ACCORDO INTESA SANPAOLO, LE INTERVISTE A BOSSOLA E XAUSA
Il Corriere del Veneto e il Giornale di Vicenza dedicano un’ampia pagina alle Venete e chiamano in causa il Segretario Generale Aggiunto e il Segretario Nazionale. Inoltre, la posizione FABI è presente su quotidiani e siti economici.
Corriere del Veneto Venezia e Mestre 15/07/2017
Intervista a Mauro Bossola – «Messi in sicurezza i lavoratori ora nato converta il decreto oppure nessuno sa cosa accadrà»
MILANO «Una trattativa strana, surreale. Di solito, prima si avviano le procedure e poi arrivano i dipendenti. Qui è successo esattamente il contrario». Mauro Bossola ha partecipato da segretario generale del sindacato dei bancari Fabi alla trattativa lampo con Intesa sui diecimila dipendenti provenienti dalle ex banche venete. «Con questo accordo abbiamo evitato i licenziamenti e messo in sicurezza i lavoratori», dice. E usa quasi le stesse parole di Eliano Lodesani, direttore operativo di Intesa: «La forte tutela dell’occupazione delle due ex banche venete con alle spalle anni molto difficili è la miglior base di partenza di una nuova fase». Bossola, le condizioni erano complicate eppure a meno di tre settimane dal decreto che ha sancito il passaggio di 900 sportelli e quasi diecimila lavoratori a Banca Intesa, l’accordo è stato chiuso. «E stato un tour de force: un lunedì ci siamo svegliati in Intesa con diecimila colleghi in più. In una situazione inedita e con l’Europa che aveva imposto il taglio di 600 filiali su 900 e quattromila esuberi». Che sono esattamente le cifre dell’accordo. Come saranno gestite? «Gli esuberi su base volontaria sono mille e cento per i dipendenti delle ex venete, per i quali si apre tra ottobre e dicembre la prima finestra di uscita. Da oggi coloro che maturano i requisiti per la pensione entro il 2024 possono far domanda di prepensionamento volontario, grazie al fondo di solidarietà di settore che li sosterrà per sette anni. C’è tempo fino al i8 settembre per presentare la domanda, allegando il certificato Inps sui contributi versati e la posizione pensionistica individuale. Poi sindacati e Intesa si incontreranno per fare il punto: quante domande, da quali sedi, per quali professionalità. E a quel punto si capirà quali sedi chiudere, due terzi del totale. Una falcidiata da gestire con attenzione». La chiusura delle filiali significa trasferimenti. Saranno assorbiti nelle sedi Intesa sul territorio? «In parte. Ma c’è anche la possibilità di impiego in lavorazioni aggiuntive: call centre, banca virtuale, home banking. Ovviamente saranno formati e riqualificati prima della ricollocazione. Noi abbiamo intenzione di valorizzare questi colleghi in Veneto perché sono loro che faranno ripartire la fiducia dei clienti: la relazione con le persone del territorio è fondamentale in questa fase». Come hanno accolto la notizia della firma dell’accordo, i lavoratori di ex Bpvi e Vb? «Tristi e sollevati. Tristi perché finisce un’epoca importante, è un mondo che si chiude. Sollevati perché entrano in uno dei più solidi gruppi bancari in Europa, dove possono trovare il loro spazio professionale». Abbiamo parlato dei prepensionati e degli altri che restano al lavoro. Poi ci sono 700 persone che non rientrano nel piano di salvataggio. «Purtroppo sì ed è un problema molto serio. Fanno parte di società che Intesa non ha acquisito perché non rientravano nel suo progetto di banca: società di factoring e leasing, Arca, Bim, Apulia previdenza. Il dottor Fabrizio Viola, uno dei tre liquidatori, dice che troverà delle soluzioni di vendita ma non è facile trovare chi compra. Siamo molto attenti a queste persone». Che clima c’era al tavolo di trattativa? «Intesa ha chiarito subito che non voleva che l’operazione apparisse come un’elemosina, né che l’atteggiamento sembrasse paternalistico. E ai colleghi delle venete ha chiesto di evitare atteggiamenti fatalisti». Ora manca solo la riconversione del decreto al Senato. «Auspichiamo che l’accordo dia la spinta al Senato per una veloce approvazione. In caso contrario, nessuno sa cosa accadrebbe: alle due venete la licenza è stata ritirata …». Monica Zicchiero
