MPS E RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE, SILEONI IN DIRETTA A CLASS CNBC
Da Intesa Sanpaolo a UniCredit, da Montepaschi a Bper, il segretario generale della Fabi ospite di Jole Saggese per parlare delle vicende di tutti i grandi gruppi bancari: «La banca è solida, ci auguriamo non abbia bisogno di essere svenduta o ridotta a spezzatino. Sulla trattativa con il Casl, nessuno ha pubblicamente dichiarato di essere contrario ai 435 euro che abbiamo chiesto. Quindi lo do per certo. I prossimi incontri dell’11 e 12 ottobre saranno senza dubbio molto importanti».
Da Intesa Sanpaolo a UniCredit, da Montepaschi a Bper, il segretario generale della Fabi ospite di Jole Saggese per parlare delle vicende di tutti i grandi gruppi bancari: «La banca è solida, ci auguriamo non abbia bisogno di essere svenduta o ridotta a spezzatino. Sulla trattativa con il Casl, nessuno ha pubblicamente dichiarato di essere contrario ai 435 euro che abbiamo chiesto. Quindi lo do per certo. I prossimi incontri dell’11 e 12 ottobre saranno senza dubbio molto importanti».
SILEONI, Mps può stare da sola, governo chieda rinvio uscita ‘Più della Borsa da temere è la speculazione politica’ (ANSA) – MILANO, 27 SET – “Monte dei Paschi di Siena ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Class Cnbc. “In questi giorni c’è molta speculazione sul titolo Montepaschi sui mercati finanziari, ma in tutta sincerità più che quello che accade in Borsa temo la speculazione politica. La frenesia delle dichiarazioni da parte di molti esponenti politici è tutta finalizzata al consenso elettorale perché si guarda alle elezioni europee. Tutto questo non fa bene né alla banca né a chi ci lavora né alle loro famiglie” ha aggiunto Sileoni. (ANSA). MM 2023-09-27 16:44 S0A QBXB ECO
Mps: SILEONI (Fabi), carte in regola per restare sola, governo rinvii uscita Roma, 27 set. (LaPresse) – “Monte dei Paschi di Siena ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Jole Saggese a Class Cnbc. “In questi giorni c’è molta speculazione sul titolo Montepaschi sui mercati finanziari, ma in tutta sincerità più che quello che accade in Borsa temo la speculazione politica. La frenesia delle dichiarazioni da parte di molti esponenti politici è tutta finalizzata al consenso elettorale perché si guarda alle elezioni europee. Tutto questo non fa bene né alla banca né a chi ci lavora né alle loro famiglie”, ha aggiunto Sileoni. ECO NG01 taw/pdn 271647 SET 23
MPS, SILEONI: PUÒ RESTARE SOLA, GOVERNO RINVII TERMINE USCITA STATO (9Colonne) Roma, 27 set – «Monte dei Paschi di Siena ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024». Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Jole Saggese a Class Cnbc. «In questi giorni c’è molta speculazione sul titolo Montepaschi sui mercati finanziari, ma in tutta sincerità più che quello che accade in Borsa temo la speculazione politica. La frenesia delle dichiarazioni da parte di molti esponenti politici è tutta finalizzata al consenso elettorale perché si guarda alle elezioni europee. Tutto questo non fa bene né alla banca né a chi ci lavora né alle loro famiglie» ha aggiunto Sileoni. (fre) 271652 SET 23
Mps: SILEONI, Governo tratti con Europa rinvio uscita Stato dal capitale
Il segretario Fabi: ‘Il termine è a fine 2024’ (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Roma, 27 set – Monte dei Paschi di Siena, secondo il segretario generale della Fabi Lando SILEONI, “ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Bce un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024”. Il termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Siena, frutto dell’accordo rivisto con la Dg Comp europea ufficialmente non è mai stato comunicato.
