“DIMEZZARE I BANCARI”: ALZATA DI SCUDI DEI SINDACATI, RENZI SMENTISCE

Ieri tam tam mediatico dopo le dichiarazioni a Cernobbio del Presidente del Consiglio sugli esuberi nel settore bancario. Sindacati subito all’attacco e Palazzo Chigi che fa dietro front. Tutto quello che è successo sulla stampa di oggi.
Avvenire 04/09/2016
Renzi evoca esuberi Rivolta dei bancari «Sciopero generale» – Bancari infuriati: Renzi ci chiami – Sacc ò Pietro
Solo i pochi ammessi al dibattito a porte chiuse del Forum Ambrosetti di Cernobbio sanno che cosa ha detto esattamente Matteo Renzi sui bancari. Quello che è chiaro è che il presidente del Consiglio ha fatto un’analisi del futuro del settore bancario corredandola con previsioni brutali sulle prospettive occupazionali: nel giro di dieci anni, ha detto, si passerà dai circa 300mila bancari di oggi a 150-200mila, quindi i manager del credito faranno bene a organizzarsi per essere pronti allo sconvolgimento del loro settore. Tra l’altro, ha aggiunto Renzi, anche sua moglie oggi fa i bonifici con lo smartphone … Non sono certo concetti nuovi, ma basta questo a esasperare i sindacati degli impiegati delle banche, una categoria professionale che dopo decenni di relativa tranquillità (quando il posto del bancario era solido e tranquillo quasi come quello di un dipendente pubblico) sta attraversando un momento difficile. Secondo i calcoli della Fabi, il principale sindacato del settore, tra l’inizio del 2013 e il marzo di quest’anno le banche italiane hanno tagliato 12mila dipendenti, e altri 16mila usciranno entro il 2020. Certo, i numeri fatti da Renzi sono ancora più pesanti. Troppo per i sindacati, che si sono infuriati e ora minacciano lo sciopero generale. «L’affermazione del Presidente del Consiglio Renzi circa la necessità di ridurre, in 10 anni, di 150mila i lavoratori bancari (15.000 all’anno supponiamo), il numero degli addetti nel settore creditizio, merita una sola risposta Sciopero Generale!!!. Il Premier prima di fare queste dichiarazioni, che rischiano di destabilizzare l’intero settore, aveva l’obbligo di consultare le Parti Sociali, fare valutazioni di opportunità» hanno scritto in una nota unitaria i segretari di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl Credito, Uilca e Unisin. «Il piatto è colmo – aggiungono i sindacalisti -. Non si pu ò più accettare che un Presidente del Consiglio si ostini sistematicamente a stimolare tagli di personale per accreditarsi quei poteri forti che lo hanno sostenuto». Le sigle chiedono un incontro per discutere con l’Abi e il governo del futuro del settore. L’associazione delle banche ci sta, è pronta a «lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese di continuare sempre più a operare per il bene comune» ha risposto Eliano Omar Lodesani, responsabile del lavoro per l’Abi. Il governo ha cercato di ridimensionare il caso: da Palazzo Chigi hanno spiegato informalmente che non esiste l’obiettivo di dimezzare i bancari, anzi, il governo è preoccupato per gli eventuali esuberi. «Mica li dimezza Renzi i dipendenti, lui ha detto fra 10 anni l’occupazione del settore bancario sarà inferiore. Ma mica l’ha inventato lui, aumenta l’online si riducono le agenzie, cambia la qualità e la quantità del lavoro. Non ho visto nelle parole di Renzi né una minaccia né una disattenzione, l’ho vista anzi come una consapevolezza» ha spiegato Giancarlo Abete, presidente di Bnl, uno che all’incontro di Cernobbio c’era. L’ipotesi di un dimezzamento dei dipendenti «mi sembra molto forte, non è il nostro caso» ha aggiunto Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, aggiungendo che non per forza lo sviluppo tecnologico implica un taglio del personale: «C’è spazio per far svolgere nuove funzioni, per dare ai clienti nuovi servizi che richiedono anche maggiore professionalità dai nostri dipendenti». Al di là dello scontro tra il capo del governo e i sindacati, la “valanga tecnologica” sta colpendo il settore bancario in tutt’Europa. Secondo le rilevazioni della Bce tra il 2008 e il 2015 l’occupazione del settore si è ridotta da 3,2 a 2,9 milioni di