Italia Oggi 15/07/2017
C’è l’accordo sulle venete
Sulle banche venete è arrivato l’accordo fra Intesa Sanpaolo e i sindacati. L’intesa definisce anche un modello di relazioni industriali coerente con le prassi del gruppo guidato dall’a.d. Carlo Messina e adeguato alla natura straordinaria dell’operazione, oltre a un piano di riduzione del personale, un quadro normativo di riferimento da applicare in via transitoria al rapporto di lavoro del personale e un percorso da compiere per gestire l’integrazione. Le uscite su base volontaria saranno circa 4 mila e, per attenuare le ricadute sociali, è stato condiviso il ricorso alle prestazioni straordinarie del Fondo di solidarietà del credito. Il protocollo ha definito le regole per le prime mille uscite da Bpvi e Veneto banca per accedere al Fondo di solidarietà a partire dal mese di ottobre ed entro dicembre. Dopo la verifica sulle adesioni prevista a fine settembre e la definizione delle modalità per l’uscita degli altri 3 mila dipendenti, il percorso proseguirà per individuare altre misure quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riqualificazione delle professionalità. Nel contempo si passerà a ridurre a 300 le circa 900 filiali acquisite da Intesa, oltre a integrare i sistemi informativi e di gestione dei rischi. «L’importante accordo che abbiamo definito in piena sintonia con le organizzazioni sindacali rappresenta l’ulteriore conferma di come Intesa Sanpaolo ponga al centro dei propri piani di sviluppo le persone», ha osservato Eliano Lodesani, chief operation officer dell’istituto. «La forte tutela dell’occupazione delle due ex banche venete, con alle spalle anni molto difficili, è la miglior base di partenza di una nuova fase. Punteremo sugli investimenti in formazione e riqualificazione delle professionalità e sugli investimenti in tecnologie. Non solo: la rete delle filiali, seppur ridotta nelle sue dimensioni, sarà oggetto di un piano di rinnovamento. Grazie a un significativo impegno per la formazione delle persone e per il rilancio della qualità del servizio, le due ex banche venete potranno tornare a svolgere un ruolo centrale nell’economia di territori a forte vocazione imprenditoriale, che mostrano notevoli tassi di crescita. Abbiamo messo a disposizione di imprese e famiglie un plafond di 5 miliardi di euro: un contributo determinante per l’immediato rilancio dell’attività di professionalità qualificate». Positivo anche il commento dei sindacati. «Con questo accordo», ha commentato Mauro Bossola, segretario generale aggiunto della Fabi, «abbiamo evitato i licenziamenti e messo in sicurezza lavoratori che fino a ieri vedevano duramente compromessa la propria stabilità lavorativa, ottenendo a loro favore garanzie sulle uscite volontarie e anche sulla contrattazione di secondo livello, senza nulla togliere ai dipendenti del gruppo Intesa Sanpaolo. Adesso auspichiamo che il parlamento dia prova del medesimo senso di responsabilità dimostrato dalle organizzazioni sindacali convertendo definitivamente in legge il decreto sulle banche venete». —Riproduzione riservata—
Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 15/07/2017
Esodi, prima i veneti: mille fuori a fine 2017 poi toccherà a Intesa
di Eleonora Vallin PADOVA La Dg Comp aveva individuato 3.874 esuberi, di cui 850 nel perimetro delle ex banche venete. Alle prime battute, Intesa SanPaolo ne aveva dichiarati 3.900 ma aveva chiarito: «Nessun licenziamento, solo uscite volontarie». Alla fine, sono diventati «circa 4 mila», di cui mille già in pensione a fine anno. L’accordo con le sigle sindacali è stato raggiunto nella serata del 13 luglio. Ora bisogna aspettare settembre per aprire il secondo capitolo della trattativa: quella legata al taglio delle 600 filiali con mobilità e riconversione del personale. Resta poi sospesa la questione dei quasi 700 dipendenti ex venete non acquisiti da Intesa. La loro sorte è nelle mani dei liquidatori. L’accordo firmato per le uscite su base volontaria riguarda infatti: Bpvi, Veneto