ACCORDO SINDACATI ? INTESA, TUTTA LA STAMPA NE PARLA

Nessun licenziamento, 3500 esodi volontari, 1500 assunzioni e stabilizzazione dei precari. I numeri dell’accordo e l’intervento del Segretario generale della FABI Sileoni sulla stampa di oggi.
Corriere della Sera 22/12/2017
Intesa Sanpaolo, accordo sul lavoro Via all’integrazione del Banco di Napoli – Pica Paola
«Un accordo rilevante raggiunto in piena condivisione con tutte le organizzazioni sindacali». Parla per tutti l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, al termine di una maratona tra le rappresentanze protratta fino all’alba di ieri e conclusa con un accordo su 9 mila uscite volontarie entro il 2020 e 1.500 assunzioni. Un programma legato all’integrazione delle attività rilevate dalle banche venete e che, dice Messina, rappresenta un passaggio importante prima del varo del nuovo piano industriale atteso all’inizio del 2018. Non è questa l’unica novità che precede il nuovo piano di Carlo Messina: il gruppo incorpora anche il Banco di Napoli, lo storico istituto acquisito nel 2002 dal San Paolo Imi. L’integrazione è societaria, le filiali del Banco di Napoli conserveranno il marchio. Ancora sull’accordo raggiunto ieri, che a Intesa porterà a regime (nel 2021) risparmi per 675 milioni di euro annui, Messina sottolinea come «tutte le uscite previste, comprese quelle del personale proveniente dalle ex banche venete, siano volontarie sia uno degli aspetti significativi che qualifica questo accordo. L’altro e’ rappresentato del programma rivolto ai giovani e finalizzato a 1.500 assunzioni, con l’obiettivo di dare grande attenzione ai nuovi mestieri e alle aree più svantaggiate del Paese. Le sfide che abbiamo di fronte sono di notevole complessità — conclude — siamo convinti che Giovani Le 1500 assunzioni di giovani verranno fatte con attenzione ai nuovi mestieri e alle aree più svantaggiate del Paese nell’affrontarle Intesa Sanpaolo si confermerà tra le migliori banche in Europa». L’accordo che contiene dunque la staffetta generazionale — una nuova assunzione ogni 3,5 uscite — soddisfa tutti i sindacati. Spiega Lando Maria Sileoni, il segretario della Fabi, il primo sindacato dei bancari, che il percorso individuato ha «scongiurato uscite obbligatorie e licenziamenti e garantito nuove assunzioni nonostante i vincoli imposti dalla Bce rispetto all’integrazione delle due ex venete». Più nel dettaglio, i numeri del piano che sarà realizzato con il ricorso al fondo di categoria fanno riferimento a più accordi siglati nel corso di quest’anno, come viene ricostruito in una nota della stessa Fabi. Il primo raggiunto a febbraio porta all’uscita di circa 1.500 persone (esattamente 1.448) attraverso pensionamenti volontari con un incentivo economico pari al 75% di un’annualità. A luglio sindacati e la banca Intesa hanno concordato 1.000 prepensionamenti volontari per le due ex banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto banca). In ottobre, un nuovo accordo permette di pianificare altre 3.000 uscite e dunque raggiungere quota 4 mila indicata dalla Bce per le due banche venete. I prepensionamenti (sempre volontari) vengono proposti in tutto il gruppo Intesa Sanpaolo. E forse un pochino a sorpresa, la domanda supera l’offerta e arrivano 3.500 richieste di prepensionamenti in più. 11 15 novembre sindacati e azienda raggiungono l’ accordo per l’uscita obbligatoria di quei dirigenti delle due ex venete che matureranno il diritto alla pensione entro il 2023. I funzionari interessati sono 4o. Ieri, l’ultimo round. Alle tre del mattino vengono accolte le domande di esodo degli ulteriori 3.500 lavoratori che ne avevano fatto richiesta. E ancora ieri vengono stabiliti i nuovi ingressi: 1.50o assunzioni a tempo indeterminato, delle quali 1000 con contratto full time da dipendente e 500 con contratto cosiddetto misto, metà da promotore finanziario e meta da dipendente, che comprende anche un percorso di formazione. Su richiesta individuale sarà possibile convertire il rapporto di lavoro da misto a tempo pieno in azienda dopo i primi due anni e previo il superamento di un esame. Sono una cinquantina circa le stabilizzazioni di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. Le uscite saranno come detto tutte su base volontaria attraverso il fondo esuberi, l’ammortizzatore sociale di categoria, e riguardano i dipendenti che maturano i requisiti pensionistici entro il 2023. Sono previste due ulteriori finestre d’uscita: una al 31 dicembre 2019 e un’altra al 30 giugno 2020.
