SCUOLA E COLLEFERRO, SILEONI IN DIRETTA A RADIO CUSANO
Il segretario generale della Fabi intervistato stamattina. Dalle banche all’edilizia scolastica, dalla ripresa economica al ruolo della finanza
In diretta su Radio Cusano il segretario generale della Fabi ha risposto così al quesito sullo stato dell’arte in cui si trova la situazione prestiti garantiti dallo Stato: «C’è stato un consolidamento positivo. Certo è stato utilizzato troppo tempo per mettere a regime tutta la situazione, però, anche se sono stati buttati almeno due mesi per incomprensioni e disorganizzazione delle banche e delle società che dovevano garantire i prestiti, la situazione si è stabilizzata e si sta avviando a un andamento abbastanza positivo».
Sileoni ha poi individuato nella mancanza di programmazione strutturale a medio-lungo termine il vulnus in cui convergono e si avvitano i punti dolenti del nostro Paese uscito dal lockdown, dalla ripartenza incerta della scuola, al rapporto annosamente sbilanciato tra politica e finanza.
«L’avvio della scuola dà una parvenza di ritorno alla normalità. E la scuola è importante in sé per sé. Ma il problema principale è che ci sono ancora troppe incompletezze strutturali molto importanti rimaste non colmate, da anni. Noi della Fabi quindi abbiamo proposta ad agosto: oltre alla gestione dell’emergenza, sarebbe fondamentale la ricostruzione degli edifici scolastici con fondi e finanziamenti da parte delle banche, banche che abbiamo richiamato a una mobilitazione e a un impegno strutturato; attraverso un report del nostro Centro Studi è emerso infatti che la maggior parte degli istituti scolastici sono fermi a 40-50 anni fa – per quanto riguarda adeguamento edilizio e mitigazione rischio sismico – e per essere messi a norma occorrerebbero degli investimenti molto importanti. Ecco perché abbiamo richiamato, di concerto con Abi, le Banche a impegnarsi in una programmazione a 4-5 anni».
Sileoni ha aggiunto: «Le banche, se il governo si facesse carico di questa istanza di loro coinvolgimento in un piano per l’edilizia scolastica, avrebbero l’obbligo di intervenire tutte, finanziando la ricostruzione degli edifici a tassi molto bassi. Questo un paese serio deve fare, invece di pensare alla legge elettorale. Ieri le prime pagine erano tutte sulla riforma elettorale. Qui ogni due anni cambiano la legge elettorale, lo sbarramento, si fanno i dispetti tra loro… Mentre, invece di piccole operazioni di cabotaggio, noi abbiamo bisogno di una classe dirigente che faccia interventi mirati su ogni settore. Sennò non se ne esce».
È così emerso in trasmissione uno dei fattori che, secondo il leader della prima organizzazione sindacale per rappresentanza nel settore bancario, rappresenta la matrice della disorganizzazione e assenza di prospettiva da cui sono afflitte le istituzioni italiane da decenni: «Oggi il potere è tutto sbilanciato in mano alla finanza. E il rapporto della finanza e delle banche – che vanno ognuna per proprio conto ad un tasso altissimo di competizione, non dando spazio a un sistema bancario ormai ma a un mero settore bancario – con la politica e le istituzioni, è un rapporto ipocrita. La lotta tra finanza e politica è storica ed è sempre stata vinta dalla finanza negli ultimi 20 anni. Il nostro Paese sicché viaggia su due binari completamente paralleli: c’è la politica che – facendo molto rumore per nulla sulla stampa – si occupa di cose di piccolo cabotaggio piuttosto che strutturali, d’altro canto c’è la finanza che fa la parte del leone. Il banchiere, il grande dirigente bancario infatti, che realmente sposta le cose sul territorio, sui giornali non lo si vede e non lo si sente. Perché i politici più importanti hanno il dente avvelenato con la finanza? Perché non “beccano palla su molte cose”, come si dice qui a Roma.
Ed ecco l’annoso paradosso: quelli che criticano le banche sono quelli che, sui territori, vanno a chiedere i finanziamenti alla banche».
Alla domanda che da mesi vola di bocca in bocca – un incarico istituzionale a Mario Draghi un po’ troppo spesso dipinto come il Deus ex Machina, risolutore miracoloso di tutte le situazioni di crisi – Sileoni risponde: «C’è talmente tanta mediocrità in giro che quando parla uno che sa mettere insieme delle idee, come sa fare bene Mario Draghi, beh fa la differenza. Sarebbe la persona giusta per intraprendere un ruolo di rilievo nelle istituzioni italiane perché conosce la Bce e conosce i meandri della finanza internazionale, sarebbe l’unico in Italia che potrebbe tenere testa alla finanza, quella che davvero conta».
In conclusione della diretta Sileoni ha poi ribadito la vicinanza dell’organizzazione da lui presieduta ai congiunti di Willy, il ragazzo massacrato a Colleferro ed ha chiosato con una riflessione ad ampio spettro, al di là della vicenda di cronaca nera: «Quel fatto non va dimenticato, dobbiamo ripartire da lì, perché ci sono stati molti altri episodi simili, svaniti nell’oblio: se avvengono quelle barbarie è perché non c’è più il controllo dei territori e delle periferie. Vent’anni fa c’era il controllo del territorio da parte della magistratura, delle forze dell’ordine e della finanza. Va recuperato il polso, perché se si perde, quegli episodi si ripeteranno, quindi il problema va affrontato chirurgicamente».