XAUSA IN PRESSING SUI COMMISSARI DI POPBARI: «LA SAGA DELLE CONTRADDIZIONI»
Terzo incontro tra istituto di credito e organizzazioni sindacali. Non chiariti i dubbi sollevati dalla Fabi: «Non ci sono dati significativi per poter davvero parlare di trattative su esuberi e chiusure di filiali»
«La saga delle contraddizioni». È il giudizio – secco – col quale il segretario nazionale Fabi, Giuliano Xausa, ha sintetizzato le proposte dei vertici della Banca Popolare di Bari messe sul tavolo oggi, al terzo appuntamento con tutte le organizzazioni sindacali sul piano industriale del gruppo.
«Non ci sono dati significativi per poter davvero parlare di trattative su esuberi e chiusure di filiali. Le indicazioni fornite sinora sono carenti, datate, incongruenti quando non superficiali. Si spera in uno scatto di reni aziendale già dal prossimo incontro del 12 maggio prossimo: il tempo passa, ma i progressi non si vedono» commenta Xausa.
Pochi, in effetti, i numeri forniti dai commissari straordinari per quanto riguarda la gestione industriale e i ricavi, mentre le idee sembrano più chiare sul versante dei tagli con la proposta di riduzione del personale di 900 unità (circa il 30% in meno) e la chiusura di 94 filiali. Xausa ha indicato una lista di 15 punti che il vertice della Popolare di Bari dovrà chiarire.
In particolare, tra gli elementi di incongruenza, il segretario nazionale Fabi ha fatto notare come sia assurdo «pretendere prossimità fisica, chiudendo però 94 filiali; pretendere un servizio basato sulla relazione personale, riducendo l’organico di 900 unità; definire la Popolare di Bari una banca del territorio, quando sulla carta si parla solo di banca di investimenti e del mezzogiorno; puntare sull’utilizzo dei canali digitali quando gli elementi distintivi della banca prediligono la relazione personale». Secondo Xausa «spesso le contraddizioni fanno emergere la verità. E la verità è che non si riesce a vedere un progetto che possa dare prospettive credibili ai lavoratori che rimarranno in questa banca.
Risulta evidente che sinora l’azienda ha fornito un mero piano finanziario (e non un piano industriale) scritto a tavolino chissà quando e da quale società di consulenza, che cozza con la buona volontà che stanno mostrando i commissari».
Roma, 8 maggio 2020