Ancora incertezza sul futuro di Popolare di Vicenza, Veneto Banca e MPS su cui incombono le decisioni della BCE. Sileoni spinge per un intervento rapido: "Se il Governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo".">

INCOGNITA BCE SU VENETE E MPS

Ancora incertezza sul futuro di Popolare di Vicenza, Veneto Banca e MPS su cui incombono le decisioni della BCE. Sileoni spinge per un intervento rapido: “Se il Governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo”.
INCOGNITA BCE SU VENETE E MPS

le=”text-align: justify”>Ancora incertezza sul futuro di Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Monte Dei Paschi su cui incombono le decisioni della BCE. Sileoni spinge per un intervento rapido: “Se il Governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo”. Tutto sulla stampa di oggi

Corriere del Veneto Venezia e Mestre 19/03/2017
Ex popolari, parte la trattativa con Bce Mion: «Fusione, spero in tempi rapidi» –
VENEZIA «Ora spero in tempi rapidi per la fusione». Gianni Mion, presidente di Popolare di Vicenza, guarda già all’aspetto più critico dello scenario aperto l’altro ieri dalla richieste ufficiali di Bpvi e Veneto Banca per avere il sostegno dello Stato nella ricapitalizzazione. Ovvero che, come già nel caso Montepaschi, ancora al palo da Natale, s’inneschi una trattativa senza fine. Capace di trasformare l’idea di una rapida fusione da scorciatoia per il rilancio, in obiettivo irraggiungibile. Che, insieme ai tempi, dilati anche i problemi, fino all’implosione delle due banche. Il monito, l’altro ieri, dell’agenzia Fitch, che ha declassato il rating a breve termine di Bpvi a «C», ovvero subito prima del default, è chiaro. Si vedrà nei prossimi giorni se avrà effetti sulla raccolta. Ma dice già che il tempo è davvero scaduto. «Spero si arrivi rapidamente a una conclusione – dice Mion -. Non ci possiamo permettere di aspettare. Così com’è la situazione non pu ò migliorare». La prospettiva non pu ò che rimanere quella di una fusione entro l’anno, ripartendo da una quota di mercato ancora sufficiente. Senza deteriorare, nell’attesa, i punti fermi prospettati nelle lettere inviate a Tesoro, BankItalia e Bce. Ovvero che le due banche ritengono i 6 miliardi complessivi di patrimonio netto in casa sufficienti per assorbire, insieme alla conversione degli 1,2 miliardi di obbligazioni subordinate, le perdite dei bilanci 2016, in approvazione il 28 marzo, e assicurare la continuità aziendale. Ma anche che, con quanto n percentuale sulle azioni, le adesioni all’offerta di transazione raggiunte con ieri in Popolare di Vicenza già firmato e quanto arriverà negli ultimi tre giorni, l’operazione di rimborso ai soci riduce in maniera significativa il rischio cause e si possa dichiararla di successo. I risultati, ieri, dell’ultimo sabato a filiali aperte, secondo indiscrezioni, avrebbero fatto salire al 53%, dal 49% di venerdì, le azioni su cui è stata firmata una transazione in Bpvi, e al 56%, dal 52%, in Veneto Banca. Se poi si contano gli appuntamenti già fissati per firmare, si va vicini nel complesso al 60%. Si vedrà quanto potrà aggiungersi ora, tra lunedì e mercoledì, con le filiali aperte fino alle 18.45. Secondo alcune proiezioni, si potrebbero superare anche a Vicenza I17096, sperando in un’adesione massiccia dell’8% che ha manifestato interesse senza fissare appuntamenti, al pari dei soci indecisi con pacchetti rilevanti: valgono il 7%. Così l’operazione di rimborso avrebbe sterilizzato il massimo rischio legale sulle azioni considerate, pari a 4 miliardi, per una cifra tra i 2 e i 2,4 miliardi. L’obiettivo del 70% farebbe salire i rischi azzerati a 2,8 miliardi, meno dei 3,2 su 4 fissati a gennaio con l’asticella delle adesioni all’80%. Ma forse sufficienti per delimitare il perimetro su cui applicare poi una quantificazione concreta dei rischi legali. Le due banche hanno già accantonato 33o milioni, a cui si potrebbero aggiungere i 180 milioni (con un’adesione al 70%) su 600 stanziati che non verrebbero pagati ai soci, oltre al residuo dei 940 milioni stanziati da Atlante a gennaio. In più pare difficile, dopo uno sforzo di tre mesi, che le due banche si rimangino l’impegno al rimborso preso con i soci che hanno firmato. «Spero solo – dice per parte sua Mion -che si possa raggiungere una percentuale di adesioni che convinca