XXI CONGRESSO NAZIONALE FABI, LA STAMPA DI OGGI
All’assise FABI parterre di banchieri, ma niente sconti. Sileoni incontra gli esponenti del mondo bancario. Quotidiani nazionali e siti finanziari e del lavoro riprendono la discussione in atto nel settore. Leggi gli articoli.
Corriere della Sera 07/03/2018
Carige, no a Mincione Mps, Morelli: bisogna fare utili – Massaro Fabrizio
Il Montepaschi recupera i cali del lunedì post-elezioni chiudendo con 4,26% a 3,18 euro, insieme con l’intero comparto bancario. Ma quello della Borsa è solo uno degli indicatori per misurare lo stato di salute di un istituto, specialmente quello senese alle prese con un piano rigido di ristrutturazione imposto dalla Commissione europea: «Pensare che una banca come il Monte si rimetta a camminare spedita come i concorrenti e veloce non è uno scenario plausibile», ha detto ieri il ceo di Mps, Marco Morelli, intervenendo al congresso della Fabi a Roma insieme con il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier (che dal canto suo si è detto «fiducioso» sull’esito degli stress test in arrivo da parte dell’Eba, dai quali invece Mps è esonerata). Il timore del sindacato guidato da Lando Maria Sileoni è che la banca possa a un certo punto essere costretta dalla Ue ad arrivare a licenziamenti per colpa di una cura dimagrante troppo drastica. «Possiamo discutere di quanto sono aggressivi gli obiettivi, ma la banca deve fare ricavi e a un certo punto deve produrre degli utili, punto», ha detto Morelli, che in un anno e mezzo ha portato a casa una non scontata «ricapitalizzazione patrimoniale» da 8,1 miliardi che ha rimesso in piedi la banca. Se al momento Mps sia o meno in linea con gli obiettivi del piano do sapr ò dire alla fine del 2018, al 6 marzo è una cosa impossibile da dire», ha concluso Morelli. Ora c’è da affrontare anche il tema dell’azionista pubblico, avendo il Tesoro il 68% della banca: «Che ci sia un cambio a livello di governo e ministro dell’Economia non ha un impatto su ci ò che dobbiamo fare». Intanto ieri l’altra banca in ristrutturazione, Carige, ha approvato i conti definitivi al 2017 alzando di 8 milioni la perdita a 388,4 milioni per maggiori accantonamenti sugli npl. II board della banca presieduto da Giuseppe Tesauro e guidata da Paolo Fiorentino ha anche respinto la richiesta di Raffaele Mincione, terzo azionista attraverso la società Pop 12 con il 5,428% dopo Malacalza Investimenti (20,639%) e Gabriele Volpi (9,087%), di un posto nel consiglio, per «insussistenza dei presupposti per poter accogliere al momento le istanze di rappresentatività».
Gazzetta di Parma 07/03/2018
Crédit Agricole Maioli: «In Italia il gruppo continua a investire» – r.eco.
Il XXI Congresso nazionale del sindacato autonomo dei bancari Fabi «The wheel oflife, la ruota della vita – le idee e le scelte per il cambiamento» ha portato all’Hotel Ergife di Roma il gotha del mondo bancario italiano. Ieri mattina Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi si è confrontato con Jean Pierre Mustier, ad di Unicredit, Marco Morelli, ad di Mps e Giampiero Maioli, responsabile del Crédit Agricole in Italia, che si è soffermato sull’importanza degli investimenti nel settore bancario. «Stiamo mettendo in campo un piano da 800 milioni di euro per la crescita organica fino a12020ha spiegato -. Abbiamo investito 3,5 miliardi e continueremo a farlo in Italia – ha spiegato Maioli – non ci sono solo le tre Casse (Cassa di Risparmio di Cesena, Banca Carim e Cassa di Risparmio di San Miniato, ma anche Pioneer acquisita da Amundi e Banca Leonardo comprata da Indosuez Wealth Management». Maioli ha aggiunto che il gruppo sta investendo in maniera importante nelle infrastrutture e nelle risorse umane, con un nuovo Centro Servizi che verrà inaugurato nei prossimi mesi a Parma e ospiterà 1500 dipendenti. Una struttura all’avanguardia in termini di impatto ambientale». Mustier ha affrontato il tema del possibile consolidamento del settore bancario ma ha precisato che «fondendosi non si risolvono i problemi di capitalizzazione», mentre Morelli ha osservato che «per il futuro di Mps c’è un piano che prevede una serie di iniziative tra cui la chiusura delle filiali, è un piano tracciato non c’è nessuna novità. Il cambio di ministro non cambia il piano di risanamento».
