POPOLARE DI VICENZA, COSA E? SUCCESSO IN ASSEMBLEA
La stampa racconta la giornata di ieri a Vicenza, tra manifestazione dei sindacati e rabbia dei soci. Sulle voci di numeri impressionanti di esuberi interviene la FABI: “Al primo licenziamento mobiliteremo l’intera categoria”. Gli articoli di oggi
Arena 29/04/2017
BpVi, dall’assemblea sì ai conti e il futuro è legato alla fusione – Pyriochos Davide
Le ferite non si sono rimarginate, e l’assemblea della Popolare di Vicenza (che ha approvato il bilancio 2016 e ridotto il cda da 11 a 9 membri) ha confermato quanto sia duro voltare pagina. Nonostante la transazione, accettata dal 70% degli aventi diritto, e la trasformazione in spa che rende inutile il voto di qualunque socio che non sia il fondo Atlante, ieri in fiera a Vicenza si sono presentati più di 230 piccoli azionisti e gli interventi sono stati molti, oltre 40. Cè chi ha mostrato dolore, come il socio Antonio Sella, che con le azioni dell’ex popolare contava di costruirsi una nuova casa e restaurare la trattoria di famiglia. Ha mostrato le foto dello scheletro della casa, soldi spariti, cantiere fermo da due anni: «In 30 anni di attività», ha detto, «ho subito 29 tentativi di furto e due rapine da sconosciuti, ma non mi sarei mai immaginato di essere derubato da chi mi fidavo». La sequenza di interventi duri e rabbiosi contro i vertici, passati e presenti della Bpvi, ha spinto il presidente Gianni Mion a inserire all’ordine del giorno la richiesta di azione di responsabilità contro l’ex ad, Francesco Iorio. Il manager è stato attaccato dai piccoli azionisti, ma l’iniziativa è stata respinta dal fondo Atlante, che non ritiene l’ex ad, chiamato da Zonin nel 2015 quando la situazione era già compromessa, responsabile del dissesto. Prosegue invece l’iniziativa legale contro il ala presieduto da Gianni Zonin, il collegio e i revisori dell’epoca. Il dossier preparato dall’ad, Fabrizio Viola, chiede agli ex vertici di risarcire alla banca danni per oltre 2 miliardi di euro, e l’avvocato Carlo Pavesi, che segue l’azione di responsabilità, ha spiegato che l’atto di citazione dell’azione di responsabilità, pu ò essere la base per «valutare azioni revocatorie e sequestri. Per quanto a mia conoscenza», ha detto il legale, «l’intenzione di questo cda è di avviarle nel più breve tempo possibile». Oggetto di revocatoria potrebbe essere il trasferimento di quote dell’azienda vinicola di famiglia in favore dei figli, effettuato da Zonin quando era ancora presidente della banca. Dalle parole di Viola, è emerso come permanga incertezza sul futuro. «Il bilancio 2016», ha spiegato Viola, «è stato redatto nel presupposto della continuità aziendale», perché se la Commissione Ue accetterà la ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato e il piano di rilancio basato sulla fusione con Veneto Banca, i due istituti hanno un futuro. «Tuttavia», ha ricordato Viola, «l’autorizzazione non dipende da noi. Noi auspichiamo che venga concessa», ha aggiunto, «e stiamo facendo pressione affinché la risposta arrivi in tempi brevi». Se il fallimento sarà evitato, saranno inevitabili tagli al personale, ma Viola ha ribadito di voler usare «leve convenzionali», cioè evitare i licenziamenti. Fuori dalla fiera una delegazione di dipendenti ha manifestato con striscioni e bandiere, ma non contro gli attuali vertici: «Non siamo qui contro la banca», ha detto il segretario nazionale Fabi, Giuliano Xausa, «ma per chiedere alle istituzioni nazionali ed europee di non lasciar fallire l’istituto. Sappiamo che ci verranno chiesti sacrifici, non siamo sprovveduti», ha aggiunto, «ma non accetteremo licenziamenti».
