BANCHE VENETE IN INTESA, L?ACCORDO SULLA STAMPA

Salvaguardati i lavoratori: assunzione di precari, rafforzamento del welfare, tutela delle retribuzioni. Leggi gli articoli di oggi con le dichiarazioni del Segretario Generale Aggiunto FABI Mauro Bossola.
Corriere del Veneto Venezia e Mestre 16/11/2017
Ex Popolari, integrazione del personale ok – Sciancalepore Gianni
Stipendi invariati per il 95 per cento circa dei lavoratori, miglioramenti a pensione integrativa e assistenza sanitaria, limiti alla mobilità territoriale. Nessuna garanzia per i posti di lavoro nelle società «Sec Servizi» (informatica) e «Immobiliare Stampa». Accordo fatto per l’integrazione dei circa 8.300 dipendenti complessivi (la gran maggioranza in regione) delle due ex Popolari venete, Banca Popolare di Vicenza (Bpvi) e Veneto Banca (Vb) di Montebelluna, nel nuovo gruppo proprietario, Intesa Sanpaolo (Isp), il più grande istituto di credito italiano e uno dei maggiori d’Europa. Il punto d’incontro ieri dopo una lunga trattativa a Milano tra i sindacati (Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Unisin, Ugl e Sinfub) e il management. Così si chiude l’ultima partita del salvataggio delle due ex potenze bancarie venete. Prima si era sfrondato, con l’accordo su circa mille dipendenti complessivi di Vicenza e Montebelluna accompagnati in pensione (seguito dall’intesa su altri 3.000 di Intesa), ora si danno certezze e prospettive a lavoratori sfiancati da anni di timori e stress per la crisi dei due istituti. Arrivando con più serenità al «ponte» dell’Immacolata, dall’8 dicembre, quando ci sarà la definitiva migrazione delle due ex Popolari venete nel sistema informatico di Intesa. In primis tutelate le busta-paga dei lavoratori, spesso già penalizzati come azionisti: dall’ultimo degli impiegati ai quadri direttivi di 3 e 4 livello (rispettivamente salari da 7o mila e 8o mila euro annui) nessun taglio come invece voleva l’azienda. Salvaguardati pure eventuali emolumenti aggiuntivi individuali, con l’applicazione del contratto integrativo di Intesa dall’i gennaio 2018 (prorogato fino a giugno prossimo), data da cui i lavoratori delle ex Popolari venete potranno aderire al fondo pensione del gruppo, con un contributo aziendale che a metà 2021 arriverà al 3,5 per cento, più di prima in Bpvi e Vb. Dall’anno successivo potranno usufruire del fondo sanitario, rimarranno le provvidenze (2.300 euro annui) per i figli (fino ai 26 anni) o coniugi disabili e le borse di studio. Ottenuta l’assunzione a tempo indeterminato dei circa 25o precari delle due ex Popolari (ma a contratto d’inserimento, con salario ridotto del 20% per due anni) e la conferma dei part-time fino a1 31 marzo prossimo, con l’impegno aziendale a confermarli. Ampio e delicato il tema-mobilità, a causa della chiusura delle due direzioni generali a Vicenza e Montebelluna, di molte filiali e centinaia di sportelli. Su pressing sindacale, per limitare gli spostamenti di personale, Intesa s’è impegnata a conferire lavorazioni e ad aprire sedi delle filiali online nelle zone con più alta concentrazione di dipendenti rimasti senza ufficio. Se poi trasloco lavorativo sarà, fino a 90 chilometri giornalieri (180 col ritorno) il consenso del lavoratore non è richiesto, ma scattano rimborsi-spese al chilometro da 50 centesimi di euro fino a 0,85 a seconda della lontananza. E per i pendolari, oltre al part-time, possibilità di «smart working», il lavoro da casa. «Un accordo inclusivo, dal gran valore sociale» commenta Massimiliano Pagliai, segretario provinciale di Treviso-Belluno della First-Cisl. Per ò dubbi restano su «Sec Servizi» e «Immobiliare Stampa». «Sulla prima, società informatica partecipata anche da altre banche con sede a Padova e circa 25o dipendenti — spiega Helga Boscato (Fabi) — pur essendo dentro il nuovo gruppo, l’azienda non ha dato garanzie occupazionali. E il pericolo per i posti di lavoro è reale, considerando che Intesa ha una società doppione. Ancora peggio per la trentina di dipendenti della seconda società che si occupa della gestione degli immobili di Bpvi e che è rimasta nella “bad bank” delle ex Popolari venete. Per Intesa non è cosa sua».