Arena 22/12/2017
Intesa, in Veneto altri 668 esuberi entro giugno 2020 – Bassan Roberta
Novemila persone fuori dal gruppo Intesa Sanpaolo, a fronte di 1.500 assunti. Tra banca e sindacati è stato raggiunto l’accordo per un ampliamento delle uscite: oltre ai 4.000 prepensionamenti (di cui mille delle ex banche venete già acasa) richiesti dagli organi di Vigilanza con l’acquisizione di BpVi e Veneto Banca e la creazione del fondo di solidarietà, ulteriori 3.549 richieste sono state accettate, ad esse se ne aggiungeranno 230. Totale 7.500 uscite volontarie che con 1.500 dipendenti provenienti dal gruppo che hanno già maturato i requisiti per la pensione a fine 2018 portano appunto a 9mila gli esodi totali. Le ultime uscite sono previste entro il 30 giugno 2020. Le assunzioni si aggiungono alle 150 concordate con i sindacati l’1 febbraio e a circa 100 assunzioni a tempo indeterminato rivolte ai tempi determinati in servizio nei rami d’attività delle ex banche venete al 25 giugno. In questo pacchetto altri 668 bancari del Veneto, in gran parte della Cassa di Risparmio del Veneto, andranno in pensione. Tolte le mille uscite da BpVi e Montebelluna, il Veneto dopo Lombardia (2.095 esodi) e Piemonte (1.203) è terza regione in cui maggiori sono state le richieste. Le uscite provocheranno un rimescolamento per sopperire alla mancanza di personale con maggiore esperienza, considerando anche le 600 filiali che saranno chiuse e di cui si è già avuto un assaggio 15 giorni fa con il passaggio informatico dai server delle ex banche venete a Intesa Sanpalo che sta provocando tuttora disagi nelle filiali dell’ex BpVi. LE ASSUNZIONL In questa situazione complessa si affaccia anche una buona notizia: nell’accordo, che prevede 675 milioni di risparmi nelle spese del personale a partire dal 2021, sono state previste 1.500 nuove assunzioni di cui mille a tempo indeterminato e 500 con contratto misto (un po’ da dipendente, un po’ da consulente). Per il ceo di Intesa Carlo Messina si tratta di «un programma rivolto ai giovani». Per le sei sigle Fabi, First Cisl, Cgil Fisac, Ugl, Uilca, Unisin «un importantissimo risultato occupazionale».
Corriere del Veneto Venezia e Mestre 22/12/2017
Udienze al sabato per il processo Bpvi Esodi, in Veneto lasciano Intesa in 668 – B.C.