Banca. Banca Nuova. Apulia, Sec e Servizi Bancari. «è un’ulteriore conferma di come Intesa Sanpaolo ponga al centro dei propri piani di sviluppo le persone» ha ribadito Eliano Lodesani, chief operation officer Intesa. «La forte tutela dell’occupazione delle due ex banche venete è la miglior base di partenza di una nuova fase. Punteremo sugli investimenti in nuove tecnologie, formazione e riqualificazione delle professionalità. La rete delle filiali, seppur ridotta, sarà oggetto di un piano di rinnovamento» anticipa. E l’obiettivo «condiviso con Intesa», spiega Mauro Bossola segretario generale aggiunto Fabi, è «allocare in Veneto attività aggiuntive e innovative della banca, o consolidare le esistenti». «La partita Intesa la vince in Veneto, non a Milano – spiega Bossola – gli investimenti in questa regione non devono essere assistenziali ma veri e di servizio perché qui ci sono sedi e persone. Penso al consolidamento della filiale online, del servizio call center, a nuove sperimentazioni». Il protocollo, intanto, ha definito le regole per le prime 1.000 uscite solo dalle banche venete dal 1 ottobre 2017 per chiudersi il 31 dicembre 2017 con accesso al fondo di solidarietà. La data chiave di nascita è «fino al 31 dicembre 1963», 54 anni. A fine settembre è prevista la verifica delle adesioni (si stimano 1.100 aventi diritto). «Abbiamo diviso i perimetri – conferma Bossola – i colleghi ex venete avranno il massimo possibile: 7 anni, fino al 2024 per sfruttare appieno il fondo. A gennaio 2018 toccherà ai restanti 3 mila del mondo Intesa, una partita più agevole perché spalmata su 65 mila dipendenti. Per loro una permanenza massima di 5 anni». «Post uscite – aggiunge il sindacalista – ragioneremo su sovrapposizioni e mobilità, fino al 31 dicembre nessun cambiamento per gli 8 mila che restano nelle ex venete». La partita intera vale 1,285 miliardi. «Dobbiamo tenere altissima la guardia per tutti gli oltre 700 dipendenti esclusi dal salvataggio, impedendo che accada loro quanto già successo in altre situazioni di difficoltà irrisolte negli ultimi anni, quali Hypo Alpe Adria o le società satellite di Banca delle Marche»: è il monito di Giulio Romani, segretario generale di First Cisl. «Provare a difendere i diritti dei lavoratori è il nostro primo elemento per la contrattazione. L’obiettivo è quello di trovare delle soluzioni il più positive possibili: abbiamo lavorato per questo fine» ha commentato ieri il segretario Cgil Susanna Camusso.
Giornale di Vicenza 15/07/2017
Dipendenti, mille uscite entro l’anno Bankitalia ex Cda BpVi: 3,6 milioni – Ex venete, mille in uscita entro la fine dell’anno
Mille prepensionamenti entro l’anno da far scattare tra le fila delle ex banche BpVi e Veneto banca, previa adesione volontaria di tutti gli interessati da dare entro settembre. è il primo passo dell’accordo raggiunto l’altra sera a tarda ora da banca Intesa e i sindacati, proprio mentre la Camera approvava il decreto legge sul salvataggio delle due banche venete. «Con L’accordo firmato ieri notte dopo una breve ma intensa trattativa abbiamo scongiurato i licenziamenti e messo in sicurezza i lavoratori», è il primo commento del vicentino Giuliano Xausa, della segreteria nazionale del sindacato Fabi. L’intesa, spiega, coinvolge i lavoratori del perimetro di società entrate ora in Banca Intesa SanPaolo: le ex Bpvi, Veneto Banca, Servizi Bancari, Sec, Banca Nuova e Banca Apulia. UN ANTICIPO PENSIONE DI SETTE ANNI. «Sono previste per circa mille colleghi delle ex banche venete uscite solo volontarie attraverso il Fondo di solidarietà del settore. Potranno accedere i colleghi – precisa Xausa – che matureranno il diritto pensionistico entro il 31 dicembre 2024. La scelta avverrà nel mese di settembre e l’uscita entro fine anno». «La prima finestra d’uscita – aggiunge mauro Bossola segretario generale aggiunto- è fissata al primo ottobre». Per l’ex contratto integrativo invece, aggiunge Xausa, «in attesa di un accordo previsto per l’autunno vengono confermate alcune voci come il versamento al fondo pensione, la polizza sanitaria e