Corriere della Sera 16/11/2017
Banche venete: l’accordo
Intesa Sanpaolo ha raggiunto l’accordo con i sindacati sull’integrazione delle ex Veneto banca e Popolare di Vicenza. Dopo quella sulle 4 mila uscite volontarie, l’accordo sancisce il definitivo accorpamento degli istituti nel gruppo e disciplina per 8.300 dipendenti temi come organizzazione del lavoro, welfare, retribuzioni, mobilità, riqualificazione. Soddisfatta la Fabi: «Ora si rimborsino tutti i risparmiatori traditi».
Eco di Bergamo 16/11/2017
Ex banche venete Per i dipendenti ok all’integrazione
Accordo tra Intesa Sanpaolo e sindacati sull’integrazione degli 8.000 dipendenti delle ex banche venete (Veneto banca e Popolare di Vicenza), circa 200 in provincia di Bergamo. L’intesa, l’ultima dopo quello sulle 4mila uscite volontarie, di fatto sancisce il definitivo accorpamento degli istituti nel Gruppo e disciplina materie quali l’organizzazione del lavoro, il welfare, le retribuzioni, la mobilità territoriale e professionale, la riqualificazione dei dipendenti delle ex banche venete. Previsti la salvaguardia delle retribuzioni del 95% del personale, l’accesso al Fondo pensione e al Fondo sanitario di Gruppo, con progressivo incremento della contribuzione aziendale, attività di formazione e di riqualificazione, oltre a una serie di garanzie per contenere la mobilità territoriale in conseguenza della chiusura di 600 sportelli. Nel Protocollo anche la proroga del contratto collettivo di secondo livello del Gruppo sino a130 giugno 2018. «L’accordo – sottolinea l’azienda in una nota – permette di gettare le basi per una piena integrazione nelle persone nel Gruppo, presupposto essenziale per affrontare il nuovo Piano d’impresa e rafforzare il senso di appartenenza, oltre che di confermare l’attenzione alle persone che hanno permesso a Intesa Sanpaolo di raggiungere l’attuale posizione di leadership in Italia e all’estero. «Abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori delle ex banche venete, evitando che i costi dell’integrazione fossero scaricati su di loro, i quali già peraltro hanno “pagato” come azionisti dei due istituti vedendo andare in fumo i propri risparmi» ha commentato il segretario generale aggiunto della Fabi, Mauro Bossola. Per quanto riguarda, invece, il capitolo degli esodi volontari del gruppo «storico» Intesa Sanpaolo, l’azienda ha confermato i 3.000 posti disponibili a livello nazionale, a fronte di quasi seimila adesioni. Difficile prevedere quante delle 150 richieste presentate da Bergamo potranno essere accolte. «La regola, come sempre, prevede la priorità a chi è più vicino alla finestra pensionistica. Ad oggi, dunque, non è possibile sapere quanti colleghi bergamaschi in corsa per il prepensionamento dovranno restare in azienda» conferma Fabio Scola (Fabi) reduce dalla trattativa Roma.
Gazzettino 16/11/2017
Venete-Intesa c’è l’accordo A Nordest la banca online – M.Cr.
Banche venete, c’è l’accordo con Intesa per gli 8320 lavoratori. Salvati stipendi, contratto integrativo portato al livello del gruppo che ha assorbito le attività, assunti a tempo determinato 200 precari. Nelle vecchie sedi centrali di Vicenza e Montebelluna dovrebbe insediarsi la banca online di Intesa, che avrà base anche a Udine. «I lavoratori delle ex banche venete dall’8 dicembre avranno l’integrativo di Intesa migliore sul versante del welfare – spiega Denis Sbrissa (Fisac Cgil) – verranno assunti a tempo determinato 200 colleghi precari mentre i dirigenti dovranno andare obbligatoriamente in pensione con un taglio degli stipendi sopra i 90mila euro. E stato delineato anche un futuro occupazionale per 2mila addetti, un migliaio circa in Veneto, che verranno utilizzati per la banca online di gruppo a Vicenza e Montebelluna ma anche a Udine». E il Sec Servizi, 250 addetti? «Abbiamo chiesto garanzie, ma il loro futuro non è chiaro. E c’è da risolvere anche il caso Immobiliare Stampa». «Abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori delle ex banche venete – commenta Mauro Bossola (Fabi) – che hanno già pagato come azionisti dei due istituti vedendo andare in fumo i propri risparmi. Adesso chiediamo il rimborso di tutti i risparmiatori». Precisazione su Nsfi: «La società a cui si fa riferimento non solo non è più controllata da Alfio Marchini, ma in questa vicenda è parte lesa, avendo subito una perdita con le azioni di Popolare Vicenza. Inoltre – precisa una nota del gruppo dell’imprenditore – fino al momento all’azzeramento delle azioni la società ha sempre regolarmente pagato gli interessi, per ben 8 milioni».
