LA FABI INCONTRA ABI E FEDERCASSE

Confronto tra il segretario generale Sileoni con Patuelli e Dell’Erba. Tema al centro, il futuro del settore bancario in Abi e nelle banche di credito cooperativo

LA FABI INCONTRA ABI E FEDERCASSE

Il futuro del settore bancario alle prese con gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina, dopo due anni di pandemia. È il tema del confronto tra il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, e i presidenti di Abi e Federcasse, Antonio Patuelli e Augusto Dell'Erba. Il confronto a tre, moderato da Giuseppe De Filippi del Tg5, che vede partecipare anche il direttore di Milano Finanza, Gabriele Capolino, chiude la terna di dibattiti che hanno animato la seconda giornata di lavori del 127° Consiglio nazionale della Fabi al Palazzo del Ghiaccio di Milano.

«Il presente e il futuro dell’occidente bancario sotto i riflettori del dibattito», così De Filippi introduce l’argomento.

Parte Dell’Erba, sul tema caldo del risparmio: «I risparmiatori vengono colpiti due volte: sono stati colpiti quando non avevano alcuna remunerazione, come se la remunerazione sui depositi fosse cosa impropria, e vengono colpiti adesso con l’inflazione. Le Bcc nascono e continuano ad essere soggetti che rispondono ad un bisogno, cioè laddove non c’è interlocuzione bancaria avvertita come agevole, lì si costituisce la cooperativa di credito, lì c’è la comunità che si muove, che si auto-aiuta, quindi c’è una particolare sensibilità, nel nostro mondo, a questi temi, come d’altronde c’è in molte banche di tipo tradizionale. La contrattazione è la vita e l’impianto fondamentale della struttura dei rapporti di lavoro in Italia: quindi datori di lavoro capaci, sensibili, in grado di fare strategie costruttive nell’interesse del Paese, organizzazioni sindacali esperte che sanno trovare, quando la chimica è giusta, come diceva Lando, le soluzioni che vanno trovate».

È il momento dell’intervento di Patuelli: «Noi abbiamo avuto dei cali borsistici superiori a quelli di Francia, Germania e Gran Bretagna sebbene anche loro siano andati male. Noi, a differenza loro, abbiamo un debito pubblico molto superiore, l’errore concettuale che è stato fatto, e che deve essere evitato, è che l’Italia possa accumulare all’infinito un debito pubblico, perché il debito pubblico non è un fatto positivo: se uno si indebita troppo poi viene schiacciato dai debiti, perché poi non c’è nessuno chi te li ripaga. Il problema è che dire queste cose non è facile, ma noi che lavoriamo in banca dobbiamo dire la verità».

Il presidente Abi passa poi al tema del Superbonus del 110%, definendolo «un meccanismo infernale perché quando non c’è certezza del diritto nascono i guai, quindi bisogna concludere questo quadro e avere la visione di come finisce il film del 110% perché non può andare avanti in eterno. Essendoci state le elezioni amministrative, ed essendoci tra 12 e 13 giorni i ballottaggi, io spero che la febbre elettorale cali e, quindi, il film possa essere visto fino alla fine».

E ancora, riguardo il fintech: «Anche sul digitale non vivo nello spavento. L’orizzonte da guardare è il dopo-digitale, fra un po’ il digitale sarà superato da un’altra tecnologia».

Interviene Sileoni sui cambiamenti del settore bancario: «Sono convinto che un conto è una trasformazione del settore bancario in Europa, già peraltro avvenuta da anni nei fatti, con investimenti in nuove tecnologie. Un altro è ciò che è successo durante la pandemia: gli amministratori si sono resi conto non dei cambiamenti portati dell’innovazione tecnologica, ma che la situazione creatasi dalle due fasi della pandemia avrebbe messo a rischio il loro ruolo: vivono nella paura di svegliarsi una mattina e non trovare più la loro banca. Hanno perciò introdotto le innovazioni tecnologiche, chiudendo sportelli – accontentando così anche la Bce – semplificando un’organizzazione interna talvolta vecchia, ritrovandosi con migliaia di persone da ricollocare: loro le definiscono nuove attività e professioni. Questo sarà un aspetto complicato da gestire. Dovremo pertanto creare delle alternative per queste migliaia di persone da ricollocare, che verranno probabilmente occupate in attività che non sono più quelle del bancario. Nel prossimo futuro rimarranno pochi gruppi bancari importanti, ma il modello di business della banca sarà totalmente cambiato: le banche dovranno inventarsi nuove attività per poter mantenere gli stipendi.

Per realizzare un cambiamento del genere non servono incapaci e incompetenti, ma persone che sappiano fare il loro lavoro: quello che manca ad alcuni gruppi bancari sono le persone giuste per affrontare situazioni come queste, persone professionalmente adeguate. Per affrontare i piani industriali ci vogliono persone competenti», la chiusura del segretario generale Fabi.

Milano, 14 giugno 2022

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