BANCO/BPM, SINDACATI SCHIERATI PER IL S?

Ieri conferenza stampa dei Segretari Generali, Sileoni: “Senza fusione si aprirebbe scenario di incertezza”. Leggi le dichiarazioni sulla stampa di oggi

Arena – Giornale di Vicenza 13/10/2016
Banco-Bpm, i sindacati in campo per il
Si prospetta come una delle assemblee più partecipate di Bpm quella che sabato voterà la fusione con il Banco Popolare. Ieri alla scadenza del termine erano 12.400 le richieste di di partecipazione. Sindacati e manager sono a favore, mentre parte dei soci pensionati raccolgono deleghe per votare no e accusano la banca di pressioni e favoritismi. I sindacati hanno ribadito l’appoggio «senza se e senza ma» a un’operazione che salvaguarda le prerogative dei lavoratori, difende l’occupazione e assicura loro rappresentanza in cda. Per approvare l’operazione occorrono due terzi dei voti. Oltre il 90% dei 7.600 soci dipendenti, schierati per il sì, ha chiesto di partecipare. La grande affluenza gioca a favore del sì come dimostra la Borsa, dove il Banco ha segnato 6,07% restringendo lo sconto rispetto al concambio con Bpm, 121%. Intanto il Consiglio di sorveglianza chiamato a definire modi di voto e svolgimento dell’assemblea, su cui vigila la Consob, si è aggiornato a oggi. Il presidente Nicola Rossi, espressione dei soci pensionati, ha promesso che sarà garante di tutti ma i sindacati non si fidano. «Se ci saranno forzature non esiteremo a coinvolgere la magistratura», avverte Lando Sileoni della Fabi. ***
Corriere del Veneto Edizione di Venezia e Mestre 13/10/2016
Fusione Banco Bpm, balzo dei titoli la Borsa scommette sul sì sostenuto anche dai sindacati – Favero Gianni
MILANO Sarà probabilmente una delle assemblee più partecipate della storia della Bpm quella che, sabato, dovrà decidere se approvare la fusione con il Banco Popolare, in parallelo all’assise che a Verona, in fiera, radunerà i soci del Banco, per il sì alla spa e alla fusione tra i due istituti. Ieri sera, alla scadenza del termine per chiedere il biglietto di partecipazione, i soci che hanno fatto richiesta di intervento hanno toccato quota 12.400. Numeri record nell’ultimo decennio, superiori anche a quelli dell’assise in cui, qualche anno fa, Andrea Bonomi e Matteo Arpe si contesero la banca. L’appuntamento, che potrebbe sancire la prima aggregazione scaturita dal processo di trasformazione delle popolari, si preannuncia caldissimo, con i sindacati e il management schierati a favore dell’operazione e i soci pensionati che raccolgono deleghe per bloccarlo e accusano la banca di pressioni sui dipendenti e favoritismi. A Verona, dove si terrà in contemporanea l’analoga assemblea per l’aggregazione e la trasformazione in spa, la situazione è invece tranquilla, nel senso che si pronostica una larghissima vittoria dei sì all’operazione. E la Borsa scommette nella stessa direzione: i titoli del Banco sono balzati dei 6,07% a 2,518 euro, riducendo la distanza sul concambio fissato con la Bpm, che ha chiuso con un rialzo più contenuto (1,21% a 0,419 euro). Tornando all’attesa per le assise di Milano, i sindacati del credito hanno ribadito il loro appoggio «senza se e senza ma» a un’operazione che, in un contesto di grande affanno per tutto il settore – affermano – salvaguarda le prerogative dei lavoratori della Bpm, difende l’occupazione e assicura loro una rappresentanza in cda. «Nel pieno di una tempesta finanziaria e bancaria che genera incertezza e preoccupazioni siamo di fronte alla prima operazione di politica industriale utile per il Paese, per il sistema bancario e per i lavoratori» ha detto Agostino Megale della Fisac. «Se dovesse vincere la posizione del no, sostenuta irresponsabilmente dall’associazione pensionati, la Bpm diventerebbe facilmente scalabile con il rischio di trasformarsi in una preda ambita per i fondi speculativi esteri e di aprire le porte ai licenziamenti» ha ammonito Lando Sileoni della Fabi, sottolineando come, viceversa, una vittoria del sì contribuirà alla «stabilità» del sistema. L’esito dell’assemblea resta incerto perché per approvare l’operazione occorrono i due terzi dei voti. Oltre il 909 dei 7.600 soci dipendenti, schierati per il sì, ha chiesto il biglietto di partecipazione. Ma occorrerà capire quanti interverranno in assemblea. Sì alla fusione intanto dall’ Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), che ha «autorizzato la nuova capogruppo a detenere le partecipazioni» nelle società delle due banche. Gianni Favero ***