SILEONI, nel corso di un’intervista al canale Class Cnbc, aggiunge di temere più che la speculazione finanziaria “la speculazione politica”. Il leader sindacale dei bancari della Fabi aggiunge: “La frenesia delle dichiarazioni da parte di molti esponenti politici è tutta finalizzata al consenso elettorale perché si guarda alle elezioni europee. Tutto questo non fa bene né alla banca né a chi ci lavora né alle loro famiglie”. Secondo indiscrezioni di stampa resta d’attualità l’ipotesi di una prima cessione sul mercato di una tranche di azioni in mano al Tesoro per un ammontare pari all’8-10% del capitale. Un’operazione che potrebbe scattare a breve dopo che a inizio mese autorevoli esponenti del Governo, come i ministri Tajani e Urso, hanno ipotizzato un’accelerazione dell’avvio della dismissione del 64% del capitale in mano al Mef. L’azionista pubblico manterrebbe comunque la quota di controllo nella banca di Rocca Salimbeni, in attesa di trovare il partner adatto per la prevista aggregazione.(RADIOCOR) 27-09-23 16:56:36
Mps, SILEONI (Fabi): può restare sola, governo rinvii uscita Stato Può essere punto di partenza per il terzo polo Roma, 27 set. (askanews) – “Monte dei Paschi di Siena ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024”. Lo ha affermato il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Class Cnbc. “In questi giorni c’è molta speculazione sul titolo Montepaschi sui mercati finanziari, ma in tutta sincerità più che quello che accade in Borsa temo la speculazione politica. La frenesia delle dichiarazioni da parte di molti esponenti politici è tutta finalizzata al consenso elettorale perché si guarda alle elezioni europee. Tutto questo non fa bene né alla banca né a chi ci lavora né alle loro famiglie”, ha aggiunto Sileoni. Voz 20230927T171138Z
Sileoni, ‘chi dice no ad aumento se la veda con Intesa’ Segretario Fabi, Della Ruva si prenda le sue responsabilità (ANSA) – ROMA, 27 SET – “Riprenderemo le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei BANCAril’11 e il 12 ottobre. Nei corridoi, la parte economica, la nostra richiesta di aumento degli stipendi di 435 euro medi mensili, viene criticata. Ma ho già chiesto a tutti i rappresentanti delle BANCHE di dire pubblicamente chi la pensa diversamente rispetto a quanto detto dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che è d’accordo con la nostra richiesta. Per noi la parte economica è data per assodata: pertanto, se qualcuno la vorrà rimettere in discussione, dovrà vedersela oltre che col sindacato anche con il primo amministratore delegato in Europa e in Italia”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervistato da Jole Saggese a Class Cnbc. “Gli incontri di ottobre – aggiunge – sono incontri fondamentali perché abbiamo richiesto delle singole, analitiche risposte su tutti gli argomenti inseriti nella piattaforma rivendicativa. L’Abi dovrà dire sì e no, su ciascun capitolo, e soprattutto dovrà darci le motivazioni. Il Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Abi è guidato da un ottimo dirigente, l’attuale capo del personale di Unicredit, Ilaria Dalla Riva. Ma Dalla Riva deve buttarsi alle spalle qualche incertezza di troppo, dovuta al fatto che è la prima volta che ha a che fare con i massimi organismi dell’Associazione BANCAria: arriverà il momento che non potrà accontentare tutti, dovrà prendere una decisione, altrimenti, mi si consenta una provocazione, consegni le chiavi del Casl al presidente dell’Abi e il contratto lo faremo con loro: è lei che decide, è lei che deve assumersi le responsabilità e piano, piano sta riuscendo a mettere a fuoco questa nuova dimensione” ha aggiunto Sileoni. (ANSA). DOA 2023-09-27 17:47