Corriere del Veneto Venezia e Mestre 29/04/2017
Popolari, Atlante pronta a uscire – Banche venete, Atlante prepara l’uscita «Non saremo più gli azionisti di controllo» – Pigozzo Mauro
VICENZA In un’atmosfera sospesa tra l’attesa delle decisioni di Bruxelles e la rabbia cupa dei soci irriducibili, e in una sala congressi della Fiera per metà vuota, l’assemblea della Popolare di Vicenza vota quello che deve votare: il bilancio 2016 (voragine da -1,9 miliardi), la conferma di Fabrizio Viola in cda, la riduzione del consiglio a sette membri, i compensi agii amministratori. Ma, a sorpresa, si aggiunge un pronunciamento: chiesta con insistenza dal popolo degli azionisti contestatori, si vota anche l’azione di responsabilità contro i vertici 2016 della banca, l’ex ad Francesco Iorio e l’ex presidente Stefano Dolcetta. Non c’è storia, come in tutti gli altri punti: comanda il fondo Atlante, che possiede il 99,9% del capitale, e la risposta è no. Lo anticipa dallo scranno degli interventi il suo rappresentante Alessandro De Nicola: «Nulla è emerso a loro carico». Atlante è dominus, ma si prepara già a passare la mano, e lo comunica ufficialmente per la prima volta: «Con l’operazione di ricapitalizzazione precauzionale, se andrà a compimento con l’autorizzazione delle istituzioni, il fondo Atlante si avvia a non essere più l’azionista di riferimento di questo istituto. Ma se si completerà la fusione con Veneto Banca, riterrà comunque assolto il proprio compito». Pronti quindi all’ennesima rivoluzione, con lo Stato padrone (temporaneo) e un piano industriale che non viene rivelato nei dettagli. «Proprio perché – spiega laconico l’ad Viola – nulla si pu ò stimare finché è in corso il processo autorizzativo nelle istituzioni europee». Anzi, tanto per chiarire: «La mancanza di sicurezza di una risposta positiva rende ancora incerti i presupposti di continuità aziendale». Lo spettro della risoluzione non è del tutto allontanato. Qualcosa del piano viene fuori, soprattutto su uno dei punti più delicati: i tagli al personale. Viola annuncia: «Abbiamo avviato negoziazioni per una significativa riduzione dei costi». E si comincia dai dirigenti. Fonti sindacali riferiscono quale sarebbe la (drastica) base di partenza: taglio del 4o96 alle retribuzioni. Oppure, accordi transativi per l’uscita volontaria (si fa per dire). Pare che tre di loro, di livello apicale, stiano per lasciare: Adriano Caoduro e Mario Lio, dg e vicedg di Banca Nuova, più Massimiliano Pellegrini, il dirigente della capogruppo preposto al bilancio fin dal 2010. Piccoli dettagli, in attesa della partita più grossa: gli esuberi nel corpaccione dei dipendenti del gruppo. Mercoledì è stato già fissato il tavolo con i sindacati per la nuova procedura avviata dall’istituto. Viola, anche in questo caso, si tiene sul generico, ma lancia il messaggio: «L’impegno che ci siamo dati è quello di procedere utilizzando le leve convenzionali». Traduzione: non licenziamenti di massa, ma forme negoziate, a partire dai contratti di solidarietà. «Se mercoledì ci propongono un taglio di pari livello, cioé del 40% sugli stipendi – prefigura Giuliano Xausa, segretario nazionale Fabi – non potremo che respingerlo, soprattutto in assenza di un piano industriale». Xausa interviene in assemblea, usa i toni immaginifici del caso: «Questa nave non pu ò essere salvata gettando in acqua i marinai». Ma riceve una bordata di fischi. In Fiera si consuma una rottura netta, lavoratori da una parte e soci ribelli organizzati dall’altra. I primi accusati dai secondi di intelligenza col nemico. «Eppure – rileva Helga Boscato, coordinatrice Fabi di gruppo – noi dipendenti siamo molto spesso azionisti, e abbiamo pagato