Chiude la filiale e i lavoratori vengono ricollocati a centinaia di km di distanza nonostante la possibilità di soluzioni meno drastiche. Xausa: ''scelte inopportune fatte senza tener conto dello stato di salute di alcuni dipendenti''">

TRASFERIMENTI IN POP BARI, LA FABI NON CI STA

Chiude la filiale e i lavoratori vengono ricollocati a centinaia di km di distanza nonostante la possibilità di soluzioni meno drastiche. Xausa: ”scelte inopportune fatte senza tener conto dello stato di salute di alcuni dipendenti”
TRASFERIMENTI IN POP BARI, LA FABI NON CI STA

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Sindacati sul piede di guerra in Popolare di Bari e nessuna firma dell’accordo sulla chiusura della procedura. La banca continua, infatti, unilateralmente a prendere decisioni che vanno contro il rispetto delle regole.
Nello specifico, almeno cinque lavoratori si sono trovati, con un preavviso di pochi giorni, a dover spostare la sede di lavoro a diverse centinaia di km per la chiusura della loro filiale.
Nonostante si potesse procedere a soluzioni meno drastiche, quattro dipendenti da Ancona sono stati ricollocati a Teramo (150km) e un altro da Milano a Teramo (600km). Il tutto senza tenere conto di patologie particolari di alcuni di loro né della presenza di personale in diritto della legge 104 che non potrebbe essere trasferito.
”Si tratta di scelte inopportune, ingiustificate e inaccettabili – commenta Giuliano Xausa – Segretario Nazionale Fabi – in particolar modo perché prese nei confronti di persone provate da malattie o in regime di 104. Qualche giorno fa, in fase di chiusura della procedura, la banca ha proposto ai sindacati di firmare un accordo in cui non veniva posto alcun limite né chilometrico né temporale ai trasferimenti, se non per quanto dettato dal contratto nazionale, e un modestissimo riscontro economico per il disagio logistico della durata massima di dodici mesi”.
”Riteniamo che si stia applicando un metodo lesivo e umiliante non solo per i lavoratori, ma anche per le loro famiglie che si troveranno a dover affrontare scelte drastiche. è una situazione che non pu ò essere accettata – conclude Xausa – ci opporremo nelle sedi opportune, anche legali, per un ripristino della correttezza”.
Roma, 11/07/2018
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