INTERVISTA DI SILEONI A CLASS CNBC, ECCO IL TESTO INTEGRALE

Tutta la trascrizione del colloquio tra il segretario generale della Fabi e il direttore del canale all news Andrea Cabrini

INTERVISTA DI SILEONI A CLASS CNBC, ECCO IL TESTO INTEGRALE

Tutta la trascrizione del colloquio tra il segretario generale della Fabi e il direttore del canale all news Andrea Cabrini

 

 

 

CLASS CNBC 22 DICMEBRE 2020

Trascrizione integrale dell’intervista

di Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc,

al segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni

 

 

CABRINI: Oggi parliamo di banca, di chi lavora in banca, dei lavoratori bancari e i diversi scenari che si aprono nel mondo del credito italiano e lo facciamo con Lando Maria Sileoni che è il segretario generale della Fabi, il sindacato leader del mondo dei bancari. Ben arrivato segretario Sileoni.

 

SILEONI: Grazie per l’invito.

 

CABRINI: Innanzitutto è stato un anno che ha impattato direttamente anche le banche e il modo di lavorare in banca: filiali chiuse, solo su appuntamento e lavoro a distanza – smart working – e una concentrazione anche di lavoro grandissimo sulle banche che sono state uno snodo fondamentale per assorbire anche il colpo della crisi. In una battuta guardando a questo 2020: cosa ha cambiato e cosa ha portato per le banche e per chi ci lavora?

 

SILEONI: Allora, in due battute: è stato un anno particolarmente complesso, un anno particolarmente difficile, sono venuti purtroppo a mancare, lo voglio sottolineare e ricordare purtroppo molti lavoratori e lavoratrici del settore bancario, quelli che stavano allo sportello, la categoria ha comunque dato una grande prova di senso di responsabilità e di sacrificio, perché hanno sempre svolto al meglio un’attività di legge, lo voglio ricordare, un’attività di servizio pubblico essenziale. Noi come sindacato abbiamo dato delle risposte, come al solito, concrete ai lavoratori bancari, abbiamo raggiunto in Abi numerosi accordi e sono stati tutti accordi importanti sia in termini di tutela e di contrasto al virus sia in termini di tutela del lavoro svolto dallo stesso lavoratore bancario allo sportello. Chiaramente il nostro obiettivo sarà sempre di garantire le migliori integrazioni e armonizzazioni oggi rispetto anche al grande evento del 2020 e cioè l’Ops di Intesa su Ubi e questo Natale e tutti i giorni, e i mesi che verranno, saranno comunque dedicati particolarmente sia ai lavoratori che hanno svolto con grande senso di responsabilità la loro attività professionale e sia, per quanto riguarda in modo particolare, Intesa e Ubi all’armonizzazione di tutti i trattamenti economici di tutti quei lavoratori che da Ubi andranno a Intesa e da Ubi andranno a Bper.

 

CABRINI: Sileoni lei l’ha citata, è stata la più grande operazione che ha dato una scossa a tutto il sistema bancario. Nel 2021 come vedete la mappa delle integrazioni possibili e l’impatto che potrà avere sul sistema bancario.

 

SILEONI: Beh allora una la do quasi per scontato e mi riferisco chiaramente a Unicredit che, molto probabilmente, andrà in matrimonio con Mps dove temiamo oltre agli esuberi concentrati principalmente nelle province di Siena e Firenze anche una fortissima chiusura di un numero elevato di sportelli bancari che potrebbe interessare, faccio un esempio su tutti, anche il Lazio laddove, come è il caso del Lazio, c’è una forte sovrapposizione dei due marchi quindi dei due brand. Il rilancio di Unicredit passerà attraverso il nome che sceglieranno per la sostituzione di Mustier, io credo/spero, da attento osservatore del settore bancario, credo che ci saranno tre i candidati forti. Penso di conoscere i nomi, ma non li faccio. Credo di poter tracciare con la massima chiarezza tre profili: il primo è uno che consce perfettamente bene il settore bancario italiano; un altro è anch’esso italiano ma che ha grandi esperienze internazionali e sta cercando di liberarsi dagli attuali vincoli professionali che ha e un terzo candidato è un candidato molto forte- extra del settore bancario. Quindi, a seconda del profilo che sarà scelto le aggregazioni avranno o non avranno un’ulteriore spinta. È chiaro che ogni profilo scatenerà reazioni anche da parte di altri gruppi e quindi l’indicazione data qualche giorno fa dall’amministratore delegato del gruppo Intesa, Carlo Messina, che prevede che in pochi anni rimarranno tre o quattro grandi gruppi, lo dice anche la Bce, rappresenterà – credo – tra virgolette la destinazione definitiva del settore.