il ticket pasto. Riteniamo sia un accordo che permetta ai colleghi di tornare ad un lima di serenità e di stabilità che era svanito ormai da troppo tempo, e non certo per colpa loro». LA BATTAGLIA PER I LAVORATORI RIMASTI ESCLUSI. «Richiamando anche le dichiarazioni del presidente Patuelli dell’Abi all’assemblea degli associati di qualche giorno fa ribadiamo la nostra indignazione nei confronti di chi ci ha portato in questa situazione. Oltre 150 anni di storia buttati in poco tempo. Ma con altrettanto impegno e solerzia come Fabi – rimarca Xausa – stiamo seguendo i colleghi che sono rimasti nella liquidazione coatta amministrativa: a tutti i lavoratori di Immobiliare Stampa, Farbanca, Prestinuova e Nem assicuriamo la nostra forte presenza per garantire anche a loro la sicurezza del posto di lavoro. Abbiamo trovato nei liquidatori, durante un incontro svoltosi ieri, piena sensibilità sul tema. Ricordo che dietro a grandi i piccoli numeri ci sono sempre persone e famiglie». «Dobbiamo tenere altissima la guardia per tutti gli oltre 700 dipendenti delle aziende escluse dal salvataggio delle banche venete», gli fa eco Giulio Romani segretario generale First-Cisl (tra questi anche dipendenti "assicurativi" come i 21 Apulia Previdenza). INTESA: «ACCORDI SUL LAVORO DI CHI RESTA». Come noto, gli accordi riguardano in tutto 4mila esuberi, tutti con il ricorso al "Fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, dell’occupazione e della riqualificazione professionale del personale del credito". Banca Intesa in una nota sottolinea che l’accordo raggiunto con Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Ugl, Uilca e Falcri-Silcea-Sinfub prevede che «dopo la verifica sulle adesioni prevista a fine settembre e la definizione delle modalità perle uscite delle ulteriori circa 3 mila persone, il percorso proseguirà per individuare le altre misure quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riconversione/riqualificazione delle professionalità che consentiranno la salvaguardia dei posti di lavoro a fronte, tra l’altro, della necessità di ridurre a 300 le circa 900 filiali facenti parti del perimetro ex banche venete, nonché di integrare i sistemi informativi e di gestione dei rischi»: le filiali saranno rinnovate. è «l’ulteriore conferma di come Intesa Sanpaolo ponga al centro dei propri piani di sviluppo le persone» ha commentato Eliano Lodesani, Chief operation officer di Intesa. Con quei dipendenti la banca vuole operare sul territorio: «Abbiamo messo adisposizione di imprese e famiglie un plafond di 5 miliardi: un contributo determinante per l’immediato rilancio dell’attività di professionalità qualificate destinate a fare parte integrante di un gruppo del valore di Intesa». OCCHI SUL SENATO. Tutto regge, ovviamente, se anche il Senato approverà il decreto legge sul salvataggio delle banche: «Nell’accordo è stata confermata con forza la richiesta che il decreto legge – scrive Intesa – sia al più presto convertito in legge, anche per dare le necessarie certezze ai lavoratori coinvolti».
BORSAITALIANA.IT 14/07/2017
INTESA SANPAOLO: BOSSOLA (FABI), ENTRO L’ANNO MILLE USCITE DA VENETE
(Il Sole 24 Oreiocor Plus) – Roma, 14 lug – L’accordo tra Intesa Sanpaolo e i sindacati sui circa 4mila esuberi per l‘acquisto delle banche venete prevede il prepensionamento entro l’anno di mille dipendenti dell’ex Popolare di Vicenza e dell’ex Veneto banca. Lo rende noto il segretario generale aggiunto del sindacato Fabi Mauro Bossola. ‘Con questo accordo abbiamo evitato i licenziamenti ottenendo a favore dei lavoratori garanzie sulle uscite volontarie e anche sulla contrattazione di secondo livello, senza nulla togliere ai dipendenti di Intesa Sanpaolo’. Il segretario generale aggiunto della Fabi auspica che Parlamento ‘dia prova del medesimo senso di responsabilità dimostrato dai sindacati convertendo definitivamente in legge il decreto sulle banche venete, l’unica soluzione possibile che scongiura il bail-in e garantisce un futuro ai lavoratori, a circa 2milioni di clienti e alle economie dei territori del Veneto’.
