DOBANK, DOMANI SCIOPERO IN TUTTA ITALIA CONTRO 160 ESUBERI E CHIUSURA DI 7 SEDI

La protesta decisa dalla Fabi e dagli altri sindacati: nel mirino il piano industriale e i tagli voluti dall’azienda. Leggi il comunicato stampa unitario

DOBANK, DOMANI SCIOPERO IN TUTTA ITALIA CONTRO 160 ESUBERI E CHIUSURA DI 7 SEDI

Sciopero in tutta Italia, domani, per i 1.250 dipendenti di doBank. La protesta, decisa dalla Fabi e dagli altri sindacati, serve a contrastare il piano industriale dell’azienda attiva nel mercato del recupero crediti, che prevede 160 esuberi e la chiusura di 7 sedi su 16. Domani sono previsti presidi di lavoratori e sindacati a Roma, Milano, Verona, Palermo e Messina.

In particolare, per quanto riguarda le strutture territoriali, verrebbero chiuse le sedi di: Brescia (coi dipendenti dirottati su Milano e Verona), Padova (lavoratori a Verona), Firenze (addetti a Bologna e Roma), Lecce (lavoratori a Bari), Messina e Reggio Calabria (dipendenti a Catania), Perugia (addetti a Roma). Decine di lavoratori sarebbero costretti, quotidianamente, a percorrere tra gli 80 e i 300 chilometri; quelli di Messina sarebbero obbligati anche a un passaggio in traghetto via mare. Le sedi che resterebbero operative sarebbero dunque nove: Bari, Bologna, Catania, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Verona.

 

COMUNICATO STAMPA

DoBank: sindacati, domani sciopero in tutta Italia
Venerdì 28 giugno la protesta dei sindacati e dei lavoratori. Dito puntato contro il piano industriale, i 160 esuberi e la chiusura delle sedi. «È il fallimento delle esternalizzazioni di Unicredit, la gestione degli npl va ricondotta all’interno del settore creditizio»

Roma, 27 giugno 2018. Dopo mesi di tentativi passati a stabilire corrette ed efficaci relazioni industriali nel Gruppo doBank, il sindacato ed i lavoratori scenderanno in sciopero domani contro l’atteggiamento dispotico e arrogante dell’azienda che ha impedito di trovare un accordo sui continui cambiamenti del Piano industriale in grado di dare garanzie ai lavoratori in merito a occupazione, mobilità e contratto collettivo nazionale che verrà applicato. I motivi dello sciopero vanno ricercati nella volontà dell’azienda di gestire questa fase del Piano industriale con un approccio unilaterale e non concordato sia per quanto riguarda i 160 esuberi dichiarati, sia per quanto riguarda la chiusura e le ricadute sui lavoratori di tanti Poli periferici.

In considerazione dei cambiamenti che continuano ad investire il Gruppo – di cui l’ultimo in ordine di tempo è la revoca della licenza bancaria – sono mancate la volontà e le premesse per avviare un serio confronto che avesse al centro i risultati dell’azienda assieme alla tutela dei diritti e delle professionalità dei lavoratori. C’è bisogno di dare una “scossa” a questa azienda che infrange regole e contratto, che mette a rischio i livelli occupazionali, che pensa solo agli utili per gli azionisti e ai lauti compensi da distribuire all’Amministratore Delegato e al Management.

Il settore del credito ha una tradizione ben diversa di relazioni industriali e di comportamenti da quelli messi in atto da doBank e per questo chiediamo ad ABI un intervento in tal senso, anche in relazione alla recentissima rinuncia alla licenza bancaria, che rappresenta un pericoloso e grave precedente per l’intero settore. DoBank, che punta ad essere un player importante sul mercato degli NPL, intanto arriva all’ultimo posto per considerazione dei lavoratori che sono e restano il motore di questa azienda e che domani 28 giugno diranno BASTA a questi comportamenti ottusi.

La gestione degli NPL come e soprattutto quello degli incagli, se non condotto all’interno dell’area creditizia, con regole certe e socialmente sostenibili, rappresenterà a breve, per cittadini e imprese, il vero problema del Paese. Le società di recupero devono rimanere, finché possibile, a sostegno della parte produttiva e sana dell’imprenditoria e non accelerarne o addirittura determinarne il fallimento! Il comportamento di doBank che ha abbandonato la licenza bancaria, rifiuta il confronto con il sindacato e tenta continuamente di instaurare un clima di terrore tra i dipendenti, calpestandone dignità e diritti, la dice lunga sulla mentalità spregiudicata dei suoi vertici con il milionario Mangoni in testa! Questo è un altro fallimento, dopo appena 18 mesi, delle politiche di esternalizzazioni intraprese da Unicredit che il sindacato ha sempre contestato, combattuto e cercato di impedire in ogni modo!

Le Segreterie Nazionali

FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UILCA/UIL UNISIN

 

 

 

 

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