 

CABRINI: Le chiedo qual è il suo profilo ideale per un leader di una banca come Unicredit che diventerà, e già è la seconda banca, ma potrebbe diventare il secondo polo aggregando altre banche. Che cosa si aspetta il sindacato da questo punto di vista della strategia della banca se non della persona, ovviamente.

 

SILEONI: Questa è una domanda particolarmente importante. Allora, il profilo giusto dovrebbe essere un candidato completamente svincolato, completamente libero, da condizionamenti di carattere politico e di carattere politico non mi riferisco alle Fondazioni ma di carattere politico mi riferisco ai partiti. Secondo profilo adatto dovrebbe essere un candidato che dovrebbe spingere molto sui ricavi, cosa che non ha fatto per niente Unicredit sotto la gestione Mustier: sono stati chiusi troppi sportelli bancari e sono state lasciate ampie zone di mercato, per esempio, agli uffici postali. La terza caratteristica del profilo ideale dovrebbe essere un personaggio che si integra nel mondo italiano, nella dimensione italiana, senza averci quella caratteristica -tra virgolette- “puzza sotto il naso” che ha sempre contraddistinto Jean Pierre Mustier. Ora, preso da solo è una persona estremamente simpatica ma nel contesto generale è uno che, dal mio punto di vista, ha preso le distanze da troppi ambienti. Ad esempio l’atteggiamento che ha avuto verso Intesa era un atteggiamento abbastanza grottesco. Quello che imponeva -ad esempio- ai propri dirigenti come, per esempio, che li obbligava a mettersi la cravatta bordeaux piuttosto che portare questo o quello amuleto lo trovo veramente, abbastanza, grottesco. Comunque, in sintesi, il profilo ideale dovrebbe essere una persona che sta con i piedi per terra, che deve rilanciare il gruppo, che deve fare una politica di ricavi molto forti, che deve salvaguardare il proprio personale, che deve valorizzare il proprio personale. Questi sono gli elementi essenziali. Un forte recupero con i territori siano esse imprese siano esse famiglie.

 

CABRINI: Lei ha citato l’operazione Unicredit-Mps come molto probabile. Dal suo punto di vista vantaggi e svantaggi, perché Mps ha appena presentato un piano industriale all’interno del quale ci sono già quasi 3.000 esuberi. Ecco, dal suo punto di vista, dal punto di vista sindacale, come vede questa possibile combinazione fino a pochi giorni fa lei, come dire, ha proposto anche pubblicamente, invece, una combinazione alternativa mettendo insieme il monte del Paschi insieme a Carige e la Popolare di Bari.

 

SILEONI: L’alternativa nasceva da un fatto fondamentale: un ridotto numero di esuberi, una ridottissima chiusura di sportelli bancari soprattutto, e non in ultimo, un esborso dello Stato quattro volte inferiore rispetto a quello che attualmente lo Stato dovrà mettere sul piatto per portare poi Mps a Unicredit. Io non credo molto a quello che si legge, a quello che si dice, rispetto al fatto che un partito politico in particolar possa mettere le mani su un gruppo bancario importante, ma non perché non voglia il partito, magari il partito vuole anche, ma prima di poter rilanciare Unicredit e rilanciare Unicredit insieme a Mps ci vorrà del tempo e quindi non ci saranno le condizioni per mettere un eventuale partito di mettere le mani su questo nuovo gruppo. Quello che servirà, servirà, un management particolarmente innovativo, un management intelligente, come dicevo prima, che sappia ricucire e ricostruire quello che p stato distrutto in questi ultimi anni. Per quanto riguarda invece Carige, la banca ligure c’è da darne atto che sta uscendo dal guado di qualche mese fa grazie al forte senso di appartenenza dei dipendenti e della stessa clientela e grazie anche al lavoro del suo amministratore delegato Guido, mentre la Popolare di Bari è nostra intenzione chiedere al neo amministratore delegato Bergami di rimetter mano ad alcuni argomenti che erano già stati definiti con i commissari della Banca d’Italia nell’accordo del 10 giugno 2020, mi riferisco in modo particolare all’assegno extra standard del premio di rendimento che vogliamo, in qualche modo, migliorare. Voglio aggiungere anche che il nuovo amministratore delegato Bergami è una persona seria e scrupolosa che sta operando obiettivamente bene ma serve sia da parte dello stesso Bergami e dal primo livello del gruppo dirigente della Pop Bari serve un maggior coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte strategiche del gruppo, solo così lo stesso gruppo barese potrà essere in qualche modo rilanciato.