CITYWIRE.IT 14/07/2017
Banche venete, accordo tra Intesa Sanpaolo e sindacati su 4mila uscite
Intesa Sanpaolo e i sindacati si sono accordati sulla gestione degli esuberi delle banche venete. Le uscite, che erano state annunciate al momento del salvataggio, saranno 4.000. Nello specifico, il gruppo guidato da Carlo Messina e i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin-Sinfub e Ugl) prevedono che la prima fase coinvolga 1.000 lavoratori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che matureranno il requisito pensionistico entro sette anni e che usciranno ogni mese dall’1 ottobre 2017 all’1 gennaio 2018. Con questo accordo, spiega il segretario generale aggiunto della Fabi, Mauro Bossola, “abbiamo evitato i licenziamenti e messo in sicurezza lavoratori che fino a ieri vedevano duramente compromessa la propria stabilità lavorativa, ottenendo a loro favore garanzie sulle uscite volontarie e anche sulla contrattazione di secondo livello, senza nulla togliere ai dipendenti del gruppo Intesa Sanpaolo”. Ora, aggiunge Mauro Incletolli, della segreteria nazionale di First Cisl, i sindacati si aspettano che la politica “faccia la sua parte” completando l’iter di conversione del decreto da parte del Senato.
ECONOMIA.ILMESSAGGERO.IT 14/07/2017
Banche venete, la Camera approva il decreto
(Teleborsa) – Via libera al decreto Banche venete, dopo il voto di fiducia dal governo arrivato mercoledì. La Camera ha detto sì al piano per la liquidazione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, con 211 voti a favore, 91 voti contrari e 3 astensioni. A favore tutta la maggioranza ad eccezione di Mdp, mentre il Movimento 5 Stelle ha fatto ostruzionismo al provvedimento, prolungando molto i lavori. Secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, l’approvazione alla Camera del decreto banche venete rappresenta "un passo importante verso l’approvazione definitiva". Ricordando che il fallimento non controllato delle due banche avrebbe avuto pesanti ripercussioni sull’economia di una regione florida come il Veneto, Baretta ha ribadito "il nostro obiettivo è sempre stato quello di dare sicurezza al territorio, ai risparmiatori, alle famiglie e alle imprese ed evitare crisi occupazionali". Frattanto, proprio sugli aspetti occupazionali, Banca Intesa Sanpaolo ha finalmente raggiunto l’accordo con i sindacati sugli esuberi: sono previsti 4 mila prepensionamenti su base volontaria entro il 31 dicembre 2017 (prima finestra d’uscita 1° ottobre 2017), di cui almeno mille nel perimetro delle ex Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, facendo ricorso al Fondo di Solidarietà per un periodo massimo di 7 anni per i lavoratori delle banche venete e 5 anni per quelli di Intesa Sanpaolo. Il sindacato dei bancari FABI ha commentato positivamente l’accordo, sottolineando che "evita licenziamenti e mette in sicurezza lavoratori che fino a ieri vedevano duramente compromessa la propria stabilità lavorativa". "E’ un accordo importante che rappresenta un tassello decisivo dell’intera operazione di salvataggio", ha affermato il segretario generale della Uilca, Massimo Masi. "Siamo soddisfatti del primo pezzo di strada, ma ne resta da fare ancora molta per tutelare i lavoratori sul territorio e per dare risposte sul futuro degli oltre settecento dipendenti rimasti fuori dal perimetro di Intesa Sanpaolo", ha sottolineato con maggiore prudenza il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani.
