Il Gruppo, controllato dai fondi di private equity americani, aveva avviato una pesante riorganizzazione dichiarando in esubero il 20% dell'organico. Grazie all'accordo firmato dalla FABI, non ci saranno licenziamenti ma solo uscite volontarie e incentivate. Leggi sul Sole 24 Ore
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GRUPPO ICBPI, MAXI ACCORDO SUGLI ESUBERI

Il Gruppo, controllato dai fondi di private equity americani, aveva avviato una pesante riorganizzazione dichiarando in esubero il 20% dell’organico. Grazie all’accordo firmato dalla FABI, non ci saranno licenziamenti ma solo uscite volontarie e incentivate. Leggi sul Sole 24 Ore
GRUPPO ICBPI, MAXI ACCORDO SUGLI ESUBERI

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è stato approvato da oltre il 98% dei lavoratori l’accordo sottoscritto lo scorso 15 aprile da sindacati e Gruppo ICBPI, l’istituto che si occupa di monetica e gestione carte di credito e di debito.
Si tratta del primo accordo che sfrutta la possibilità offerta dal decreto banche del Governo di estendere la durata massima dei prepensionamenti da 5 a 7 anni.
L’azienda, un tempo controllata dalle banche popolari italiane, aveva aperto la procedura lo scorso dicembre dichiarando 343 esuberi, circa il 20% dell’organico complessivo pari a 1850 dipendenti. Una riorganizzazione molto pesante seguita al cambio di proprietà del Gruppo che dal 2015 ha visto passare il controllo dell’azionariato in mano ai fondi di private equity Bain Capital, Advent e Clessidra , detentori ad oggi di oltre il 90% del capitale di ICBPI.
Grazie all’intesa, le uscite saranno tutte volontarie e incentivate.
Potrà andare in prepensionamento, accedendo al Fondo di Solidarietà, chi matura i requisiti pensionistici entro il 1 dicembre 2026. Gli incentivi previsti per chi esce vanno da un minimo di 6 a un massimo di 11 mensilità.
Ai lavoratori in esodo sarà garantito l’accesso ai principali istituti del welfare aziendale: assistenza sanitaria, contribuzione sul fondo pensione di gruppo, condizioni di accesso agevolate ai mutui bancari, erogazione del premio aziendale 2017 per i mesi di servizio.
è stata inoltre prevista la possibilità di uscire volontariamente e dietro incentivo economico anche per coloro che non hanno i requisiti di accesso al Fondo di Solidarietà.
Per loro le mensilità concesse a titolo di buonuscita vanno da un minimo di 6 a un massimo di 44, variabili in base all’età anagrafica, anzianità aziendale, carichi familiari ed eventuale beneficio della Legge 104.
L’accordo prevede, inoltre, una riqualificazione interna dei lavoratori, con interventi specifici di formazione da concordare con i sindacati e finanziati dal Fondo di Solidarietà.
L’azienda si è impegnata a garantire l’assegno di sostegno al reddito ai lavoratori anche nel caso cambi il quadro previdenziale.
è stato in ultimo e concordato l’impegno a non dichiarare nuovi esuberi fino al termine del 2019.
“è stata una trattativa molto difficile anche perché la nostra controparte erano i fondi americani di private equity, non abituati a gestire le riorganizzazioni con i nostri strumenti contrattuali. Grazie alla determinazione dimostrata dal tavolo sindacale, siamo riusciti a garantire una gestione morbida degli esuberi a tutela dei lavoratori, senza il ricorso ai licenziamenti ma soltanto attraverso uscite volontarie e incentivate tramite i nostri ammortizzatori sociali di categoria. Sono state, inoltre, mantenute le più importanti previsioni del welfare aziendale anche per coloro che usciranno, in un’ottica di solidarietà sociale”, commenta Sergio Castoldi, Dirigente sindacale FABI con delega al Gruppo ICBPI.