duramente». Lei è fuori con le bandiere, insieme ai colleghi che presidiano per protesta l’ingresso della Fiera. Dentro, si raccontano altri drammi. Come quello di Paola Tommasi, vedova di un socio di Montecchio Maggiore che s’è ucciso nel 2015 per aver perso più di 8o mila euro nelle azioni Bpvi. Sale sul palco e legge: «Ho aderito alla transazione perché avevo bisogno, ma chiedo alla banca di rivedere questa cosa». Il presidente Gianni Mion si dice «colpito» e pare sia già stato fissato un appuntamento per lei. C’è un altro bersaglio degli azionisti che schiumano rabbia in assemblea, e si chiama Fabrizio Viola. Più di un socio lo attacca sulla vicenda Mps e sulla sua posizione di indagato a Milano. La banca e Atlante fanno quadrato: «Noi che conosciamo la vicenda – scandisce il vicepresidente Salvatore Bragantini – sappiamo che lui ha agito rispettando i regolamenti e la banca in cui lavorava». Viola resta «perché siamo sicuri della sua correttezza. E perché se c’è una persona in grado di portare in salvo la Bpvi, questa persona è lui».
Giornale di Vicenza 29/04/2017
E ora in arrivo la scure sul personale – Bassan Roberta
Roberta Bassan L’amministratore delegato di BpVi Fabrizio Viola parla di «significativa riduzione del personale». Giuliano Xausa, segretario nazionale della Fabi, sindacato autonomo dei bancari, di «numeri che fanno impressione». Riccardo Meacci di Unisin, si dice «molto preoccupato». Luca Lambrotto, coordinatore Uilca, sostiene l’unica missione di «tutela dei posti di lavoro». Non c’è più tempo. Lo dicono con cartelli e bandiere le cinque sigle sindacali dei bancari che davano il buongiorno ieri all’ingresso in Fiera per l’assemblea di BpVi. A cinque giorni dall’avvio della mini trattativa dal titolo monstre "Riduzione strutturale del costo del lavoro per tutte le società del gruppo e riorganizzazione di Banca Nuova", antipasto dei possibili quattromila esuberi tra BpVi e Veneto Banca (2.220, oltre ai 1.500 delle società che saranno dismesse), chiusi ancora nei segreti del piano al vaglio delle Autorità, ieri é stato il giorno per ribadire paure, appelli, futuro delle 5.300 famiglie del gruppo BpVi «che stanno aspettando le decisioni delle istituzioni. E siamo pronti a mobilitazione in tutta Italia al primo tentativo di licenziamento». APPELLI. «Sostenere le banche oggi è impopolare – legge Gino Parisotto di Fisac Cgil a nome anche di Fabi, First Cisl, Unisin aprendo gli interventi in assemblea – ma qui si tratta di sostenere persone, famiglie, lavoratori che in molti casi sono soci». Dalla platea formata da meno di 200 persone, quasi tutti delle associazioni organizzate, partono fischi. Fischi che non sono risparmiati neppure a Giuliano Xausa, quando ripercorrendo la deriva di BpVi degli ultimi due anni – dalla nave senza meta alla barca alla deriva, fino al barcone in mezzo al mare da troppo tempo in passiva attesa di una nave di passaggio – sostiene che ora, nel momento in cui un salvataggio sembra essere possibile, un ente sovranazionale – Bce, Ue – sta decidendo, a suo insindacabile giudizio, se la nave debba essere salvata e quanti marinai andranno gettati a mare. Numeri – dice – impressionanti». TRATTATIVA.