Eco di Bergamo 13/10/2016
Banco-Bpm Sindacati schierati per la fusione I sindacati del credito si schierano «senza se e senza ma a favore della fusione» tra Bpm e il Banco Popolare. Il sostegno unanime è stato ribadito in una conferenza stampa a cui hanno partecipato i segretari generali di Fisac-Cgil, Fabi, First-Cisl, Uilca, Unisin e Sin-fub. «Nel pieno di una tempesta finanziaria e bancaria che genera incertezza e preoccupazioni siamo di fronte alla prima operazione di politica industriale utile per il Paese, per il sistema bancario e per i lavoratori», ha detto Agostino Megale della Fi-sac. La fusione assicura non solo la «stabilità dei lavoratori, della clientela e della banca» ma anche «la stabilità del settore bancario, in un periodo molto delicato perché ci sono i problemi sulle banche venete, sulle quattro good banks e su Mps», ha aggiunto Lando Sileoni della Fabi. «Abbiamo fatto un accordo sul welfare che è stupendo», ha sottolineato Massimo Masi della Uilca, ricordando l’intesa che tutelai dipendenti Bpm nel nuovo gruppo mentre Giulio Romani della First-Cisl, in linea con Sileoni, ha messo in guardia dagli «effetti collaterali piuttosto pesanti» che un no avrebbe sull’intero sistema bancario. Anche la Borsa sembra scommettere sulle nozze Banco-Bpm. Intanto sono oltre 12 mila i biglietti richiesti dai soci alla Bpm per intervenire all’assemblea di sabato, quando verrà messa ai voti la fusione con il Banco Popolare. Si tratta di numeri altissimi. ***
Giornale 13/10/2016
Le nozze Banco-Bpm ora sono (quasi) fatte – Restelli Massimo
L’assemblea dei soci della Banca Popolare Milano che sabato dovrà decidere se approvare la fusione con il Banco Popolare di Pier Francesco Saviotti assomiglia sempre più a un plebiscito: sono oltre 12mila, più di quelli dello scontro tra Matteo Arpe e Andrea Bonomi del 2011, i biglietti staccati per prendere parte a un’assise caricata di peso politico per l’intero settore. La vecchia guardia dei soci-pensionati Bpm darà battaglia ma, malgrado i «cecchini», dipendenti e i soci esterni della cooperativa guidata da Giuseppe Castagna dovrebbero riuscire a depositare nelle urne i circa 5.800-6.000 voti, che si stimano necessari per centrare il quorum dei due terzi richiesto per la fusione con il Banco. A pensarla così, oltre agli alchimisti del voto di Piazza Meda (capaci in passato di precisione millimetrica nella stima dei flussi), è Piazza Affari, dove Bpm ha guadagnato l’1,2% e il Banco il 6%. Il dato saliente è emerso ieri nella conferenza tenuta dai sindacati del credito, tutti schierati «senza se e senza ma per Verona»: il 95% dei dipendenti-soci di Bpm (7mila su un organico di 7.700) ha strappato il biglietto per partecipare all’assise. Degli oltre 12mila soci (deleghe comprese) che hanno prenotato un posto, 6.650 dovrebbero quindi indossare la casacca Pop. Milano. I dissenzienti ci saranno, ma finora la larga maggioranza degli addetti (quasi 9 su 10 ha una tessera) si è mossa di concerto con le sigle di categoria Fabi, Fisac, First e Uilca. Numeri a parte, c’è una ragione «politica» che fa pensare che la fusione con il Banco si farà: le nozze Milano-Verona, sono infatti ad oggi l’unico frutto della riforma Renzi che ha imposto alle coop il salto verso la spa e quindi appaiono un banco di prova per la stessa azione del governo. Nelle ultime assemblee di Pop Milano, le presenze reali si sono peraltro attestate al 70-75% delle prenotazioni. Nelle urne, quindi, potrebbero essere depositati 8.500-9mila voti, portando a 6.000 il quorum necessario per l’ok al Banco, sommando ai voti a favore degli interni le circa mille schede dei soci esterni guidati da Piero Lonardi. In altri termini, si stima che per fennare tutto le due correnti del «partito» dei pensionati (800 persone circa) contrari a Verona (Patto per la Bpm e Lisippo) dovrebbero raccogliere 2.500 «no» rispetto ai 1.800-2.000 di cui sono oggi accreditati. Lo statuto Bpm permette loro di avere fino a 10 deleghe ciascuno, ma pur considerando la protesta che serpeggia tra gli addetti, l’impresa è tutta in salita. In ogni caso tanto più sarà massiccia