FABI BOLOGNA, «POVERTÀ E LAVORO»: DONNE AL CENTRO

A Bologna un convegno per parlare di pari opportunità e situazione femminile nel mondo del lavoro

FABI BOLOGNA, «POVERTÀ E LAVORO»: DONNE AL CENTRO

Continua la collaborazione tra la Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) di Bologna e la Casa delle donne per non subire violenza, con l’ottavo convegno organizzato in occasione della settimana del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. In continuità con gli eventi degli anni precedenti, la Fabi di Bologna conferma il suo impegno concreto verso la collettività e le politiche di genere organizzando il convegno «Povertà e lavoro» presso le Cucine Popolari di Bologna.

 

Ospiti: il presidente delle Cucine Popolari di Bologna, Roberto Morgantini; la responsabile Piano per l’uguaglianza della Città Metropolitana di Bologna, Simona Lembi; la rappresentante della ‘Casa delle donne per non subire violenza’ di Bologna, Deborah Casale e la poetessa Beatrice Zerbini. Sono intervenuti anche il responsabile dipartimento welfare Fabi, Vincenzo Saporito, e la componente della segreteria provinciale della Fabi Bologna, Silvia Masaracchia.

Nel corso dell’evento è stato presentato un approfondito studio della Fabi di Bologna relativo ad un’analisi sul clima lavorativo, frutto di un’indagine che ha coinvolto migliaia di lavoratori bancari della città metropolitana bolognese. Dalla ricerca emerge un importante spaccato per genere che evidenza, tra l’altro, le difficoltà di tutti i lavoratori e in particolare delle donne lavoratrici.

“È un grande piacere – ha detto Silvia Masaracchia, segretaria provinciale Fabi Bologna – collaborare con la ‘Casa delle donne per non subire violenza’ nella realizzazione di questo evento, che si svolge per la prima volta alle Cucine Popolari di Bologna, un punto di riferimento importantissimo per i poveri e per gli ultimi della città di Bologna. L’anima del convegno è il lavoro e noi presentiamo uno studio al quale hanno partecipato quasi mille dipendenti e che evidenzia i problemi di tutti i lavoratori della categoria che rappresentiamo con una particolare attenzione alle donne (il 53% delle risposte). Nello specifico, le principali questioni emerse riguardano i diversi aspetti della vita quotidiana in azienda. Circa il 48% delle lavoratrici affronta la giornata con un approccio di sensazioni negative: ansia, frustrazione, depressione, apatia. Per il 48% delle donne il clima di lavoro negli ultimi 5 anni è molto peggiorato. Uno dei dati più preoccupanti è riferito alla tipologia di mansioni: le donne sono complessivamente concentrate su quelle inferiori. Allarmante infine che circa il 60% delle lavoratrici, ovvero quasi due bancarie su tre, soffre in via continuativa di disturbi del sonno o ricorre a psicofarmaci o a terapia di supporto psicologico”.

