“Ci batteremo affinché gli esuberi dichiarati, la cui congruità è tutta da verificare, siano gestiti solo su base volontaria e attraverso il nostro ammortizzatore sociale di settore, con le massime garanzie per i lavoratori interessati. Qualsiasi tentativo aziendale di rendere le uscite obbligatorie e di far pagare i costi della ristrutturazione ai dipendenti che restano in servizio sarà contrastato duramente”.
“Equità e trasparenza dovranno improntare le azioni del nuovo management verso il personale che ha sempre dimostrato grande professionalità e attaccamento all’istituto e, da questo punto di vista, giudichiamo con favore la riduzione del compenso del nuovo CEO, Mustier, che ha scommesso personalmente sul nuovo piano.
Tuttavia ci saremmo aspettati che la strategia di rilancio passasse attraverso una riorganizzazione realmente innovativa della rete e la valorizzazione dei lavoratori, fondamentali per garantire un futuro al Gruppo. Invece ancora una volta ci troviamo di fronte a un piano con una forte spinta sul digitale, che rischia di portare l’istituto lontano da una grossa fetta di clientela e dalle economie dei territori”.
Così Mauro Morelli, Segretario Nazionale della FABI e Stefano Cefaloni, Cooordinatore FABI Unicredit, hanno commentato il nuovo piano industriale Transform 2019 presentato oggi dal Gruppo Unicredit.
La strategia industriale del Gruppo punta ancora una volta su un consistente taglio del costo del lavoro in tutta Europa e in particolare in Italia, dove si realizzerà il 65% delle uscite previste, circa 3900 entro il 2019 su un totale di 14.400 europee complessive compresi gli esuberi del vecchio piano.
In Italia, alle 3.900 attuali si aggiungono le 5.600 del precedente business plan con scadenza nel 2018. Così i dipendenti italiani del Gruppo a fine piano caleranno del 21%.
Dalle slide di presentazione del piano emerge che le filiali che verranno tagliate in Italia saranno per l’esattezza 883, pari al 27% degli sportelli. In pratica Unicredit chiuderà nel nostro Paese uno sportello su quattro. Anche la gran parte dei risparmi derivanti dal taglio della rete e del personale arriveranno dall’Italia: 650 milioni di euro al 2019, a fronte dei risparmi per 300 milioni attesi in Germania e per 320 milioni attesi in Austria. Complessivamente in Europa occidentale verranno chiuse 944 filiali entro il 2019, pari a un quarto della rete, mentre il personale verrà ridotto del 14%, da 101 mila a 87 mila dipendenti.
Unica nota positiva: il taglio del 40% allo stipendio fisso di Mustier.
Milano 13/12/2016