BFF BANK, FUMATA NERA SULLA GESTIONE DEGLI ESUBERI
Dopo oltre 11 incontri e una dura trattativa nulla di fatto tra la Fabi e le altre organizzazioni sindacali con i vertici dell’istituto. Nessuna tutela occupazionale e la comunicazione aziendale di avvio alla procedura di licenziamento nel caso che il numero delle uscite volontarie fossero inferiori a quelle dichiarate. Castoldi: «Un accordo con le condizioni dichiarate dalla banca avrebbe creato un pericoloso precedente per tutti i dipendenti»
Nessun accordo tra la Fabi e le altre sigle con i vertici della Bff Bank per gestione degli esuberi del gruppo. Lo comunicano le organizzazioni sindacali con un volantino unitario dove sottolineano la completa chiusura dell’istituto creditizio sulle richieste avanzate a tutela dei 49 dipendenti coinvolti nella procedura di riorganizzazione aziendale.
“Per tutta la durata della trattativa con oltre 11 incontri – scrivono i sindacati nella nota - la banca si è mostrata indisponibile a tutte le proposte avanzate restando, inoltre, irremovibile su alcuni temi assolutamente inaccettabili. Primo fra tutti la comunicazione che qualora il numero di uscite volontarie fosse insufficiente a coprire gli esuberi dichiarati si avvierà, già da inizio febbraio, la procedura di licenziamento collettivo”.
E ancora nessun impegno né per un eventuale ricollocazione dei dipendenti né per l’apertura di un fondo di sostegno al reddito che avrebbe consentito l’accesso ad un ragionevole numero di lavoratori in alternativa alla proposta aziendale che permetteva l’accesso nella migliore delle ipotesi a massimo di 3 lavoratori.
«Un accordo con le condizioni dichiarate dalla banca avrebbe creato un pericoloso precedente per tutti i dipendenti» del gruppo ha commentato il delegato Fabi Bff Bank, Sergio Castoldi.
«C’è da aggiungere che a fronte di una qualsiasi flessione in negativo dei ricavi, dovuta ad esempio alla perdita di un cliente, si avrebbe sempre come unica conseguenza l’immediato licenziamento dei lavoratori impattati. Per noi questo è inaccettabile ed è per questo che è stato impossibile trovare un’intesa con i vertici aziendali» ha concluso Castoldi.
Milano, 11 gennaio 2023