IL RUOLO DELLA DONNA NEL MONDO DEL LAVORO E DOPO
Come affrontare le disuguaglianze di genere e far fronte allo sfruttamento e precarizzazione del lavoro femminile. Se ne è parlato al convegno organizzato da Fabi Bologna sul Gender Pay Gap al quale hanno partecipato anche Mattia Pari, segretario nazionale Fabi, e Vincenzo Saporito, responsabile dipartimento Welfare.
Stesso percorso stessa retribuzione ma soprattutto stessa pensione? Da questa domanda prende il via l’iniziativa della Fabi di Bologna sul Gender Pay Gap. L'obiettivo è quello di confrontarsi sul tema delicato della differenza di genere che coinvolge tutti i settori, incluso quello bancario.
Presenti all’incontro Mattia Pari, segretario nazionale Fabi, e Vincenzo Saporito, responsabile del dipartimento Welfare della Federazione; ad intervenire, inoltre, la docente di economia dell’Università di Pavia, Luisa Rosti, la rappresentante della “Casa della Donne per non subire violenza”, Deborah Casale, il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, l’amministratore delegato di Nomisma, Luca Dondi Dall’Orologio, e il Project manager del gruppo, Boris Popov.
Ad aprire i lavori, Silvia Masaracchia, segretaria provinciale Fabi Bologna che ha ricordato il grande impegno della Fabi per il settimo anno consecutivo contro la violenza sulle donne.
«Realtà, studio e partecipazione sono le 3 parole chiave per ridurre il divario tra l’uomo e la donna» ha esordito. «Realtà perché le donne che si avvicinano alla loro età pensionistica prendono coscienza che la loro pensione sarà più leggera rispetto agli uomini; studio perché solo grazie al sapere e la conoscenza si possono affrontare i problemi e dare delle soluzioni, ed infine partecipazione perché quello che ci porteremo a casa nelle nostre vite private dopo questa giornata ci servirà a ricordare che la Fabi c’è, c’è per tutti e per tutelare i più deboli» ha concluso.
«Proprio oggi l’inaugurazione della panchina rossa dedicata ad Alessandra Matteuzzi, vittima di femminicidio nello scorso anno – ha ricordato il sindaco Lepore – Nonostante da allora i casi di cronaca di violenza sulle donne non siano ancora scesi in modo rilevante, è fatto importante che qualcosa sembra stia cambiando: si è rotto il silenzio. Ma questo non basta, dobbiamo fare di più. dobbiamo tutelare quello che è il ruolo della donna dentro le mura domestiche e dentro l’ambiente lavorativo dove troppo spesso si registrano casi di mobbing e stalking» ha detto.
In collegamento anche la professoressa Rosti: «La nostra pensione dipenderà dalle decisioni che prendiamo durante tutto l’arco del percorso lavorativo che svolgiamo e soprattutto dall’uso del tempo che gli dedichiamo. I dati Istat dimostrano come le pensioni della categoria femminile siano nettamente più basse, pur avendo dedicato al lavoro un quantitativo di tempo maggiore rispetto a quella maschile – ha continuato la docente universitaria – questo accade in parte perché le donne devono prendere coscienza delle proprie capacità e lasciarsi alle spalle certi retaggi del passato, e anche perché bisognerebbe iniziare a dare il giusto valore a quello che è il lavoro familiare» ha concluso Luisa Rosti.
Anche il responsabile del dipartimento welfare Fabi, Vincenzo Saporito, è intervenuto sulla questione del “gender gap” che «Costituisce un problema sociale di notevole entità, attuale e soprattutto prospettica. La presenza di nuclei familiari, per esempio, sono sempre più ridotti come numero di componenti e spesso sono composti da una sola persona che espone a effetti deleteri verso il vissuto della terza età, quella della pensione, dove i fenomeni di ridotta autonomia, invalidità, non autosufficienza, se accompagnati dalla mancanza di reti di sostegno sociale nonché di reddito limitato, come più di frequente accade per la componente femminile della società, può comportare effetti dirompenti».
«Lo sviluppo delle strutture per l’assistenza all’infanzia (“asili nido”) e alla Long Term Care di qualità elevate ed a prezzi accessibili – ha proseguito Saporito – per questo vanno utilizzate al meglio le opportunità ed I finanziamenti richiesti dall’Italia attraverso il Pnrr».
A prendere poi la parola Debora Casale, rappresentante della “Casa della Donne per non subire violenza”, che ha ricordato come tra i vari tipi di violenza esiste anche quella economica, forse la più sottovalutata, ma allo stesso tempo quella che impedisce alla donna di essere indipendente e che quindi va ad aumentare maggiormente il divario tra uomo e donna.
Tra i relatori anche il Project manager di Nomisma, Boris Popov, che ha spiegato come in Italia le donne rappresentano la maggioranza (52,4%) dei 15,5 milioni di pensionati INPS ma beneficiano del 44,3% dell’importo lordo pensionistico per un valore medio mensile pari a 1.387 euro: il 28% in meno degli uomini (un gap pari a 532 euro). Ne emerge una disparità in tema di prestazioni previdenziali che vede le donne ricevere in media 639 euro in meno degli uomini. Le donne, dunque, beneficiano di importi minori ma sono titolari di un maggior numero di prestazioni: in media 1,44 pro-capite contro le 1,23 degli uomini.
Sintesi della giornata affidata al segretario nazionale Mattia Pari. «Fare delle scelte! C’è sempre una possibilità non possiamo mai pensare che le cose siano definite» ha detto il segretario nazionale, in chiusura dei lavori. «L’allusione nel mondo del lavoro talvolta è che la donna deve essere piacente per vendere, e questa è violenza nella violenza. Questa è cultura patriarcale che genera questo tipo di comportamenti negli uomini e nelle donne» ha proseguito Pari nel suo intervento, sottolineando come «Nel nostro settore, c’è un divario minore tra uomo e donna, ma anche qui c’è da lavorare. Nel 1997 i dirigenti donne erano l’1,8% oggi il 19,5%, i quadri direttivi stavano al 13,2 e oggi sono il 36,3%, così anche nelle aree professionali dove si è passati dal 38,4% al 57,3% di oggi. Da questi dati si vede una grande crescita di impiego del lavoro femminile però il problema sta ai vertici aziendali dove ci sono più uomini che donne, e il numero in cui differisce è grande». In conclusione, il segretario nazionale ha evidenziato come il sindacato «Deve lavorare con proposte serie, a livello sociale di contrattazione e culturale. Abbiamo favorito il contratto a tempo indeterminato per tutti, sia uomini sia donne e questo è importante perché nel mondo del lavoro è la donna che spesso riceve contratti svantaggiosi; abbiamo anche introdotto il fondo per l’occupazione con cui abbiamo fatto entrare oltre 33.798 giovani in questi anni e di questi giovani le donne sono 19.429. E non in ultimo, abbiamo favorito quelle aeree del paese dove spesso le donne sono in difficoltà. Deve essere chiaro il messaggio che con la contrattazione possiamo fare qualcosa per far fronte a questo problema, perché il sindacato c’è e può continuare a fare».
Bologna, 25 novembre 2022
Il servizio realizzato dalla FABI TV