare l’allungamento della permanenza da 5 a 7 anni dei lavoratori nel fondo esuberi. Ecco di seguito la situazione, nei principali gruppi bancari. GRUPPO POPOLARE DI VICENZA: tra 2013 al 2016 102 lavoratori usciti; 605 nel piano industriale 2015/20. GRUPPO CARIPARMA: in 3 anni 439 lavoratori usciti; il piano 2016/19 prevede 300 uscite. GRUPPO CARIGE: 2013-2016 usciti 325 dipendenti; 351 nel piano industriale 2019-20. GRUPPO MPS: in tre anni, prepensionati 4500 lavoratori, 1000 esternalizzati, 500 in pensione; altri 2516 in piano 2013/17. GRUPPO VENETO BANCA: dal 2013 al 2016 118 lavoratori prepensionati; altri 180 esuberi nel piano 2015/20. UNICREDIT: in tre anni prevista l’uscita volontaria di 4.100 lavoratori. Nel piano 2015-18 altre 6.135 eccedenze. INTESA SAN-PAOLO: dal 2013 al 2016 prepensionati 3.540, pensionati altri 987. Nel piano 2014/201.018 uscite. GRUPPO BPER: dal 2013 al 2016 usciti 536; altri 585 esuberi nel piano 2015-17. BNL: dal 2013 al 2016 prepensionato 554 lavoratori, in pensione altri 533. In piano 2014-16 altre 527 uscite. BANCO POPOLARE: in tre anni prevista l’uscita di 1.005 dipendenti. Ulteriori 400 esuberi nel piano 2014/17. GRUPPO BPM: dal 2013 al 2016 308 usciti. Il piano d’integrazione con Banco Popolare individua 605 esuberi. GRUPPO UBI: in tre anni prevista l’uscita di 1860; altri 2.750 nel piano 2017/2020. CREDITO VALTELLINESE: dal 2013 al 2016 prepensionati e in pensione 210 e 21 lavoratori. BANCA MARCHE: dal 2013 al 2016 354 prepensionamenti e 104 pensionamenti. Per la Nuova Banca Marche, 210 prepensionabili a 5 anni e 320 a 7 anni. BANCA ETRURIA: in tre anni prevista l’uscita di 213 lavoratori. Altri 163 nel piano 2014-18. CARIFERRARA: tra 2013 al 2016 previste 294 uscite; 39 nel piano 2015-17. CARICHIETI: tra 2013 e 2016 prevista l’uscita di 29 lavoratori. Il piano 2016-18 ne prevede 20. BANCA POPOLARE BARI: tra 2013 e 2016 136 prepensionamenti e 15 pensionamenti. Potenzialmente pre-pensionabili 70 unità. Monica Paternesi ***
Gazzetta del Sud
Banche, entro il 2020 previsti altri 16mila esuberi
ROMA Dalle banche italiane tra i12013 e marzo 2016 sono usciti quasi 12 mila lavoratori e altri 16.000 sono pronti ad uscire entro i prossimi 4 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Gli sportelli bancari erano 34.036 nel 2010 e ora sono 30.064. A fotografare la situazione del settore bancario è la Fabi che sottolinea come siano i lavoratori a pagare i costi della crisi del settore. In 10 anni i prepensionamenti volontari hanno già riguardano 60 mila personale, secondo il segretario generale del sindacato Lando Maria 5ileoni, sarebbe possibile risolvere gestire il problema occupazionale dei prossimi 3 anni consentendo l’ uso dei fondi Naspi pagati dagli istituti per Finanziare l’allungamento della permanenza da 5 a 7 anni dei lavoratori nel fondo esuberi. Ecco di seguito la situazione, nei principali gruppi bancari. GRUPPO POPOLARE DI VICENZA: tra 2013 al 2016 102 lavoratori usciti; 605 nel piano industriale 2015/20. GRUPPO CARIPARMA: in 3 anni 439 Lavoratori usciti; il piano 2016/19 prevede 300 uscite. GRUPPO CARIGE: 2013-2016 usciti 325 dipendenti; 351 nel piano industriale 2019-20. GRUPPO MPS: in tre anni, La Fabi sottolinea come siano i lavoratori a pagare i costi della crisi del settore prepensionati 4500 lavoratori, 1000 esternalzzati,500 in pensione; altri 2516 in piano 2013/17. GRUPPO VENETO BANCA: dal 2013 al 2016 118 lavoratori prepensionati; altri 180 esuberi nel piano 2015/20. UNICREDET: in tre anni prevista l’uscita volontaria di 4.100 lavoratori. Nel piano 2015-18 altre 6.135 eccedenze. INTESA SANPAOLO: dal 2013 al 2016 prepensionati 3.540, pensionati altri 987. Nel piano 2014/201.018 uscite. GRUPPO BPER: dal 2013 al 2016 usciti 536; altri 585 esuberi nel piano 15-17. BNL: dal 2013 al 2016 pre-pensionati 554 lavoratori, in pensione altri 533. In piano 2014-16 altre 527 uscite. BANCO POPOLARE: in tre anni prevista l’uscita di 1.005 dipendenti. Ulteriori 400 esuberi nel piano 2014/17. Monica Paternesi
