QUESTIONI DI GENERE AL TEMPO DEL COVID: «È IL MOMENTO DI RIBALTARE IL TAVOLO»

Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, partecipa al webinar promosso dal sab di Bologna in collaborazione con il dipartimento Formazione. Nel giorno dedicato a tutte le donne, sindacato, Università, Politica e mondo del sociale allo stesso “tavolo” per proporre idee di genere. Sileoni «porterò una richiesta alle banche per fornire più edizioni per borse di studio a studentesse in economia»

QUESTIONI DI GENERE AL TEMPO DEL COVID: «È IL MOMENTO DI RIBALTARE IL TAVOLO»

Questioni di genere al tempo del covid. Questo il titolo del webinar dedicato alle donne promosso dal Sab di Bologna ed ospitato dal dipartimento Formazione Fabi con la partecipazione del coordinatore Marco Muratore, che ha permesso di svolgere anche momenti di condivisione con spazi dedicati ad attività interattive.

Un convegno online dunque, come prevedono le normative antiCovid, per parlare della differenza nel mondo del lavoro tra uomo e donna e per confrontarsi sul tema delicato della differenza di genere che coinvolge tutti i settori, incluso quello bancario. All’evento sono intervenuti Silvia Masaracchia, Sab di Bologna, Luisa Rosti, docente di Economia di genere all'Università di Pavia, Matteo Lepore, assessore Comune di Bologna, Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi, Martina Ciccioli, responsabile orientamento e formazione al lavoro della Casa delle donne di Bologna.

«Questo è il momento di rompere gli schemi, di ribaltare il tavolo. L’impatto sociale ed economico della pandemia è stato particolarmente pesante per il mondo femminile, ha messo in luce la reale situazione, il divario tra uomini e donne non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche tra le mura di casa».
Parte da qui l’intervento del segretario generale della Fabi che dal 2017, da quando sono iniziati gli incontri “di genere” promossi dal sab di Bologna, non ha fatto mai mancare la sua partecipazione.

«Ci tengo particolarmente a rappresentare la nostra posizione, come sindacato, su queste tematiche e soprattutto in un momento così delicato. L’impatto della pandemia sulle donne è stato gravoso; sono le donne a svolgere le cosiddette attività informali, quelle dove non c’è il sostegno pubblico. Nel settore bancario le donne sono poco più della metà, ma anche qui resta un divario nelle carriere e nei posti dirigenziali. Nel panorama generale si evidenzia come servirebbero più donne nel settore delle scienze, dell’ingegneria, della matematica. Occorre dunque incoraggiare le donne a guardare oltre le carriere tradizionali. Ecco io vorrei proporre una strategia con le banche: fornire più edizioni per borse di studio a studentesse in economia e faremo a breve una proposta in tal senso».
Così Sileoni, che ha proseguito con una disamina dei ruoli delle donne nei posti chiave, evidenziando come non ce ne siano a capo delle banche centrali in zona euro, e come siano di misura nei gruppi bancari italiani, da Unicredit, che ha annunciato un prossimo cda a metà guida rosa, alla recente nomina ad amministratore delegato in Bnl fino all’unica presidente donna in Mps.
«Sul tema della leadership, ricerche svolte nel periodo della pandemia rilevano che le donne sono considerate dai collaboratori leader più efficaci rispetto agli uomini e aggiungerei apportano anche un alto grado di qualità. Pensiamo ai più recenti scandali bancari: mai nessuna donna è stata coinvolta. Allora i passaggi chiave potrebbero essere sintetizzati: ripensare la leadership e come ci si arriva, scegliere persone sempre più qualificate, equa ripartizione dei compiti domestici e garantire sempre una spinta forte alla condivisione di temi come questo» ha concluso Sileoni.

Contributo alla discussione è stato dato dalla professoressa Rosti che ha presentato dati e studi per tracciare un panorama della situazione. A partire dalla rilevazione Istat che è andata ad indagare la componente sociale della disparità, la percezione sulle diverse tematiche, sulle capacità di sostegno alla famiglia in termini di decisioni, sostentamento economico, ma anche faccende domestiche. Quindi, uno sguardo ai dati relativi al differenziale salariale tra uomini e donne nei paesi Europei. Per dare un quadro più articolato e completo del divario salariale di genere, Eurostat ha sviluppato un indicatore, denominato Gender overall earnings gap, che misura l’impatto di tre fattori specifici – guadagni orari, ore retribuite e tasso di occupazione – sul reddito medio di uomini e donne in età lavorativa. Significativo sottolineare che in Italia il divario di genere nei tassi di occupazione rappresenta di gran lunga il principale contributo alla disparità di retribuzione complessiva.

«Il cambiamento che dobbiamo produrre è adesso – ha detto Rosti – perché questo è il momento di cambiare. Non è buon sistema che fino a 25 anni si studia e basta, poi si lascia del tutto lo studio, si entra nel mercato del lavoro e si pensa solo a lavorare finché, in pensione, non si fa più nulla. In ogni età della vita dobbiamo dividere il tempo per istruzione, formazione, lavoro e famiglia. Basta dire no alle richieste totalizzanti del mondo del lavoro».
Come si inserisce la politica nel discorso “di genere”, lo ha spiegato l’assessore alla Cultura, all’Immaginazione civica, Patrimonio e sport, rapporti con l’Università del Comune di Bologna, Matteo Lepore, che ha sottolineato come durante questo ultimo anno siamo stati costretti a rimettere in discussione i nostri stili di vita, i nostri rapporti personali e lavorativi.
«Il 70% di chi ha perso il lavoro è donna: il covid ha colpito in modo disuguale. La politica prima di tutti deve cambiare, proporre uno spirito di innovazione. Serve oggi cambiare il nostro punto di vista e rimetterlo in discussione».

Non è mancato neanche l’apporto della Casa della Donna, con cui la Fabi di Bologna collabora stabilmente. La casa delle donne è un’associazione nata nel 1990 con lo scopo di aiutare le donne che subiscono violenza e impegnata a contrastare ogni forma di violenza, promuovendo attività legate al cambiamento culturale alla sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno.

«Nel periodo di lockdown – ha spiegato Martina Cicciòli della Casa delle donne, c’è stato un calo di contatti e di denunce del 50%; di contro, sono aumentate le richieste di ospitalità in emergenza da parte di donne che si trovavano ad alto potenziale rischio di violenza. Da fine maggio, quindi a lockdown appena concluso, si è registrato un aumento delle richieste di aiuto del 50%».

Roma, 08 marzo 2021

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