Tra i 4.885 risparmiatori che chiedono di costituirsi parte civile nel processo Bpvi potrebbero essercene chi ha accettato, in primavera, la transazione da 9 euro ad azione. E che non possono insinuarsi nel processo per chiedere i danni visto che hanno rinunciato a qualsiasi azione giudiziaria. Le difese degli indagati — in particolare l’avvocato Lino Roetta — hanno sollevato ieri la questione in aula a Vicenza, dov’è ripresa l’udienza preliminare, mentre fuori dal palazzo manifestavano a decine con fischietti e cartelli. I legali hanno chiesto di acquisire la lista di chi ha accettato la transazione (sarebbero oltre 70 mila soci sui circa 120 mila totali), per escluderli dal processo. Il giudice Roberto Venditti ha incaricato la polizia giudiziaria. I tempi però non si allungheranno. Le prossime udienze sono già fissate al 20 e 27 gennaio e 3 febbraio 2018. Di sabato, per evitare che si accavallino impegni dei legali. Si discuteranno le istanze di costituirsi parte civile. E alla richiesta delle difese di più tempo per esaminarle singolarmente e valutare opposizioni il giudice ha deciso di dividere il «pacchetto» in due: il 20 gennaio verranno considerate le istanze fino a 128, il sabato successivo le restanti, fino alla 289. Nella prossima udienza si vaglierà anche la posizione dell’ex dg Samuele Sorato, stralciata per motivi di salute: se non potrà affrontare il procedimento la sua posizione rimarrà separata. Altro aspetto del processo, la logistica: ai legali — erano circa 200 quelli in aula ieri, identificati uno ad uno — è stato chiesto di comunicare se gli assistiti vorranno presenziare alle udienze. «Lo sconsiglieremo, almeno in questo momento» fanno sapere i legali delle associazioni. Se i presenti fossero più di 350 le tre aule del tribunale di Vicenza (l’aula multimediale e le due collegate in videoconferenza) non sarebbero più sufficienti e si dovrebbe pensare a un’alternativa, come l’aula bunker di Padova o Mestre. Intanto sul fronte propriamente bancario nuovo decisivo accordo tra Intesa Sanpaolo e sindacati, che ha fatto salire da quattromila a 7.500 (9.000 se si considerano anche i 1.500 con i requisiti pensionistici già a dicembre), a fronte di 1.500 assunzioni, gli esodi incentivati con i fondi dello Stato del decreto di liquidazione delle Venete. L’operazione permetterà a Intesa di risparmiare, dal 2021, 675 milioni l’anno. L’accordo firmato ieri aggiungerà alle mille uscite entro fine giugno 2019 già definite nel perimetro ex Bpvi-Veneto Banca, altre 6.500 in quello di Intesa, oltre il doppio delle tremila minime per arrivare alle quattromila le uscite volute dall’Europa, accogliendo tutte le domande. Le prime tremila uscite saranno entro il 30 giugno 2019, le altre 3.500 un anno dopo. In Veneto, saranno 668 gli esodi nel perimetro Intesa: ai 288 del primo giro dei tremila se ne sono aggiunti altri 380. Sul totale, 352 riguardano Cariveneto (ai primi 147 se ne sono aggiunti 205). La chiusura dell’accordo, con numeri enormi, fa però rilanciare ai sindacati l’allarme su quello che rimane fuori. «Diventa sempre più stridente la situazione dei 35 dipendenti di Immobiliare Stampa ex Bpvi, fuori dal perimetro Intesa,di cui 12 potrebbero rientrare tra gli esodi – sostiene Helga Boscato della Fabi -. Una soluzione va trovata». E poi ci sono altri due fronti rilevanti. Il primo sempre di Intesa, che ha annunciato ieri un’operazione di gestione delle passività sui due bond triennali subordinati garantiti dallo Stato emessi a febbraio da Bpvi per 3 miliardi e da Veneto Banca per 1,75 (Intesa ne detiene per 1.750 e 400 milioni) e che potrebbe tradursi nella ricontrattazione in termini migliorativi delle condizioni, a partire dalla cedola annua dello 0,59. La seconda riguarda la firma del contratto di vendita di Farbanca, la banca specializzata nel credito alle farmacie, tra i liquidatori di Bpvi e i cinesi di China Cefc, il gruppo privato dell’energia che si sta ampliando ai servizi fmanziari. Attraverso la controllata New Seres Apennines, Cefc ha acquisito i170% di Farbanca, battendo le offerte di Banca Ifis e di Creval. I commissari non hanno comunicato il prezzo che sarà pagato all’efficacia del contratto; secondo indiscrezioni dovrebbe aggirarsi tra i 50 e i 60 milioni.