Banche: SILEONI, su contratto chi dice no a 435 euro parli con IntesaSp Roma, 27 set. (LaPresse) – “Riprenderemo le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari l’11 e il 12 ottobre. Nei corridoi, la parte economica, la nostra richiesta di aumento degli stipendi di 435 euro medi mensili, viene criticata. Ma ho già chiesto a tutti i rappresentanti delle banche di dire pubblicamente chi la pensa diversamente rispetto a quanto detto dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che è d’accordo con la nostra richiesta. Per noi la parte economica è data per assodata: pertanto, se qualcuno la vorrà rimettere in discussione, dovrà vedersela oltre che col sindacato anche con il primo amministratore delegato in Europa e in Italia”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Jole Saggese a Class Cnbc. “Gli incontri di ottobre sono incontri fondamentali perché abbiamo richiesto delle singole, analitiche risposte su tutti gli argomenti inseriti nella piattaforma rivendicativa. L’Abi dovrà dire sì e no, su ciascun capitolo, e soprattutto dovrà darci le motivazioni. Il Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Abi è guidato da un ottimo dirigente, l’attuale capo del personale di Unicredit, Ilaria Dalla Riva. Ma Dalla Riva deve buttarsi alle spalle qualche incertezza di troppo, dovuta al fatto che è la prima volta che ha a che fare con i massimi organismi dell’Associazione bancaria: arriverà il momento che non potrà accontentare tutti, dovrà prendere una decisione, altrimenti, mi si consenta una provocazione, consegni le chiavi del Casl al presidente dell’Abi e il contratto lo faremo con loro: è lei che decide, è lei che deve assumersi le responsabilità e piano, piano sta riuscendo a mettere a fuoco questa nuova dimensione”, ha concluso Sileoni. ECO NG01 taw/sil 271716 SET 23
Banche, SILEONI: su contratto chi dice no a 435 euro se la vede con Intesa Banche, SILEONI: su contratto chi dice no a 435 euro se la vede con Intesa Trattative riprendono l’11 e il 12 ottobre, incontri “fondamentali” Milano, 27 set. (askanews) –“Riprenderemo le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari l’11 e il 12 ottobre. Nei corridoi, la parte economica, la nostra richiesta di aumento degli stipendi di 435 euro medi mensili, viene criticata. Ma ho già chiesto a tutti i rappresentanti delle banche di dire pubblicamente chi la pensa diversamente rispetto a quanto detto dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che è d’accordo con la nostra richiesta”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Jole Saggese a Class Cnbc. “Per noi – ha sottolineato – la parte economica è data per assodata: pertanto, se qualcuno la vorrà rimettere in discussione, dovrà vedersela oltre che col sindacato anche con il primo amministratore delegato in Europa e in Italia”. “Gli incontri di ottobre – ha proseguito SILEONI – sono incontri fondamentali perché abbiamo richiesto delle singole, analitiche risposte su tutti gli argomenti inseriti nella piattaforma rivendicativa. L’Abi dovrà dire sì e no, su ciascun capitolo, e soprattutto dovrà darci le motivazioni. Il Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Abi è guidato da un ottimo dirigente, l’attuale capo del personale di Unicredit, Ilaria Dalla Riva. Ma Dalla Riva deve buttarsi alle spalle qualche incertezza di troppo, dovuta al fatto che è la prima volta che ha a che fare con i massimi organismi dell’Associazione bancaria: arriverà il momento che non potrà accontentare tutti, dovrà prendere una decisione, altrimenti, mi si consenta una provocazione, consegni le chiavi del Casl al presidente dell’Abi e il contratto lo faremo con loro: è lei che decide, è lei che deve assumersi le responsabilità e piano, piano sta riuscendo a mettere a fuoco questa nuova dimensione” ha concluso Sileoni. Bos20230927T173504Z
BANCHE, SILEONI SU CONTRATTO: CHI DICE NO A 435 EURO DEVE VEDERSELA CON INTESA (9Colonne) Roma, 27 set – “Riprenderemo le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari l’11 e il 12 ottobre. Nei corridoi, la parte economica, la nostra richiesta di aumento degli stipendi di 435 euro medi mensili, viene criticata. Ma ho già chiesto a tutti i rappresentanti delle banche di dire pubblicamente chi la pensa diversamente rispetto a quanto detto dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che è d’accordo con la nostra richiesta. Per noi la parte economica è data per assodata: pertanto, se qualcuno la vorrà rimettere in discussione, dovrà vedersela oltre che col sindacato anche con il primo amministratore delegato in Europa e in Italia”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Jole Saggese a Class Cnbc. “Gli incontri di