la presenza in assemblea, più sarà ardua la battaglia dei pensionati. Da qui lo sforzo di Castagna – a cui i sindacati hanno strappato garanzie mai viste su welfare e prepensionamenti – per favorire la partecipazione all’assise. Compreso un discusso concorso spese (130mila euro lo stanziamento): il Patto per la Bpm ha urlato a indebiti “condizionamenti” sul voto, il banchiere ha ribadito per iscritto la correttezza del proprio operato, invitando il patto stesso a non fare incetta dei dati personali degli addetti per scopi elettorali. Insomma, le mine nascoste sono l’astensionismo e il crescere delle diserzioni in caso di assemblea fiume. Il capo della Fabi, Lando Maria Sileoni ha auspicato che Consob e Bankitalia vigilino sullo svolgimento dei lavori governati dal presidente del Cds, Nicola Rossi. Uomo vicino ai pensionati e freddo con il Banco: Rossi «dovrà comportarsi in modo super partes. Alla prima situazione che possa sembrare illegale, ci rivolgeremo alla magistratura». ***
Giorno 13/10/2016
I sindacati fanno fronte comune: operazione utile, crediamoci – Zorloni Luca
LE RICHIESTE di partecipazione sono oltre 11mila. Ora l’obiettivo è capitalizzare i numeri sul sì. Si alla fusione di Banca popolare di Milano e Banco popolare di Verona nel Banco Bpm spa. Operazione d’obbligo, per via della riforma delle banche popolari voluta dal governo Renzi, che si appresta a passare al vaglio delle assemblee dei soci dei due istituti, in programma sabato mattina. A quella del Banco non ci si aspetta che avvengano sorprese; a Milano, al contrario, preoccupa il fronte del no dei pensionati, contrari alla trasformazione e all’incorporazione di Bpm. Un passaggio che farà decadere il principio del voto capitano: una testa, un voto. Per questo i sindacati bancari fanno quadrato: «Sì alla fusione, senza se e senza ma». Fisac Cgil, Fabi, First Cisl, Uilca, Unisib e Sin-fub hanno sostenuto in assemblee su assemblee le ragioni del sì. Forti di 7.700 dipendenti profondamente sindacalizzati, con quote dell’80% (contro il 20% della Germania), e al 90% intenzionati a partecipare all’assemblea, le sei sigle lavorano sul fronte opposto dei gruppi dei pensionati. LA FUSIONE è «un’operazione di politica industriale che, a fronte di tante incertezze, è utile al paese e segnala che dalle difficoltà si può uscire», spiega Agostino Megale, segretario generale di Fisac Cgil. «Crea valore e tutela l’occupazione, a differenza di altre fusioni come quella ipotizzata tra la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, alla quale siamo contrari», aggiunge il numero uno di Uilca, Massimo Masi. «La fusione di per sé non certifica l’impossibilità di scalare la banca, ma è un segnale di buona volontà per dare una prospettiva diversa alle due banche», aggiunge Giulio Romani per First Cisl. Lando Sileoni alla guida di Fabi, bolla come «irresponsabile» la posizione dei pensionati e auspica la presenza di uomini di Consob e Banca d’Italia per vigilare sulla correttezza delle operazioni. E spegne le polemiche sui rimborsi per i soci in arrivo da lontano: «Non c’è una banca che non li abbia pagati». Ieri anche l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni ha acceso un semaforo verde per l’operazione. ***
Italia Oggi 13/10/2016
Bpm, sindacati in allerta
Si annuncia ad alta tensione l’assemblea della Banca popolare di Milano, convocata sabato per approvare la fusione con il Banco popolare. Tanto che il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha detto che «sarebbe corretta la presenza della Consob e di Bankitalia per vigilare sulla regolarità dell’assemblea»: anche se la loro partecipazione ai lavori è più che altro «un auspicio». Non solo. «In caso di forzature non esiteremo a coinvolgere la stessa magistratura», ha sottolineato il sindacalista, spiegando le ragioni del sì al matrimonio. L’attenzione è puntata su Nicola Rossi, il presidente del consiglio di sorveglianza della Bpm che dovrà dirigere i lavori assembleari per i quali è stato superato il tetto delle 12 mila richieste. «Dovrà comportarsi in modo super partes», ha aggiunto Sileoni, «e alla prima situazione che ci possa sembrare illegale ci rivolgeremo alla magistratura». Ha rincarato la dose il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, secondo il quale «la