«Per questo -sostengono i sindacati- stiamo sensibilizzando le istituzioni: non si possono abbandonare territorio, clienti e dipendenti al loro destino». La trattativa che si apre mercoledì non è destinata ad essere una passeggiata. «Non siamo né sprovveduti, né sognatori ma consapevoli di dover affrontare sacrifici molto pesanti. I sacrifici per ò – chiede Mauro Turatello, Fabi – devono essere su base volontaria e vanno chiesti in primis ai dirigenti». Tasti che Viola preme: «L’obiettivo che ci siamo dati, e speriamo di realizzarlo – risponde – è quello di continuare ad utilizzare le leve convenzionali per ridurre in modo significativo il personale. La banca – ha poi aggiunto – ha anche iniziato un’attività negoziale con i dirigenti per ridurre le loro retribuzioni». A questo proposito, a margine dell’assemblea, girava la richiesta per la riduzione dei compensi del 40%, come pure venivano dati al capolinea Massimiliano Pellegrini (preposto ai bilanci) chiamato in causa negli interventi, come pure il dg di Banca Nuova Adriano Cauduro edel suo vice Mario Lio (800 mila euro i compensi tra i due nel bilancio 2016) nell’ambito della riorganizzazione della direzione della banca siciliana. SOLIDARIETà. Segnali che potrebbero per ò portare BpVi a chiedere per la prima volta ai lavoratori l’accordo sulle giornate di solidarietà («Sarà rispedito al mittente se obbligatorio»), in vista delle migliaia di esuberi. «Il Governo – fa sapere l’on. Ginato, Pd – ha garantito uno stanziamento di 600 milioni per 3 anni per la gestione degli esuberi con allungamento da 5 a 7 anni dell’età di prepensionamento: un modo utile per trovare un equilibrio necessario». Il caso First Cisl IL SINDACALISTA CON I DEBITI MANIFESTA IN SALA LO ATTACCANO Paolo Ghezzi, il sindacalista coordinatore provinciale della First Cisl, salito alla ribalta nei giorni scorsi per il suo debito da 3,8 milioni con BpVi, ieri era all’esterno della Fiera nel presidio delle sigle sindacali per la difesa dei posti di lavoro e la sensibilizzazione delle istituzioni. Ma all’interno era chiamato in causa. Luigi Ugone, presidente di Noi che credevamo nella BpVi, parla dei soci «che scoprono leggendo il giornale che un alto rappresentante dei sindacati ha ricevuto prestiti da questa banca, che ora non riesce a restituire. Un rappresentante di quei sindacati che dichiaravano inevitabile la trasformazione in spa convincendo migliaia di lavoratori, che ora rischiano il posto, ad una scelta suicida». Giuliano Xausa, Fabi, lo ammonisce: «Non fare dei sindacati di tutta un’erba un fascio.
Messaggero Veneto 29/04/2017
BpVi, via alla revocatoria I sindacati: 2.200 esuberi – Vallin Eleonora
Si sono presentati di persona in 233 su 119 mila per votare i conti 2016 della Popolare di Vicenza e la nomina di Fabrizio Viola nel cda ridotto a 9 membri. Sono gli irriducibili soci della BpVi, per lo più rappresentanti di associazioni. Ieri hanno contato lo zero virgola zero anche nell’unico punto, non all’ordine del giorno, messo ai voti e riproposto a più voci, tutte piccole: una nuova azione di responsabilità contro l’ex ad Francesco Iorio e il cda retto da Stefano Dolcetta. Azione bocciata dal «no» del gigante Atlante che ieri, per bocca del suo legale Alessandro De Nicola, si è in qualche "congedato" spiegando che «la nuova capitalizzazione non è alla portata dei privati», quindi, «è molto probabile che Atlante non sarà azionista di riferimento ma – ha aggiunto – se arriveremo alla fusione avremo assurto al nostro ruolo, ridando una nuova banca al Veneto: alle sue imprese e famiglie». Intanto emerge una certezza: BpVi avvierà «nel più breve tempo possibile, iniziative di natura cautelare e revocatorie» ai fini dei risarcimenti. L’ad Fabrizio Viola ha illustrato i «pilastri» del piano industriale oggi all’analisi della Bce e dell’Antitrust Ue: «Riduzione dei rischi, riequilibrio del rapporto raccolta/impieghi, forte azione di contenimento dei costi con chiusure di sportelli e significativa riduzione del personale». «Da pochi giorni abbiamo finito una valutazione delle buste paga apicali – spiega il ceo – e abbiamo avviato un’attività negoziale per ridurre le retribuzioni significative della dirigenza. Un atto