Giornale di Vicenza 16/11/2017
Ex venete, Intesa fatta per 8.3 00 lavoratori – Bassan Roberta
Raggiunto l’accordo tra Intesa Sanpaolo e i sindacati del credito sull’integrazione del personale proveniente dalle ex BpVi e Veneto Banca. Un accordo «storico» che coinvolge 8.320 lavoratori delle ex venete finite nel perimetro del gruppo Intesa lo scorso 26 giugno. Scongiurati i tagli agli stipendi. Per il 95% dei lavoratori è prevista la salvaguardia dei trattamenti economici contrattuali, applicazione integrale del contratto del gruppo dalli gennaio 2018, così come i benefici del welfare. Saranno assunti 200 giovani precari. Qualche sacrificio è legato alla mobilità territoriale straordinaria perla chiusura di 600 sportelli, ma anche qui la quadra è stata trovata: sarà a tempo e in parte rimborsata. «L’accordo – ha dichiarato Intesa -, frutto di lunga trattativa, permette di gettare le basi per una piena integrazione». I PRESUPPOSTI. Eppure non è stata una passeggiata. Lunedì a Milano, alla ripresa del confronto iniziato due mesi fa, le parti erano agli antipodi. Da una parte i vertici delle relazioni industriali convinti di penalizzare gli stipendi delle ex venete facendo pesare il fallimento delle due banche e un rapporto cost/income alle stelle. Dall’altra i sindacati che rivendicavano, come peraltro aveva rivelato la stessa banca, che la quasi totalità delle paghe delle ex venete (a parte un centinaio di posizioni con sistemi premianti fuori dalla trattativa sindacale) fosse uguale o addirittura inferiore a quelle di Intesa. L’altra sera i primi spiragli, diventati aperture durante la notte fino a ieri pomeriggio quando si è trovata la definitiva condivisione. RETRIBUZIONI Confermati inquadramenti ed anzianità maturati alla data di passaggio al gruppo, salvaguardati i livelli retributivi fino ad 80 mila euro per il 95% del personale attraverso un assegno integrativo in busta paga, meccanismo adottato in tutte le fissioni bancarie per recuperare le voci extra contratto nazionale. Per gli apicali con gli “ad personam”, la banca tratterà in via individuale. MOBILITà. Fino al 30 giugno 2019 ci sarà la possibilità di trasferimento anche senza il consenso del personale entro una distanza di 90 km (180 andata e ritorno) dalla residenza. Il riconoscimento dell’indennità di pendolarismo avverrà dopo i primi 35 km (70 andata e ritorno). Passaggio che ha fatto discutere perché in Intesa l’indennità è migliore, avviene da 25 km, ma tra un anno e mezzo le tabelle si integreranno. Per limitare la mobilità, peraltro, la banca si è impegnata a cercare nuove possibilità sui territori dove c’è maggiore concentrazione di personale anche attraverso l’apertura di nuove filiali on line (fonte di speranza per il futuro dell’ex sede centrale di BpVi di via Framarin con circa 600 persone), come pure accesso al part-time e smart working. WELFARE E CONTRATTI. Nella previdenza integrativa il vantaggio è evidente per le ex venete: iscrizione per tutti al Fondo pensione di gruppo con salvaguardia delle aliquote superiori e riconoscimento di quella minima prevista nell’accordo pari al 2,5% dalli luglio 2019, aumentata al 3% da gennaio 2021 ed al 3,5% dall’1 luglio 2021. Per l’assistenza