SILEONI: ?SERVE UN CONTRATTO AL PASSO COI TEMPI?
In occasione del grande evento “Behind The Lines” a Milano, il leader della FABI lancia l’appello ai banchieri. “Riaprire il dibattitto sul Contratto Nazionale. Vogliamo un nuovo modello di banca a sostegno del territorio e dell’occupazione”.
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“é necessario riaprire subito il dibattito sul Contratto Nazionale dei 311mila lavoratori bancari. Quello attuale, in scadenza il 2018, rischia di essere superato dai tempi. Riteniamo si debba cominciare a valutare l’ipotesi di un contratto unico per i lavoratori del comparto finanziario assicurativo, con una rete di garanzie estesa ai lavoratori bancari di ABI, delle BCC, delle assicurazioni e degli stessi promotori finanziari. L’obiettivo è quello di assicurare in prospettiva al settore il mantenimento dei livelli occupazionali e tutelare efficacemente gli stessi lavoratori.
Serve un Contratto che sappia gestire il cambiamento in atto definendo nuove professionalità e nuovi mestieri, in coerenza con un nuovo modello di banca al servizio del Pase che ponga le condizioni per un aumento dei ricavi e dell’occupazione.
Per fronteggiare la concorrenza delle Fintech e dei giganti Ict, le banche devono puntare sulla consulenza fiscale, previdenziale, tecnologica, finanziaria, commerciale a famiglie e imprese, riportare all’interno del proprio perimetro attività in precedenza esternalizzate. Con questi presupposti ci saranno le condizioni per mantenere i livelli occupazionali e ritornare a guadagnare. Se si si vogliono aumentare i ricavi, le banche dovranno cominciare a considerare il lavoro come una risorsa e non più come un costo da tagliare, ricetta che fino a oggi non ha prodotto alcun risultato”.
Questo l’appello lanciato all’ABI e ai banchieri da Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della FABI, il principale sindacato dei bancari, in occasione di “Behind The Lines. La tempesta perfetta: le prospettive del settore bancario tra onde giganti e raffiche di vento”, il grande evento organizzato dalla FABI oggi a Milano, al quale hanno preso parte, tra gli altri Antonio Patuelli, Presidente di ABI, Jean Pierre Mustier, Amministratore Delegato Unicredit, Marco Morelli, Amministratore Delegato di MPS, Eliano Omar Lodesani, Presidente del CASL ABI e Coo di Intesa Sanpaolo, e Giovanni Sabatini, Direttore Generale di ABI, nonché i 1500 dirigenti sindacali dell’organizzazione.
Un appello, quello di Sileoni, che trova riscontro nei numeri. In base ai dati raccolti dalla FABI, in tre anni l’industria bancaria italiana ha perso 12mila posti di lavoro, in conseguenza della crisi di redditività e delle numerose ristrutturazioni che hanno coinvolto i gruppi bancari. Gli istituti hanno, inoltre, diminuito la loro presenza sul territorio tagliando quasi 1.700 sportelli.
Dal 2013 al 2015 sono usciti, attraverso pensionamenti e prepensionamenti volontari e incentivati, 32.096 dipendenti. Contestualmente sono stati assunti in banca 21.574 giovani, di cui più della metà, 12.240, attraverso il Fondo per la nuova occupazione.
Lo strumento è stato negoziato dai sindacati negli ultimi due rinnovi contrattuali e ha consentito assunzioni agevolate a tempo indeterminato di giovani disoccupati, precari già in organico e categorie disagiate, grazie al contributo solidale di lavoratori e top manager.
Ad oggi le assunzioni agevolate di giovani, tramite il Fondo in questione, sono arrivate a quota 13.800.
Dal 2012 al 2016, cioè in quattro anni, nei primi cinque gruppi bancari italiani, che impiegano oltre la metà dei lavoratori bancari in Italia, Unicredit, Intesa Sanpaolo, MPS, UBI e Banco Popolare sono stati bruciati 12.217 posti di lavoro, mentre le assunzioni si sono attestate a quota 6.383, grazie agli accordi raggiunti con le Organizzazioni Sindacali di categoria
Milano 01/03/2017
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