ottobre sono incontri fondamentali perché abbiamo richiesto delle singole, analitiche risposte su tutti gli argomenti inseriti nella piattaforma rivendicativa. L’Abi dovrà dire sì e no, su ciascun capitolo, e soprattutto dovrà darci le motivazioni. Il Comitato affari sindacali e del lavoro dell’Abi è guidato da un ottimo dirigente, l’attuale capo del personale di Unicredit, Ilaria Dalla Riva. Ma Dalla Riva deve buttarsi alle spalle qualche incertezza di troppo, dovuta al fatto che è la prima volta che ha a che fare con i massimi organismi dell’Associazione bancaria: arriverà il momento che non potrà accontentare tutti, dovrà prendere una decisione, altrimenti, mi si consenta una provocazione, consegni le chiavi del Casl al presidente dell’Abi e il contratto lo faremo con loro: è lei che decide, è lei che deve assumersi le responsabilità e piano, piano sta riuscendo a mettere a fuoco questa nuova dimensione” ha aggiunto Sileoni. (fre) 271732 SET 23
>>>ANSA/ Mps cade in Borsa sui timori di vendite del Tesoro Mef, usciremo senza fretta. Lovaglio: Il consolidamento ci sarà (di Paolo Algisi) (ANSA) – MILANO, 27 SET – Mps cade ancora in Borsa (-6,6% a 2,39 euro), penalizzata dal rischio che il Tesoro collochi sul mercato un pacchetto consistente di azioni, tra il 5 e il 10% del capitale, con l’obiettivo di alleggerire la sua quota e avviarsi lungo la strada che entro il 2024 dovrà portare lo Stato fuori da Siena, come previsto dagli accordi con la Ue. In due sedute il Monte ha perso a Piazza Affari quasi l’11%, in un clima di volatilità che si sta esacerbando dopo che, ad inizio settembre, il tema della privatizzazione è tornato d’attualità, non senza frizioni nella maggioranza di governo, dove Forza Italia spinge per uscire e la Lega frena. Ad innescare le vendite è stato Il Messaggero che, tornando su indiscrezioni che si inseguono da un po’ di tempo, ha ipotizzato che sul mercato possa arrivare l’8% del capitale, da liquidare in tutto o in parte già entro la prima decade di ottobre, e a cui non è escluso che in futuro facciano seguito ulteriori cessioni. Per gestire la vendita via XX Settembre, che di Mps detiene il 64,2%, si sarebbe affidata all’investment bank Equita. Quando nel febbraio 2023 Axa liquidò l’8% allora in suo possesso con uno sconto del 15% sui prezzi di mercato, Mps perse l’8% in una seduta. Dal Tesoro, dove si respira una certa irritazione, viene ribadito che il Monte verrà privatizzato secondo le modalità già decise dal Parlamento ma che non c’è nessuna fretta e che si sceglierà il momento più opportuno, allo scopo di valorizzare la banca al meglio e garantire il perseguimento dell’interesse pubblico, in linea con quanto dichiarato dal ministro Giancarlo Giorgetti (“risolveremo senza farci dettare tempi da nessuno”). “Credo che il nostro compito come management sia di essere focalizzati a far emergere ancor di più il valore della banca, il resto è un tema che riguarda più l’azionista”, ha detto l’ad Luigi Lovaglio a Class Cnbc, sottolineando come Siena sia ormai una “banca normale” a livello di asset, redditività e solidità, con risultati superiori al piano e la “capacità di generare ricavi anche quando questa euforia” sui tassi “andrà a scemare”. Quanto alla tassa sugli extraprofitti, stimata da Lovaglio “attorno a 120 milioni” per Siena, è “logico” attendersi che Mps la schivi accantonando a riserva una somma pari a 2,5 volte il suo ammontare. “Il rischio di overhang di un collocamento (cioè di un grande afflusso di azioni che il mercato faticherebbe ad assorbire, ndr) sta crescendo e potrebbe non andarsene nel caso in cui venissero valutate ulteriori vendite entro giugno 2024”, scrivono gli analisti di Mediobanca, secondo cui il tema della fusione è rinviato al 2024-2025 complice la mancanza di candidati al momento disponibili. “La dimensione è importante” e “credo che un processo di consolidamento sia qualcosa che il mercato deve aspettarsi”, ha detto Lovaglio. Mps “ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo”, ha dichiarato il segretario della Fabi, Lando Maria SILEONI, sollecitando il governo a chiedere alla Ue un nuovo “rinvio del termine per l’uscita” dal capitale. Una riduzione della quota