le autorità di controllo». Anche per passare alla partita successiva. Sul fronte dei piani industriali, con le lettere di venerdì, le due banche hanno fornito tutti i dati che rendono comparabile, in una sorta di prova del nove, la fusione con lo scenario delle banche separate. Dimostrando evidentemente che la banca fusa – prospettiva che viene confermata – guadagna abbastanza, e di più rispetto alle banche separate, per restituire i fondi statali. Ora tocca alla Bce la prima mossa nel complesso meccanismo di valutazione messo in moto, che coinvolgerà anche l’antitrust Ue. Ovvero stabilire se ci sono le condizioni per la ricapitalizzazione con i fondi statali e indicare il fabbisogno di nuovo capitale, atteso intorno ai 4,7 miliardi, nella prospettiva di una fusione. E Atlante? La partecipazione del fondo proprietario delle due ex popolari venete appare sempre più difficile. Ma dipenderà anche da come la trattativa con l’Ue valuterà il capitale residuo dopo l’abbattimento delle perdite di bilancio 2016, che potrebbe aggiungere fondi al miliardo che Atlante ha già iniettato a gennaio. Facendo intravedere la possibilità di mantenere la maggioranza e pendere la bilancia per l’intervento. Ad insistere perché Atlante resti a fianco dello Stato, anche per riparare l’operazione da possibili sorprese nella trattativa con Bruxelles, è il segretario generale del sindacato Fabi, Lando Sileoni: «Se il governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo. Dalle crisi delle due venete hanno tratto vantaggi in termini di clientela e depositi e questo il governo glielo deve ricordare». E c’è poi l’altro elemento in ballo. Ovvero il timore che l’aumento dei guadagni per rendere sostenibile la fusione passi per un raddoppio degli esuberi di personale, da 1.500 a tremila. Con il ritorno dei licenziamenti. «Improponibile -replica Sileoni -. Risponderemo con lo sciopero immediato della categoria». Federico Nicoletti
Giorno – Carlino – Nazione 19/03/2017
Banche in crisi, rebus dei soldi Mps e venete appese all’Europa
«Bruxelles chiede altri esuberi»
MILANO BANCHE al test degli aiuti di Stato. Per Mps e le due ex popolari venete (Vicenza e Veneto Banca) si apre una settimana densa su questo fronte. I due appuntamenti chiave per queste realtà che hanno richiesto un intervento pubblico tramite ricapitalizia7ione precauzionale, sono fissati per martedì e mercoledì, quando rispettivamente si terrà un incontro a Bruxelles tra il ministro dell’Economia Pier Paolo Padoan e la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager (responsabile per gli aiuti di Stato) e si chiuderanno le offerte pubbliche di transazione coi soci azzerati degli istituti veneti. NELL’INCONTRO il titolare del Mef, a margine della riunione Ecofin, dovrebbe affrontare il dossier Mps, al quale si è aggiunto ora — con una tempistica non casuale — anche quello di Vicenza e Montebelluna. Le incognite sono ancora numerose a partire dalle modalità con cui l’intervento pubblico sarà effettuato, dalla tempistica, dall’importo che arriverà dalla conversione delle obbligazioni subordinate, dall’ammontare con cui parteciperà lo Stato e, nel caso delle venete, dal ruolo che giocherà il fondo Atlante. Il governo ha a disposizione 20 miliardi in tutto; ma non è detto che quelle citate saranno le uniche crisi da risolvere. Veniamo ai numeri. L’ammanco di capitale di Mps è stato stimato dalla Bce in 8,6 miliardi. Fino a 6,6 miliardi dovrebbero arrivare dallo Stato (o più probabilmente qualcosa in meno) e altri 2,2 miliardi dalla conversione dei bond subordinati. PIù criptico il quadro delle venete. Indiscrezioni parlano di un aumento compreso tra 4,5 e 5 miliardi (2,5 miliardi a testa circa visto che saranno operazioni distinte). Sarà la Bce a valutare se ci sono le condizioni per la ricapitalizzazione precauzionale e indicare dunque il reale fabbisogno di capitale. Atlante aveva già versato quasi 1 miliardo in conto futuro aumento di capitale, di cui 600 milioni dovrebbero essere destinati alle transazioni coi soci azzerati. I restanti 400 milioni sono già stati versati nella banca, quindi dovrebbero essere fuori dal conteggio dei 5 miliardi utili. Non è chiaro il molo che d’ora in avanti ricoprirà il fondo del professor Penati che ha ancora a disposizione 1,7 miliardi circa. Il segretario del