Gazzetta di Mantova 10/08/2016
Banche, allarme della Fabi «Fuori 16mila lavoratori» II sindacato: i dipendenti sono pronti ad uscire entro il 2020 dai gruppi italiani. Tagliati sul territorio quasi quattromila sportelli, restano solo dirigenti e quadri. 16mila lavoratori delle banche sono in uscita, secondo stime della Fabi
ROMA «In 3 anni, dal 2013 al 31 marzo 2016, dai gruppi bancari italiani sono usciti 11.988 lavoratori e altri 16.109 sono pronti ad uscire entro il 2020 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Di questi 8.928 sono potenzialmente prepensionabili». Lo dice Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. «Dal 2009 al 2016 – aggiunge – sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell’ultimo triennio. In particolare nelle 5 maggiori banche italiane recentemente sottoposte a stress test dell’Eba, Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali». «Quanto agli organici delle banche italiane, ad oggi risultano composti prevalentemente da lavoratori tra i 46 e i 55 anni, in maggioranza dirigenti e quadri direttivi». In dieci anni nei 14 principali gruppi bancari italiani i piani industriali sono cambiati o sono stati aggiornati in media 3,5 volte, media che sale a 4 se si considerano i 5 maggiori gruppi creditizi , Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi. «Negli ultimi 7 anni – spiega la Fabi – i modelli distributivi sono stati modificati una media di una volta ogni due anni, quindi tre volte in 6 anni, creando disorientamento nella clientela e nei lavoratori bancari, facendo perdere il contatto col territorio. Ci riferiamo in particolare alla revisione del modello di sportello, alla creazione di mini-agenzie, all’accentramento di servizi dalla filiale alle aree o alla direzione generale, alla realizzazione di filiali capogruppo con conseguente riduzione del numero dei direttori di filiale dei principali gruppi bancari, all’accentramento dell’attività di crediti anomali, alla divisione della clientela in retail, private e corporate, al recupero crediti e trasferimento competenze sull’estero commerciale. Stessa considerazione va fatta per l’autonomia per la concessione di affidamenti e mutui per i direttori di filiali, anche questa rivista un media di una volta ogni tre anni». Negli ultimi 6 anni il 3,6% dell’attuale popolazione bancaria di 300mila addetti è rappresentato da 10.800 lavoratori che sono stati esternalizzati e conseguentemente sono usciti dall’organico complessivo dei lavoratori delle banche. «Considerando la media anagrafica dei lavoratori bancari, – dice ancora Sileoni – ai dipendenti del settore raramente è stata applicata la pensione di vecchiaia, ma in maggioranza quella di anzianità. Partendo dal presupposto che attraverso i prepensionamenti volontari sono usciti in 10 anni circa 60mila lavoratori, allungando da 5 a 7 anni la permanenza dei lavoratori stessi nel Fondo esuberi, noi siamo convinti di risolvere definitivamente il problema delle eccedenze di personale per i prossimi tre anni». ***
Gazzetta di Modena-Reggio-Nuova Ferrara
Banche, allarme della Fabi «Fuori l6mila lavoratori» II sindacato: i dipendenti sono pronti ad uscire entro il 2020 dai gruppi italiani. Tagliati sul territorio quasi quattromila sportelli, restano solo dirigenti e quadri