Eco di Bergamo 22/12/2017
Intesa Sanpaolo, via libera a oltre 200 uscite volontarie
Parte la staffetta generazionale nel gruppo Intesa Sanpaolo. A livello nazionale previste 9.000 uscite volontarie entro il 2020 e L500 nuove assunzioni. In provincia di Bergamo poco più di 200 i dipendenti del gruppo (1200 complessivamente gli addetti, compresigli addetti delle ex banche venete da poco integrati) che lasceranno il lavoro nei prossimi tre anni. I primi, poche unità, usciranno già il l gennaio 2018 avendo maturato i requisiti pe ril prepensionamento. A regime, la banca prevede risparmi nelle spese del personale (dal 2021) pari a 675 milioni di euro annui Le uscite complessive saranno scaglionate con 1500 provenienti dal gruppo Intesa, che hanno già maturato i requisiti pensionistici, entro il 31 dicembre 2018; mille provenienti dalle ex Banche Venete e 3 mila dal gruppo Intesa nel fondo di solidarietà, entro il 30 giugno 2019; 3.500 provenienti dal gruppo Intesa nell’ambito del fondo di solidarietà, entro il 30 giugno 2020. All’ultimo accordo tra sindacati e banca, siglato mercoledì notte, si è giunti dopo che sono state presentate circa 7.500 domande di uscite volontarie (quelle dei dipendenti bergamaschi sono state accolte tutte) nell’ambito del fondo di solidarietà, con le ultime uscite previste entro i130 giugno 2020. Sul fronte delle nuove assunzioni sono previsti 1.500 ingressi di curi mille a tempo indeterminato e 500 con contratto misto, ovvero combinato tra rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato part time e rapporto di lavoro autonomo come consulenti finanziari. L’accordo, secondo l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, rappresenta un «passo molto importante in vista del piano industriale che verrà presentato agli inizi del nuovo anno». Parla di « ricambio generazionale significativo» Fabio Scola della Fabi di Bergamo che ha partecipato alla lunga trattativa a Roma. «Sono state scongiurate uscite obbligatorie e licenziamenti e garantite nuove assunzioni nonostante i vincoli imposti dalla Bce rispetto all’integrazione delle due ex venete» .« Come sindacato -aggiunge- abbiamo cercato di coniugare gli interessi di chi esce, ma soprattutto di chi resta in servizio». Da registrare anche l’acquisto da parte di Intesa Sanpaolo della partecipazione residua (il 10,74%) detenuta in Cassa dei Risparmio di Forlì e della Romagna per un controvalore di circa 46 milioni.
Gazzetta di Parma 22/12/2017
Intesa, parte la staffetta: 9000 uscite
Parte la staffetta generazionale nel gruppo Intesa Sanpaolo con 9.000 uscite volontarie entro il 2020 e 1.500 nuove assunzioni. La banca prevede risparmi nelle spese del personale a regime (dal 2021) pari a 675 milioni di euro annui. L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ed i rappresentanti sindacali, definiscono «importante» l’accordo siglato l’altra notte che prevede l’uscita di altri 3.500 dipendenti. Le uscite complessive saranno scaglionate con 1.500 provenienti dal Gruppo Intesa, che hanno già maturato i requisiti pensionistici, entro il 31 dicembre 2018; mille provenienti dalle ex Banche Venete e 3 mila dal gruppo Intesa nel fondo di solidarietà, entro il 30 giugno 2019; 3.500 provenienti dal gruppo Intesa nell’ambito del fondo di solidarietà, entro il 30 giugno 2020. All’ultimo accordo tra sindacati e banca si è giunti dopo che sono state presentate circa 7.500 domande di uscite volontarie nell’ambito del fondo di solidarietà, con le ultime uscite previste entro i130 giugno del 2020. Sul fronte delle nuove assunzioni sono previsti 1.500 ingressi di cui mille con contratti a tempo a tempo indeterminato e 500 con contratto misto, ovvero combinato tra rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato part time e rapporto di lavoro autonomo. L’accordo, secondo Messina, rappresenta un «passo molto importante in vista del piano industriale che verrà presentato agli inizi del nuovo anno». Il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, afferma che sono state scongiurate uscite «obbligatorie e licenziamenti e garantite nuove assunzioni nonostante i vincoli imposti dalla Bce rispetto all’integrazione delle due ex venete». Di accordo che «favorisce la staffetta generazione» parla Mauro Incletolli (First-Cisl), mentre per Massimo Masi (Uilca) si tratta di un «ottimo accordo» che salvaguardia i livelli occupazionali e pone le base per «assunzioni nel sud e nelle aree disagiate del Paese». Intanto, nella giornata di ieri, la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forli ha ceduto a Intesa Sanpaolo la residua partecipazione detenuta in Cassa dei Risparmi di Forll e della Romagna la quota dei 10,74% del capitale al prezzo complessivo di circa 46 milioni di euro. Lo ha reso noto un comunicato congiunto della Fondazione e di Intesa Sanpaolo.