 

CABRINI: Il futuro di Mps lo Stato comunque dovrebbe accelerare i tempi, dal suo punto di vista, di questa uscita oppure prendere e chiedere ancora tempo alla Banca Centrale Europea.

 

SILEONI: Lo Stato ha già deciso, stanno andando non a 200 km orari ma vanno a 400 Km orari. Io so/ credo che entro poche settimane l’operazione in qualche modo si concluderà e quindi non c’è una fretta, una forte spinta, da parte della Bce. C’è un interesse convergente da parte del Mef e da parte della Bce per risolvere un problema che sta, più o meno, a cuore a tutti e soprattutto all’intero settore bancario in Italia, il 66% di quota che lo Stato ha di Mps, chiaramente, l’impegno verso la Bce era già stato preso e io non credo che la Bce voglia garantire in qualche modo purtroppo, aggiungo io, altro tempo. Sarebbe l’ideale, ma questo sicuramente non potrà in qualche modo realizzarsi e non credo neanche che ci sia, glielo dico molto chiaramente, tutta questa voglia da parte del Mef o da parte dello stesso Governo di andare a ridiscutere con la Bce quello che è già stato stabilito da tempo. Quindi, quando non c’è la voglia, quando non c’è l’intenzione e quando gli interessi convergono, quello del Mef quello del Governo anche e soprattutto quello della Bce è chiaro che ormai si è tracciata una strada che nel giro di qualche settimana si dovrà concludere.

 

CABRINI: Se Unicredit e Mps vanno a 400 all’ora, a che velocità vanno le altre operazioni di scenario? Le faccio un nome: Banco Bpm Bper che ha dietro Unipol è concreta e dal vostro punto di vista quali sono i pro e i contro di questa possibile aggregazione.

 

SILEONI: C’è da concludere un’integrazione informatica che vede protagonista Bper e finché l’integrazione informatica del passaggio degli sportelli Ubi a Bper non si concluderà sarà pressoché impossibile per Bpm Banco, come dire, unirsi/ aggregarsi a Bper. È chiaro che in questo momento le due banche si stanno parlando ma c’è da sottolineare che in questo momento “tutti parlano con tutti “e quindi anche in questo caso se dovesse passare per Unicredit il ruolo, il profilo, che ho tracciato prima come amministratore delegato che conosce bene il settore bancario in Italia ci sarebbe inevitabilmente un’accelerazione anche per quanto riguardi altre possibili integrazioni. Quindi si parlano tutti, hanno capito che la Bce non scherza, noi dal nostro punto di vista dobbiamo gestire, purtroppo, le ricadute del personale ma lo abbiamo fatto sempre con il massimo senso di responsabilità e portando soprattutto risultati concreti e così lo faremo per l’intero 2021.

 

CABRINI: Un’altra operazione, già stata annunciata, è quella di Credit Agricole su Creval. Anche da questo punto di vista c’è preoccupazione da parte vostra per le ricadute occupazionali oppure avete già impostato il dialogo per, qualche modo, gestire la situazione?

 

SILEONI: Noi abbiamo dato un giudizio non positivo sull’Opa portata avanti da Cariparma verso il Creval non perché non avessimo avuto la voglia o l’intenzione di dare un giudizio, ma perché preferiamo in questi momenti, come abbiamo fatto per quanto riguarda l’operazione Intesa-Ubi, stare un pochino sopra alle parti perché noi rappresentiamo i lavoratori in Creval e nella stessa Cariparma. Devo dire che Cariparma… invece ho dato e abbiamo dato un giudizio positivo sulla gestione del personale di Cariparma da parte di Gaimpiero Maioli, il suo amministratore delegato. Giampiero Maioli c’è da dire, con la massima onestà intellettuale, ha creato un centro polivalente a Parma che ha pochi esempi in tutta Europa, quindi dal punto di vista delle relazioni sindacali e dalla gestione del personale Cariparma si è sempre mostrata eccellente, diciamo così, e non abbiamo mai avuto mai problemi con lui e con loro. È chiaro che un’operazione di questo genere rientra nell’ottica generale di un panorama che è profondamente cambiato e in questo panorama che è il settore bancario, l’ho sempre detto e lo ripeto, non sarà più… i rapporti non saranno più come prima, prova ne è l’Opa di Cariparma su Creval, iniziando dallo scossone, dal terremoto, che c’è stato con l’Ops di Intesa su Ubi. L’operazione sta andando avanti, quella di Intesa su Ubi, entro pochi mesi ci dovrà essere l’integrazione informatica anche per quanto riguarda lo stesso gruppo Intesa, è chiaro che noi vogliamo salvaguardare al massimo tutti i lavoratori che passeranno da un gruppo all’altro e già sono in corso le trattative tra i sindacati e le due aziende per l’armonizzazione dei trattamenti economici e normativi. Noi non vogliamo fare un accordo, noi vogliamo fare un grande accordo e sono certo che attraverso la qualità del nostro gruppo di dirigenti centreremo l’obiettivo.

