«LE BANCHE A UNA SVOLTA, CON LA FABI ANCORA GRANDI PROGETTI»
Su Mf Milano Finanza, intervista al segretario generale aggiunto della Fabi, Giuliano De Filippis: il nuovo contratto di lavoro? Consente di recuperare l’inflazione e di redistribuire parte della ricchezza creata. Mps? Visti i risultati, mi auguro che rimanga autonomo
Su Mf Milano Finanza, intervista al segretario generale aggiunto della Fabi, Giuliano De Filippis: il nuovo contratto di lavoro? Consente di recuperare l’inflazione e di redistribuire parte della ricchezza creata. Mps? Visti i risultati, mi auguro che rimanga autonomo
INTERVISTA A DE FILIPPIS, SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO DEL SINDACATO DEI BANCARI
Fabi: le banche a una svolta
Il nuovo contratto di lavoro? Consente di recuperare l’inflazione e di redistribuire parte della ricchezza creta. Mps? Visti i risultati, mi auguro che rimanga autonomo
di Gaudenzio Fregonara
Sono in corso le assemblee delle strutture territoriali dei lavoratori che stanno via via approvando i termini dell’accordo raggiunto per il nuovo contratto nazionale di lavoro. Il sindacato dei lavoratori del settore del credito lo considera un successo ma riconosce i meriti alle altre parti contrattuali. Giuliano De Filippis è il segretario generale aggiunto della Fabi, Federazione Autonoma Bancari Italiani.
Domanda. Cosa rappresenta questo traguardo per il futuro della categoria dei bancari?
Risposta. Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro rappresenta un momento fondamentale nelle dinamiche contrattuali. Da una parte analizza ciò che è successo e dall’altra cerca di traguardare quello che potrà accadere. Il 23 novembre scorso siamo riusciti a ottenere dal punto di vista economico un aumento che, oltre a recuperare l’inflazione degli ultimi anni, ha redistribuito parte della ricchezza creata. Dal punto di vista normativo l’impianto contrattuale ha interpretato i processi di trasformazione restando al contempo una forte e irrinunciabile garanzia per i lavoratori. In poche parole, un ottimo contratto. Non è stato facile, non lo è mai. Gli elementi che hanno permesso di chiudere la trattativa sono stati sostanzialmente cinque: l’unità dei sindacati insieme alla capacità di amministratori delegati e del Casl, con il suo Presidente, che hanno saputo guardare all’interesse generale. Il ruolo del presidente dell’Abi Antonio Patuelli che ha saputo, nell’ombra, tenere tutti insieme e, pur nelle diversità del momento, l’apporto della delegazione sindacale di Intesa nel Casl, sempre propositiva e costruttiva. Poi il ruolo determinante di Carlo Messina che ha espresso una sensibilità sociale verso tutte le lavoratrici e i lavoratori bancari, nel solco dell’iniziativa di Brescia e dei grandi investimenti che Intesa e le fondazioni stanno realizzando sul campo della lotta alla povertà.
D. Tra pandemia e guerra, il cosiddetto risiko bancario si era fermato. Il 2024 potrebbe essere l’anno decisivo per farlo partire? Nascerà il terzo polo oppure non vede sconvolgimenti significativi negli equilibri dell’industria bancaria?
R. Indubbiamente pandemia e guerra hanno catalizzato l’attenzione e l’impegno del mondo e tutto il resto è passato in secondo piano. È anche vero che il “risiko bancario” è il termine con cui si indica la concentrazione del settore del credito, cioè un processo lento innescato dall’evoluzione tecnologica e dei modelli distributivi che hanno aumentato la concorrenza nel settore a danno, a mio parere, della funzione sociale che hanno sempre avuto e dovrebbero continuare ad avere le banche, soprattutto per i territori più in difficoltà. “Concorrenza” vuol dire vantaggi per azionisti e manager, non per dipendenti e clientela. Sicuramente ci sarà un’accelerazione, ma non è automatico che ciò significhi la nascita del terzo polo. Le variabili non sono solo finanziarie, ma anche politiche e sociali. D’altronde, i due grandi gruppi italiani, Intesa e Unicredit, hanno caratteristiche differenti: Intesa è un leader in Italia, mentre Unicredit è una banca paneuropea.
