ACCORDO LONTANO: ORA IL CONTRATTO DEI BANCARI È A RISCHIO

Intervento su Mf Milano Finanza del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Le difficoltà del negoziato e la posizione delle banche e del sindacato

ACCORDO LONTANO: ORA IL CONTRATTO DEI BANCARI È A RISCHIO

Intervento su Mf Milano Finanza del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Le difficoltà del negoziato e la posizione delle banche e del sindacato

 

Siamo alla soglia di un appuntamento fondamentale per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. E, mentre si avvicinano gli incontri in Abi della prossima settimana, è importante delineare alcuni aspetti e momenti particolarmente rilevanti che potrebbero modificare il corso storico del settore. Il primo aspetto è rappresentato da chi sottoscriverà il nuovo testo e, conseguentemente, inquadrare il ruolo giuridico di Intesa Sanpaolo che si appresta, così, a diventare un “soggetto giuridico autonomo”. In sintesi, il gruppo Intesa, se gli eventi andranno così, si intesterà autonomamente, per la prima volta nella storia del settore, un contratto collettivo nazionale, che comunque lo vincolerà fino a tutta la nuova scadenza. Per la prima volta, infatti, accanto alla firma del direttore generale dell’Abi e del presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro della stessa Associazione bancaria, potrebbe esserci quella di un gruppo bancario. Fino a qualche giorno fa, all’interno in Abi era stata ventilata l’ipotesi della sottoscrizione da parte del gruppo Intesa di un contratto parallelo, identico a quello sottoscritto da Abi e sindacati, ma in questo caso soltanto con la firma di Intesa e delle organizzazioni sindacali nazionali. Questa ultima ipotesi avrebbe letteralmente cambiato la natura della contrattazione collettiva del settore.

Per la nostra organizzazione, il contratto deve essere unico, un solo documento anche se in presenza di un terzo soggetto giuridico come il gruppo Intesa. Ma, come tutti sanno, ogni decisione viene presa da chi ne è attore o da chi ne ha la facoltà. In presenza di un solo documento, il gruppo Intesa resterebbe vincolato al nuovo contratto per tutta la sua durata, ma avrebbe la facoltà, alla scadenza, di disdirlo autonomamente e potrebbe decidere, ad esempio, di non applicare, al termine del nuovo contratto, la clausola dell’ultrattività. Il gruppo Intesa, da “invitato permanente” al Casl Abi, è stato ed è parte attiva e fondamentale delle trattative. Tutti i vertici delle banche, ora, parlano di chiudere il contratto il prima possibile. Sarebbe stato preferibile che qualche amministratore delegato smanioso, soltanto in queste ultime ore, di chiudere il contratto, lo avesse manifestato, a tempo debito nelle sedi competenti e non alla stampa. Ci sono ancora, però, molti aspetti da definire e i segnali di queste ore sono tutt’altro che positivi. Si rischia veramente la rottura ed è bene che la categoria lo sappia.

La seconda questione riguarda il cambiamento organizzativo con la cosiddetta banca digitale, un cambiamento diverso da banca a banca. Ragion per cui – con l’obiettivo di delineare un minimo denominatore comune e garantire le massime tutele ai lavoratori interessati – diventa essenziale inserire e regolamentare, il più possibile nel contratto nazionale, magari con appositi demandi alla contrattazione di secondo livello, anche la definizione normativa di banca digitale. Il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha pubblicamente e più volte dichiarato che la banca digitale non eliminerà alcun posto di lavoro. Altri gruppi bancari attueranno forme di banche digitali diverse da Intesa e anche per loro vale la nostra disponibilità a discuterne in campo nazionale e nei rispettivi gruppi bancari, a condizione, però, che tutti gli amministratori delegati prendano pubblicamente lo stesso, positivo impegno preso da Carlo Messina.

C’è poi un terzo momento in Abi a giugno 2024, quando si rinnoveranno gli incarichi dell’associazione. Non poche sono state le frizioni e le incomprensioni all’interno della stessa Abi che hanno inevitabilmente toccato anche i rapporti con le organizzazioni sindacali. Se ci sarà o non ci sarà la resa dei conti tra gruppi bancari, lo vedremo nei prossimi giorni e mesi, quando, prima Intesa e poi Unicredit, i maggiori contributori economici di Abi, caleranno le proprie carte sul tavolo. È chiaro che l’esito di questo contratto, proprio per il peso che il sindacato ha nel settore, avrà un ruolo rilevante nel prossimo futuro dell’associazione di categoria. La tenuta del nuovo contratto dipenderà essenzialmente dalla corretta applicazione che sarà attuata nei gruppi bancari.

Se le cose andranno così, politicamente, contrattualmente e giuridicamente siamo di fronte a un fatto nuovo che va registrato e valutato per quello che realmente è. I prossimi giorni saranno decisivi per capire come e se si chiuderà: a una parte normativa socialmente qualificante, si affianca una parte economica altrettanto importante, con la richiesta di aumento medio mensile di 435 euro (in tre anni) più gli arretrati e il ripristino pieno della base di calcolo del trattamento di fine rapporto (tfr) a partire da gennaio 2023. L’andamento dei conti del settore legittima pienamente le nostre richieste: se nei primi nove mesi di quest’anno, i primi cinque gruppi hanno totalizzato utili per 16 miliardi di euro, l’intero settore, a fine anno, potrebbe realizzare profitti superiori a 43 miliardi, circa il 70% in più rispetto ai 25 miliardi del 2022 e quasi il triplo rispetto ai 16 miliardi del 2021.

Se tutto andrà per il verso giusto, avremo un contratto capace di garantire e tutelare al meglio la categoria e di consentire al sindacato la gestione dei cambiamenti in atto sia a livello nazionale sia a livello di gruppo bancario. Anche noi ci auguriamo di chiudere il prima possibile, ma, per chiudere il prima possibile, ci dovranno essere le condizioni per tutelare le lavoratrici e i lavoratori. Se queste mie considerazioni risponderanno ai fatti, ci troveremo comunque di fronte ad un bivio, a una svolta, a un cambiamento politico epocale, che potrebbe modificare profondamente gli equilibri del settore e, con esso, potrebbe cambiare le persone che lo rappresentano. Come sosteneva Miyamoto Musashi, importante e lungimirante scrittore giapponese, «la percezione è forte e la vista debole. Nella strategia è importante vedere le cose distanti come se fossero vicine e prendere una visione distanziata delle cose vicine».

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