sanitaria integrativa poi, per il 2018 mantenimento delle polizze in essere con passaggio al Fondo sanitario del gruppo da gennaio 2019. Confermati i tempi determinati in servizio al 25 giugno 2017: sono circa 200 giovani. Per i part time in scadenza a fine anno ci sarà il rinnovo fino al 31 marzo 2018, poi la gestione avverrà con le stesse regole di Intesa. «VALORE SOCIALE». A dare l’annuncio dell’accordo per prima è stata la Fabi, primo sindacato dei bancari. Il segretario generale aggiunto Mauro Bossola ha dato subito il senso e la complessità della trattativa: «Abbiamo contrastato fino all’ultimo la posizione dell’azienda che spingeva per un taglio indiscriminato dei salari e siamo riusciti a rafforzare il welfare evitando che si venissero a creare lavoratori di serie A e B. è un accordo dal forte valore sociale, ora chiediamo il rimborso fino all’ultimo centesimo di tutti i risparmiatori». Anche Mauro Incletolli, della segreteria nazionale di First Cisl, punta sul concetto sociale: «Abbiamo riconosciuto ai lavoratori delle ex venete diritti, tutele e welfare di eccellenza in una logica di equità». Per il segretario nazionale Fisac Cgil Giuliano Calcagni «i lavoratori delle venete non potevano essere penalizzati, in quanto non sono i responsabili del dissesto». Per Mariangela Verga, segretaria nazionale Uilca «è un accordo di grande equilibrio considerata la situazione eccezionale da gestire». Intesa lo riconosce: «L’accordo conferma il ruolo fondamentale dei sindacati che ha permesso di trovare le soluzioni condivise, nel quadro straordinario e unico in cui si è realizzata l’operazione delle ex banche venete».
Messaggero 16/11/2017
Intesa Sp-sindacati, accordo sulle venete – A.Fons.
Firmato l’accordo che definisce «il percorso di ingresso in Intesa Sanpaolo del personale delle ex banche venete, individuando l’insieme dei trattamenti economici e degli istituti normativi applicabili, in coerenza con il complesso delle normative previste dal contratto di secondo livello del gruppo Intesa». è quanto scritto in una nota di Intesa Sanpaolo. Nel protocollo riguardante 8.320 dipendenti, è stata anche condivisa con le organizzazioni sindacali la «proroga del contratto collettivo di 2 livello di Intesa Sanpaolo (scadenza fine anno) sino al 30 giugno 2018. L’accordo permette di gettare le basi per una piena integrazione delle persone, presupposto essenziale per affrontare il nuovo piano d’impresa e rafforzare il senso di appartenenza, oltre che di confermare l’attenzione alle persone che hanno permesso a Intesa Sanpaolo di raggiungere l’attuale posizione di leadership in Italia e all’estero». «L’accordo – conclude la nota – conferma la rilevanza strategica delle relazioni industriali di Intesa Sanpaolo e il ruolo fondamentale delle organizzazioni sindacali nazionali». «Questo è un accordo dal forte valore sociale. Abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori delle ex banche venete», dichiara Mauro Bossola (Fabi). Per Giuliano Calcagni (Fisac), «l’accordo dà certezze». «Accordo di grande equilibrio che ha contenuto al massimo i tagli retributivi» afferma Mariangela Verga (Uilca). «C’è la parola fine a un periodo travagliato» spiega la First Cisl.