 

CABRINI: Senta Sileoni guardando al 2021 siete più preoccupati di dover gestire le conseguenze di grandi operazioni, come quelle che abbiamo delineato, oppure anche il futuro di banche più piccole, l’ha anche ribadito al direttivo dell’Abi il Governatore Visco qualche giorno fa le piccole faranno fatica a fare investimenti che servono in tecnologia, a stare in piedi con una profittabilità che è estremamente bassa visto i tassi d’interesse e visto anche un’economia difficoltà. Come vede anche il futuro delle Bcc e anche delle altre piccole banche italiane

 

SILEONI: Ci sarà una selezione naturale nei prossimi tre/quattro anni per quanto riguarda, credo, le piccole banche ma è chiaro che rimarranno in vita quelle piccole banche che da sempre operano, questo è un passaggio fondamentale, in un contesto economico positivo. Tutte le altre piccole banche che, purtroppo non per loro colpa, non operano in un contesto locale positivo, chiaramente, si dovranno aggregare e non è un caso, le faccio un esempio, che è nata sotto la guida di Invitalia e sotto la guida del Medio Credito Centrale è nato il nuovo gruppo della Pop Bari che ha come scopo di far nascere una grande banca del Sud dove, molto probabilmente, saranno integrate quelle piccole banche locali che vivono un momento di gestione borderline. La Banca d’Italia non fa più sconti, non ha mai fatto sconti e non li farà neanche in questo particolare momento, lo stesso atteggiamento ce l’ha la Bce. È chiaro che ci è voluto uno scossone, lo scossone è stato come dicevo prima l’Ops di Intesa su Ubi e da quel momento in poi lo scenario sarà profondamente cambiato per un motivo semplice, perché poi tutti gli amministratori delegati, e poi vengo al tema delle Bcc, dovranno adoperarsi per rispettare gli input, tra virgolette gli ordini, che vengono impartiti dalla stessa Bce. Se non lo faranno correranno il rischio di essere cambiati o correranno il rischio di un’ integrazione che potrebbe avvenire all’interno degli stessi gruppi delle Bcc. Guardi, io non voglio andare oltre quello che è il mio ruolo anche se chiaramente l’argomento appassiona a me come appassiona tanti altri, ma è chiaro che se ci dovessero essere una riduzione, come quasi sicuramente ci sarà, di un numero significativo di grandi gruppi bancari lo stesso discorso avverrà anche nel settore delle banche di credito cooperativo dove noi abbiamo, tra l’altro, una fortissima rappresentanza. Per noi, per entrare nel tema sindacale delle due situazioni Abi e Credito Cooperativo, a noi come Fabi ci sta bene anche mantenere i due contratti distinti tra loro che hanno delle peculiarità completamente diverse, ma è altrettanto vero – e questo noi lo porteremo avanti con grande determinazione – soltanto se i sindacati, anche all’interno dei tre gruppi delle banche di credito cooperativo, saranno coinvolti nella gestione del cambiamento. Se questo non avverrà, saremo i primi a chiedere un solo contratto nazionale per l’intero settore bancario.

 

CABRINI: Senta Sileoni guardando al 2021 noi sappiamo che la profondissima crisi la recessione quest’anno le difficoltà faranno ripartire quelli che chiamiamo un po’ in gergo gli npl i non performing loan cioè il credito deteriorato dentro i bilanci bancari. lei in passato è entrato in polemica con alcune modalità un po’ forse frettolose di cessione da parte di banche ad operatori specializzati di grandi partite di npl. Dal suo punto di vista quel è la soluzione per evitare di costruire montagne di npl come si era costituita dal 2008 2011 in avanti. Serve una bad bank nazionale come si parla anche a livello europeo. Ci sono altre strade cosa sta succedendo di concreto sul mercato.