Giornale 07/03/2018
Sui crediti deteriorati l’ipotesi «fai da te» – CC
Con la gestione interna delle sofferenze si registrano tassi di recupero mediamente più alti, che si attestano al 47,3% contro il 23% registrato in media dai service esterni. Partendo da questo presupposto la Fabi, ovvero il principale sindacato dei bancari ieri ha lanciato la proposta di «una task force interna a ogni banca per gestire il recupero delle sofferenze». L’idea è supportata dai risultati da uno studio curato dagli analisti Alfonso Scarano e Antonella Simone con il contributo legale dell’avvocato Chiara Scarano che è stato presentato ieri presentato in occasione del XXI congresso nazionale dell’organizzazione guidata da Lando Maria Sileoni. «Chiediamo alle banche di adottare un modello di gestione interna delle sofferenze per salvaguardare i rapporti col territorio, valorizzare i lavoratori e scongiurare la svalutazione degli stessi crediti deteriorati. Siamo contrari alla cessione esterna degli Npl perchè massacra le imprese e punta su profitti a breve termine», ha detto ieri il segretario della Fabi. Sottolineando anche che i fondi speculativi sono disposti ad acquistare i crediti deteriorati a un costo di poco superiore al 22%, contro il 41% del prezzo di carico stimato nei bilanci delle banche. «Una cessione che innesca perdite sul capitale ed espone le banche una riduzione del valore delle azioni in mano ai soci e le costringe a nuove ricapitalizzazioni con effetti diluitivi sull’azionariato». Lo stesso Sileoni ieri ha accolto sul palco del congresso l’ad del Monte dei Paschi, Marco Morelli. Il cambio di «azionista» non cambia il piano di risanamento del Monte dei Paschi. «Il cambio del ministro dell’Economia non cambia il nostro piano: è chiaro che poi ci sarà un nuovo interlocutore con il quale dialogheremo», ha detto Morelli. Quanto a un’eventuale aggregazione di Mps, «non è tema che riguarda il management ma, eventualmente, gli azionisti, nella misura in cui tale ipotesi possano creare valore sotto tutti gli aspetti». II sindacato è intanto impegnato anche sul fronte dei tagli. Ieri Deutsche Bank ha annunciato che taglierà oltre duecento dipendenti in Italia nelle attività retail. Per gli esodi la banca è disposta ad attivare «il fondo esuberi su base volontaria», ha indicato al congresso il responsabile delle risorse umane del gruppo Carlos Gonzaga. La procedura per gli esodi è stata attivata nelle scorse settimane e c’è stato un primo incontro. La banca in Italia ha circa 4mila dipendenti.
