FUSIONE CREDEM CARICENTO, I SINDACATI LASCIANO IL TAVOLO DI TRATTATIVA
Con un comunicato unitario del 21 giugno la Fabi, e le altre sigle, spiegano i motivi di rottura con i vertici del gruppo che ha negato la richiesta, avanzata dalle organizzazioni sindacali, al mantenimento di alcune voci retributive per i dipendenti della banca centese. Statuto: «Alla prova dei fatti, e cioè nel corso della procedura sindacale in vista della fusione, Credem ha applicato anacronisticamente i “sistemi collaudati” in altre fusioni, non dimostrando le aperture che ci attendavamo dal Gruppo Bancario che occupa un posto tra le prime 10 banche italiane».
Il processo d’integrazione fra il gruppo bancario Credem e Caricento procederà quindi nella direzione decisa dall'azienda. A frenare la trattativa è la contestazione da parte della Fabi e delle altre sigle per il “no” espresso dal gruppo emiliano riguardo le richieste di mantenimento di alcune voci retributive per gli oltre 350 dipendenti centesi coinvolti nella fusione. Alla vigilia dell'assemblea straordinaria degli azionisti di Credem, che ieri comunque ha dato il via libera al progetto d’incorporazione, la Fabi e le altre sigle, con un comunicato unitario del 21 giugno, hanno spiegato i motivi che hanno portato alla rottura con i vertici del gruppo bancario: “La negoziazione sindacale era finalizzata – si legge nella nota unitaria - a scongiurare le dannose ricadute economiche per il personale Caricento nella fusione tra due banche. Nel rispetto di una prassi consolidata in questo genere di trattative abbiamo chiesto a Credem di mantenere ai lavoratori di Caricento le voci economiche in essere. Alla richiesta è stato posto un fermo rifiuto da Credem e questo per noi è inaccettabile”.
Per il coordinatore Fabi gruppo Credem, Massimo Statuto: «La banca ha dimostrato la sua incapacità a fare quel passo in avanti, verso il dialogo costruttivo che è alla base dei rapporti e del confronto con le organizzazioni sindacali in tutti i gruppi bancari. Secondo noi, Credem ha dimostrato di essere ingabbiato in un meccanismo di rigidità nelle trattative, che non gli permette reali aperture al passo con i tempi».
«Le nostre richieste – ha continuato Statuto- inevitabilmente si sono infrante sul muro dei “no” eretto della banca facendo chiudere la trattativa venerdì scorso senza l’accordo in tema di armonizzazione dei trattamenti economici».
«Dopo il susseguirsi delle campagne mediatiche volte a dare del Credem l’immagine di un Gruppo Bancario attento alle persone, anche all’interno dell’azienda, ci aspettavamo che l’atteggiamento della banca fosse cambiato» ha aggiunto il coordinatore Fabi spiegando che «Alla prova dei fatti, e cioè nel corso della procedura sindacale in vista della fusione con CR Cento, Credem, a nostro parere, ha applicato anacronisticamente i “sistemi collaudati” in altre fusioni, non dimostrando le aperture che ci attendavamo dal Gruppo Bancario che occupa un posto tra le prime 10 banche italiane».
In conclusione secondo Statuto: «Come hanno attentamente sottolineato le Segreterie Nazionali, che hanno partecipato alla trattativa, la nostra richiesta di mantenimento delle voci economiche avrebbero inciso per circa lo 0,1% dei costi del personale, nulla per Credem, ma un importo non trascurabile per i circa 350 dipendenti della Caricento».
Reggio Emilia, 22 giugno 2021