SINDACATI PRONTI A RIAPRIRE UN CONFRONTO CON BIM, MA SENZA SCONTI

Il nuovo anno si apre con troppi temi ancora sul piatto: la decisione unilaterale di non erogare più i buoni pasto per le giornate di lavoro da remoto, la prosecuzione dell’obbligo di presenza in ufficio per tre giorni la settimana e la riconferma dell’intenzione di dar seguito ai trasferimenti da Torino a Milano, sono soltanto alcuni. La Fabi: «Invece di ringraziare i dipendenti per gli sforzi richiesti loro in un ambito di carenza cronica e strutturale di organico e di pensare alla loro salute in un contesto sanitario ancora incerto, si prendono decisioni senza alcuna lungimiranza».

SINDACATI PRONTI A RIAPRIRE UN CONFRONTO CON BIM, MA SENZA SCONTI

Buoni pasto, lavoro da remoto e trasferimenti. I sindacati sono pronti a riprendere una discussione con banca Bim, ma senza fare sconti. In un volantino ai lavoratori Fabi e Fisac spiegano l’impossibilità di accettare alcune decisioni prese dell’azienda in assenza di un dialogo, a partire dalla scelta della sospensione dei buoni pasto per chi lavora da remoto, come quella, nonostante la situazione sanitaria sia ancora critica e le attività di Bim consentano il lavoro da remoto, di non estendere il ricorso al lavoro da casa.

«Iniziamo l'anno con il piede sbagliato. Invece di ringraziare i dipendenti per gli sforzi fuori dal normale che vengono richiesti loro, in un ambito di carenza cronica e strutturale di organico, si pensa senza nessuna lungimiranza di togliere loro il buono pasto in smart working», commenta Roberto Marras, segretario provinciale Fabi Torino.

Non ultimo il caso trasferimenti da Torino a Milano che i sindacati ricordano facevano parte delle misure di gestione di una crisi aziendale che risale al 2019, ma oggi non hanno più alcun fondamento organizzativo. Grazie soprattutto ai sacrifici dei lavoratori.

«Mentre la pandemia fa sentire fortemente la sua voce con l’aumento di contagi il primo pensiero dell’azienda non è quello di tutelare la salute dei colleghi, ma quello di rimarcare l’importanza della presenza in ufficio e dei trasferimenti oramai fuori luogo a Milano», commenta Gisella Protti, segretaria provinciale Fabi Milano.

Inoltre, le premesse di ordine economico che diedero origine, nel 2019, alla richiesta di esuberi per risolvere i cattivi risultati di una gestione fallimentare della banca scaricandone tutto l’onere sul personale, non ci sono più.

I sindacati lamentano la mancanza di raggiungimento di quegli obiettivi strategici dichiarati dalla banca in fase di apertura della procedura esuberi del 18 marzo 2019, come tutti gli altri impegni assunti dall’azienda, quali i programmi formativi di riqualificazione professionale, la negoziazione sui part time, quella sullo smart working, quella sul contratto integrativo aziendale.

Infine, la questione sicurezza legata ai nuovi locali di Milano, la necessità di eleggere un nuovo Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, che prenda il posto di quello ormai decaduto per fine mandato, il sistema delle relazioni industriali, gli incontri periodici previsti dal contratto nazionale, sull’informativa annuale, sugli straordinari e i carichi di lavoro, sulla formazione, l’avvio del confronto per il rinnovo del Contratto integrativo aziendale.

«C’è un rapporto di fiducia tra direzione e dipendenti, gravemente incrinato – concludono i sindacati – dalle posizioni assunte dagli alti dirigenti in un noto Comitato remunerazione, che non è mai stato sanato, quanto meno con un atto di scusa e un’azione di recupero che avrebbe dovuto consistere, come minimo, nella costruzione di un nuovo, stretto ed efficace sistema di relazioni tra direzione e Rappresentanze sindacali, che invece non è mai stato nemmeno avviato. Ci riserviamo comunque la facoltà di dare mandato al nostro ufficio legale di verificare la sussistenza formale di condotta antisindacale».

Torino-Milano, 5 gennaio 2022

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