Italia Oggi 07/03/2018
Montepaschi, avanti tutta
La strada del Montepaschi è ben definita. Il cambio di governo non avrà un impatto sul piano di Rocca Salimbeni che, tra l’altro, non ha allo studio nessun dossier di possibili aggregazioni né altre chiusure di filiali, con ulteriori riduzioni di personale: lo ha spiegato l’a.d. Marco Morelli nel suo intervento al congresso della Fabi svoltosi a Roma. Il fatto che siano in vista avvicendamenti al ministero dell’economia, azionista con circa il 70% della banca senese, «non è una cosa che ha un impatto su quello che dobbiamo fare», ha riferito Morelli. «Andiamo avanti sul piano. Ci sarà un nuovo interlocutore con il quale ci confronteremo. Ci sono azionisti e un cda, io rispondo a loro di quello che faccio. Il mio mandato è a disposizione degli azionisti, sono loro che devono decidere e valutare. Chi fa il mio mestiere non si pub preoccupare chi di va al governo, di chi vince le elezioni e di chi viene eletto a Siena». Per il momento Rocca Salimbeni non valuta alcuna ipotesi di aggregazione. Questo tema, ha ribadito l’a.d., «non è né sul mio, né sul nostro tavolo». L’argomento, del resto, «non riguarda il management della banca ma gli azionisti, nella misura in cui questo tipo di operazioni possa creare valore sotto tutti i punti di vista per i ricavi e la valorizzazione dei dipendenti». A proposito della situazione di Mps, «si è rimesso a camminare ma, come ho già detto, ci vorrà tempo, sarà un percorso molto lento. Mps è uscito dalla chirurgia d’urgenza, ma pensare che si rimetta a camminare spedita e veloce come i concorrenti non è uno scenario plausibile. Lavoriamo giorno e notte per portare avanti il piano, non è semplice. Credevo che la banca potesse ripartire un anno fa e ci credo ancora oggi. In dodici mesi non ho cambiato opinione su questo tema, la mia posizione è identica a quella di un anno fa». Sollecitato dai sindacalisti su eventuali nuove chiusure di filiali che avrebbero conseguenze negative sul personale, il numero uno del Monte ha precisato che per il futuro «c’è un piano che prevede una serie di iniziative tra cui la chiusura delle filiali: è un piano tracciato, non c’è nessuna novità. Stiamo lavorando per fare in modo che la ripresa commerciale sia tale per poter raggiungere gli obiettivi del piano, prescindendo da quelle che sono state le condizioni poste in termini di chiusura di filiali e riduzione dei dipendenti». Una banca, ha proseguito Morelli, ha l’obiettivo «di tutelare il corpo aziendale, i dipendenti, gli azionisti, il bilancio e il conto economico. Mps deve fare dei risultati, punto. Poi possiamo discutere di quanto sono aggressivi gli obiettivi, ma la banca deve fare ricavi e a un certo punto deve produrre utili». Il rilancio della banca, ha concluso l’amministratore delegato, non passa dal taglio dei costi ma «dal coinvolgimento di tutte persone che lavorano al Monte, e tutti insieme dobbiamo arrivare a fare certi risultati: se ci riusciamo o no, qualcuno lo valuterà».
Italia Oggi 07/03/2018
Npl, gestione interna è migliore
Con la gestione interna delle sofferenze si registrano tassi di recupero mediamente più alti, che si attestano al 47,3% contro il 23% dei service esterni: è quanto sostiene uno studio degli analisti Alfonso Scarano e Antonella Simone, con il contributo dell’avvocato Chiara Scarano, presentato in occasione del congresso nazionale della Fabi. Il maggior sindacato dei bancari ha lanciato la proposta di una task force interna a ogni banca per gestire il recupero delle sofferenze, visto che «con la gestione interna i tassi di recupero sono più alti: così la banca salvaguarda il suo rapporto col territorio e valorizza i lavoratori», ha detto il segretario generale Lando Maria Sileoni. «Siamo contrari alla cessione esterna degli Npl, perché massacra le imprese e punta su profitti a breve termine».
Libero Quotidiano 07/03/2018
Affari in piazza – Malgrado i soldi pubblici Mps è nel pantano
Marco Morelli, amministratore delegato di Monte dei Paschi, da quando ricopre questo incarico, cioè da un anno e mezzo, non ha «mai ricevuto una telefonata» dal governo o dai politici. Lo ha detto ieri durante il XXI Congresso nazionale della Fabi, probabilmente un messa y:.t o al prossimo esecutivo, che per ò di telefonate ne potrà fare quante ne vorrà visto che il Tesoro è azionista di ma i oranza della banca in crisi. «Non importa chi andrà al governo, chi ha vinto le elezioni o chi viene eletto a Siena. Credo che l’unica linea di comportamento e Stella Polare deve essere quella di fare le cose nel miglior modo possibile». Il piano di risanamento insomma non verrà modificato dal cambio dell’esecutivo, sempre che il futuro governo voglia continuare a sostenere la banca. Intanto per Morelli Mps è «uscita dal reparto di chirurgia d’urgenza. Ora dobbiamo tornare a camminare». Per l’ad è necessario «tornare a parlare con i clienti, ci vorrà tempo, sarà un processo lento – ha proseguito – ma il Monte si è rimesso in cammino», in una strada per ò ancora scivolosa. Un’eventuale aggregazione inoltre «non è tema che riguarda il management ma, eventualmente, gli azionisti, nella misura in cui tale ipotesi possano creare valore sotto tutti gli aspetti: il tema non è sul mio o il nostro tavolo». Morelli, come se la banca non avesse rovinato migliaia di risparmiatori, si lamenta del fatto che «qualcuno parla male di noi, che dice che il Monte non ce la farà. Esiste un piano su cui tutti i dipendenti cercano di essere focalizzati. Quando sarà il momento dei risultati finanziari, racconteremo ci ò che abbiamo fatto», ha concluso l’ad dell’ex banca del Pd. Dopo diversi giorni di chiusure in perdita, il titolo ieri ha segnato un rialzo di oltre il 4%.