D. In mezzo a tutto questo, bisognerà capire quale sarà il destino del Monte dei Paschi di Siena …
R. Per quel che riguarda il Monte dei Paschi di Siena ci auguriamo che possa continuare a restare autonoma anche alla luce dei risultati odierni. Ovviamente dipende molto, se non esclusivamente, dall’Europa e dalla sua volontà di concedere o meno altro tempo per un risanamento completo e una ritrovata competitività della banca più antica del Paese. Lo Stato ha abbassato la quota azionaria detenuta, ma non ancora nei termini richiesti e il tempo sta per scadere. Sarebbe necessario ed auspicabile ottenere una proroga perché in caso contrario gli scenari che si aprirebbero sarebbero complessi e difficili.
D. L’altra grande attesa, fra gli addetti ai lavori, è per il taglio dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea. C’è incertezza sull’inizio dell’allentamento della politica monetaria. Lei cosa si aspetta?
R. Non mi aspetto niente di diverso da quello che è sempre successo. I tassi di interesse scenderanno solo e soltanto quando le banche centrali, sostanzialmente la Federal reserve, lo decideranno. La “vulgata” che l’inflazione deve essere intorno al 2% nell’interesse generale è un dogma ormai consolidato che trova fondamento non nella realtà, ma solo nelle alchimie economico-finanziarie del mondo moderno ormai assuefatto all’altro dogma della “produttività” e della “crescita costante”. In attesa che i tassi scendano, usando la politica monetaria per abbassare i consumi e bloccare peraltro le retribuzioni continueremo ad assistere a difficoltà e disagio sociale crescenti che colpiscono enormi fasce della popolazione aumentando le disuguaglianze.
D. Le banche possono dare un contributo concreto per combattere le disuguaglianze?
R. Le banche hanno un ruolo determinante in questo scenario. Possono e devono sopperire alla politica dei redditi che oggi è restrittiva mentre dovrebbe essere anticiclica e quindi espansiva. Per far questo dovranno recuperare e accrescere il “ruolo sociale” che hanno sempre avuto ma ultimamente portato avanti solo da pochi. In pratica dovrebbero spostare l’attenzione dal retribuire il più possibile gli azionisti all’agire per alleviare le enormi difficoltà delle fasce sociali in sofferenza e dei territori.
D. La Fabi, dopo il congresso dello scorso giugno e il 128° Consiglio nazionale a Milano, ha dimostrato ancora una volta di avere un ruolo chiave nel settore creditizio e non solo. Dove state andando?
R. Avere un ruolo chiave non solo all’interno del settore non è un obiettivo ma una conseguenza. Per difendere al meglio le persone che rappresentiamo non è sufficiente occuparsi solo di banche e di contrattazione. Sono necessari elevati standard di preparazione e professionalità in tutti i campi e soprattutto la capacità di comunicare anche all’esterno del settore le problematiche che affrontiamo vivendo in un mondo complesso e interconnesso, in continua evoluzione e non immobile. La nostra comunicazione è all’avanguardia perché rappresenta un elemento strategico. Sono convinto che stiamo andando nella direzione giusta a difesa dei dipendenti, dei clienti, delle aziende e del Paese.
D. E lei dove sta andando?
R. Circa 25 anni fa ho conosciuto Lando Sileoni, il mio Segretario generale. Ci legano stima, rispetto, condivisione di obiettivi, amicizia e affetto. Da allora, abbiamo messo in campo il massimo impegno, insieme ad altri amici, per cambiare la nostra Organizzazione e grazie al lavoro di tutti i nostri quadri dirigenti siamo arrivati fin qui. La risposta alla sua domanda è semplice: con Lando abbiamo iniziato insieme questo percorso e lo finiremo, quando sarà il momento, insieme. Dobbiamo realizzare ancora grandi progetti che richiederanno tempo e una organizzazione coesa, a iniziare dai prossimi impegni che riguarderanno, insieme al Comitato direttivo centrale, i congressi Fabi dei gruppi bancari, continuando nella politica di far crescere i dirigenti più meritevoli più preparati.