dipendenti. Nel frattempo le filiali sono diminuite da223 a 188nmila. In Italia le filiali sono scese in cinque anni da 33.561 a 30.475, ma il nostro paese ha ancora più di 50 sportelli ogni 100mila abitanti, contro i 41 della Germania e i 37,1 della media europea. Francia e Spagna hanno per ò più filiali di noi: rispettivamente 56,1 e 66,9 ogni centomila abitanti. Segno che un modello di banca diffusa sul territorio, comunque, non è certo una caratteristica solo nostra. IL SONDAGGIO Manager e banchieri scettici sul rilancio di Mps II 65% non sottoscriverebbe l’aumento di capitale L’aumento di capitale di Mps non trova il consenso della maggioranza dei manager, imprenditori e banchieri interpellati dall’Ansa con un sondaggio realizzato durante il Forum Ambrosetti di Cernobbio. Il 65% dei 33 intervistati ha risposto no alla domanda: “Lei sottoscriverebbe l’aumento di capitale di Mps?”. Tra questi, solo il 20% parteciperebbe alla ricapitalizzazione della banca senese, mentre il 15% ha preferito non esprimersi. Scettico, in particolare, Corrado Passera, che aveva presentato una sua proposta per Mps nell’ultimo giorno utile: II futuro di Montepaschi è molto importante per Italia. Se uscirà dai suoi problemi si alleggerirà la pressione sull’intero sistema creditizio del Paese, ma se i problemi emersi non verranno risolti in tempi brevi, l’effetto sul nostro Paese potrebbe essere purtroppo molto grave”.
Brescia Oggi 04/09/2016
Banche, allarme per 150mila esuberi – …
CREDITO. Dopo le parole del premier a Cernobbio, sindacati sul piede di guerra. Palazzo Chigi: nessuna ipotesi di dimezzare i lavoratori del settore Banche, allarme per 150mila esuberi «Pronti allo sciopero generale in difesa dell’occupazione» Anche l’Abi chiede l’apertura di una trattativa sulla questione ROMA Le banche sono la «spina nel fianco» del governo Renzi, e venerdì il premier ha occupato su questo tema larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti dando anche, secondo alcune indiscrezioni, una serie di numeri sugli esuberi nel settore. Numeri che hanno messo sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi per precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari, come si legge in alcune ricostruzioni. Ma sul tema Renzi a Cernobbio non aveva usato perifrasi e nel suo intervento aveva sostenuto: «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo». Poi, a porte chiuse, aveva invitato a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il governo ieri è stato costretto a precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i Consigli di amministrazione pleonastici e le poltrone dei consigli, oltre al ruolo della politica dentro le banche, e alle «superconsulenze». Viceversa, precisa Palazzo Chigi nessuno vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e il timore per l’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche quello bancario, è al centro delle preoccupazioni del governo. Ma i sindacati sono in subbuglio e minacciano che se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, come spiega Omar Lodesani presidente degli affari sindacali dell’associazione, «è pronta a sedersi immediatamente a un tavolo con governo e organizzazioni sindacali per arti-vare a un nuovo patto sociale del settore». SINDACATI ALL’ATTACCO. Ma Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è molto preoccupato e sottolinea: «Le dichiarazioni del premier stimolano i banchieri a licenziare e ci ò significa 15 mila lavoratori all’anno in meno. Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale e questo a me dispiace». Sileoni fornisce anche una serie di cifre sull’occupazione nel settore e ricorda: «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila. Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni e contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». Sileoni aggiunge poi che la trattativa in corso nel settore con Abi e governo contiene anche una serie di proposte su cui ragionare e ricorda: «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni per risolvere il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà».