permetterebbe da un lato al Tesoro di accompagnare Siena nel risiko con una partecipazione meno ingombrante e dall’altro offrirebbe segnali di buona volontà alla Ue, in attesa che si sblocchi il cantiere delle aggregazioni. All’interno del governo si vedrebbe con favore la creazione di un terzo grande polo bancario nazionale, accanto a Intesa e Unicredit, da realizzare attraverso una fusione o con Banco Bpm o con Bper. Ma nessuna delle due banche appare al momento disponibile mentre Unicredit difficilmente tornerà a guardare il dossier a condizioni peggiori di quelle, estremamente punitive, che chiedeva nel 2021. (ANSA). ALG 2023-09-27 18:20 S0A QBXB ECO
Mps: giornata di passione in Borsa su voci uscita Tesoro, il Mef frena/PREVISTO Roma, 27 set. (LaPresse) – Giornata di passione in Borsa per il titolo Mps al centro di un rincorrersi di notizie, che circolano da giorni, su un possibile progressivo disimpegno del Tesoro in vista di una definitiva uscita pubblica dal capitale della banca. A fine giornata le azioni Mps hanno chiuso con un pesante -6,6% a 2,39 euro dopo una giornata trascorsa interamente in rosso. Resta il fatto che malgrado le perdite di questi ultimi giorni il titolo Mps viene trattato ancora il 30% circa sopra le quotazioni rilevate al momento dell’aumento di capitale.A tenere sulla graticola la banca le voci che danno per certa la volontà di una progressiva vendita di quote Mps detenute dal Tesoro. Più nel dettaglio il Governo starebbe valutando la cessione di una quota compresa tra il 5% e il 10% e in quest’ottica il MEF sarebbe intenzionato a nominare a breve gli advisor per il processo di dismissione dando così un primo segnale alla BCE che vigila sulle mosse italiane. Passaggio successivo l’identificazione di un partner interessato a una aggregazione, anche se fino ad oggi i possibili candidati si siano mostrati piuttosto freddi. Ma su questa accelerazione non mancano le perplessità. E lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti da giorni ripete che l’operazione avverrà in linea con quanto previsto, senza farsi dettare i tempi da nessuno. Su tempi più lunghi per l’uscita pubblica puntano anche i sindacati che vedono anzi in Mps il possibile perno su cui far nascere un terzo polo bancario. Spiega il segretario della Fabi Lando SILEONI. “Monte dei Paschi ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Bce un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024”. In ottica terzo polo si colloca anche la volontà di Unipol di rafforzare la sua presenza in campo bancario. Ieri il gruppo ha annunciato Unipol intende acquistare un ammontare di 46,3 milioni di azioni ordinarie di Banca Popolare di Sondrio, pari al 10,2% circa del capitale sociale della banca.Riflettori accesi su Mps anche da numerosi analisti che ragionano sugli effetti di un progressivo disimpegno del Tesoro e non escludono possa preludere a un complessivo allungamento dei tempi per l’uscita finale. Osservano gli esperti di Equita: “Resta valutare se una progressiva riduzione della quota possa permettere al governo di negoziare tempistiche più lunghe con la BCE per la completa uscita dello Stato, andando quindi oltre la deadline ufficiosa del 2024”. Cerca di restare fuori dal ciclone l’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio che in un’intervista preferisce sottolineare i progressi conseguiti negli ultimi mesi. “Siamo avanti sia per azioni che per risultati rispetto al Piano. Siamo redditizi, abbiamo raggiunto un livello di efficienza molto buono, abbiamo un’ottima qualità degli asset e un capitale che ci porta ai vertici” – sottolinea – “A tutti gli effetti Monte Paschi è oggi una banca completamente focalizzata al mercato, con caratteristiche molto solide per competere sul fronte italiano”. ECO NG01 taw/ntl 271915 SET 23