BANCHE: DE FILIPPIS (FABI), NASCITA TERZO POLO NON SCONTATA = Su Mps auspicabile proroga da Europa per uscita Stato Roma, 6 feb. – (Adnkronos) – “‘Concorrenza’ vuol dire vantaggi per azionisti e manager, non per dipendenti e clientela. Sicuramente ci sarà un’accelerazione” del cosiddetto risiko bancario “ma non è automatico che ciò significhi la nascita del terzo polo. Le variabili non sono solo finanziarie, ma anche politiche e sociali. D’altronde, i due grandi gruppi italiani, Intesa e Unicredit, hanno caratteristiche differenti: Intesa è un leader in Italia, mentre Unicredit è una banca paneuropea”. Lo ha detto il segretario generale aggiunto della FABI, Giuliano De Filippis, in una intervista a Mf Milano Finanza. Nel quadro di riaggregazione del settore, aggiunge, “per quel che riguarda il Monte dei Paschi di Siena ci auguriamo che possa continuare a restare autonoma anche alla luce dei risultati odierni. Ovviamente dipende molto, se non esclusivamente, dall’Europa e dalla sua volontà di concedere o meno altro tempo per un risanamento completo e una ritrovata competitività della banca più antica del Paese. Lo Stato ha abbassato la quota azionaria detenuta, ma non ancora nei termini richiesti e il tempo sta per scadere”. “Sarebbe necessario ed auspicabile – conclude – ottenere una proroga perché in caso contrario gli scenari che si aprirebbero sarebbero complessi e difficili”. (Mge/Adnkronos) ISSN 2465 – 1222 06-FEB-24 10:42
Banche: De Filippis (Fabi), terzo polo non scontato con accelerazione risiko Roma, 6 feb. (LaPresse) – “Indubbiamente pandemia e guerra hanno catalizzato l’attenzione e l’impegno del mondo e tutto il resto è passato in secondo piano. È anche vero che il “risiko bancario” è il termine con cui si indica la concentrazione del settore del credito, cioè un processo lento innescato dall’evoluzione tecnologica e dei modelli distributivi che hanno aumentato la concorrenza nel settore a danno, a mio parere, della funzione sociale che hanno sempre avuto e dovrebbero continuare ad avere le banche, soprattutto per i territori più in difficoltà. “Concorrenza” vuol dire vantaggi per azionisti e manager, non per dipendenti e clientela. Sicuramente ci sarà un’accelerazione, ma non è automatico che ciò significhi la nascita del terzo polo. Le variabili non sono solo finanziarie, ma anche politiche e sociali. D’altronde, i due grandi gruppi italiani, Intesa e Unicredit, hanno caratteristiche differenti: Intesa è un leader in Italia, mentre Unicredit è una banca paneuropea”. Lo ha detto il segretario generale aggiunto della Fabi, Giuliano De Filippis, in una intervista a Mf Milano Finanza. ECO NG01 ntl 061028 FEB 24
Mps: De Filippis (FABI), auspicabile proroga da Europa per uscita Stato Roma, 6 feb. (LaPresse) – “Per quel che riguarda il Monte dei Paschi di Siena ci auguriamo che possa continuare a restare autonoma anche alla luce dei risultati odierni. Ovviamente dipende molto, se non esclusivamente, dall’Europa e dalla sua volontà di concedere o meno altro tempo per un risanamento completo e una ritrovata competitività della banca più antica del Paese. Lo Stato ha abbassato la quota azionaria detenuta, ma non ancora nei termini richiesti e il tempo sta per scadere. Sarebbe necessario ed auspicabile ottenere una proroga perché in caso contrario gli scenari che si aprirebbero sarebbero complessi e difficili”. Lo ha detto il segretario generale aggiunto della FABI, Giuliano De Filippis, in una intervista a Mf Milano Finanza. ECO NG01 ntl 061029 FEB 24