 

SILEONI: Mi sembra di capire che si sta andando verso una grande bad bank di livello europeo. Ma il problema per restare nel perimetro italiano è molto più complesso. Com’è la storia la conosciamo tutti. La Bce non ha invitato, ha obbligato a suo tempo a ripulire i propri bilanci facendo svendere alle banche, e lì c’è stata un’operazione economico-finanziaria pazzesca, dove ci sono stati interessi in ballo molto forti, ecco ha obbligato le banche a svendere i crediti deteriorati, non performing loans. Questo cosa ha prodotto, ha prodotto un business sul territorio nazionale ma anche su quello europeo, dove importanti aziende nazionali e internazionali, in questo caso sia nazionali che internazionali, hanno acquistato a prezzi molto convenienti i crediti che le banche nutrivano verso la loro clientela ed oggi molti di loro purtroppo con il coltello sotto la gola si stanno, e in qualche modo stanno ricattando buona parte della clientela prevedendo di rientrare in poco tempo delle intere somme che a loro volta queste società specializzate nel recupero crediti avevano acquistato dalle banche. Ecco non parliamo di un fenomeno di poco conto, ma parliamo di 1milione e 200mila tra imprese e famiglie interessate. Già purtroppo c’è stata gente in alcune zone d’Italia che si è tolta la vita. Io vorrei ricordare a tutti che sull’argomento è ferma in Parlamento un’iniziativa, una proposta di legge che dovrebbe garantire opportunità senza essere dissanguati come dicevo prima a quelle persone che volessero rientrare in possesso delle loro proprietà date in garanzia di poterlo fare. Questa proposta di legge è ferma in un cassetto e dovrebbe essere riattivata. Noi abbiamo anche oltre l’argomento recupero crediti evidenziato a livello nazionale, abbiamo avuto un’enorme visibilità, ne hanno parlato tutti i quotidiani nazionali le più importanti televisioni, compresa la vostra, del discorso che purtroppo i prestiti erogati dalle grandi banche hanno sì tenuto presente che il numero più importante delle piccole e medie imprese sono al Nord ma che i prestiti sono maggiormente andati a finire nelle zone oggi “più ricche d’Italia”. Ecco se noi mettiamo insieme i due aspetti: quello del recupero crediti da parte di queste società specializzate, molte delle quali senza scrupoli, e dei prestiti erogati non omogeneamente in tutta Italia, oltre a gente che si sta togliendo la vita purtroppo e in assenza di una legge che gli possa permettere di recuperare quello che a suo tempo avevano dato in garanzia alle banche, contemporaneamente abbiamo il rischio usura, perché in alcune zone d’Italia quando i prestiti non arrivano o arrivano col contagocce lo sappiamo tutti, lo sa il Governo, lo sanno gli enti specializzati nella rilevazione.

 

CABRINI: Lo sanno i lavoratori bancari che fanno l’impossibile, i più sensibili terminali da questo punto di vista no, che sono a contatto con le imprese, le piccole imprese e le famiglie.

 

SILEONI: Lo sanno tranquillamente quegli operatori che stanno allo sportello che tra l’altro come sa per legge sono obbligati a segnalare tutte le operazioni sospette. Quindi c’è una situazione sociale oltre al covid molto appesantita e servono interventi di leggi appunto mirate e serve uno Stato forte per permettere alle persone oggetto di usura di poter fare in tutta tranquillità delle denunce e poter essere in qualche modo tutelate dallo Stato.

 

CABRINI: Senta Sileoni parliamo anche di voi per un istante. Ci fa capire dove vuole portare l’organizzazione nel 2021 qual è la vostra idea di strategia e di ruolo che volete avere come Fabi.