Giornale di Vicenza 22/12/2017
BpVi, udienze anche di sabato Intesa taglia 660 posti in Veneto – Intesa, in Veneto 668 esodi Ancora caos nell’ex BpVi – Bassan Roberta
Il grande esodo: un paese di novemila persone esce dal gruppo Intesa Sanpaolo, 1.500 saranno i nuovi assunti. Tra la banca e i sindacati è stato raggiunto l’altra notte l’accordo per un ampliamento delle uscite: ai quattromila pre-pensionamenti (tra cui i mille delle ex banche venete già a casa) richiesti dagli organi di Vigilanza con l’acquisizione di BpVi e Veneto Banca e la creazione del fondo di solidarietà, anche ulteriori 3.549 richieste sono state accettate, ad esse se ne aggiungeranno 230. Totale 7.500 uscite volontarie che con 1.500 dipendenti provenienti dal gruppo che hanno già maturato i requisiti per la pensione a fine 2018 portano a 9 mila gli esodi totali. Le ultime uscite sono previste entro il 30 giugno 2020. In questo pacchetto altri 668 bancari della nostra regione, in gran parte provenienti dalla Cassa di Risparmio del Veneto, andranno in pensione: di questi un centinaio dal Vicentino. Tolte le mille uscite da BpVi e Montebelluna, il Veneto dopo la Lombardia (2.095 esodi) e Piemonte (1.203) è la terza regione in cui maggiori sono state le richieste. Uscite che di fatto provocheranno un rimescolamento per sopperire alla mancanza di personale con maggiore esperienza, considerando anche le 600 filiali che saranno chiuse e di cui si è già avuto un assaggio 15 giorni fa in coincidenza con il passaggio informatico dai server delle ex banche venete a quello di Intesa Sanpalo. Un cocktail che sta provocando tuttora nelle filiali dell’ex BpVi «un grande cans». LE FILIALI. Dagli sportelli vicentini si registra un certo sconcerto. In ordine sparso: procedure lente, utenze saltate, stipendi che non si vedono, anticipi di fatture che non entrano, file di gente, clienti incavolati, crisi di pianto del personale. Agostino Bonomo, presidente degli artigiani veneti e vicentini, lo ha vissuto sulla sua pelle ad Asiago, dove vive e ha l’attività, nella filiale ex BpVi in cui ha il conto, di fronte ad Intesa. Ieri filiali concorrenti, oggi stessa famiglia. Tanto per cominciare la capo-cassiera dell’ex Bpvi è stata spostata dall’altra parte e viceversa un nuovo capo-cassiere è arrivato nell’ex BpVi. A questo si è aggiunto il «grande caos» post migrazione informatica: «L’altra mattina sono entrato in banca alle 8.10 e sono uscito alle 9.50: dovevo fare un versamento, ritirare un blocchetto degli assegni, fare un bonifico. Quest’ultimo non potevo effettuarlo con l’home banking perché non funzionava. C’erano, le ho contate, 42 persone in fila, gente che si toglieva il cappotto, bambini che piangevano. Solo il capo-cassiere era autorizzato a distribuire i blocchetti degli assegni. Ad un certo punto ha chiuso la cassa perché doveva terminare una pratica. Nella piccola filiale sotto a Confartigianato Vicenza in via Fermi è la stessa musica: file e lentezza. A questo tema di organizzazione del lavoro dove tuttora regna la disorganizzazione va aggiunto il dramma di tante imprese: siamo ancora in attesa, speriamo per fine anno, dell’assegnazione da parte del Governo di un service bancario per recuperare 8,5 miliardi di crediti finiti nella bad bank di aziende che possono tornare in bonis». LE ASSUNZIONI. In questa situazione complessa una buona notizia: nell’accordo, che prevede 675 milioni di risparmi nelle spese del personale