Mf 16/11/2017
Accordo tra Intesa e sindacati sulle banche venete – Cervini Claudia
E’ stato raggiunto ieri l’accordo tra Intesa Sanpaolo e i sindacati del credito sull’integrazione delle ex banche venete, ossia Veneto Banca e Popolare di Vicenza. L’accordo, l’ultimo dopo quello sulle 4 mila uscite volontarie, di fatto sancisce il definitivo accorpamento degli istituti nel gruppo e disciplina materie quali l’organizzazione del lavoro, il welfare, le retribuzioni, la mobilità territoriale e professionale, la riqualificazione dei dipendenti delle ex banche venete. «Questo è un accordo dal forte valore sociale. Abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori delle ex banche venete, evitando che i costi dell’integrazione fossero scaricati su di loro, i quali già peraltro hanno pagato come azionisti dei due istituti vedendo andare in fumo i propri risparmi», ha dichiarato tramite una nota Mauro Bossola, segretario generale aggiunto della Fabi. «Abbiamo quindi contrastato fino all’ultimo la posizione dell’azienda, che spingeva per un taglio indiscriminato dei salari, e siamo riusciti a rafforzare il welfare aziendale evitando che si venissero a creare lavoratori di serie A e di serie B. Non ultimo. siamo riusciti a ottenere l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari. Adesso chiediamo il rimborso fino all’ultimo centesimo di tutti i risparmiatori vittime, insieme ai lavoratori, delle tristi vicende di risparmio tradito». L’intesa firmata dai sindacati prevede per i dipendenti del perimetro delle ex banche venete: la salvaguardia delle retribuzioni del 95% del personale, l’accesso al Fondo pensione e al Fondo sanitario di gruppo (con progressivo incremento della contribuzione aziendale), attività di formazione e di riqualificazione, oltre a una serie di garanzie per contenere la mobilità territoriale in conseguenza della chiusura di 600 sportelli. L’azienda si è infatti impegnata a creare o a incrementare nuovi insediamenti e presidi stabili, a partire dalle nuove filiali online, nei territori dove si registra la maggiore concentrazione di lavoratori. Per il personale in mobilità sono stati previsti rimborsi e limiti chilometrici, accesso al part time e sperimentazione dello smart working. Qualora vi siano successive operazioni societarie che dovessero riguardare Banca Apulia Sevizi Bancari e Sec Servizi, si è stabilito di applicare le tutele occupazionali fino a oggi adottate dal gruppo in casi analoghi.
Nuova Venezia-Mattino di Padova-Tribuna di Treviso 16/11/2017
Ex Popolari, Intesa paga i pendolari – Brillo Nicola
Raggiunto l’accordo tra Intesa Sanpaolo e sindacati del credito sull’integrazione delle ex banche venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Due giorni di incontri a Milano, lunedì e ieri, per sottoscrivere l’intesa, che di fatto sancisce il definitivo accorpamento degli istituti veneti nel gruppo. E disciplina materie quali l’organizzazione del lavoro, il welfare, le retribuzioni, la mobilità territoriale e professionale, la riqualificazione dei dipendenti delle ex banche venete. Tra i punti più delicati quello dei contributi alla mobilità. Con la chiusura di centinaia di filiali delle ex popolari venete, moltissimi dipendenti sono costretti a cambiare località di lavoro, anche molto lontana rispetto la precedente. L’accordo prevede che sarà riconosciuto un contributo forfettario a copertura delle spese di viaggio (per chi usa l’auto propria), erogato per la durata di 6 anni dalla data del trasferimento, esclusivamente nel caso di spostamenti superiori a 35 km (70 km A/R), calcolati in funzione della distanza tra la residenza e/o domicilio e la nuova sede di lavoro ed in ragione del numero di km effettuati superiori al predetto limite. Copertura completa dei costi per chi utilizzerà i mezzi pubblici. «Abbiamo tutelato oltre 90% dei colleghi delle ex venete, non sono state toccate le retribuzioni, nonostante fosse l’intenzione dell’azienda – ha commentato Helga Boscato, coordinamento del gruppo Fabi Intesa Sanpaolo -. Nella complessità dell’accordo è stato incrementato il welfare per molti colleghi. Non abbiamo dimenticato i giovani che sono stati assunti con i tempi determinati, che dopo varie insistenze della Fabi verranno riassunti». Resta ancora aperta la questione relativa alla Sec Servizi di Padova, la società che si occupa dei servizi informatici delle due popolari venete ed altre banche con 260 dipendenti diretti, oltre 200 indiretti. I sindacati non hanno ricevuto garanzie richieste per i colleghi. L’accordo riporta: «Relativamente a Sec, Banca Apulia e Servizi Bancari abbiamo inserito l’impegno ad affrontare le ricadute sul personale di eventuali operazioni societarie in coerenza con quanto attuato a livello di gruppo in analoghe circostanze, con particolare attenzione ai livelli occupazionali». La Fisac Cgil ha fatto sapere che Intesa Sanpaolo ha comunicato che sono pervenuti oltre 6.000 fax di adesione, di cui va verificata la sussistenza dei requisiti. L’azienda prevede che saranno necessari circa 15 giorni per finire le verifiche e definire quindi la platea e la graduatoria. Sono previste circa 600/700 uscite alla prima finestra del 31 dicembre 2017 (in tutta Italia), iniziando a coinvolgere una parte di coloro che maturano i requisiti entro il 2020.