Mf 07/03/2018
La Fabi alle banche: gestite gli npl all’interno – Npl, Fabi per la gestione interna – Pira Andrea
La gestione delle sofferenze passa per la creazione di apposite task force interne alle banche stesse. Alle filiali degli istituti dovranno essere affidate procure e deleghe sui crediti deteriorati, garantendo la formazione del personale e la creazione di figure manageriali specifiche. «Siamo contrari alla cessione esterna degli npl, perché massacra le imprese e punta su profitti a breve termine», spiega Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, la federazione autonoma dei bancari impegnata in questi giorni a Roma per il XXI Congresso nazionale, che ieri ha condotto tre faccia a faccia con il numero uno di Unicredit Jean Piene Mustier, l’ad di Mps Marco Morelli e l’ad di Cariparma Agricole Giampiero Maioli. La proposta mira a tutelare la continuità dell’azienda, salvaguardare la relazione tra istituti e clientela, valorizzando in modo appropriato il portafoglio di npl e scongiurando svalutazioni troppo pesanti. Alla proposta per una gestione interna degli npl, il principale sindacato della categoria affianca uno studio per suffragare le ragioni di una tale soluzione. Condotto sull’analisi dei dati di Banca d’Italia, il lavoro a cura di Alfonso Scarano e Antonella Simone mette in evidenza come dal 2006 al 2012 la gestione in house abbia registrato in media una percentuale di recuperi più alta: si parla del 47,3% contro il 26,5% delle posizioni cedute a terzi. Tale dinamica, spiega l’analisi, è innescata da più fattori, riassumibili nella minor capacità di valorizzare gli npl in portafoglio. Alla base c’è la mancanza di una relazione diretta con il cliente da parte delle società esterne e quindi di un minor numero di informazioni sulle singole posizioni in sofferenza. Questa riflessione si colloca in un quadro italiano che dal 2012 a oggi ha registrato un accelerazione nelle cessioni, arrivate lo scorso anno a quota 64,5 miliardi, portando il totale dei crediti ceduti negli ultimi sei anni a oltre 117 miliardi. La diffusione dello studio anticipa inoltre la pubblicazione a metà marzo delle proposte della Commissione e dell’addendum Bce sulla svalutazione dei nuovi crediti deteriorati, mentre cresce il pressing dei Paesi del Nord affinché la riduzione dei rischi preceda la loro condivisione attraverso una garanzia comune sui depositi e un backstop al Fondo di risoluzione. Lunedì scorso, nella giornata di apertura dell’assise della Fabi era stato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a ipotizzare un possibile ricorso alla Corte di giustizia europea qualora l’Eurotower dovesse tentare «un’attività pseudolegislativa». Ieri sul tema è intervenuto il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, che giudica positivamente il blocco dei tentativi della Vigilanza Bce guidata da Danièle Nouy di introdurre una prima versione dell’addendum. L’esponente dell’Abi ha voluto comunque ribadire che il futuro del settore bancario passa per l’Europa. «Se abbiamo soluzioni, le dobbiamo trasformare in soluzioni e proposte europee», ha sottolineato Sabatini nel criticare comunque alcune misure comuni comunitarie come la direttiva Brrd con attuazione che avrebbe dovuto far scattare prima i requisiti Mrel modificando il passivo delle banche e dopo far partire il bail-in. Oltre alla percentuale di recupero la seconda critica mossa invece dalla Fabi alle soluzioni esterne per gli npl riguarda i prezzi di mercato. Mentre il prezzo di carico stimato nei bilanci degli istituti si aggira attorno al 41%, i fondi sono disposti ad acquistarli poco sopra il 22%. «Una cessione che innesca perdite sul capitale ed espone le banche a una riduzione del valore delle azioni in mano ai soci e le costringe a nuove ricapitalizzazioni con effetti dilutivi sull’azionariato», sottolinea il sindacato. Terza annotazione della Fabi è il valore dei portafogli basato in gran parte sui valori peritali degli immobili posti in garanzia.