ROMA «In 3 anni, dal 2013 al 31 marzo 2016, dai gruppi bancari italiani sono usciti 11.988 lavoratori e altri 16.109 sono pronti ad uscire entro il 2020 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Di questi 8.928 sono potenzialmente prepensionabil». Lo dice Lando Maria Si-leoni, segretario generale della Fabi, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. «Dal 2009 al 2016 – aggiunge – sono stati tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell’ultimo triennio. In particolare nelle 5 maggiori banche italiane recentemente sottoposte a stress test dell’Eba, Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi, dal 2009 al 2015 sono state chiuse o cedute 4.439 filiali». «Quanto agli organici delle banche italiane, ad oggi risultano composti prevalentemente da lavoratori trai 46 e i 55 anni, in maggioranza dirigenti e quadri direttivi». In dieci anni nei 14 principali gruppi bancari italiani i piani industriali sono cambiati o sono stati aggiornati in media 3,5 volte, media che sale a 4 se si considerano i 5 maggiori gruppi creditizi , Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi. «Negli ultimi 7 anni – spiega la Fabi – i modelli distributivi sono stati modificati una media di una volta ogni due anni, quindi tre volte in 6 anni, creando disorientamento nella clientela e nei lavoratori bancari, facendo perdere il contatto col territorio. Ci riferiamo in particolare alla revisione del modello di sportello, alla creazione di mini-agenzie, all’accentramento di servizi dalla filiale alle aree o alla direzione generale, alla realizzazione di filiali capogruppo con conseguente riduzione del numero dei direttori di filiale dei principali gruppi bancari, all’accentramento dell’attività di crediti anomali, alla divisione della clientela in retail, private e corporate, al recupero crediti e trasferimento competenze sull’estero commerciale. Stessa considerazione va fatta per l’autonomia per la concessione di affidamenti e mutui per i direttori di filiali, anche questa rivista un media di una volta ogni tre anni». Negli ultimi 6 anni il 3,6% dell’attuale popolazione bancaria di 300mila addetti è rappresentato da 10.800 lavoratori che sono stati esternalizzati e conseguentemente sono usciti dall’organico complessivo dei lavoratori delle banche. «Considerando la media anagrafica dei lavoratori bancari, – dice ancora Sileoni – ai dipendenti del settore raramente è stata applicata la pensione di vecchiaia, ma in maggioranza quella di anzianità. Partendo dal presupposto che attraverso i prepensionamenti volontari sono usciti in 10 anni circa 60mila lavoratori, allungando da 5 a 7 anni la permanenza dei lavoratori stessi nel Fondo esuberi, noi siamo convinti di risolvere definitivamente il problema delle eccedenze di personale per i prossimi tre anni».
Gazzetta di Parma
Altri 16mila dipendenti a casa entro il 2020
Di esuberi nel settore bancario ha parlato ieri la Fabi, il sindacato autonomo di categoria. Dalle banche italiane tra il 2013 e marzo 2016 sono usciti quasi 12mila lavoratori e altri 16.000 sono pronti ad uscire entro i prossimi 4 in base agli accordi sindacali sugli ultimi piani industriali. Gli sportelli bancari erano 34.036 nel 2010 e ora sono 30.064. A fotografare la situazione è proprio la Fabi che sottolinea come siano i lavoratori a pagare i costi della crisi del settore. In 10 anni i prepensionamenti volontari hanno già riguardato 60 mila persone e, secondo il segretario generale del sindacato Lando Maria Sileoni, sarebbe possibile risolvere gestire il problema occupazionale dei prossimi 3 anni consentendo l’uso dei fondi Naspi pagati dagli istituti per finanziare l’allungamento della permanenza da 5 a 7 anni dei lavoratori nel fondo esuberi. Sul fronte delle riduzione dei costi invece, Fabi chiede una riduzione delle consulenze milionarie, una maggiore selezione delle sponsorizzazioni e «più incisività» da parte di Padoan e Visco nel ridurre gli alti stipendi dei manager e delle consulenze milionarie. ***
Gazzettino
Bancari, ora è allarme esuberi «Almeno 16.000 in 4 anni»
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