Sole 24 Ore 16/11/2017
Il welfare di Intesa ai bancari ex Venete – Casadei Cristina
Alla fine i1 95% dei lavoratori delle ex Venete manterrà la propria retribuzione, tutti potranno accedere al Fondo pensione e al Fondo sanitario del Gruppo Intesa, con progressivo incremento della contribuzione aziendale, faranno attività di formazione e di riqualificazione, potranno fare lo smart working e, se dovranno spostarsi oltre un raggio di 35 chilometri, riceveranno un rimborso. Gli oltre 8.300 lavoratori veneti arriveranno sotto l’ala di Ca de’ Sass senza vedere alleggerito il loro zainetto di tutele ela loro busta paga, eccezion fatta per una quota piccola – pari al 5% – rappresentata dalle fasce più alte. Anzi, a partire dal primo gennaio 2018, avranno il contratto del gruppo Intesa Sanpaolo e potranno quindi beneficiare del ricco welfare di gruppo. Da subito sarà possibile l’iscrizione al fondo pensione aziendale e dal 2019 la fruizione delle prestazioni del fondo sanitario. Secondo quanto riferisce la banca, l’accordo permette di gettare le basi per una piena integrazione delle persone nel Gruppo, presupposto essenziale per affrontare il nuovo piano d’impresa e rafforzare il senso di appartenenza, oltre che di confermare l’attenzione alle persone che hanno permesso a Intesa Sanpaolo di raggiungere l’attuale posizione. Il percorso per arrivare all’accordo, soprattutto sul fronte sindacale, è stato tutt’altro che semplice, ma alla fine è prevalsa l’unità del tavolo. Giuliano Calcagni, segretario nazionale della Fisac Cgil, parla di «grande vittoria del sindacato confederale» che ha permesso di «evitare il rischio del corporativismo e ha evitato il cannibalismo tra le varie sensibilità aziendali. A seguito di questi cambiamenti pensiamo che vada rafforzato lo spirito del sindacalismo confederale». Per gli autonomi della Fabi, il segretario generale aggiunto Mauro Bossola, osserva che «questo è un accordo dal forte valore sociale. Abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori delle ex banche venete, evitando che i costi dell’integrazione fossero scaricati su di loro, i quali già peraltro hanno “pagato” come azionisti dei due istituti vedendo andare in fumo i propri risparmi». Calcagni che è uno storico sindacalista del gruppo Intesa spezza una lancia anche «a favore della sensibilità sociale della delegazione aziendale». Nel processo di integrazione si è infatti tenuto conto della tutela delle fasce salariali più basse ed è stato condiviso che per la mobilità viene riconosciuto un rimborso dal 35 chilometro (70 andata e ritorno) ed è possibile un solo trasferimento fino al 30 giugno 2019. In caso di cambio di residenza prevale il contratto collettivo nazionale. Tra l’altro, i sindacati sottolineano di avere ottenuto la trasformazione di 200 lavoratori precari in contratti a tempo indeterminato. Con l’accordo raggiunto ieri si chiude definitivamente il capitolo delle ex Venete. Mariangela Verga, segretaria nazionale della Uilca, dice che è stato messo un punto definitivo «sulla incresciosa vicenda del fallimento delle Banche Venete, le cui responsabilità – che riteniamo unicamente ascrivibili ai loro vertici e per le quali auspichiamo un accertamento in tempi congrui da parte della magistratura – sono state drammaticamente pagate dalle lavoratrici e dai lavoratori, dai risparmiatori, dai territori e dalle economie locali». Mauro Incletolli, della segreteria nazionale di First Cisl, aggiunge che «dal lato occupazionale, abbiamo messo la parola fine a un periodo travagliato e pieno di incognite, riconoscendo agli oltre 8mila lavoratori delle ex banche venete diritti, tutele e un welfare di eccellenza e distribuendo i benefici, in una logica di equità coerente con i valori confederali, a tutta la platea dei lavoratori».
Stampa 16/11/2017
Panorama – Intesa, firmato l’accordo per i lavoratori delle Venete
E’ stato firmato l’accordo per l’ingresso nel gruppo Intesa Sanpaolo del personale delle ex banche Venete. Lo ha annunciato l’istituto in una nota. Nel Protocollo è stata anche condivisa con le organizzazioni sindacali la «proroga del contratto collettivo di secondo livello – prosegue la nota – del gruppo Intesa Sanpaolo (in scadenza a fine anno) sino al 30 giugno 2018. L’accordo getta le basi per una piena integrazione delle persone nel gruppo. Soddisfatta la Fabi, la Federazione dei bancari: «Questo è un accordo dal forte valore sociale. Abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni, evitando che i costi dell’integrazione fossero scaricati su di loro» dice il segretario aggiunto Mauro Bossola.