posizione attuale di Rossi non è coerente né con la sua storia, né per il percorso che ha compiuto per arrivare qui». Megale si è espresso con decisione a favore dell’aggregazione con il Banco: un’operazione che tutelerebbe i dipendenti, i clienti, il futuro stesso dei due istituti e che, in generale, darebbe un segnale importante all’intero sistema bancario italiano in un momento di difficoltà: «I sindacati del credito, uniti, senza se e senza ma, sono a sostegno» delle nozze fra i due istituti. Gli ha fatto eco Sileoni, osservando che dall’unione delle due banche nasce il terzo gruppo bancario italiano. Se invece in assemblea dovesse prevalere il no, «la trasformazione in spa avverrebbe comunque» e la dimensione più ridotta farebbe in modo la banca sia «più facilmente scalabile da parte di fondi internazionali spregiudicati, che potrebbero creare problemi occupazionali». Per questo le associazioni dei pensionati, contrarie all’integrazione, «sono irresponsabili: stanno giocando sulla pelle degli altri, ma loro passano mentre i sindacati restano». Un concetto ribadito da Massimo Masi, segretario generale della Uilca: «II nostro è un giudizio positivo alla fusione perché tutela l’occupazione: all’assemblea di sabato i lavoratori avranno una grande responsabilità, perché non voteranno solo sulla fusione ma per la stabilità dell’intero sistema bancario». Intanto l’Ivass, l’authority delle compagnie assicurative, ha dato via libera alla fusione Bpm-Banco. – Riproduzione riservata ***
Libero Quotidiano 13/10/2016
Duello alla Pop Milano Dipendenti in campo contro i pensionati
C’è chi guarda al passato e chi al futuro. Chi pensa che le banche si possano ancora permettere strutture pletoriche e ciò nonostante utili succosi da intascare a fine anno; chi – invece – ha capito che bisogna svoltare, magari rinunciando a qualche privilegio, ma almeno salvaguardando l’occupazione e non solo. Eccola spiegata la netta divisione tra le associazioni dei pensionati e i sindacati dei lavoratori: i due fronti che si stanno contrapponendo, dentro la Banca Popolare di Milano, chiamata sabato prossimo, in assemblea, ad approvare la storica fusione con il Banco Popolare di Verona. L’assise di Bpm si preannuncia ad altissima tensione e i sostenitori del «sì», nonostante siano largamente favoriti, non si sentono sicurissimi. Non a caso, dalle sigle è arrivata la richiesta alla Consob e alla Banca d’Italia di spedire emissari a Milano per «vigilare» in diretta sul regolare svolgimento dei lavori. Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ieri ha spiegato che «in caso di forzature sarà chiamata la magistratura» lanciando un warning al presidente Nicola Rossi che spesso si è mostrato contrario al matrimonio tra Milano e Verona: «Dovrà essere super partes». Duro col numero uno di piazza Meda anche Agostino Megale (Fisac Cgil): «La posizione attuale di Rossi non è coerente, né con la sua storia né per il percorso che ha compiuto per arrivare qui». Dicevamo della guerra tra lavoratori e pensionati. La Fabi mette in guardia i soci-lavoratori: in caso di bocciatura della fusione, l’istituto meneghino, che si appresta a diventare una spa, abbandonando il modello popolare, «sarà contendibile» e quindi «scalabile». Uno scenario che aprirebbe le porte «alle scorribande dei fondi internazionali» pronti a fare «macelleria sociale» ovvero a licenziare a tappeto. Tutte le sigle, in ogni caso, hanno dichiarato di schierarsi per l’ok alle nozze «senza se e senza ma». I pensionati, invece, hanno accusato il vertice Bpm di comportamenti «fortemente discutibili, al limite della coercizione». Secondo la denuncia, i «lavoratori vengono gerarchicamente consigliati a partecipare» all’assemblea «facendo intendere che la presenza verrà controllata». Il perché della presunta coercizione è presto detto: il modello popolare si basa sul principio «una testa, un voto». Vale a dire che in assemblea, al netto delle deleghe, la presenza è decisiva. Finora sono stati staccati 12mila biglietti e anche il mercato scommette sul «sì»: in Borsa i titoli del Banco ieri sono balzati del 6,07% a 2,51 euro riducendo la distanza sul concambio fissato con la Bpm (1,21% a 0,41 euro). F.D.D. ***
Messaggero 13/10/2016
Bpm, spunta la fondazione per l’accordo su assemblea – r.dim.