FINANZA.REPUBBLICA.IT 14/07/2017
Banche venete, la Camera approva il decreto – Economia e Finanza con Bloomberg – Repubblica.it
(Teleborsa) – Via libera al decreto Banche venete, dopo il voto di fiducia dal governo arrivato mercoledì. La Camera ha detto sì al piano per la liquidazione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, con 211 voti a favore, 91 voti contrari e 3 astensioni. A favore tutta la maggioranza ad eccezione di Mdp, mentre il Movimento 5 Stelle ha fatto ostruzionismo al provvedimento, prolungando molto i lavori. Secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, l’approvazione alla Camera del decreto banche venete rappresenta "un passo importante verso l’approvazione definitiva". Ricordando che il fallimento non controllato delle due banche avrebbe avuto pesanti ripercussioni sull’economia di una regione florida come il Veneto, Baretta ha ribadito "il nostro obiettivo è sempre stato quello di dare sicurezza al territorio, ai risparmiatori, alle famiglie e alle imprese ed evitare crisi occupazionali". Frattanto, proprio sugli aspetti occupazionali, Banca Intesa Sanpaolo ha finalmente raggiunto l’accordo con i sindacati sugli esuberi: sono previsti 4 mila prepensionamenti su base volontaria entro il 31 dicembre 2017 (prima finestra d’uscita 1° ottobre 2017), di cui almeno mille nel perimetro delle ex Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, facendo ricorso al Fondo di Solidarietà per un periodo massimo di 7 anni per i lavoratori delle banche venete e 5 anni per quelli di Intesa Sanpaolo.Il sindacato dei bancari FABI ha commentato positivamente l’accordo, sottolineando che "evita licenziamenti e mette in sicurezza lavoratori che fino a ieri vedevano duramente compromessa la propria stabilità lavorativa". "E’ un accordo importante che rappresenta un tassello decisivo dell’intera operazione di salvataggio", ha affermato il segretario generale della Uilca, Massimo Masi. "Siamo soddisfatti del primo pezzo di strada, ma ne resta da fare ancora molta per tutelare i lavoratori sul territorio e per dare risposte sul futuro degli oltre settecento dipendenti rimasti fuori dal perimetro di Intesa Sanpaolo", ha sottolineato con maggiore prudenza il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani.
INVESTIREOGGI.IT 14/07/2017
Esuberi banche venete: prepensionamenti su base volontaria in Veneto Banca e BpVi, dettagli dell’accordo – Finanza e Borsa – InvestireOggi.
Importante passo in avanti sulla definizione degli esuberi tra il personale dell’ex Veneto Banca e dell’ex Banca Popolare di Vicenza ora integrate in Intesa Sanpaolo alla luce del piano di salvataggio (o fallimento ordinato) delle banche venete (Veneto Banca Popolare di Vicenza: nessun salvataggio ma fallimento ordinato, la verità emerge dalle stesse parole). Tutti i soggetti coinvolti nel piano esuberi, compresi quindi i sindacati, hanno sottoscritto un accordo che possiamo considerare definitivo. In base ai termini dell’accordo, ci saranno 4 mila prepensionamenti su base volontaria entro il 31 dicembre 2017 e con prima finestra d’uscita l’1 ottobre 2017. Di questi 4mila prepensionamenti, almeno 1000 avverranno nel perimetro delle ex Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. L’uscita dal lavoro dei dipendenti delle banche venete avverrà attraverso l’utilizzo del Fondo di Solidarietà per un periodo massimo di 7 anni. Viceversa per i dipendenti Intesa Sanpaolo che usciranno dal mondo del lavoro con il prepensionamento, l’uso massimo del Fondo di Solidarietà è di 5 anni. L’accordo è stato commentato in modo molto positivo dai sindacati. In particolare, la Fabi ha affermato che l’intesa “evita licenziamenti e mette in sicurezza lavoratori che fino a ieri vedevano duramente compromessa la propria stabilità lavorativa“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Massimo Masi della Uilca secondo il quale quello siglato tra le parti “è un accordo importante che rappresenta un tassello decisivo dell’intera operazione di salvataggio“. Più cauto il commento del numero uno della First Cisl Giulio Romani che ha affermato: “Siamo soddisfatti del primo pezzo di strada, ma ne resta da fare ancora molta per tutelare i lavoratori sul territorio e per dare risposte sul futuro degli oltre settecento dipendenti rimasti fuori dal perimetro di Intesa Sanpaolo“. Spostandoci dal piano esuberi alla conversione del decreto legge sul salvataggio delle banche venete, c’è da rilevare che la Camera ha dato il suo via libera alla liquidazione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. A favore della conversione del decreto in legge si sono espressi 211 deputati, 91 i voti contrari e 3 le astensioni. Il “si” della Camera era ampiamente atteso. di Enzo Lecci
