MUTUI, IL MEF STUDIA UNA SOLUZIONE PER IL NODO “FRINGE BENEFIT”
Il sottosegretario Savino in Parlamento: «In corso attività istruttore per valutare un intervento normativo». Obiettivo del Tesoro è correggere l’attuale quadro legislativo che genera una «tassazione condizionata, nella quale la condizione è rappresentata da un evento incerto e privo di relazione con la sfera del contribuente tassato e la sua capacità contributiva». La vicenda spiegata sul Messaggero.it
Il sottosegretario Savino in Parlamento: «In corso attività istruttore per valutare un intervento normativo». Obiettivo del Tesoro è correggere l’attuale quadro legislativo che genera una «tassazione condizionata, nella quale la condizione è rappresentata da un evento incerto e privo di relazione con la sfera del contribuente tassato e la sua capacità contributiva». La vicenda spiegata sul Messaggero.it
BANCHE, MEF: IN CORSO ISTRUTTORIA SU PENALIZZAZIONE MUTUI DIPENDENTI (Public Policy) – Roma, 13 apr – “Sono in corso attività istruttorie finalizzate a valutare l’opportunità di un intervento normativo volto a correggere il criterio di determinazione forfetaria del reddito in caso di concessione di finanziamenti a tasso fisso ai dipendenti, in conseguenza dell’aumento del tasso ufficiale di riferimento della Bce, fatta salva la necessità di quantificare gli effetti finanziari recati dalla disposizione da emanare al fine dell’individuazione dei necessari mezzi di copertura”. Lo ha detto la sottosegretaria al Mef, Sandra Savino, rispondendo in commissione Finanze al Senato a un’interrogazione a firma Carlo Cottarelli (Pd). In particolare, l’interrogazione puntava a conoscere le iniziative del Governo per intervenire sulla penalizzazione fiscale subita dai dipendenti bancari per i mutui a tasso agevolato. (Public Policy) @PPolicy_News FRA 131705 apr 2023
BANCHE, MEF: IN CORSO ISTRUTTORIA SU PENALIZZAZIONE MUTUI DIPENDENTI-2- (Public Policy) – Roma, 13 apr – “Gli uffici dell’Amministrazione finanziaria fanno presente che dal comparto bancario sono già state segnalate le problematiche in merito alle modalità di determinazione del valore da assoggettare a tassazione in capo al dipendente, come fringe benefit, in caso di erogazione di mutui a tassi inferiori a quelli di mercato. Il comparto bancario ha, infatti, evidenziato che l’ancoraggio del beneficio al Tur-Tasso ufficiale di riferimento calcolato anno per anno in costanza di contratto introduce, nei mutui a tasso fisso, un elemento di non giustificata aleatorietà rispetto a detto calcolo che dovrebbe essere determinato, semplicemente, dallo spread tra il tasso agevolato e quello di mercato al momento della stipula del contratto. Le successive variazioni del Tur – ha aggiunto Savino – dovrebbero essere irrilevanti così come lo sono per il calcolo della rata per qualunque mutuo a tasso fisso. Secondo i rappresentanti del settore bancario si prefigurerebbe pertanto un’ipotesi di tassazione condizionata, nella quale la condizione è rappresentata da un evento incerto e privo di relazione con la sfera del contribuente tassato e la sua capacità contributiva”. (Public Policy) @PPolicy_News FRA 131705 apr 2023
L’articolo di Rosario Dimito pubblicato su IlMessaggero.it l’11 aprile
La brutta sorpresa, per la seconda volta di fila, è arrivata pochi giorni fa con gli stipendi di marzo: l’ultima riga, quella del cosiddetto “netto in busta”, in alcuni casi era pari ad appena 2-300 euro, con decurtazioni superiori all’80% rispetto alla paga ordinaria. Era già accaduto con i “cedolini” di febbraio. Stiamo parlando delle retribuzioni di circa 70mila dipendenti delle banche italiane (in totale sono 300mila) che hanno usufruito, negli scorsi anni, di agevolazioni per i mutui-casa. Una facilitazione aziendale, dovuta alla specificità del rapporto di lavoro bancario, che è equivalsa a un risparmio, in termini di minori interessi sulle rate. Adesso, però, a causa del repentino rialzo del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea e a una irragionevole norma fiscale, sono scattati conguagli Irpef pesantissimi: la questione ruota attorno al metodo di calcolo dei fringe benefit, vale a dire i beni non monetari che i datori di lavoro garantiscono ai loro dipendenti (come auto aziendali o cellulari). Affinché il fringe benefit non sia considerato reddito fiscalmente imponibile – e quindi non sia tassato – non deve superare determinate soglie: nel 2022 il tetto era stato portato dal governo Draghi da 600 euro a 3.000 euro, da gennaio scorso è tornato al livello base pari a 258 euro.
Ma come si calcola il fringe benefit nel caso di un mutuo concesso al dipendente bancario? La trappola è la seguente: si prende il totale degli interessi pagati annualmente con il tasso agevolato (negli scorsi anni attorno all’1%) e si confronta aritmeticamente con interessi calcolati applicando, per ciascun anno, il costo del denaro: 2,5% nel 2022 e 3,5% quest’anno. La differenza tra gli interessi agevolati e quelli “a tasso Bce”, in ragione del 50%, corrisponde all’agevolazione tributaria e questo importo non deve superare le soglie del fringe benefit. Se si va oltre, scatta il salasso fiscale sull’intera agevolazione. Le brutte sorprese nelle buste paga di febbraio e marzo si riferiscono ai conguagli fiscali del 2022; ne consegue che nel 2024, se quest’anno il costo del denaro resterà ai livelli attuali o andrà anche oltre, la stangata Irpef sarà ancora più dolorosa. Nei fatti, prestiti a tasso fisso si sono trasformati in salatissimi finanziamenti a tasso agevolato.
I sindacati del settore si stanno interessando della questione già da fine 2022 e un paio di interrogazioni parlamentari, Carlo Cottarelli (Pd) al Senato e Salvatore Caiata (Fdi) alla Camera, hanno portato la questione all’attenzione della politica. È indispensabile una correzione normativa. Nei prossimi giorni, la Fabi e le altre organizzazioni sindacali incontreranno l’Abi per definire un’azione condivisa: del resto, la faccenda è un problema tanto per i dipendenti quanto per i datori di lavoro.