Mps: Giorgetti, su uscita Mef decido io, può essere leva per polo forte/PREVISTO —aggiorna e sostituisce servizio trasmesso alle 19.16— Roma, 27 set. (LaPresse) – Giornata di passione in Borsa per il titolo Mps al centro di un rincorrersi di notizie, che circolano da giorni, su un possibile progressivo disimpegno del Tesoro in vista di una definitiva uscita pubblica dal capitale della banca. Giorgetti non conferma e non smentisce, ma su un punto è categorico: decido io. “L’orizzonte pluriennale sulle privatizzazioni è di circa l’1% del Pil, sul se e quando decide il ministro dell’Economia”, chiosa in conferenza stampa, rispondendo a chi gli chiede conto delle recenti dichiarazioni del ministro Tajani. “Mps – aggiunge poi Giorgetti – è un grande successo italiano in termini di performance” e dunque l’obiettivo del governo non è “fare cassa” ma “fare politica industriale”. Mps può essere “una leva per costruire un polo forte”. Sui se e sui quando “lo dirà il ministro dell’economia, evitando speculazioni e con l’obiettivo di aiutare la banca e il sistema bancario italiano”, sottolinea il titolare di via XX Settembre.A fine giornata le azioni Mps hanno chiuso con un pesante -6,6% a 2,39 euro dopo una giornata trascorsa interamente in rosso. Resta il fatto che malgrado le perdite di questi ultimi giorni il titolo Mps viene trattato ancora il 30% circa sopra le quotazioni rilevate al momento dell’aumento di capitale. A tenere sulla graticola la banca le voci che danno per certa la volontà di una progressiva vendita di quote Mps detenute dal Tesoro. Più nel dettaglio il Governo starebbe valutando la cessione di una quota compresa tra il 5% e il 10% e in quest’ottica il MEF sarebbe intenzionato a nominare a breve gli advisor per il processo di dismissione dando così un primo segnale alla BCE che vigila sulle mosse italiane. Passaggio successivo l’identificazione di un partner interessato a una aggregazione, anche se fino ad oggi i possibili candidati si siano mostrati piuttosto freddi. Ma su questa accelerazione non mancano le perplessità. E lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti da giorni ripete che l’operazione avverrà in linea con quanto previsto, senza farsi dettare i tempi da nessuno. Su tempi più lunghi per l’uscita pubblica puntano anche i sindacati che vedono anzi in Mps il possibile perno su cui far nascere un terzo polo bancario. Spiega il segretario della Fabi Lando SILEONI. “Monte dei Paschi ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Bce un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024”. In ottica terzo polo si colloca anche la volontà di Unipol di rafforzare la sua presenza in campo bancario. Ieri il gruppo ha annunciato Unipol intende acquistare un ammontare di 46,3 milioni di azioni ordinarie di Banca Popolare di Sondrio, pari al 10,2% circa del capitale sociale della banca.Riflettori accesi su Mps anche da numerosi analisti che ragionano sugli effetti di un progressivo disimpegno del Tesoro e non escludono possa preludere a un complessivo allungamento dei tempi per l’uscita finale. Osservano gli esperti di Equita: “Resta valutare se una progressiva riduzione della quota possa permettere al governo di negoziare tempistiche più lunghe con la BCE per la completa uscita dello Stato, andando quindi oltre la deadline ufficiosa del 2024”. Cerca di restare fuori dal ciclone l’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio che in un’intervista preferisce sottolineare i progressi conseguiti negli ultimi mesi. “Siamo avanti sia per azioni che per risultati rispetto al Piano. Siamo redditizi, abbiamo raggiunto un livello di efficienza molto buono, abbiamo un’ottima qualità degli asset e un capitale che ci porta ai vertici” – sottolinea – “A tutti gli effetti Monte Paschi è oggi una banca completamente focalizzata al mercato, con caratteristiche molto solide per competere sul fronte italiano”. ECO NG01 mar/taw/ntl 272135 SET 23
NOTIZIE FLASH: 3/A EDIZIONE – L’ECONOMIA (2) = (Adnkronos) – Roma. “Monte dei Paschi di Siena ha le carte in regola per poter restare sola ancora a lungo e rappresentare, in futuro, il punto di partenza per la realizzazione dell’auspicato terzo polo. Per questa ragione, il governo deve avere la forza per ottenere dall’Unione europea e dalla Banca centrale europea un rinvio del termine per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, attualmente fissato alla fine del 2024”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, intervistato da Jole Saggese a Class Cnbc. (segue) (Ada/Adnkronos) ISSN 2465 – 1222 27-SET-23 18:50 NNNN