Piccolo 16/11/2017
Intesa, via alla fusione con le banche venete: accordo con i sindacati
è stato raggiunto l’accordo tra sindacati e Intesa Sanpaolo per tutelare oltre 8.000 ex lavoratori delle banche venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, integrate nel gruppo bancario. L’intesa, spiega una nota della Fabi, di fatto sancisce il definitivo accorpamento degli istituti nel gruppo e disciplina materie quali l’organizzazione del lavoro, il welfare, le retribuzioni, la mobilità territoriale e professionale, la riqualificazione dei dipendenti delle ex banche venete. «Dal lato occupazionale, abbiamo messo la parola fine a un periodo travagliato e pieno di incognite, riconoscendo agli oltre 8.000 lavoratori delle ex banche venete diritti, tutele e un welfare di eccellenza e distribuendo i benefici, in una logica di equità coerente con i valori confederali, a tutta la platea dei lavoratori», afferma Mauro Incletolli, della segreteria nazionale di First Cisl. La platea interessata dall’applicazione dell’intesa è costituita dagli 8.320 lavoratori provenienti dalle ex venete. Per loro è prevista la salvaguardia dei trattamenti economici contrattati e l’applicazione integrale del contratto del gruppo Intesa Sanpaolo già dall’ 1 gennaio 2018. Da gennaio, inoltre, i lavoratori entrati dopo il decreto di giugno beneficeranno del welfare di gruppo e potranno iscriversi al fondo pensioni aziendale. Dal 2019 potranno anche fruire delle prestazioni del fondo sanitario (chi proviene da Banca Apulia entrerà nel fondo assistenza già nel 2018). I dirigenti delle ex venete che ne abbiano i requisiti potranno accedere al fondo di solidarietà. Per quanto concerne la mobilità straordinaria, è necessario il consenso dell’interessato in caso di spostamento a più di 90 chilometri dalla residenza, viene riconosciuto un rimborso dal 35 chilometro (70 andata e ritorno) ed è possibile un solo trasferimento fino al 30 giugno 2019. «Sotto il profilo sociale – aggiunge Incletolli – è qualificante anche aver garantito la conferma in pianta stabile ai 200 giovani che erano in servizio a tempo determinato nelle ex venete alla data del 25 giugno, un risultato per niente scontato alla luce dei 4.000 esuberi definiti dal piano di acquisizione, delle centinaia di chiusure di sportelli e del numero di persone cui va trovata una nuova mansione». «L’accordo – spiega Caterina Dotto, responsabile di First Cisl nel gruppo Intesa Sanpaolo – è improntato all’inclusione e definisce i trattamenti economici e normativi che saranno applicati a partire dalla migrazione informatica, prevista per il week end lungo dell’8 dicembre. Abbiamo ottenuto l’impegno aziendale ad assegnare lavorazioni e ad aprire nuove filiali on line nei territori dove esistano concentrazioni di personale e sono state definite misure di tutela per chiunque, area professionale o quadro direttivo, dovesse essere coinvolto in forme di mobilità territoriale straordinaria».
LAREPUBBLICA.IT 15/11/2017
Intesa, firmato l’accordo sindacale per i lavoratori delle ex venete
E’ stato raggiunto l’ultimo accordo tra Intesa Sanpaolo e sindacati del credito sull’integrazione delle ex banche venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza. L’intesa, spiega una nota della Fabi, “di fatto sancisce il definitivo accorpamento degli istituti nel gruppo e disciplina materie quali l’organizzazione del lavoro, il welfare, le retribuzioni, la mobilità territoriale e professionale, la riqualificazione dei dipendenti delle ex banche venete”. “Questo è un accordo dal forte valore sociale – ha commentato il segretario generale aggiunto Mauro Bossola – abbiamo messo in sicurezza le retribuzioni dei lavoratori delle ex banche venete, evitando che i costi dell’integrazione fossero scaricati su di loro, i quali già peraltro hanno ‘pagato come azionisti de

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