sindacato Fabi Lando Maria Sileoni spinge per un suo intervento: «Se il governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo». Su questo punto i banchieri non sono unanimi. Dopo l’apertura dell’ad di Banco-Bpm Giuseppe Castagna alla soluzione Atlante è arrivato lo stop di Carlo Messina, numero uno di Intesa Sanpaolo: «Il fondo Atlante ha già fatto il possibile (per le venete, ndr) e resta pronto a comprare sofferenze». L’AIUTO di Stato potrebbe costare caro in termini d esuberi e i sindacati avvertono. «E’ fondamentale fare quadrato e trovare insieme un modo per far ripartire le banche anziché imporre un costo tutto legato al personale che non accetteremo mai», ha detto Sileoni. Indiscrezioni hanno dato conto di 8-9 mila esuberi che l’Europa potrebbe chiedere ai tre istituti in cambio dell’intervento pubblico. Crescono intanto le adesioni dei soci veneti all’offerta di transazione. Ieri hanno raggiunto quota 53% per Vicenza e 56 per Montebelluna. Claudia Cervini
Repubblica 19/03/2017
Mps e venete: torna lo Stato banchiere
MILANO. Torna lo Stato banchiere, in almeno tre gruppi nazionali e per almeno due anni. Non accadeva da vent’anni, e ci ò misura la gravità della crisi bancaria scoppiata dal 2015. Di Mps si sapeva da Natale: da venerdì è ufficiale che le ex popolari Vicenza e Veneto Banca hanno chiesto di «accedere al sostegno finanziario straordinario e temporaneo dello Stato», come da legge del 17 febbraio. Se l’ antitrust Ue e la Bce daranno l’ok, useranno fino a un quarto dei 20 miliardi stanziati da Roma per le banche nei guai. Altri circa 6,6 miliardi (su 8,8 di aumento richiesti) andranno ai senesi apripista, più avanti nel negoziato con Bruxelles e Bce e che attendono il via libera a metà maggio. In tre anni il governo Renzi molto ha dovuto occuparsi di banche con le riforme di popolari, Bcc, Fondazioni, i salvataggi delle quattro banche ponte e i primi tentativi sulle tre ora in ballo. E’ forse mancato un pensiero strategico: qualche legge affrettata, qualche misura d’accatto per salvare la capra del credito e i cavoli del consenso. Da oggi, per quanto l’approccio del Tesoro voglia continuare a essere minimale, serviranno condotte più uniformi e incisive; lo meritano i circa 10 miliardi che entro l’estate la collettività sborserà per le banche in crisi. Il governo Gentiloni colmer ò le lacune anche grazie a un advisor strategico del Tesoro sulle banche: dopo Natale ha cercato di avere un mandato Jp Morgan, anche per rifarsi del flop dell’aumento Mps sul mercato; potrebbe riuscirci ora Rothschild, mentre Lazard e Medio-banca sono tornate a lavorare con Siena. Un segno di maggior presenza pubblica si vedrà presto anche negli organi sociali delle banche nazionalizzate. A Siena, all’assemblea di giugno, lo Stato forte di un 70% circa è dovrebbe nominare un cda nuovo, con presidente, ad e due terzi dei membri ( solo l’ad Marco Morelli sembra andare al rinnovo). A Vicenza e Montebelluna l’agenda è più incerta, comunque i vertici cambieranno dall’estate. Qui in settimana la Bce dovrebbe dare alle due banche il deficit patrimoniale ( stima totale 4,7 miliardi ), su cui l’ad Fabrizio Viola rifarà il piano di febbraio per farselo autorizzare dall’Ue. LE PERDITE II rosso complessivo delle due banche popolari venete supera il miliardo al 31 giugno scorso. Sofferenze del sistema bancario Sofferenze nette in milioni di euro di duri negoziati si saprà se le venete avranno soldi pubblici in via "precauzionale", senza incappare nel più severo bail in che coinvolge soci, bond e correntisti. Nel primo caso il prezzo da pagare potrebbe limitarsi ai 2,5 miliardi messi nel 2016 dal fondo Atlante 1 per evitare il crac delle due banche, più 1 miliardo di bond subordinati dei gestori professionali. Ma se Bruxelles dirà no si rischia la liquidazione di almeno una delle due (è Veneto Banca a rischiare) e i quotisti di Atlante potrebbero accettare nuovi salassi. Viola avrebbe comunque già detto alle autorità che dopo l’aumento si farà da parte, quindi anche lì il governo dovrà trovare vertici e strategie nuove. Le norme vietano alle banche nazionalizzate offerte commerciali aggressive o ricavi tramite acquisizioni e finanza. Per questo ci si focalizza su nuovi tagli di costi, con piani di nuove uscite stimate in 10mila dipendenti in Mps e le due venete. Lando Sileoni, leader della Fabi, para il colpo: «Vedo il tentativo anche del governo di fare scaricabarile con l’Europa pur di non perdere la faccia con lavoratori e sindacati. Ai licenziamenti risponderemo con sciopero immediato». Andrea Greco