 

SILEONI: Guardi noi abbiamo 96 strutture provinciali oltre 4mila dirigenti sindacali. Siamo il primo sindacato un po’ dappertutto e rappresentiamo un’anomalia un sindacato autonomo, forse l’unica categoria in Italia, di tutti i lavoratori, dove il primato della rappresentatività da sempre ce l’ha la Fabi, che è un sindacato autonomo. Non è un sindacato corporativista ma è un sindacato autonomo, un sindacato che fa della valorizzazione dei propri dirigenti e della tutela delle persone che rappresenta il proprio incipit appunto naturale. Noi vogliamo crescere, vogliamo crescere non solo in Italia, come stiamo crescendo, ma adesso ci stiamo concentrando un po’, rispetto a quello che sta accadendo e che accadrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni in tutta Europa. Dove lì, una volta terminato il prossimo passaggio, la prossima fase delle aggregazioni in Italia, cioè quando rimarranno, se rimarranno, quattro cinque gruppi soltanto, rispetto ai 14/15 che ci sono adesso, ecco da lì in poi, ma le basi vanno messe adesso e lo affronteremo adesso questo argomento vorremmo avere una presenza importante all’interno del settore europeo, che è il settore bancario in Europa. E per questo ci stiamo attrezzando, quindi i prossimi due anni oltre che alla nostra conferenza di organizzazione e al Consiglio nazionale con tutta l’organizzazione prenderemo in esame questa grande opportunità, lo faremo con grande convinzione, e vorremmo portare a casa il risultato. Il risultato per poterlo portare a casa dovrà essere condiviso come sempre abbiamo fatto da tutta l’organizzazione. Se l’organizzazione è convinta della bontà di questa operazione noi ci struttureremo in maniera autonoma in tutta Europa e ci daremo una forte rappresentanza anche all’interno del settore bancario europeo.

 

SILEONI: Per quanto invece riguarda l’agenzia dell’Entrate del settore riscossione noi come Fabi abbiamo obiettivi ancora da centrare insieme alle altre organizzazioni sindacali. Mi riferisco al rinnovo del contratto nazionale e di quello integrativo che va rinnovato entro il 2021, dobbiamo anche rinnovare le libertà sindacali per tutti i dirigenti sindacali del settore e soprattutto dobbiamo dare una regolamentazione ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. E’ chiaro che qui l’argomento smart working è estremamente sensibile è scaduto l’accordo a luglio del 2020 e stiamo monitorando la situazione insieme alle altre organizzazioni sindacali per poi decidere insieme il da farsi.

 

CABRINI: Una grande ambizione per il 2021. Io le chiedo in conclusione come vede anche Sileoni il paese. Dal vostro osservatorio che futuro per l’Italia l’anno prossimo?

 

SILEONI: Guardi io ho le idee abbastanza chiare, ma come me ce l’hanno tanti cittadini italiani e quindi in pillole: servono riforme strutturali, serve una vera qualità della classe politica, servono progetti seri per investire al meglio l’enorme quantità di lavoro che arriverà col recovery fund; servono scelte innovative in profondità e quindi anche radicali, perché il paese ha bisogno di scelte radicali. Quindi l’assoluta necessità di mettere oltre alle riforme strutturali il lavoro come priorità assoluta. E quindi servono delle riforme strutturali che non sono mai state fatte e che potranno far rinascere il paese. Se perdiamo quest’occasione il Paese non tanto per noi, ma soprattutto per il destino dei nostri figli avrà un futuro molto ma molto incerto. Se me lo permette ringrazio per lo spazio che ci ha dedicato, vorrei come ho fatto all’inizio ricordare tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che hanno perso la vita nello svolgere per legge un servizio pubblico essenziale come quello del bancario, di chi lavora allo sportello, e soprattutto vorrei formulare gli auguri di un sereno natale a tutte le lavoratrici e i lavoratori bancari, alle loro famiglie, ai nostri iscritti, abbiamo toccato 118mila iscritti, e anche ai nostri 4mila dirigenti sindacali che rappresentano la spina dorsale della nostra organizzazione e senza di loro non ci sarebbe più un’organizzazione autonoma così particolare e così agguerrita e così presente con una visione anche prospettica del futuro sia sotto l’aspetto politico sia sotto l’aspetto economico e finanziario. Noi nei prossimi mesi e per il prossimo 2021 ci saremo, daremo battaglia e saremo al fianco delle persone che rappresentiamo. E quindi un augurio anche e soprattutto a loro, a lei per lo spazio che ci ha dato con l’occasione di rivederci in tempi migliori quando magari la pandemia e lo stesso covid, lo Stato, il Governo, saprà dare delle risposte.

 

CABRINI: L’aspettiamo in studio la prossima volta Lando Sileoni, auguri ovviamente anche a lei a tutti colori che ci stanno seguendo in questo momento. Io vi lascio ancora agli aggiornamenti e alle notizie di class. A presto.

 

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