ROMA Spunta una nuova fondazione per la beneficienza e borse di studio per il territorio nella nuova Bpm spa che potrebbe influenzare favorevolmente la decisione sulla fusione con il Banco Popolare per la quale si prevede un’assemblea monstre. Ieri sera si è chiuso il periodo per richiedere l’ammissione all’assise in programma dalle 9 di sabato 15. Sono stati staccati circa 12.400 biglietti, preannunciando un’affluenza record. E con questi numeri l’esito a favore della fusione con Verona appare più che scontato: i leader di Fabi (Lando Sileoni), Fisac (Agostino Megale), First (Giulio Romani), Massimo Masi (Uilca), ieri mattina, in una conferenza stampa unitaria, si sono schierati a favore. Eppure le associazioni degli ex dipendenti che sostengono il presidente del eds Nicola Rossi, continuano a essere di traverso. Il pomo della discordia adesso è costituito dalle modalità dì votazione. Ieri sera una runione della Sorveglianza non avrebbe trovato un punto di mediazione. La decisione spetta al presidente del cds: Rossi si sarebbe riservato altre 24 ore per far sapere come intende gestire l’assemblea anche riguardo il tempo da riservare agli interventi e alle repliche. Appoggiato da 3-4 consiglieri, Rossi vorrebbe cinque minuti a testa, la maggioranza della Sorveglianza tre minuti. E sulle modalità di voto, una mozione presentata dal vicepresidente vicario Mauro Paoloni che ricoprirà lo stesso incarico anche nel cda di Banco Bpm, appoggiata dalla maggioranza avrebbe confermato l’alzata di mano con la registrazione dei contrari. Rossi avrebbe cercato di contestare le posizioni di Paoloni ritenendole in conflitto di interesse pervia degli incarichi nella nuova banca: le osservazioni sarebbero cadute nel vuoto difronte a una maggioranza compatta a voler gestire l’assise secondo regole trasparenti e coerenti con le norme e la prassi. Il presidente vorrebbe invece, il voto in cabina salvo trovare il modo per rendere pubblica l’identità dei votanti. Non ci sarebbero novità, intanto, sull’audizione dell’altro giorno di Rossi in Consob sulla partecipazione alle spese dei soci per votare. Domani alle 14 sarebbe convocato un cdg straordinario: sul tavolo la nascita della fondazione per fini benefici. I pensionati vorrebbero una dotazione di 25 milioni da investire in azioni Banco Bpm. L’ad Giuseppe Castagna appoggiato dal cdg e dalla maggioranza del cds punta a una dotazione molto più bassa con il divieto di investire in titoli della nuova Super Popolare. r. dim. ***
Messaggero Veneto 13/10/2016
Fusione Bpm-Banco Popolare Sindacati schierati per il sì
«Sindacati del credito uniti, senza senza se e senza ma, a sostegno delle ragioni del sì».è la posizione proposta da Agostino Megale, segretario generale Fisac Cisl, in vista dell’assemblea di sabato di Bpm, nella quale ai soci verrà chiesto di votare la fusione col Banco Popolare (in Fvg il gruppo è rappresentato da Popolare di Verona). Oltre a Megale, la posizione è condivisa da Lando Sileoni (Fabi), Giulio Romani (First Cisl), Massimo Masi (Uilca), Emilio Contrasto (Unisin) e Pietro Pisani (Sinfub). Unanime la valutazione positiva, per quanto riguarda il matrimonio tra i due istituti: Megale ha parlato di «operazione di politica industriale vera», mentre Sileoni ha sottolineato come la nascita di quello che sarà il terzo gruppo bancario italiano garantirà «stabilità ai lavoratori e alla clientela della banca, oltre che al settore». Un tema ripreso anche da Masi, secondo il quale «i lavoratori non voteranno solo per Bpm, ma hanno la responsabilità di votare per il sistema bancario italiano». Per contro, lo stesso Sileoni ha definito «irresponsabile» la posizione delle due associazioni dei pensionati (Lisippo e Patto per la Bpm) che rappresentano il fronte del «no», la cui vittoria «porterebbe panico e instabilità». D’altra parte, ha concluso ancora Sileoni, «le associazioni bancarie passano, il sindacato resta. I lavoratori lo sanno bene». Passando ai numeri, secondo le sigle sindacali il 90% dei dipendenti (oltre settemila), ha ritirato il tagliando per partecipare in assemblea. ***