dal 2021, sono previste 1.500 nuove assunzioni di cui mille a tempo indeterminato e 500 con contratto misto (un po’ da dipendente, un po’ da consulente). Per il ceo di Intesa Carlo Messina «un programma rivolto ai giovani». Per le sei sigle Fabi, First Cisl, Cgil Fisac, Ugl, Uilca, Unisin «un importantissimo risultato occupazionale». Il segretario provinciale Fabi Giuliano Xausa auspica che possano rientrare anche i 32 dipendenti di Immobiliare Stampa, proprietaria degli immobili di Bpvi dirottati nella Sga. Ad oggi senza futuro.
Mattino 22/12/2017
Banco Napoli, finisce un’era – Banco Napoli addio, via alla fusione con Intesa – Dimito Rosario
Intesa Sanpaolo fonde il Banco di Napoli. E una decisione clamorosa ma inevitabile nell’ambito della razionalizzazione delle attività e del nuovo piano industriale al 2021 che verrà presentato a febbraio. Il cda di Intesa Sp presieduto da Gian Maria Gros Pietro, riunitosi ieri a Torino, ha deciso di incorporare lo storico istituto partenopeo. Non ci sarà più una banca autonoma, anche se già oggi Banco di Napoli è controllata al 100% dal gruppo guidato da Carlo Messina. Ma resterà il suo marchio. La decisione è stata già recepita dal board dell’istituto di via Toledo presieduto da Maurizio Barracco, riunitosi due giorni fa. Tra novembre 2018 e febbraio 2019 l’incorporazione dovrebbe diventare operativa. Banco Napoli, la cui storia è stata per secoli tutt’uno con la Campania e il Sud, opera con circa 168 filiali nelle aree calabro-lucane, Puglia, oltre che nella regione di origine. Si diceva che l’operazione è sensazionale, perchè mette fine all’autonomia di una banca fondata nel 1539 e che ha segnato, tra alterne vicende, la storia d’Italia. «Le banche Italiane devono recuperare redditività, dopo cinque anni con un roe pressochè nullo. Per farlo devono attuare misure drastiche, di ulteriori, decisi progressi nella riduzione dei costi», ha ribadito in uno degli ultimi interventi il governatore. Il Banco di Napoli è una delle più antiche banche italiane. Dal 1861 al 1926 è stato istituto di emissione, qualifica persa a seguito del riconoscimento di istituto di diritto pubblico. Le sue origini risalgono ai cosiddetti banchi pubblici dei luoghi pü, sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo, in particolare ad un monte di pietà, il Banco della Pietà, fondato nel 1539 per concedere prestiti su pegno senza interessi. C’è una data che ha caratterizzato la storia recente. Nel 1994 il Banco di Napoli fu investito da una crisi durissima, causata da prestiti finiti in sofferenza, che determinò due anni dopo l’intervento dello Stato con la nascita della Sga (1997) con 12.378 miliardi di vecchie lire di questi crediti e la privatizzazione tramite asta pubblica il controllo passò alla cordata Ina-Bnl per 61 milioni di vecchie lire. E c’è un personaggio che tra luci e ombre ha accompagnato la storia di quegli anni: Ferdinando Ventiglia, costretto a uscire di scena a seguito di un’ispezione Bankitalia durata 11 mesi e chiusa a dicembre 1995. L’istituto partenopeo è entrato nell’orbita di Intesa Sp, con la fusione tra Intesa e Sanpaolo Imi del 2007. Fu portato in dote dalla banca torinese, che l’acquisì a fine 2002 nell’ambito del compromesso della scalata di Generali a Ina. Alla fine del 2002 ci fu la fusione per incorporazione di Banco di Napoli in Sanpaolo Imi. Successivamente venne costituita Sanpaolo Banco di Napoli alla quale, con decorrenza primo