L’INFORMAZIONE DURANTE IL CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA

Francesco Vecchi modera il dibattito dedicato all’informazione in tempi di guerra: oltre 100 giorni di racconti, tra verità e propaganda

L’INFORMAZIONE DURANTE IL CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA

Ad aprire la seconda giornata di lavori è la tavola rotonda dedicata all’informazione durante il conflitto Russia - Ucraina e al futuro dell’Occidente che, già segnato da due anni di pandemia, si ritrova ora inevitabilmente condizionato dalla guerra in corso. A moderare il dibattito, il giornalista di Canale 5 Francesco Vecchi; a trattare ed approfondire il tema, insieme al segretario generale Fabi Lando Maria Sileoni, il direttore della Verità Maurizio Belpietro, il direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, la giornalista del Financial Times Silvia Sciorilli Borrelli, il docente universitario Carlo Alberto Carnevale Maffè, il giornalista David Parenzo.

Che tipo di informazione stiamo ricevendo? Se la quantità di certo non è mancata, il dibattito odierno è sulla qualità dell’informazione trasmessa in questi oltre 100 giorni di guerra. La grande quantità di informazione mette inevitabilmente a rischio la sua qualità, così come rischia di essere manipolata o di diventare propaganda. Con questi input Vecchi introduce il tema ai partecipanti al dibattito.

Secondo Tamburini, di certo è giustificata l’esigenza di essere informati. Questa in Ucraina è una guerra diversa, scoppiata nel cuore dell’Europa, ed è naturale che la gente chieda di essere informata. Di certo si poteva lavorare di più sulla qualità.

«Più grossolana la propaganda russa, più sofisticata ed efficace quella di Zelensky, che rivela la mano di professionisti. È importante ricordare inoltre che l’informazione dipende dalle grandi agenzie di stampa internazionali, sono loro a decidere cosa e come comunicare», dichiara Tamburini.

Secondo il direttore del Sole 24 Ore, «se anche ci fossero state ragioni iniziali, l’invasione è avvenuta da parte della Russia. Anche vero che lì la guerra è in corso dal 2014, quindi la realtà è sempre più complessa di quanto possa apparire. La regola generale è non ragionare per preconcetti ma sforzarsi continuamente di capire la verità, abbandonando posizioni preconcette, purtroppo molto diffuse. C’è tendenza al “branco”, ad accodarsi a versioni che vengono date. Al Sole 24 Ore facciamo questo sforzo, di non seguire vie preconcette ».

Riguardo i vari personaggi con posizioni filo-russe, in riferimento al criticato elenco pubblicato dal Corriere della Sera, Sciorilli Borrelli esprime la sua impressione, che «le opinioni non in linea con Nato o governo non sono da censurare, ma è necessario valutare la qualità dello spazio dato a quelle posizioni. Come rappresentiamo quelle opinioni? Se lo facciamo per avere più share allora il risultato è quello di creare e diffondere fake news».

Secondo Belpietro: «Sostenere che quelle opinioni “filo-russe” facciano parte di un disegno, di una strategia, di una rete, è stupido, noi abbiamo di fronte personaggi che non sono andati a combattere nel Dombass, sono persone che esprimono delle opinioni. Il collegamento tra un professore universitario e un combattente in Dombass mi sfugge». Il direttore della Verità sottolinea poi che il vero argomento su cui riflettere riguarda il motivo per cui le sanzioni non abbiano funzionato, visto che la Russia sta diventando il principale esportatore di petrolio.

La parola va a Sileoni, che espone senza mezzi termini il suo pensiero: «Gli affari fatti con Putin sono argomento che adesso è al centro dell’attenzione. Ma chi ha veramente interessi con la Russia preferisce che vadano altri a finire sui giornali, per poter agire sempre meglio, senza apparire. È una strategia tipica occidentale, per depistare i veri responsabili.
L’assenza di un interlocutore credibile in questo momento fa quindi pensare che abbiano tutti le mani in pasta, oppure non è ancora arrivato il momento per una mediazione. Sono stati dati in pasto all’informazione dei nomi per proteggere in realtà i veri responsabili, perché con la Russia hanno fatto affari tutti».