Centro 04/09/2016
Bancari in rivolta. Il governo precisa: «Non li cacciamo» – …
ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà»
Citta’ 04/09/2016
Bancari in rivolta. Il governo precisa “Non li cacciamo” – …
ROMA Le banche sono la spina nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavo- ratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà». Molto sopra la media europea, ma ampiamente sotto Francia e soprattutto Spagna. è il quadro della diffusione degli sportelli bancari per abitante in Italia, come emerge dagli ultimi dati disponibili della Bce elaborati dall’Ansa. Sia il numero degli sportelli che quello dei dipendenti mostra una consistente flessione in tutti i Paesi europei: le filiali in Europa sono calate da 223.136 unità nel 2011 a 188.109 del 2015 (ultimi dati disponibili), mentre i dipendenti sono calati da oltre tre milioni (3.092.763) a 2,86 milioni. Dall’analisi dei dati emerge comunque che l’Italia, nonostante il consistente calo degli ultimi anni (che ha fatto passare da 33.561a 30.475 il numero delle filiali in 5 anni), ha ancora più di 50 sportelli ogni 100.000 abitanti, contro i 41 della Germania, i 23 della Grecia e la media Ue di 37,1. Particolare il caso della Gran Bretagna, che ha 16,6 filiali per ogni 10.000 abitanti, ma con un numero di dipendenti inferiore solo a Francia e Germania, a testimonianza che le filiali sono poche ma di grandi dimensioni.
Corriere della Sera 04/09/2016
Banche, sindacati sul piede di guerra Palazzo Chigi frena sugli esuberi – Pica Paola
Ventiquattr’ore dopo le parole di Matteo Renzi sugli esuberi nelle banche, tocca all’entourage del premier tentare di raffreddare le polemiche e rassicurare i sindacati del credito pronti allo sciopero generale. L’unica risposta, avvertono le sigle in una nota unitaria, all’ipotesi formulata al Forum Ambrosetti dal capo del governo che vede il dimezzamento dell’occupazione nei prossimi dieci anni, un orizzonte nel quale gli addetti dell’industria bancaria potrebbero ridursi a 150 mila unità dalle attuali 300 mila. Un taglio choc, è la preoccupazione generale, prodotto dall’innovazione tecnologica che, è il racconto di Renzi nel seminario a porte chiuse, «per esempio porta mia moglie a svolgere tutte le operazioni bancarie dal suo smartphone anziché in filiale». Il nervo è a dir poco scoperto e le affermazioni del premier costringono un po’ tutti a reagire. Nell’ordine: i banchieri a Cernobbio invitano a riflettere sul «cambio del modello di business», i sindacati a Roma minacciano lo scontro frontale, l’Abi chiama le controparti al confronto. Filtra, tardivo, il messaggio da Palazzo Chigi: il governo si pone «l’obiettivo di ridurre i pleonastici consigli di amministrazione e il numero di poltrone, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze». è più esplicito il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: è «del tutto infondato che il governo pensi ad un piano decennale di dimezzamento del personale delle banche. Per quanto ci riguarda la riorganizzazione del settore deve partire dalla semplificazione degli organi dirigenti. Se vi saranno altre conseguenze il governo le seguirà con attenzione per e vitare conseguenze negative sui lavoratori». Ma per i sindacati, il premier «con il più bieco populismo dichiara che bisogna ridurre gli occupati, ridurre il numero delle filiali, aggregare le banche. Ma chi pagherà i costi sociali? Con quali soldi?». Per il leader della Fabi Lando Silleoni «Renzi è stato m al consigliato. Dentro l’ Abi c ’è una componente che sta spingendo per i licenziamenti e non si tratta di esponenti di banche italiane ma estere». Non si sente chiamata in causa Alessandra Perrazzelli, country manager di Barclays che ha appena ceduto la parte retail italiana a Mediobanca, come effetto di un piano europeo che vede la concentrazione in alcuni Paesi nelle sole attività di investimenti e corporale banking. «Anziché cercare colombe e falchi nell’Abi, è necessario trovare insieme ai sindacati una definizione del nuovo modello di banca». Luigi Abete, presidente di Bnl (Bnp Paribas) legge nelle parole di Renzi «una consapevolezza : non ci riduciamo tra dieci anni a discutere di queste cose». Gian Maria Gros-Piero, presidente di Intesa Sanpaolo, ricorda che, nella prima banca italiana, tra le prime in Europa, «il tema esuberi non si pone. E forse è interessante sapere perché: il processo di aggregazione e razionalizzazione è già alle nostre spalle e investiamo molto nella formazione e riqualificazione dei nostri collaboratori» . Eliano Omar Lodesani, per conto dell’ Abi, avanza la proposta di «fondare un nuovo patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese di continuare sempre più a operare per il bene comune». Paola Pica ©