luglio 2003, fu conferita l’intera attività del vecchio Banco di Napoli. Intanto l’altra notte Intesa e sindacati hanno siglato un accordo su 9 mila uscite entro il 2020 e 1500 ingressi. Si prevedono risparmi pari a circa 675 milioni di euro annui. L’accordo «fa seguito a quanto già concordato in relazione all’acquisizione dei rami di attività delle ex Banche Venete», dice una nota. La banca ricorda che sono state presentate circa 7500 domande di uscite volontarie nell’ambito del Fondo di Solidarietà, con le ultime uscite previste entro il 30 giugno 2020. «Questo accordo scongiura le uscite obbligatorie e garantisce nuova occupazione stabile, con un occhio di riguardo per i precari e per quelle aree del Paese dove più elevato è il tasso di disoccupazione», dice Roberto Aschiero (Fabi). Infine Intesa sta preparando il rifinanziamento di due bond senior garantiti dallo Stato ex banche venete.
Messaggero 22/12/2017
Intesa incorpora il Banco di Napoli – Dimito Rosario
Intesa Sanpaolo assorbe tramite fusione il Banco di Napoli. L’incorporazione dell’istituto partenopeo, controllato al 100% dal gruppo guidato da Carlo Messina, è un passo storico ma inevitabile nell’ambito della razionalizzazione delle attività e del nuovo piano industriale al 2021 che verrà presentato a febbraio. Ieri il cda di Intesa presieduto da Gian Maria Gros Pietro, riunitosi a Torino, secondo quanto risulta al Messaggero ha approvato l’operazione: la fusione avverrà tra novembre 2018 e febbraio 2019. II cda di Intesa ha anche deciso di assorbire Cassa Forlì dopo aver rilevato l’ultimo 10% per 46 milioni. Sebbene il brand storico resterà vivo, fa una certa impressione la mossa su Banco Napoli, istituto con alle spalle una storia di quasi 500 anni con 168 filiali nelle aree calabro-lucane, Campania e Puglia. La stessa decisione era stata presa due giorni fa dal cda dell’istituto di via Toledo presieduto da Maurizio Barracco. Si diceva che l’operazione è sensazionale perché mette fine all’autonomia di una banca antica che ha segnato, tra alterne vicende, la storia d’Italia. «Le banche italiane devono recuperare redditività, attuando misure drastiche nella riduzione dei costi», ha ribadito in uno degli ultimi interventi il governatore. Questa è la motivazione alla base della decisione assunta dal cda di Intesa Sp. Va ricordato che il Banco Napoli dal 1861 al 1926 è stato istituto di emissione, qualifica persa con il riconoscimento di istituto di diritto pubblico. Le sue origini risalgono ai cosiddetti banchi pubblici dei luoghi pii, sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo, in particolare ad un monte di pietà, il Banco della Pietà, fondato nel 1539 per concedere prestiti su pegno senza interessi. C’è una data che ne ha segnato la storia recente. Nel 1994 fu investito da una crisi durissima causata da prestiti finiti in sofferenza, che determinò tre anni dopo l’intervento dello Stato con la nascita della bad bank Sga con una dote di 12.378 miliardi di lire e la privatizzazione tramite asta pubblica: il controllo passò alla cordata Ina-Bnl per 61 milioni di lire. E c’è una figura che tra luci e ombre ha segnato la storia di quegli anni: Ferdinando Ventriglia, detto o’ professore, alla guida del Banco dopo essere stato direttore generale del Tesoro e uscito di scena a seguito di un’ispezione Bankitalia chiusa a dicembre 1995. I RISPARMI L’istituto partenopeo è entrato nell’orbita di Intesa Sp con la fusione