Milano 03/05/2017
IL SOLE 24 ORE 4 MAGGIO 2017
Accordo all’Icbpi, fondo a sette anni – Icbpi, apripista sul Fondo a 7 anni
Cristina Casadei
Ci sono accordi che vengono bocciati, ci sono accordi che vengono approvati pressoché all’unanimità. In parte è una questione di rappresentanza, in parte per ò è frutto del lavoro che le parti mettono in atto per ottimizzare l’uso di tutti gli strumenti. Da questo punto di vista quella del gruppo Icbpi (Istituto centrale banche popolari) si pu ò considerare una parabola sindacale ascendente. Partita con l’annuncio di un numero molto elevato di esuberi (quasi il 20%) tra i 1900 lavoratori concentrati tra Milano, Cividale del Friuli, Roma e Bologna, proseguita con una vertenza molto dura e finita con un accordo che ha avuto un via libera pressoché unanime tra i lavoratori (il 98% ha detto sì) del gruppo che è leader nella gestione dei pagamenti elettronici e ha tra i suoi azionisti i fondi di private equity Advent International, Bain Capital e Clessidra L’accordo sindacale, oltre ad aver riportato un clima positivo in azienda, fa da apripista sull’uso del fondo di solidarietà di settore a sette anni, dopo che il decreto banche nell’aprile dello scorso anno ha dato il via libera ai prepensionamenti a 7 anni.
Nel merito l’accordo consente di far uscire attraverso pensionamenti e prepensionamenti 343 lavoratori Le uscite saranno tutte volontarie e incentivate e, per coloro che opteranno per l’uscita anticipata, vi sarà la possibilità di estendere la durata massima della permanenza sul fondo da 5 a7 anni. Secondo quanto spiega l’accordo, potranno andare in prepensionamento, attraverso il Fondo di solidarietà, coloro che maturano i requisiti per la pensione entro II primo dicembre del 2016. Per chi esce sono previsti incentivi da un minimo di 6 a un massimo di 11 mensilità Chi esce inoltre potrà fruire dei principali istituti di welfare aziendale e nel caso in cui dovessero cambiare le regole l’azienda si è impegnata a garantire un paracadute. Per chi invece non ha i requisiti per accedere al Fondo e vuole uscire volontariamente, le parti hanno concordato un pacchetto di incentivi con l’obiettivo di raggiungere il numero di uscite. Il pacchetto prevede una buonuscita che va da un minimo di 6 a un massimo di 44 mensilità. Se un capitolo importante dell’accordo riguarda chi esce, un altro capitolo altrettanto importante riguarda chi resta e quindi tutto Il progetto di riqualificazione dei lavoratori L’accordo, come spiega il chief administrative officer Icbpi, Oliviero Bernardi, si inserisce «in un piano industriale orientato alla crescita e allo sviluppo. Le uscite non hanno come elemento prevalente quello della riduzione dei costi: si tratta di un’operazione di up-skilling che vuole favorire il ricambio generazionale e l’ingresso e lo sviluppo delle competenze necessarie in un mondo in continua evoluzione come quello dei pagamenti digitali e della montica». Fin dall’inizio le parti sono state animate «dalla volontà di raggiungere un accordo che trovasse poi il consenso delle persone, come è stato.
Abbiamo così pensato a chi uscirà e alla necessità di condividere un sistema di uscita protetta dagli ammortizzatori e che consentisse di allargare il più possbile la platea di persone che potessero uscire, ma abbiamo pensato anche a chi resta con percorsi di riqualificazione». Tra l’altro, II gruppo nei prossimi 4 anni ha previsto importanti investimenti. Soddisfatti anche i sindacati. Sergio Castoldi della Fabi spiega che si è trattato di «una trattativa molto difficile anche perché la nostra controparte erano i fondi americani di private equity. Grazie alla determinazione dimostrata dal tavolo sindacale, siamo riusciti a garantire una gestione morbida degli esuberi a tutela dei lavoratori, senza II ricorso ai licenziamenti ma soltanto attraverso uscite volontarie e incentivate». Maurizio Gemelli della First Cisl parla di «risultato rilevante in termini di garanzie occupazionali, di riqualificazione professionale e di tutele sulla mobilità dei dipendenti, compresa la clausola che fissa per i colleghi interessati da cessioni individuali del contratto l’intangibilità del regime giuridico di tutela del rapporto di lavoro applicato alla data del passaggio». RIPRODUZIONE RISERVATA ***
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