dovuto prima di sederci al tavolo con i sindacati». Il confronto è in agenda mercoledì 3 maggio e a gestire la trattativa con BpVi ci sarà il capo del personale di Veneto Banca. Gli esuberi stimati a perimetro, al netto delle dimissioni in corso (ieri Viola ha dato quasi per conclusa anche la cessione di Nem Sgr) sono complessivamente 2.200, secondo fonti sindacali. La Fabi si accomoderà al tavolo chiedendo la solidarietà volontaria ma l’informativa già inviata alle sigle, che contiene anche la riorganizzazione di banca Nuova col taglio da 90 a 70 dirigenti parla di «riduzione strutturale del costo del lavoro» e cita, per il 2017, ancora i 700 esuberi definiti a novembre con 50 milioni di tagli ai costi. Quell’accordo sindacale ha portato all’accesso al fondo 206 dipendenti (e 20 milioni contabilizzati dalla banca per pagarli): ora si tratta per i nuovi numeri. La Fabi ha calcolato per mille risorse un costo del fondo di 2 miliardi ma chiede: perché i sacrifici al personale ora toccano sono a Vicenza? Oltre 40 gli interventi dei soci ieri in assemblea. Il presidente Gianni Mion ha concesso ben 8 minuti a ciascuno ed è riesplosa la rabbia: "Capiamo la sofferenza psicologica ed economica" ha detto il vice Salvatore Brigantini. E contro chi ha polemizzato contro Viola per la decisione del gip di imputazione coatta ancora sul caso Mps, Brigantini ha chiarito: "Viola ha agito rispettando la legge e nell’interesse della banca. Se c’è una persona che pu ò salvare oggi gli istituti questa è Viola". Così anche il presidente Gianni Mion. L’ad BpVi ha quindi riportato la discussione sulla fiducia: "Il 94% dei corrispettivi versati per le transazioni è in conti BpVi e questo è un buon segnale". L’iniziativa welfare, i 30 milioni per i soci disagiati, annuncia, saranno al via all’8 maggio al 7 luglio. L’ad ha parlato anche di un « graduale e lento recupero dei depositi» e dell’avvio della nuova «policy richiesta dalla Bce per i deteriorati». Segna 17% la loro crescita lorda nel 2016. *** HA FIRMATO LA TRANSAZIONE La socia pentita: «Riaprite la mia pratica» Paola Tommasi trova il coraggio per la prima volta di parlare in assemblea Bpvi. «Sono distrutta, ho firmato la transazione ma mi sono pentita. Vi prego di rivedere la mia pratica» dice. La supporta Patrizio Miatello (associazione Ezzelino da Onara): «II marito è morto suicida e dopo le perdite anche lei stava facendo un gesto disperato: è un caso sociale non va dimenticato». Casalinga, vedova di un artigiano di Montecchio morto nel 2015, Paola ha firmato la transazione dopo settimane di telefonate. Aveva 87 mila euro di azioni, ne ha recuperati 12 mila. Ma dice «ho fatto un errore». L’APPELLO DEI LAVORATORI Il sit-in dei sindacati: «Governo svegliati!» «AI primo licenziamento sarà mobilitazione». In strada già alle 9 tutte le sigle bancarie si appellano alle istituzioni perché non abbandonino 11 mila dipendenti: «Faremo sentire la voce delle 5.300 famiglie nel solo gruppo Bpvi, anche se il tempo corre e ogni giorno che passaci sentiamo i più deboli». LA DIFESA UNANIME DEL CDA Caso Mps: «Viola ha rispettato la legge» Fabrizio Viola é una persona la cui «congruità e probità sono fuori discussione» dice De Nicola del Fondo Atlante. Nonostante l’imputazione coatta del manager per le vicende penali legate a Mps «la nostra convinzione é che abbia agito rispettando la legge e nell’interesse della banca» ha detto il vicepresidente Bpvi, Salvatore Bragantini e Gianni Mion ha aggiunto: «Mi associo». «Se fossimo convinti del contrario- ha detto Bragantini – avremmo il dovere di chiedergli le dimissioni ma la nostra convinzione è condivisa da Bankitalia che, altrimenti, si sarebbe opposta alla nomina».
Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 29/04/2017
Bpvi: revocatoria anti Zonin E parte la trattativa sui tagli – Vallin Eleonora
VICENZA Si sono presentati di persona in 233 su 119 mila per votare in assemblea i conti 2016 della Popolare di Vicenza e la nomina di Fabrizio Viola nel cda ridotto a 9 membri. Sono gli irriducibili soci della Bpvi, per lo più rappresentanti di associazioni. Ieri hanno contato lo zero virgola zero anche nell’unico punto, non all’ordine del giorno, messo ai voti perché proposto a più voci, tutte piccole: una nuova azione di responsabilità contro l’ex ad Francesco Iorio e il cda retto nel 2016 da Stefano Dolcena. Azione bocciata dal «no» del gigante Atlante che ieri, per bocca del suo legale Alessandro De Nicola, si è in qualche modo "congedato" spiegando che «la nuova capitalizzazione non è più alla portata dei privati», quindi, «è molto probabile che Atlante non sarà azionista di riferimento ma – ha aggiunto – se arriveremo alla fusione avremo assurto al nostro ruolo, ridando una nuova banca al Veneto: alle sue imprese e famiglie». Intanto emerge una certezza: Bpvi avvierà «nel più breve tempo possibile, iniziative di natura cautelare e revocatorie» ai fini dei risarcimenti contro gli ex vertici, Zonin e Sorato in testa, destinatari dell’azione di responsabilità. L’ad Fabrizio Viola ha illustrato i «pilastri» del piano industriale oggi all’analisi della Bce e dell’Antitrust Ue: «Riduzione dei rischi, riequilibrio del rapporto raccolta/impieghi, forte azione di contenimento dei costi con chiusure di sportelli e significativa riduzione del personale». «Da pochi giorni abbiamo finito una valutazione delle buste paga apicali – spiega il ceo – e abbiamo avviato un’attività negoziale per ridurre le retribuzioni significative della dirigenza. Un atto dovuto prima di sederci al tavolo con i sindacati». Il confronto è in agenda mercoledì 3 maggio e a gestire la trattativa con Bpvi ci sarà il capo del personale di Veneto Banca. Gli esuberi stimati a perimetro, al netto delle dismissioni in corso (ieri Viola ha dato quasi per conclusa anche la cessione di Nem Sgr) sono complessivamente 2.200, secondo fonti sindacali. La Fabi si accomoderà al tavolo chiedendo la solidarietà volontaria ma l’informativa già inviata alle sigle, che contiene anche la riorganizzazione di Banca Nuova col taglio da 90 a 70 dirigenti parla di «riduzione strutturale del costo del lavoro» e cita, per il 2017, ancora i 700 esuberi definiti a novembre con 50 milioni di tagli ai costi. Quell’accordo sindacale ha portato all’accesso al fondo di 206 dipendenti (e 20 milioni contabilizzati dalla banca per pagarli): ora si tratta per i nuovi numeri. La Fabi ha calcolato per mille risorse un costo del fondo di 2 miliardi