Eco di Bergamo 04/09/2016
Esuberi bancari I sindacati sul piede di guerra Lo scontro.«Siamo pronti a uno sciopero generale» Gli istituti di credito: subito un tavolo con le parti Ma l’esecutivo fa marcia indietro: «Premier frainteso»
CERNOBBIO (COMO) Le banche sono la spina nel fianco del governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere l’Abi (l’Associazione di categoria, ndr) a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. “Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo” aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce, 150000 esuberi in dieci anni, creando scompiglio.
I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale» fa sapere Eliano Omar Lodesani, dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale». «Negli ultimi 15 anni abbiamo perso 60 mila posti di lavoro e da qui al 2020, per effetto di accordi tra sindacati e aziende già sottoscritti, usciranno in prepensionamento volontario altri 19 mila», ricorda Sileoni. «Noi siamo i primi come Fabi a essere consapevoli che bisogna cambiare modello di banca ma non accettiamo che il primo ministro faccia queste dichiarazioni» e «contrasteremo con ogni mezzo ogni tentativo delle banche di licenziare». «Per affrontare i prossimi anni e gestire le aggregazioni e le fusioni – riprende – abbiamo fatto una proposta ad agosto: il governo dovrebbe permettere alle banche di trattenere per tre anni i 200 milioni di euro annui che le stesse banche danno da sempre per finanziare le indennità di disoccupazione di altri settori. Se il governo accettasse questa proposta noi e le banche avremmo a disposizione un tesoretto di 600 milioni di euro per risolvere definitivamente il problema esuberi fino a tutto il 2025 attraverso prepensionamenti volontari e operazioni di solidarietà».
Le banche italiane comunque sembrano piuttosto in ritardo nell’uso di tecnologie come l’Internet banking. Solo poco più di un quarto degli italiani 01 28%) che usano Internet utilizzano la Rete anche per fare operazioni bancarie, a fronte di circa il 46% medio in Ue. Il dato è infatti contenuto in una statistica Eurostat pubblicata nei giorni scorsi sulle persone trai 16e i75anni, dal quale emerge come la percentuale scenda tra gli over55 con appena il 18% (30% in Europa). L’uso dello smartphone o del tablet nel rapporto con la propria banca nel nostro Paese, nonostante la crescita sostenuta che si è avuta negli ultimi dieci anni (gli utilizzatori dell’internet banking erano appena il 9% nel 2006 contro l’allora media Europea del 21%), è ancora poco diffuso, mentre resiste l’abitudine di andare allo sportello per fare le operazioni bancarie. Gli sportelli in Italia sono poco più di 30.000 (-2,1% sul 2014) e nonostante il calo significativo registrato negli ultimi 10 anni sono sempre oltre 5 per ogni 10.000 abitanti (4,7 media area euro). In Germania oltre la metà (il 51%) delle persone che usa Internet lo utilizza per operazioni bancarie mentre in Francia la percentuale sale al 58%, al pari del Regno Unito. In Norvegia la percentuale è al 90% (80% in Svezia) mentre in Grecia è a114% e in Portogallo al 28%, come in Italia In Spagna la percentuale delle persone che usano l’Inter-net banking è al 39%. Le fasce di età più giovani si rivolgono più facilmente alla Rete di quelle più anziane ma è proprio in queste fasce di età in Italia che il divario è più alto rispetto alla media Ue. Tra i 25 e i 34 anni la percentuale degli utilizzatori dell’Internetbanking è del 38% ma in questa fascia di età in Europa sale al 62%.