“Le discriminazioni di genere – ha detto Vincenzo Saporito, responsabile dipartimento Welfare Fabi – costituiscono un fenomeno sociale spesso sottovalutato. Su alcuni aspetti soprattutto “quantitativi”, tuttavia, possiamo affermare che le battaglie sociali di cui il Sindacato si è fatto portavoce nel corso del tempo, trainate in particolare dalle donne, vedono la realizzazione di un riequilibrio di alcuni parametri, quali ad esempio i livelli occupazionali, giunti – nel livello medio del sistema bancario – all’incirca alla metà dell’occupazione. Dai dati si vede ad esempio come ancora 30-40 anni fa l’occupazione bancaria era ancora appannaggio di gran lunga maschile. Su altri aspetti invece si registrano ancora squilibri importanti. Qualche esempio: i livelli medi degli inquadramenti vedono ancora un forte divario fra i generi a sfavore di quello femminile: le posizioni dei quadri direttivi e dei dirigenti sono ancora ricoperte in larga parte da personale maschile, il part-time è ancora fortemente praticato dal personale femminile. Per finire, fra i primi per importanza, il fenomeno delle pressioni aziendali.  Ovvero, un “sistema” di lavoro con cui la Direzione Aziendale richiede con metodi asfissianti, e molto spesso poco rispettosi della dignità delle persone, di vendere i prodotti che le interessano in quel momento, e non di servire la clientela per i suoi bisogni, sui versanti sia dei risparmi che degli investimenti, traendone fidelizzazione e legittimo guadagno. I risultati dell’indagine segnalano che il personale femminile soffre significativamente di più tale sistema. Ma tale differenza è figlia della situazione segnalata poc’anzi: soffrono di più coloro che le pressioni le subiscono, uomini o donne che siano, ma l’occupazione femminile è posizionata su inquadramenti mediamente più bassi rispetto a quella maschile. La violenza quindi, nei suoi aspetti estremi, si manifesta nelle forme brutali che conosciamo e condanniamo ma, a nostro avviso, molto spesso si concretizza anche attraverso forme più subdole, quali la discriminazione praticata ma non dichiarata, il non rispetto della dignità delle persone, il concedere o meno le misure di conciliazione vita/lavoro, tutti aspetti che si riversano sulle donne in misura significativamente maggioritaria. Come Organizzazione di rappresentanza di lavoratrici e lavoratori, continueremo a combattere tutti i fenomeni di violenza che si manifesti nelle forme estreme ed esplicite oppure in forme implicite e non dichiarate e che spesso costituiscono una vera e propria piaga sociale. Lo facciamo – ha concluso Saporito – a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, ma lo facciamo perché ambienti lavorativi costruiti su metodi irrispettosi della dignità delle persone lo diventano immediatamente anche per gli attori sociali con cui interagiscono, nel nostro caso in primis la clientela delle aziende di credito. La Costituzione individua esplicitamente un ruolo sociale per le banche, e questo deve concretizzarsi nel rispetto della clientela, che passa in primo luogo attraverso il rispetto delle donne e degli uomini che vi lavorano”.

“Sono molto felice per questo invito – ha detto la poetessa Beatrice Zerbini – perché la poesia, come linguaggio viscerale e universale, può creare connessioni profonde anche nei contesti apparentemente più lontani, come può sembrare quello di oggi, perché la poesia rappresenta uno sguardo sulla realtà a cui chiunque può allenarsi. Il mio obiettivo è portare questo sguardo a sostegno di un’importante causa, strettamente connessa al tema della violenza di genere. Sono convinta che la poesia possa farsi veicolo di un modo più attento di osservare la realtà, di comprenderla, di attivare un’intelligenza emotiva e sociale, imprescindibili cardini per l’amore, il rispetto, l’uguaglianza fra gli esseri viventi”.

Un convegno animato da tanti spunti e suggestioni per riflettere insieme e confrontarsi su domande importanti: Come e quanto incide la violenza di genere nella ricerca e nel mantenimento del lavoro per una donna? Cosa significa gestire la propria vita lavorativa con situazioni di violenza intrafamiliare in atto? Che tipo di percorso si trovano ad affrontare le donne con o senza figli/e che subiscono violenza e che decidono di prenderne le distanze? Che cosa s’intende per doppia discriminazione e come la ricerca lavorativa diventa un vero e proprio dramma per le donne che subiscono violenza?

Queste e altre domande hanno trovato risposta grazie all’intervento di Deborah Casale della ‘Casa delle Donne’ di Bologna che lavora quotidianamente da oltre 30 anni per supportare le donne nel difficile percorso di fuoriuscita dalla violenza. “Sono già 827 – ha detto la Casale – le donne che sono state accolte da noi fino al 31 ottobre 2023. L’anno scorso, nello stesso periodo eravamo a quota 773. Numeri altissimi se pensiamo che il nostro è solo uno dei quattro centri antiviolenza ormai presenti nella nostra città. Occasioni come quella odierna, inserita all’interno del programma del festival ‘La violenza illustrata’, sono preziose nell’ottica di un cambiamento culturale al quale tutte/i siamo chiamate/i a partecipare”.

Bologna, 23 novembre 2023

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