IL CASO POP BARI AGITA I SINDACATI IN ABRUZZO

La Fabi e le altre organizzazioni preoccupati per le ricadute occupazionali nella regione abruzzese. Cericola: «Nessuna visione prospettica per il futuro della banca, per la ripartenza economica dell’intera regione dopo la pandemia, per il servizio alla clientela e per il sostegno al tessuto economico».

IL CASO POP BARI AGITA I SINDACATI IN ABRUZZO

Chiedono l'intervento della Commissione d'inchiesta sulle banche la Fabi regionale abruzzese e le altre organizzazioni sindacali dopo l'incontro, del 12 maggio, tra la segreteria nazionale della federazione, i coordinamenti aziendali e i commissari straordinari dell’istituto pugliese.
Incontro durato 10 minuti e finito con l’abbandonato del tavolo da parte dei vertici della banca.

«Il piano industriale è insostenibile e irricevibile - si legge nel comunicato unitario - non solo per le modalità che utilizza dei tagli indiscriminati su risorse umane e filiali ma, anche e soprattutto, perché non contiene una reale visione prospettica della banca nel territorio abruzzese».

«Si rinuncia – continuano le sigle– a un forte presidio di una banca ben radicata sul territorio e che costituisce una risorsa per tutto il sistema economico e finanziario della regione Abruzzo. Senza tener conto del mutamento epocale dell’economia causato dall’emergenza Coronavirus».

Ecco perché i sindacati chiedono alle istituzioni, alla Regione Abruzzo, e a tutti i parlamentari abruzzesi «un intervento incisivo per evitare che si renda ancora più debole il sistema finanziario regionale già debole in un momento in cui c’è bisogno di iniettare liquidità a famiglie e imprese».

«È indispensabile che tutte istituzioni, le forze politiche, sociali e sindacali intervengano tempestivamente per modificare il piano» ha commentato il coordinatore Fabi Abruzzo, Carlo Cericola «In forse c’è la ripartenza economica dell’intera regione dopo la pandemia, il servizio alla clientela e il sostegno al tessuto economico di una regione già martoriata dal sisma dove la ricostruzione sta muovendo i primi passi. Insostenibile e quindi inaccettabile il piano per le insopportabili ricadute sui lavoratori. Un piano costruito prima della pandemia che sarebbe già stato inaccettabile ma che lo diventa ancora di più nell’attuale contesto».

Pescara, 14 maggio 2020

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