Mf 07/03/2018
Mustier: governo agevoli la cessione di sofferenze – Pira Andrea
Eliminato il rischio sistemico, compito del nuovo governo italiano sarà accelerare lo smaltimento degli npl. «Restano rischi che possono essere anche importanti, ma non sono sistemici», ha detto l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, intervenendo al congresso della Fabi in corso a Roma a colloquio con il segretario generale del sindacato Lando Maria Sileoni. Per il top manager francese la «grande differenza» dell’Italia rispetto agli altri Paesi è quanto a lungo i crediti deteriorati restano nei bilanci delle banche. «Si deve consentire alle banche di fare bene il proprio lavoro in un ambiente che sia anche sicuro», ha aggiunto l’ad nell’esortare quindi il prossimo esecutivo a prendere misure che favoriscano la cessione degli npl. Il banchiere non si è sbilanciato sull’esito del voto: «Le idee politiche devono restare fuori dal nostro lavoro, noi lavoriamo con tutti i cittadini». Mustier non ha poi escluso che possa esserci un consolidamento nel settore, sebbene ci ò non risolverebbe tutti i problemi del settore, specie in caso di aggregazioni tra istituto sottocapitalizzati.
Mf 07/03/2018
Per Morelli il nuovo esecutivo non impatterà su Mps – Pira Andrea
Il cambio di governo, e quindi dell’azionista di maggioranza, non avrà alcun impatto sul piano Mps. Marco Morelli, amministratore delegato dell’ istituto senese oggi controllato dal Tesoro, ieri ha rassicurato la platea del congresso Fabi. Il timore diffuso è che il programma concordato con la Ue per risollevare la banca possa prevedere nuovi tagli di filiali e quindi di personale qualora non si dovessero raggiungere nel quinquennio gli obiettivi. A tale eventualità il principale sindacato dei bancari ribatte ventilando la possibilità di uno sciopero generale del settore. Il confronto tra Morelli e il segretario generale Lando Maria Sileoni è stato uno dei più accesi. L’ad ha garantito che il rilancio di Mps non passerà per il taglio di personale, ricordando anzi di aver tenuto testa ai rappresentati della Ue quando per il piano di aiuti chiedevano 10 mila esuberi. Allo stesso modo Morelli ha voluto escludere eventuali aggregazioni, di cui si è parlato nei giorni precedenti le elezioni. Il tema non è sul tavolo, ma la questione «non riguarda il management, bensì gli azionisti nella misura in cui questo tipo di operazioni pu ò creare valore», ha detto l’ad.
Mf 07/03/2018
Contrarian – Il confronto virtuoso tra Fabi e Abi fa bene a tutte le parti
La partecipazione dei principali esponenti del mondo bancario al Congresso nazionale della Fabi, il sindacato dei bancari che organizza il maggior numero dei dipendenti sindacalizzati, dimostra sia il ruolo che il sindacato ha saputo conquistarsi sia la condivisa, crescente centralità, nel settore, delle risorse umane nonché delle relazioni industriali in una con le vicende che riguardano il mondo del credito, in particolare dalla crisi globale scoppiata nel 2008 in avanti. Lando Sileoni, il segretario generale uscente, ma, come sembra, per l’opera svolta destinato alla conferma per un altro periodo statutario, ha affrontato temi fondamentali: dagli impatti della digitalizzazione negli istituti alla funzione fondamentale del Fondo esuberi avendo, comunque, la capacità di legare questi argomenti ai problemi generali della politica economica, del debito e dell’occupazione, ma anche al momento postelettorale. Se ne ricava l’essenzialità di forme ampie di partecipazione che riguardino sia l’introduzione delle innovazioni digitali, sia la materia dei costi e, dunque, della redditività delle banche. Non si nega di certo l’esigenza di rivedere l’organizzazione, la rete delle dipendenze e, poi, le strategie che debbono comportare anche interventi nella governance; né si critica l’opera che si deve svolgere per la revisione dei costi. Ma tutto ci ò ha la fondamentale contropartita della salvaguardia dell’occupazione che il sindacato è riuscito, con il ricorso a un complesso di misure