ANSA.IT 18/03/2017
Banche, Sileoni chiama governo e Atlante – Economia –
(ANSA) – MILANO, 18 MAR – Il segretario della Fabi, Lando Sileoni, chiede al Governo di "non scaricare sull’Europa" la responsabilità degli esuberi nelle banche venete e in Mps e di impegnarsi seriamente per "difendere l’occupazione". Le voci di 8-9 mila tagli nei tre istituti "sono improponibili": "ai licenziamenti risponderemo con lo sciopero immediato della categoria", dice all’ANSA il segretario del principale sindacato dei bancari italiano. Che per la soluzione della crisi in veneto chiede un nuovo intervento di Atlante: "Se il governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo". Anche perché "dalle crisi delle due banche venete i grandi gruppi bancari hanno tratto vantaggi in termini di clientela e di depositi, e questo il governo glielo deve ricordare".
BRESCIAOGGI.IT 18/03/2017
Banche, Sileoni chiama governo e Atlante –
MILANO, 18 MAR – Il segretario della Fabi, Lando Sileoni, chiede al governo di "non scaricare sull’Europa" la responsabilità degli esuberi nelle banche venete e in Mps e di impegnarsi seriamente per "difendere l’occupazione". Le voci di 8-9 mila tagli nei tre istituti "sono improponibili": "ai licenziamenti risponderemo con lo sciopero immediato della categoria", dice all’ANSA il segretario del principale sindacato dei bancari italiano. Che per la soluzione della crisi in veneto chiede un nuovo intervento di Atlante: "Se il governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo". Anche perché "dalle crisi delle due banche venete i grandi gruppi bancari hanno tratto vantaggi in termini di clientela e di depositi, e questo il governo glielo deve ricordare".
ILGIORNALEDIVICENZA.IT 18/03/2017
Banche, Sileoni chiama governo e Atlante – …
MILANO, 18 MAR – Il segretario della Fabi, Lando Sileoni, chiede al governo di "non scaricare sull’Europa" la responsabilità degli esuberi nelle banche venete e in Mps e di impegnarsi seriamente per "difendere l’occupazione". Le voci di 8-9 mila tagli nei tre istituti "sono improponibili": "ai licenziamenti risponderemo con lo sciopero immediato della categoria", dice all’ANSA il segretario del principale sindacato dei bancari italiano. Che per la soluzione della crisi in veneto chiede un nuovo intervento di Atlante: "Se il governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo". Anche perché "dalle crisi delle due banche venete i grandi gruppi bancari hanno tratto vantaggi in termini di clientela e di depositi, e questo il governo glielo deve ricordare".
LARENA.IT 18/03/2017
Banche, Sileoni chiama governo e Atlante –
MILANO, 18 MAR – Il segretario della Fabi, Lando Sileoni, chiede al governo di "non scaricare sull’Europa" la responsabilità degli esuberi nelle banche venete e in Mps e di impegnarsi seriamente per "difendere l’occupazione". Le voci di 8-9 mila tagli nei tre istituti "sono improponibili": "ai licenziamenti risponderemo con lo sciopero immediato della categoria", dice all’ANSA il segretario del principale sindacato dei bancari italiano. Che per la soluzione della crisi in veneto chiede un nuovo intervento di Atlante: "Se il governo si muove con determinazione, le grandi banche non potranno sottrarsi da un ulteriore contributo". Anche perché "dalle crisi delle due banche venete i grandi gruppi bancari hanno tratto vantaggi in termini di clientela e di depositi, e questo il governo glielo deve ricordare".
BUON NATALE

24/12/2024 |

BUON NATALE

Quest’anno, per le festività natalizie, abbiamo scelto una frase del filosofo romano Seneca: “Ti indicherò …

LE BANCHE E LA SFIDA DEL DIGITALE, USCITA L’ULTIMA PUBBLICAZIONE DEL CENTRO STUDI

23/12/2024 |

LE BANCHE E LA SFIDA DEL DIGITALE, USCITA L’ULTIMA PUBBLICAZIONE DEL CENTRO STUDI

Un testo che indaga le dinamiche dell’applicazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale al settore bancario. Amato: …

NPL E CRIPTOVALUTE, LA FABI SULLA STAMPA

23/12/2024 |

NPL E CRIPTOVALUTE, LA FABI SULLA STAMPA

Sul Corriere della Sera e sul Messaggero i dati della Federazione sull’aumento di acquisto delle …