MATTINOPADOVA.GELOCAL.IT 14/07/2017
Intesa-banche venete: chiusa la trattativa per 4 mila esuberi – Focus
è stato raggiunto nella serata del 13 luglio, al termine di una serrata trattativa, l’accordo tra il Gruppo Intesa Sanpaolo e i sindacati del credito sugli esuberi delle banche venete. “Con questo accordo”, commenta Mauro Bossola, segretario generale aggiunto della FABI, il sindacato di maggioranza dei bancari, “abbiamo evitato i licenziamenti e messo in sicurezza lavoratori che fino a ieri vedevano duramente compromessa la propria stabilità lavorativa, ottenendo a loro favore garanzie sulle uscite volontarie e anche sulla contrattazione di secondo livello, senza nulla togliere ai dipendenti del Gruppo Intesa Sanpaolo. Adesso auspichiamo che il Parlamento dia prova del medesimo senso di responsabilità dimostrato dalle organizzazioni sindacali convertendo definitivamente in legge il decreto sulle banche venete, l’unica soluzione possibile che scongiura il bail in e garantisce un futuro ai lavoratori e alle loro famiglie, a circa 2 milioni di clienti e alle economie dei territori del Veneto”. L’accordo prevede 4 mila prepensionamenti su base volontaria, di cui almeno mille nel perimetro delle ex Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza che dovranno essere realizzati entro il 31 dicembre 2017. Gli esodi saranno gestiti attraverso il Fondo di Solidarietà, l’ammortizzatore sociale di categoria, con permanenza massima a 7 anni per i lavoratori delle banche venete e a 5 per quelli d’Intesa Sanpaolo. La prima finestra d’uscita è fissata al primo ottobre 2017. La platea dei prepensionabili in Intesa e nelle banche venete comprende tutti coloro che maturano i requisiti pensionistici rispettivamente al 31 dicembre 2022 e al 31 dicembre 2024. Inoltre potrà accedere al pensionamento chi matura il diritto entro il 31 dicembre 2017. I sindacati, oltre a ottenere la volontarietà delle uscite, sono anche riusciti a concordare il mantenimento dei trattamenti di welfare in materia di previdenza complementare, cassa sanitaria, buoni pasto e degli accordi aziendali in vigore fino al 30 giugno 2017 per tutti i lavoratori delle ex banche venete, in attesa che la contrattazione aziendale sia armonizzata a quella del Gruppo Intesa Sanpaolo. A partire da settembre le parti si incontreranno per verificare il raggiungimento dei numeri delle uscite programmate e affrontare la trattativa su formazione e riqualificazione professionale, part time, straordinario, banca ore, ferie ed ex festività, allocazione di nuove attività e mobilità per i lavoratori delle banche venete, in conseguenza della chiusura dei 600 sportelli nel perimetro delle ex banche venete, già previsti dal piano concordato tra Intesa Sanpaolo, Governo e istituzioni europee. "è un accordo importante che rappresenta un tassello decisivo dell’intera operazione di salvataggio – dichiara il segretario generale della Uilca, Massimo Masi -, che anticipa le decisioni della politica in merito alla conversione del decreto in legge, sul quale si sta dibattendo animatamente in Parlamento e che consente di mettere in sicurezza l’occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti. Adesso tocca alla politica concludere e approvare in fretta il Dl, cogliendo appieno la portata sociale di questa operazione senza perdersi in posizioni demagogiche e di facile presa sull’opinione pubblica, nell’interesse dei risparmiatori e delle aziende del Veneto". “Dobbiamo tenere altissima la guardia per tutti gli oltre 700 dipendenti delle aziende escluse dal salvataggio delle banche venete, impedendo che accada loro quanto purtroppo già succe
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