attuabili sul piano della volontarietà e al predetto Fondo, a difendere sostanzialmente, dimostrando che si pub progredire nella redditività senza dovere ricorrere ai tagli degli organici, ma, all’opposto, stimolando vieppiù la partecipazione ai processi lavorativi e migliorando i livelli delle professionalità. L’interlocuzione con l’altro attore sociale, l’Abi, è stata in questo campo proficua, anche per avere il presidente, Antonio Patuelli, saputo cogliere prontamente i vantaggi di relazioni sindacali, certamente dialettiche e suscettibili di differenziazioni nei mezzi, ma pienamente convergenti nei fini. Si pu ò dire che è comunque difficile registrare, in organismi similari, un confronto così ampio tra parti datoriali e sindacato come quello che sta avvenendo nel congresso Fabi. Occorre, peri, che poi ne scaturiscano, a opera delle parti coinvolte, concreti comportamenti coerenti. Sull’evoluzione del settore, sulle innovazioni più rilevanti, sulla digitalizzazione, sui rapporti con la clientela e le nuove professionalità occorrerebbe compiere un deciso passo avanti prevedendo sedi istituzionali di confronto e di partecipazione; una partecipazione che pub andare anche oltre e, in relazione alla produttività, contemplare meccanismi di aggancio con la remunerazione. Agli inizi degli anni Settanta, allorché in Banca d’Italia si rilevavano i segnali di una grande evoluzione funzionale e organizzativa, l’allora governatore Guido Carli promosse, d’intesa con i sindacati, cinque Commissioni paritetiche formate da dirigenti, tra i migliori, designati sia dalla stessa amministrazione sia dalle organizzazioni sindacali, con il compito di studiare le immanenti trasformazioni e formulare proposte e progetti al riguardo. Sui materiali allora prodotti l’Istituto ha fondato la propria azione per almeno un quindicennio: ci ò a testimonianza dell’ importanza della ricerca di forme avanzate di partecipazione. Si badi bene: non è una confusione di moli che qui si auspica, né si pensa a forme specifiche di cogestione. Ma una grande trasformazione, di carattere epocale, non pu ò essere sostenuta e guidata senza una estesa partecipazione a tutti i livelli. Se, poi, al vertice si introduce una sede paritetica di confronto, la partecipazione che discende per i rami non potrà non essere ancora più fruttuosa e saldare gli interessi della banca con quelli di chi vi lavora.
Sole 24 Ore 07/03/2018
Credito, Bcc al rinnovo Nodo 3.500 esuberi e aumento di 85 euro – Casadei Cristina
Sarà una razionalizzazione che investirà il 10% dei lavoratori, quella che dovrà gestire il prossimo contratto delle banche di credito cooperativo. «Attraverso il rinnovo del contratto, Federcasse farà da punto di sintesi per il sisterna, convinta che le Bcc abbiano ampi margini di crescita sia in termini di efficienza che di produttività», interpreta il responsabile del servizio relazioni sindacali di Federcasse, Marco Vernieri. E, volendo quantificare questi margini, considerato che oggi le Bcc hanno poco più di 36mila addetti parliamo almeno di 3.500 esuberi, ma «sarebbe sbagliato parlare solo in termini di riduzione dei costi – aggiunge Vernieri-. Io preferisco parlare di tutele per le persone. Il sistema ha soprattutto bisogno di crescere sulla capacità di generare ricavi e rendere ancora più efficace la mutualità». Va osservato che le Bcc sono state banche disallineate rispetto ai grandi gruppi del credito ordinario sul fronte occupazionale. Negli anni della crisi, infatti, gli occupati di questi istituti sono cresciuti del 10%. II dialogo con i sindacati non si è mai interrotto, ma la riforma del settore, con la creazione dei tre gruppi, in dirittura d’arrivo, ha sicuramente rallentato il corso negoziale. «Il contratto è scaduto da 5 anni. L’ultimo rinnovo risale alla fine del 2012 siamo disallineati rispetto ai cicli negoziali – spiega Vernieri – e sarebbe impensabile oggi un contratto unico Abi Federcasse. Con il rinnovo abbiamo infatti bisogno di mettere a punto strumenti che aiutino le nostre