FUSIONE TRA LE BCC CENTROVENETO E ROVIGO (GRUPPO CCB), SINDACATI PRONTI ALLA LOTTA
Il processo di aggregazione tra Centroveneto bassano Banca e RovigoBanca non mette d’accordo la Fabi, le altre organizzazioni sindacali e i vertici di CCB. La parola ora passa ai lavoratori. Mazzucchi: «La nuova realtà aziendale se non facciamo qualcosa ora, rischia di portarsi dietro tutti i problemi e le criticità delle precedenti aziende. Siamo consapevoli della situazione e metteremo tutto l’impegno e tutte le energie per migliorare le condizioni dei colleghi»
Posizioni distanti tra la Fabi, le altre organizzazioni sindacali e i vertici della BCC e del gruppo Cassa Centrale Banca riguardo le ricadute occupazionali e assetti organizzativi derivanti dalla fusione tra Centroveneto Bassano Banca e RovigoBanca. Il processo di integrazione sarà operativo dal 1 novembre e i sindacati ora passano la parola ai dipendenti. Si tratta complessivamente di 52 sportelli distribuiti nelle province di Ferrara, Padova, Rovigo, Treviso e Vicenza. I dipendenti, invece, sono 258 per la bcc di Centroveneto Bassano Banca e 150 per quella di RovigoBanca.
Durante l’incontro del 26 ottobre l’azienda, si legge nella nota sindacale inviata ai lavoratori, non ha avuto “nessuna apertura sulla mobilità aziendale, nessuna volontà di trovare un accordo temporaneo sul nuovo modello organizzativo, nessuna volontà di regolarizzare il lavoro straordinario“. Posizioni aziendali ritenute inaccettabili dalla Fabi e le altre sigle che contestano, continua la nota unitaria, “una realtà della portata di quella rinveniente da questo progetto di fusione, debba essere di più ampio respiro, coraggiosa e debba mettere un punto fermo a prassi aziendali che sono scorrette, ed in alcuni casi anche contrarie alla normativa di legge!“.
«La nuova realtà aziendale se non facciamo qualcosa ora, rischia di portarsi dietro tutti i problemi e le criticità delle precedenti aziende» ha commentato il coordinatore Fabi del gruppo Cassa Centrale Banca, Domenico Mazzucchi, «Ci riferiamo ai carichi di lavoro, al difficile clima aziendale, alle pressioni commerciali e, più in generale, ad una scarsa attenzione al personale e ai rapporti sindacali da parte della governance della BCC».
Secondo Mazzucchi «Questo atteggiamento purtroppo è stato confermato anche nell’ultima riunione dove, fra le varie cose, la Direzione ha dichiarato che l’organico aziendale sarebbe eccessivo per le attività attuali tanto che sono previsti 52 esuberi e che i colleghi si fermano dopo orario solo per cultura personale e per accrescere le loro competenze».
«Diversamente dai processi di fusione precedenti, questa fusione avviene nel contesto del Gruppo Bancario Cooperativo e per questo – ha continuato Mazzucchi – anche la trattativa sindacale è gestita e coordinata dalla Capogruppo Cassa Centrale Banca e dalla Delegazione sindacale di Gruppo».
«La Fabi, sindacato maggiormente rappresentativo a livello di settore e ancora di più nel gruppo CCB – ha concluso il coordinatore Fabi – consapevole della situazione vuole mettere tutto l’impegno e tutte le energie per migliorare le condizioni dei colleghi.».
Trento, 27 ottobre 2020