iv style=”text-align: justify”>Il noto sito d’informazione DAGOSPIA.COM diretto dal giornalista Roberto D’Agostino riprende il Comunicato Stampa diffuso oggi da FABI e le dichiarazioni del Segretario Generale Lando Maria Sileoni
(AGI) – I risultati di bilancio delle banche italiane hanno dimostrato come nei primi tre mesi dell’anno il settore si sia avviato a una “fortissima ripresa”, grazie soprattutto al grande calo sia dello stock sia delle rettifiche sui crediti deteriorati oltre a un aumento dei prestiti ai privati, all’incremento dei ricavi da commissione e a una riduzione dei costi. Se il trend proseguira’ nel corso dei prossimi trimestri, e’ prevedibile che i primi dieci gruppi realizzino i migliori utili post crisi.
E’ la previsione della Fabi, peraltro avvalorata dal consenso degli analisti finanziari, secondo cui nel corso del 2018 le prime 10 banche italiane potrebbero realizzare un monte utili di circa 10 miliardi di euro. “Un risultato storico dopo gli anni della grande crisi”, si legge in una nota.
“Con gli utili che ripartono e con una fase positiva del settore, basta piagnistei – ha sottolineato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. – chiediamo, se ci saranno dividendi importanti per gli azionisti, che ci siano anche aumenti importanti nelle retribuzioni dei lavoratori. Il taglio del costo del lavoro e’ stato centrale finora ma oggi e’ superato con la sterzata a livello di gestione”, aggiunge Sileoni, secondo cui “e’ positivo il ritorno ai profitti delle banche in un settore che non ha risolto tutti i suoi problemi, ma sta sicuramente andando nella giusta direzione”.
Il risveglio degli utili, secondo le valutazioni della Fabi, deriva da piu’ fattori. Innanzitutto i prestiti a imprese e famiglie a marzo del 2018 sono in crescita del 2,1% su base annua, trainati dai mutui e da una ripresa del credito anche alle imprese. Piu’ volumi vorra’ dire piu’ margine d’interesse. E poi: i ricavi da commissione sono aumentati molto e continueranno a farlo per l’intero 2018. Sul fronte patrimoniale si registra una discesa molto forte delle sofferenze nette che da dicembre 2016 sono calate da 87 miliardi ai 54 miliardi marzo 2018 (-37%).
Secondo Banca d’Italia i flussi di nuovi prestiti deteriorati sono tornati ai livelli precedenti la crisi, i tassi di copertura dei crediti malati sono ormai al 66% per le sofferenze e in media al 52% per l’intero universo dei deteriorati. E i requisiti di capitale sono nettamente migliorati con un Cet1 medio al 12,7%. Secondo i dati della Commissione Europea, tra giugno 2016 e giugno 2017 la riduzione dei crediti deteriorati e’ risultata tra le piu’ elevate (-24,6%).La riduzione dei costi, ambito nel quale le banche italiane mostrano un’efficienza che le rende tra le piu’ virtuose in Europa.
Nel vecchio continente, tra i gruppi piu’ significativi, il cost/income (uno dei principali indicatori dell’efficienza gestionale della banca: minore e’ il valore espresso di tale indicatore, maggiore e’ l’efficienza della banca e quindi la redditivita’) e’ in media al 65,7%; l’Italia e’ sotto questo livello con il 65%; meno efficienti risultano paesi come la Germania (86%), la Francia (70%), la Svizzera (80%); solo le banche inglesi fanno meglio delle Italiane con un rapporto al 61% (i dati si riferiscono al 2017 e al 2018).
“Il tema dei costi quindi non e’ solo un problema italiano come si crede e come i luoghi comuni lo dipingono. Al contrario, le banche italiane hanno dimostrato un’efficienza sulla struttura dei costi tra le migliori in Europa. Quando si parla di troppi sportelli e troppi bancari si compie un clamoroso errore storico. Quei rapporti tra costi e ricavi visti in chiave europea dicono che l’Italia non e’ la Cenerentola. Al contrario siamo su livelli virtuosi”, ha concluso Sileoni.