banche a gestire la realizzazione della riforma». Se aigruppibancari cooperativi spetterà stabilire i numeri e i termini-e«soloipianiindustriali potranno farlo», osserva Luca Bertinotti della Fabi -, al nuovo contratto spetterà invece il cornpito di mettere a punto gli strumenti. Il primo passo indispensabile è creare le condizioni per sostenere economicamente il Fondo di solidarietà. Dovendo fare un numero massiccio di uscite o si riducono le prestazioni (ma su questo il sindacato è contrario) o si aumenta il livello di contribuzione e si cercano altre stampelle. La strada sembrerebbe essere la seconda «C’è piena disponibilità a prevedere il ricorso solo in via volontaria al Fondo di solidarietà da parte delle banche – dice Vernieri – ma dobbiamo garantirne la sostenibilità, anche ripensando l’utilizzo del Foc, il fondo per l’occupazione. Visto che le Bcc dovranno affrontare il terna dell’occupazione dobbiamo valutare un suo uso per la tutela dell’occupazione esistente, anche attraverso interventi di contribuzione straordinaria». Oltre che per la riqualificazione dei bancari che «è oggi un passaggio indispensabile per fare entrare nuove competenze», aggiunge Vernieri.Quanto alla parte economica le Bcc danno la disponibilità a un riallineamento al contratto Abi che riconosce l’ultima tranche in ottobre. L’importo dell’aumento sarebbe lo stesso del contratto Abi, 85 euro, ma in una sola busta paga. Nessun focus sugli Npl che per II credito cooperativo sarebbero, almeno per ora, un tema secondaria Diversamente dal credito ordinario. Proprio ieri, dal XXI congresso, la Fabi ha lanciato la sua proposta per la gestione interna delle sofferenze. «Siamo contrari alla cessione esterna perché massacra le imprese e punta su profitti a breve termine», dice il segretario generale Lando Maria Sileoni. La gestione interna conviene e la Fabi avanza una soluzione: «Affidare alle filiali le procure e le deleghe per la gestione degli Npl, formando il personale interno e creando figure manageriali ad hoc, special risk manager, che sovrintendano alla gestione di quest’attività», spiega Sileoni. «Sui nuovi mestieri -osserva lo stesso presidente del Casl di Abi, Eliano Omar Lodesani – ci sono molti spazi, dobbiamo riconvertire e fare crescere le persone che rimangono centrali nelle banche».
Sole 24 Ore 07/03/2018
Morelli: Mps, il dossier fusioni non è sul mio tavolo – Graziola Gerardo
Il Monte dei Paschi va avanti nel suo piano di risanamento senza essere condizionato dal prossimo cambio al vertice del ministero dell’Economia, azionista di riferimento della banca tornata pubblica dopo il salvataggio dello Stato dello scorso anno. Marco Morelli, amministratore delegato di Rocca Salimbeni, parla davanti alla platea del congresso dei bancari della Fabi e osserva che spetterà al nuovo interlocutore istituzionale a via XX settembre, eventualmente, una decisione su una futura aggregazione della banca, tema «che non è sul mio tavolo». Il management a Siena è impegnato nella sfida per raggiungere gli impegni presi dal governo italiano con Bruxelles per avere il via libera agli aiuti di Stato. Impegni che in alcuni casi, secondo il sindacato Fabi, rischiano di «strozzare» la banca e di non farla arrivare ad ottenere i risultati, in termini di utili, ai quali è tenuta. II sindacato lamenta l’obbligo di chiusura di filiali che sono efficienti e producono utili. Morelli non torna sul punto degli impegni con Bruxelles, afferma di essere concentrato sul far ripartire la banca dopo i lunghi mesi di attesa per il via libera del piano. «Ci credevo un anno fa e ci credo ancora oggi». La banca, aggiunge, «non fa pressioni» sul personale per raggiungere gli obiettivi commerciali egli oltre 23mila dipendenti del Monte sono coscienti del loro coinvolgimento nella missione «ma certo se la gente alle 4-5 del pomeriggio va a casa, la banca i risultati non li farà». Al congresso del sindacato prima di Morelli c’è l’esordio di Jean Pierre Mustier che a
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