Espresso 04/09/2016
Quanto costano 16 mila esuberi
ROMA Oltre mezzo miliardo di euro. E questa la cifra stanziata complessivamente dai principali istituti di credito nel primo semestre 2016 per sfoltire gli organici e sostenere parte delle uscite previste dai piani industriali. Scorrendo le relazioni semestrali delle più grandi banche ( Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Banco Popolare, Bpm, Bper e Mps) si scopre che i costi sostenuti dagli istituti per attivare gli ammortizzatori sociali, e in generale per accompagnare le uscite volontarie e incentivate, sono superiori a quelli dell’intero 2015. L’argomento è caldo: seconda i sindacati, infatti, entro il 2020 sono previste 16 mila uscite che andranno sostenute economicamente. Stando agli ultimi dati comunicati dalla Fabi, il principale sindacato del settore,-dal 2013 al 31 marzo 2016 sono già usciti dai gruppi bancari italiani 11.988 lavoratori: E altri 16.109 sono pronti a lasciare nei prossimi quattro anni. Non solo. Lo scorso maggio, per decreto, il governo ha stabilito che potranno aderire al “fondo esuberi “anche le persone cui mancano sette anni alla pensione, mentre prima il limite era fissato a cinque anni. Insomma, la spesa rischia di aumentare ulteriormente. Per questo le banche, tramite i sindacati, stanno facendo pressione sul governo con lo scopo di ottenere uno sconto. Prima opzione: smettere di pagare, almeno temporaneamente, i circa 200 milioni di curo usati ogni anno dallo Stato per finanziare l’indennità di disoccupazione per tutte le categorie di lavoratori. Claudia Cervini ***
Gazzetta del Mezzogiorno 04/09/2016
Banche, i sindacati pronti allo sciopero generale e il governo fa retromarcia – …
Le banche sono la «spina» nel fianco del Governo di Matteo Renzi, il tema occupa larga parte del suo intervento al Forum Ambrosetti e le indiscrezioni sui numeri degli esuberi nel settore mettono sul piede di guerra i sindacati fino a spingere L’Abi a suggerire un tavolo e Palazzo Chigi a precisare che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari. «Ci sono più poltrone e filiali in Italia che nel resto del mondo» aveva detto Matteo Renzi nel suo discorso per poi, a porte chiuse, invitare a riflettere sui cambiamenti che in questi anni hanno coinvolto il settore: qualcuno coglie un numero e lo riferisce,150.000 esuberi in 10 anni, creando scompiglio. I sindacati minacciano lo sciopero generale e il Governo deve precisare che piuttosto c’è l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei consigli, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno e la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del Governo. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali, attaccano i sindacati «inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori». L’Abi da parte sua, «è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale», fa sapere Ebano Omar Lodesani, Presidente Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Associazione bancaria. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, è andato all’attacco dopo aver letto i giornali, «queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno». «Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale e questo a me dispiace». Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, va all’attacco di Renzi che ieri al forum Ambrosetti ha parlato di circa 150 mila esuberi nel settore del credito. «Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavorato

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