IMPATTO DELLA GUERRA SU BANCHE ED ECONOMIA

Al 127° Consiglio nazionale Fabi, una tavola rotonda approfondisce i risvolti del conflitto Russia – Ucraina su economia e banche

IMPATTO DELLA GUERRA SU BANCHE ED ECONOMIA

L’impatto della guerra su economia e banche al centro del dibattito, moderato dal vicedirettore del Tg La7 Andrea Pancani, che vede protagonisti, insieme al segretario generale Fabi Lando Maria Sileoni, il giornalista Alessandro Cecchi Paone, il direttore dell’Istituto per gli studi di Politica internazionale (Ispi), Paolo Magri, la presidente dell’associazione Vittime delle banche, Letizia Giorgianni, e il saggista Giordano Bruno Guerri.

È Andrea Pancani ad aprire il dibattito con una domanda: «Oltre 100 giorni di guerra sono passati. A che punto siamo?»

Cecchi Paone esordisce facendo notare che non c’è “prima” o “dopo” la guerra, così come fu per la seconda guerra mondiale. Questo perché la tempesta perfetta è perennemente in corso.
«Basti pensare che con il digitale sta nascendo un mondo nuovo ma l’Italia non lo sa perché non fa informazione. Tutti hanno visto finire un’epoca della vita: prima il bancario era un riferimento della vita quotidiana, ma questa cosa è finita improvvisamente, senza preparazione» E fa un plauso alla Fabi: «Voi siete stati bravi ed avete attutito il contraccolpo economico, muovendovi per tempo, prevenendo i cambiamenti». Così come per l’impegno sull’educazione finanziaria. Secondo il giornalista, «l’educazione finanziaria dovrebbe farla la Rai, per alfabetizzare l’italiano su argomenti cosi importanti. È fondamentale avere informazioni, sapere cosa sta accadendo, nessuno ha detto alle persone che lo sportello bancario non ci sarebbe stato più».

E Sileoni individua le cause di tali mancanze: una grave carenza nel gruppo dirigente del nostro Paese. Questo, «anche a causa di una promozione politica fatta da una televisione farlocca, che ha prodotto una classe dirigente per lo più inadeguata». Come è, in molti casi, la dirigenza bancaria: «C’è mancanza di una vera e propria scuola politica, non esiste più formazione. Non c’è educazione finanziaria, vero, ma voi credete che alcuni dirigenti di banca abbiano avuto una formazione?»

È poi il momento di intervenire per il direttore dell’Istituto per gli studi di Politica internazionale (Ispi), Paolo Magri: «Vediamo dinamismo dove vorremmo calma piatta e calma piatta dove vorremmo dinamismo. I russi avanzano inesorabilmente, gli ucraini soffrono, non si riesce ad avere alcun tipo di accordo. I paesi ricchi vivono una crisi energetica, i poveri una crisi alimentare. Una situazione surreale, e il rischio è anche quello dell’assuefazione comunicativa».

«È un momento eccezionale o uno dei tanti momenti eccezionali?», chiede Pancani.
E Magri risponde ricordando la crisi energetica del 1973, un’altra parentesi eccezionale non così lontana storicamente. «Adesso ciò che serve è una leadership, nei singoli Paesi, che non risolva la crisi del momento con una semplice toppa, che non rimandi il problema ad un imprecisato futuro».

Tema globalizzazione: è finita? È cambiata? O “è un regalo gigantesco alla Cina?”, chiede Pancani.
«Anche la transizione ecologica è un regalo alla Cina, che produce ciò che serve per attuarla», risponde Magri. «Noi abbiamo deciso di eliminare i fossili tra 30 anni, ma ora siamo costretti ad eliminare immediatamente quelli russi, cercandone un’alternativa nel resto del mondo: ora il rischio è quello del sopravvivere, e non del vivere».

Milano, 13 giugno 2022

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