E, nello specifico del settore bancario, l’inciso di Sileoni: «I grandi gruppi bancari internazionali: gli affari passano da lì».

L’opinione di Carnevale Maffè: «L’informazione per chi fa banca è essenziale, fondamentale la sua qualità e la sua velocità. È, da parte di un Paese, un dovere fondamentale per garantite i rapporti.
Il banking non è più zona franca ma campo di battaglia: le sanzioni sono l’atto economico più importante fatto dall’Europa, che cambierà i destini economici internazionali. Serve verifica delle fonti, un giornalismo dei fatti, non un giornalismo delle opinioni, purché queste non siano davvero autorevoli.
Abbiamo bisogno di informazione che deve discutere di come una democrazia liberale deve agire per farsi carico, non solo della fine della guerra, ma anche della ricostruzione, e il sistema bancario è il primo a ricostruire i rapporti del post-guerra». L’economista avverte, poi: «Questa guerra accelererà l’ingegneria del sistema finanziario».

Parenzo approfondisce il tema dell’autorevolezza di opinioni e della tipologia di ospiti che si invitano alle diverse trasmissioni.
«La parola chiave è “patto con il pubblico”. Fondamentale sapere a chi ci rivolgiamo. Il problema arriva quando, nell’informazione, mettiamo dentro il puro intrattenimento». Invitare ospiti senza alcuna autorevolezza, facendoli esprimere su qualsiasi argomento, questo è il problema attuale dell’informazione, secondo il giornalista di La7 e Radio24.

Riprende la parola Tamburini: «Facendo un bilancio sull’informazione, due aspetti sono stati trascurati: non possiamo confondere il mondo con le società occidentali, Europa e Stati uniti. Certo le società occidentali condannano la guerra, ma la maggioranza del mondo si è astenuta, non ha condannato la guerra.
La spaccatura del mondo in due blocchi porta a una situazione in cui l’Europa ha tutto da perdere, ma anche la Russia. L’Europa, schiacciata sull’America, in clima di guerra fredda andrà a contare zero. La Russia, schiacciata dalla Cina, ugualmente varrà zero.
Va recuperata la narrazione di un mondo che non può essere quello della guerra fredda, perché l’Europa ha tutto da perdere».

Secondo Belpietro, con alcuni ragionamenti «si rischia subito di essere tacciati di filo-putinismo, se fai notare che in questo conflitto “si è unito tutto l’occidente”, devi ricordare che è rimasto disunito tutto il resto del mondo. Io dico di analizzare come stanno davvero le sanzioni, questo significa capire la verità: le sanzioni non hanno funzionato come ci è stato detto e come è stato scritto da molti giornalisti, se no la Russia sarebbe già crollata. Ciò non è successo. Da questa guerra non usciremo allo stesso modo perché le transazioni finanziarie potranno spostarsi altrove, con altri strumenti a cui il sistema occidentale non è preparato. Le transazioni finanziarie per l’acquisto dei combustili saranno effettuate con altri strumenti che ci taglieranno fuori, ne rimarremo schiacciati».

La chiusura del dibattito spetta a Sileoni: «La sintesi di tutto passa per l’assenza generale di una classe dirigente anche a livello europeo, personaggi politici senza un reale peso, solo Draghi stimato e temuto perché dopo anni di Bce conosce tutto dei singoli personaggi, di conseguenza ha oggi peso. Io credo che sulle sanzioni abbia ragione Belpietro: non sono state applicate come avrebbero dovuto, o non è stato controllato che ciò accadesse. Ma la cosa grave è che non ho sentito il presidente della Bce o altro rappresentante Bce prendere posizione politica di rilievo contro la Russia. Questo fa riflettere».

Milano, 14 giugno 2022

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