POPOLARE DI BARI, STOP ALLE RELAZIONI SINDACALI

La Fabi e gli altri sindacati inviano una lettera di interruzione delle relazioni industriali con il gruppo bancario. Iandolo (Fabi): «Assenza di chiarezza e coerenza. Non vi è alcun credibile percorso progettuale su quello che sarà il futuro»

POPOLARE DI BARI, STOP ALLE RELAZIONI SINDACALI

Stop alle relazioni industriali nella Popolare di Bari. La Fabi e le altre organizzazioni sindacali hanno inviato ieri sera una lettera ai vertici della banca pugliese. Le sigle accusano la banca di «aver disatteso - è quanto si legge nella missiva - completamente le aspettative dei sindacati sulle preannunciate iniziative di cambiamento di una gestione aziendale più volte esecrata, unitamente ad un piano industriale da anni preannunciato e proclamato, ma a tutt'ora sconosciuto nelle sue reali ed effettive modulazioni»

«Interrompere le relazioni industriali per assenza di chiarezza e coerenza. Non vi è alcun credibile percorso progettuale su quello che sarà il futuro di questa banca» commenta il coordinatore Fabi gruppo Popolare di Bari, Carmine Iandolo «Nel frattempo si scrive che “non vi è più spazio per atteggiamenti autoritari o di mortificazione dei colleghi”, proprio mentre aumentano strumentali contestazioni disciplinari, usate con fini persecutori e con atti vessatori, dovute a ripetute umiliazioni e criminalizzazioni. Il personale non può pagare per colpe derivanti da insufficienti procedure organizzative e/o per errate gestioni del credito. Per questo si è avviata una serrata campagna di assemblee del personale» conclude il coordinatore Fabi.

La Banca Popolare di Bari ha 68 mila soci. Il gruppo, compresa la CariOrvieto, ha 3 mila addetti e 340 sportelli. Pop Bari, che punta a diventare società per azioni, è alle prese con un periodo molto impegnativo dal punto di vista della stabilità finanziaria: ha chiuso il primo semestre del 2019 con un rosso di 58,6 milioni (73,3 milioni considerando l’effetto delle imposte). Il bilancio 2018, invece, si era chiuso con una perdita di oltre 420 milioni. I costi operativi sono stati pari a 169,4 milioni e le rettifiche su crediti, in riduzione, si attestano a 44,2 milioni di euro. L’attivo totale, al termine del primo semestre, si è attestato a 13,64 miliardi rispetto ai 13,94 della fine dell’anno precedente, come emerge dai dati comunicati dall’istituto pugliese dopo l’approvazione del consiglio di amministrazione.

Roma, 15 ottobre 2019

 

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