tra Intesa e Sanpaolo Imi (2007). Fu portato in dote dalla banca torinese che l’acquisì a fine 2002 nell’ambito del compromesso nella scalata di Generali all’Ina. Il Banco confluì così nel Sanpaolo Imi. Successivamente venne costituita Sanpaolo Banco di Napoli alla quale, da luglio 2003, fu conferito il vecchio Banco di Napoli. Intanto l’altra notte Intesa Sp e sindacati hanno siglato un accordo su 9 mila uscite entro il 2020 e 1.500 ingressi. Si prevedono risparmi pari a circa 675 milioni di euro annui. L’accordo «fa seguito a quanto già concordato in relazione all’acquisizione dei rami di attività delle ex Banche Venete» dice una nota. La banca ricorda che sono state presentate circa 7.500 domande di uscite volontarie nell’ambito del Fondo di Solidarietà, con le ultime uscite previste entro giugno 2020. «Questo accordo scongiura le uscite obbligatorie e garantisce nuova occupazione stabile, con un occhio di riguardo per i precari e per quelle aree del Paese dove più elevato è il tasso di disoccupazione» dice Roberto Aschiero (Fabi). Infine Intesa sta preparando il rifinanziamento di due bond senior garantiti dallo Stato ex Venete.
Mf 22/12/2017
Intesa, accordo sugli esuberi. Gli immobili a Bain – Dal Maso Elena
Intesa Sanpaolo ha concluso un accordo con i sindacati sul personale dopo avere acquisito le attività della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. In sintesi, 9 mila persone usciranno volontariamente, la banca ne assumerà 1.000 a tempo indeterminato e altre 500 saranno assunte secondo una formula mista (parte time più rapporto di lavoro autonomo). Gli oneri di uscita saranno pari a 45 milioni al netto delle imposte da contabilizzare nel quarto trimestre di quest’anno a fronte di un risparmio a regime (dal 2021) pari a 675 milioni l’anno. Il ceo Carlo Messina ha commentato che «quello raggiunto oggi (ieri, ndr) è un passo molto importante in vista del piano industriale che sarà presentato agli inizi del nuovo anno: le sfide che abbiamo di fronte sono di notevole complessità, siamo convinti che – nell’affrontarle – Intesa Sanpaolo si confermerà tra le migliori banche in Europa». Per il numero uno della Fabi Lando Sileoni «sono state scongiurate uscite obbligatorie e licenziamenti e garantite nuove assunzioni nonostante i vincoli imposti dalla Bce rispetto all’integrazione delle due ex venete. Saranno anche confermati a tempo indeterminato tutti i lavoratori in servizio a tempo determinato». Kepler Cheuvreux ha confermato ieri la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 3,4 euro sul titolo. Sempre ieri intanto Intesa ha ceduto un portafoglio di 103 immobili residenziali, industriali e commerciali a Bain Capital Credit e Castello Sgr nell’ambito del progetto Hemera. Il portafoglio, spiega una nota, comprende immobili di cui la Ca’ de Sass, attraverso le sue controllate Intesa Sanpaolo Provis, Reoco e Mediocredito Italiano, è rientrata in possesso in seguito alla cessazione di contratti di leasing o di finanziamento. Hemera è il quinto portafoglio acquisito da Bain Capital Credit in Italia nel 2017, per un totale di circa 2 miliardi di attivi in gestione composti da non-performing loan, prestiti e attività immobiliari. «Questa transazione testimonia il nostro impegno per il mercato italiano, che continuiamo a considerare come uno dei più interessanti per gli npl e per i crediti problematici», ha dich

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