ma chiede: perché i sacrifici al personale ora toccano solo a Vicenza? Oltre 40 gli interventi dei soci ieri in assemblea. Il presidente Gianni Mion ha concesso ben 8 minuti a ciascuno ed è riesplosa la rabbia: «Capiamo la sofferenza psicologica ed economica» ha detto il vice Salvatore Bragantini. E contro chi ha polemizzato contro Viola per la decisione del gip di imputazione coatta ancora sul caso Mps, Bragantini ha chiarito: «Viola ha agito rispettando la legge e nell’interesse della banca. Se c’è una persona che pu ò salvare oggi gli istituti questa è Viola». Così anche il presidente Gianni Mion. L’ad Bpvi ha riportato quindi la discussione sulla fiducia: «Il 94% dei corrispettivi versati per le transazioni è in conti Bpvi e questo è un buon segnale». L’iniziativa welfare, i 30 milioni per i soci disagiati, annuncia, infine, saranno al via dall’8 maggio al 7 luglio. L’ad ha parlato anche di un «graduale e lento recupero dei depositi» e dell’avvio della nuova «policy richiesta dalla Bce per i deteriorati». Segna 17% la loro crescita lorda nel 2016. HA FIRMATO LA TRANSAZIONE La socia pentita: «Riaprite la mia pratica» Paola Tommasi trova il coraggio per la prima volta di parlare in assemblea Bpvi. «Sono distrutta, ho firmato la transazione ma mi sono pentita. Vi prego di rivedere la mia pratica» dice. La supporta Patrizio Miatello (associazione Ezzelino da Onara): «II marito e morto suicida e dopo le perdite anche lei stava facendo un gesto disperato: è un caso sociale non va dimenticato». Casalinga, vedova di un artigiano di Montecchio morto nel 2015, Paola ha firmato la transazione dopo settimane di telefonate. Aveva 87 mila euro di azioni, ne ha recuperati 12 mila. Ma dice «ho fatto un errore». *** L’APPELLO DEI LAVORATORI II sit-in dei sindacati: «Governo svegliati» «AI primo licenziamento sarà mobilitazione». In strada già al le 9 tutte le sigle bancarie si appellano alle istituzioni perché non abbandonino 11 mila dipendenti: «Faremo sentire la voce delle 5.300 famiglie nel solo gruppo Bpvi, anche se il tempo corre e ogni giorno che passaci sentiamo i più deboli». LA DIFESA DEL CDA DI VICENZA Caso Mps: «Viola ha rispettato la legge» Fabrizio Viola è una persona la cui «congruità e probità sono fuori discussione» dice De Nicola del Fondo Atlante. Nonostante l’imputazione coatta del manager per le vicende penali legate a Mps «la nostra convinzione è che abbia agito rispettando la legge e nell’interesse della banca» ha detto il vicepresidente Bpvi, Salvatore Bragantini e Gianni Mion ha aggiunto: «Mi associo». «Se fossimo convinti del contrario – ha detto Bragantini-avremmo il dovere di chiedergli le dimissioni mala nostra convinzione è condivisa da Bankitalia che, altrimenti, si sarebbe opposta alla nomina».