Mf 13/10/2016
I sindacati fanno un appello per il sì alla fusione col Banco e danno l’altolà a Rossi – Bpm, dai sindacati altolà a Rossi – Gualtieri Luca
I sindacati nazionali del credito hanno lanciato un messaggio unitario a favore della fusione tra la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare. Ieri Lando Sileoni (Fabi), Agostino Megale (Fisac), Massimo Masi (Uilca) e Giulio Romani (First) hanno fatto fronte comune contro la fronda dei soci ex-dipendenti che hanno annunciato il no all’assemblea straordinaria di sabato. In particolare, le sigle sindacali hanno lanciato un altolà al presidente del consiglio di sorveglianza Nicola Rossi, che dovrà dirigere i lavori assembleari: «II presidente Rossi (vicino, si dice, al mondo dei pensionati, ndr)», ha infatti dichiarato Sileoni, «dovrà comportarsi in modo super partes e alla prima situazione che ci possa sembrare illegale ci rivolgeremo alla magistratura». Ha rincarato la dose Megale, per il quale «la posizione attuale di Rossi non è coerente né con la sua storia né per il percorso che ha compiuto per arrivare qui». I sindacati hanno inoltre chiesto alle authority di vigilare con attenzione sullo svolgimento dell’assemblea di Bpm: «Per vigilare sulla regolarità dell’assemblea», ha precisato Sileoni, «sarebbe corretta la presenza di Consob e Bankitalia», la cui partecipazione ai lavori è più che altro «un auspicio». Non solo: «in caso di forzature non esiteremo a coinvolgere la stessa magistratura», ha sottolineato Sileoni nel corso di una conferenza stampa convocata a Milano per spiegare le ragioni del si alla fusione con il Banco. L’obiettivo principale delle bordate dei segretari è stata però l’opposizione dei pensionati: «La posizione dei pensionati è irresponsabile, perché andrebbe a creare un periodo di instabilità: è facile giocare con la pelle degli altri», ha attaccato Sileoni, che ha comunque ridimensionato la consistenza dell’opposizione: «Non tutti i pensionati si riconoscono nel no». Il fronte del no è infatti rappresentato soprattutto dai pensionati, che sono riuniti in due associazioni: «Lisippo» con 250 iscritti e «Patto per la Bpm» con circa 800. I dati sui biglietti staccati confermano intanto le previsioni di un’affluenza record per l’appuntamento di sabato a Rho. Secondo indiscrezioni raccolte dall’agenzia MF-Dow Jones, le richieste di partecipazione all’assemblea si sarebbero attestate oltre quota 12 mila. Proprio l’affluenza sarà l’ago della bilancia. I dipendenti infatti hanno diritto a una sola delega contro le 10 delle altre categorie di soci, compresi i pensionati, che nelle ultime settimane hanno guidato il fronte del no. Solo una massiccia presenza dei dipendenti potrà insomma bilanciare il peso dell’opposizione, anche alla luce del fatto che per approvare il matrimonio servirà la maggioranza dei due terzi. Ieri intanto l’Ivass ha autorizzato la nuova capogruppo che nascerà dall’aggregazione a detenere le partecipazioni qualificate nelle compagnie assicurative attualmente facenti capo a Banco e Bpm, ovvero AviPop Assicurazioni, AviPop Vita, Popolare Vita, Bipiemme Vita e Bipiemme Assicurazioni. (riproduzione riservata)
Sole 24 Ore 13/10/2016
Bpm-Banco, i sindacati per la fusione – C.Cas.
Credito / 2. Dopo le assemblee, Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin prendono una posizione chiara in vista dell’assemblea Bpm-Banco, i sindacati per la fusione p Nell’assemblea di Bpm di sabato prossimo da cui deve passare la fusione col Banco Popolare i sindacati faranno la loro parte, portando un ampio paniere di sì, soprattutto perché dal loro punto di vista la fusione significa tutela dell’occupazione e salvaguardia del rapporto col territorio. Secondo fonti sindacali, quasi il 90% dei lavoratori si è prenotato per partecipare. Ieri, nell’incontro alla Camera del Lavoro di Milano, tappa finale delle numerose assemblee sui territori, i segretari generali di Fabi, Lando Maria Sileoni, First Cisl, Giulio Romani, Fisac Cgil, Agostino Megale, Uilca Uil Massimo Masi e Unisin, Emilio Contrasto hanno parlato di sostegno senza se e senza ma alla fusione che porterà alla nascita della terza banca italiana. Come ha mostrato la storia, il sostegno dei sindacati e dei lavoratori non è affatto secondario in Bpm. In un frangente in cui c’è da affrontare la contrarietà all’operazione dei soci pensionati sarà sicuramente molto importante. Lando Sileoni e Massimo Masi hanno sot- tolineato che i soci pensionati «non hanno alcun valore contrattuale» e visto che dal loro punto di vista è ineluttabile la trasformazione in spa, «sia che vinca il no sia che vinca il sì, loro spariranno mentre il sindacato rimarrà per garantire il welfare aziendale». La fusione, aggiunge Romani, «è l’ultima occasione per far valere le ragioni dei soci e dei lavoratori in una fase in cui le ricadute su di loro sarebbero potute passare in secondo piano, è l’ultima occasione per provare a gestire l’indirizzo dell’azienda e mantenerla ancorata al territorio». A questo si aggiunga, poi, come dice Agostino Megale, che «dentro questa tempesta bancaria con attacchi ripetuti su più fronti questa è la prima vera operazione industriale che è utile per tutti: per il Paese, per i lavoratori, per il sistema bancario nel suo complesso». Anche per Romani quella tra le due popolari è un progetto che, nonostante la spa, consente alle banche di «rimanere più vicine al territorio». Sullo sfondo rimane comunque – per quanto tutti i sindacati tenda- no un po’ a minimizzare anche se dato il passato è bene tenerne conto – anche l’ipotesi di una eventuale bocciatura. I sindacati mettono in guardia anche da questo. «Se vince il no la banca sarà contendibile, scalabile – avverte Sileoni – e questo la esporrebbe alle intemperie delle scorribande dei fondi internazionali che farebbero macelleria sociale». Una visione condivisa anche da Romani che dice: «In caso di vittoria del ‘No’, si creerebbero effetti collaterali pesanti: andare indietro darebbe infatti problemi più gravi rispetto a quando è stata adottata la scelta di fondersi». C.Cas. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sole 24 Ore 13/10/2016
Bpm verso la fusione I sindacati: «Rossi sia arbitro indipendente» – Paronetto Paolo
I sindacati nazionali del credito scendono in campo uniti per sostenere «senza se e senza ma» la fusione tra Bpm e il Banco Popolare. In una conferenza stampa convocata nella sede milanese della Camera del Lavoro per illustrare «le ragioni del “sì”», i segretari generali Agostino Megale (Fisac-Cgil), Lando Maria Sileoni (Fabi), Massimo Masi (Uilca), Giulio Romani (First Cisl), Emilio Contrasto (Unisin) e Piero Pisani (Sinfub) hanno ribadito l’appoggio a un’operazione che «crea valore», «tutela l’occupazione» e rappresenta «l’ultima occasione per cercare di gestire il processo di trasformazione in Spa delle Popolari e non subirlo». La posta in gioco, hanno spiegato i leader sindacali, non è soltanto il futuro delle due banche, ma la stabilità dell’intero sistema bancario italiano: l’aggregazione è infatti definita «un&

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