Stampa 29/04/2017
Atlante si ritira da Vicenza e Veneto "Non saremo più soci di maggioranza" – Spini Francesco
VICENZA Le assemblee parallele di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca sanciscono il prossimo «sacrificio» del Fondo Atlante che con il suo ingresso ha evitato íl primo, disastroso «salvataggio interno» («bail in») della storia finanziaria italiana. «Ora servono nuove e ingenti ricapitalizzazioni non più alla portata di investitori privati», avverte a Vicenza, Alessandro De Nicola, rappresentante del fondo che ha investito 3,5 miliardi nei due istituti veneti. Ora «è molto probabile che Atlante a breve non sarà più l’azionista di riferimento di queste banche». Un disastro per il fondo già ampiamente svalutato dalle sue banche azioniste? Macché. «Se si arriverà alla fusione» tra i due istituti «sarà stato un successo», afferma De Nicola. Ai reduci di queste ex popolari disastrate che a Vicenza come a Venegazzù di Volpago del Montello accorrono per approvare bilanci in profondo rosso (1,5 miliardi di perdita per Veneto Banca e 1,9 per la BpVi) non basta sapere che dopo il loro azzeramento toccherà sorte simile al titanico fondo. I 196 «superstiti» che si presentano a Vicenza, per dire, non mollano, reclamano i loro soldi «perché le ustioni possono guarire, ma le cicatrici rimangono per sempre». Cercano responsabili, anche al di là di Gianni Zonin e della sua gestione contro cui è scattata l’azione di responsabilità. In molti chiedono lo stesso trattamento per l’ex ad Francesco Iorio, ma il Fondo Atlante, forte del suo voto determinante, blocca l’iniziativa messa al voto. Qualcuno dubita pure sull’attuale numero uno di Vicenza, Fabrizio Viola, dopo l’imputazione coatta disposta sul caso Mps. II cda, per ò, è compatto: «Ha agito nel rispetto delle regole – garantisce il vicepresidente Salvatore Bragantini – se c’è una persona in grado di portare a salvamento la banca, questa è Viola». Il quale sa benissimo che «quello che è successo non è facile da accettare e nemmeno da gestire», dice. Spiega che, anche a seguito di analisi non più vecchie di due giorni, in assenza della ricapitalizzazione precauzionale ad opera dello Stato «resta incerto il presupposto della continuità aziendale». II balletto tutto politico tra Bce – che avrebbe rilevato un fabbisogno di 6,4 miliardi di euro, 3,3 per Vicenza e 3,1 per Montebelluna – e Bruxelles, che punta a contenere l’intervento governativo, è tuttora in corso. «Speriamo di concludere in tempi brevi», dice Viola. illustra per ò i pilastri del piano industriale spedito agli uffici europei: meno rischi, riequilibrio tra raccolta e impieghi, azioni «di efficientamento». Vuol dire una «riduzione di sportelli» e una «riduzione del personale», annuncia, mentre i sindacati («Niente licenziamenti o marceremo su Bruxelles», avverte Giuliano Xausa, della Fabi) protestano fuori dai locali dell’assemblea, ricevendo per giunta i fischi della platea a caccia anche di capri espiatori. Sul personale «il mio impegno è continuare a usare leve convenzionali», promette Viola. Un antipasto si avrà mercoledì: la banca ha convocato i sindacati per discutere una riduzione dei costi, agendo su quelli del personale a cominciare dai dirigenti: probabili i contratti di solidarietà. Viola guarda ai piccoli segnali positivi, come il «lento graduale recupero» del flusso dei depositi nelle ultime settimane. «Quello che mi dà un briciolo di fiducia è che circa il 94% dei corrispettivi versati per la transazione» con i soci «sono a tutt’oggi versati sui conti correnti della banca». Già molto, di questi tempi.
Libero Quotidiano 29/04/2017
Fa il sindacalista a PopVicenza ma non le rimborsa 3,8 milioni – Gonzato Alessandro
Toh: tra i grandi debitori della Popolare di Vicenza c’è anche il capo della First Cisl della Bpvi, Paolo Ghezzi. Ossia il sindacalista che all’interno dell’istituto di credito veneto ha il compito di difendere le istanze dei colleghi. Ghezzi, stando alle visure camerali, è esposto con la banca per 3 milioni 800 mila euro. La notizia è stata confermata dallo stesso sindacalista in un documento pubblicato nel bollettino Agorà della First Cisl il 15 aprile. Come si è arrivati a questa situazione? Ghezzi è socio al 25%, assieme all’ex moglie, Barbara Pinzuti (altro 25%) e al vicentino Armando Fantinato (50%) della società di sviluppo di progetti immobiliari Pian delle Vigne SrL La società, in cui Ghezzi era entrato nel 2005 con una quota del 16,6% – aumentata dopo l’uscita di un altro socio – progettava di costruire un villa: o vacanze in provincia di Grosseto. Nel 2006 per ò è scattato il sequestro per un sospetto abuso edilizio e, nonostante il
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