“LA TECNOLOGIA NON SIA UN ALIBI PER TAGLIARE I COSTI”

Il segretario generale aggiunto della Fabi, Mattia Pari, in una lunga intervista su Milano Finanza: “la riorganizzazione del settore non è finita e porta con sé ancora nuove sfide. Nel contratto nazionale abbiamo individuato strumenti importanti che ci aiuteranno. Da parte loro, le banche devono investire in formazione e fare un salto di qualità”.

“LA TECNOLOGIA NON SIA UN ALIBI PER TAGLIARE I COSTI”

Il segretario generale aggiunto della Fabi, Mattia Pari, in una lunga intervista su Milano Finanza: “la riorganizzazione del settore non è finita e porta con sé ancora nuove sfide. Nel contratto nazionale abbiamo individuato strumenti importanti che ci aiuteranno. Da parte loro, le banche devono investire in formazione e fare un salto di qualità”.

 

PARI: «LA TECNOLOGIA NON PUÒ ESSERE UN ALIBI PER TAGLIARE I COSTI»

L’evoluzione del settore bancario. Cosa è successo e cosa ci si aspetta dai prossimi anni. Aggregazioni, fusioni e riorganizzazioni, ma anche la digitalizzazione e le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale. L’analisi di Mattia Pari, segretario generale aggiunto della Fabi, Federazione autonoma bancari italiani.

Cosa è successo negli ultimi quindici anni?

Dal 2008 al 2021 in Europa nel settore si sono persi circa 486.000 posti di lavoro. In Grecia -53%, in Spagna -41%. L’Italia è a -21%, quasi allineata con la Germania a -23%, che però ha avuto una concentrazione del settore inferiore alla nostra. In Italia, nello stesso periodo, hanno chiuso circa 12.000 filiali. È stato un periodo complicato, che abbiamo gestito evitando licenziamenti e creando gli strumenti per contenere le ricadute sociali sulle lavoratrici e sui lavoratori. Da una parte abbiamo ottenuto uscite solo volontarie e, dall’altra, abbiamo favorito gli ingressi a tempo indeterminato. Meno precariato vuol dire dare opportunità più solide e durature ai giovani che rappresentano il futuro del Paese.

 Il contratto nazionale, che è ancora al vaglio dei lavoratori ma sta riscuotendo ampi consensi, come affronta le problematiche del settore?

La riorganizzazione del settore non solo non è finita, ma si sta avviando su una strada ancora più complessa. Pensiamo alla digitalizzazione. Nel contratto nazionale rinnovato individuiamo alcuni strumenti che affiancati alla revisione di quelli già in uso, ci aiuteranno. Sarà una sfida molto difficile, anche perché nessuno conosce veramente dove ci porterà lo sviluppo tecnologico. Di certo dovremo evitare che la tecnologia diventi un alibi utilizzato strumentalmente da qualcuno per portare più utili a pochi e creare problemi sociali agli altri. La tecnologia non è neutra e deve essere gestita con la consapevolezza che il vero progresso è quando ne beneficiano tutti.

I lavoratori sapranno essere al passo coi tempi?

Certo, le lavoratrici e i lavoratori hanno sempre dimostrato questa capacità. Piuttosto sono gli istituti di credito che devono dimostrare di fare scelte lungimiranti e non di breve periodo. La formazione sarà un argomento rilevante in questi processi di riorganizzazione e molte banche dovrebbero curarla con maggiore attenzione. Non basta chiedere alle persone di svolgere corsi standardizzati online, mentre sono impegnati a fare altre attività operative e non possono dedicare la giusta concentrazione. Alcuni istituti hanno ben capito questo problema e stanno investendo seriamente, altri sono molto lontani e dovrebbero fare un salto di qualità. Nel nuovo contratto abbiamo aggiunto elementi qualificanti anche su questo argomento, vigileremo affinché vengano utilizzati nella giusta maniera.

 È vero che le banche hanno perso la loro natura sociale?

Alcune banche si stanno muovendo su temi di interesse sociale a differenza di altre. Penso sia un segnale importante e positivo, che però deve essere affrontato fino in fondo. Non soltanto nei termini della coerenza con altre scelte che fanno, ma in termini sociali. Questa forma di capitalismo consapevole si sta diffondendo in diversi Paesi del mondo, dobbiamo però chiederci cosa succede se le aziende si sostituiscono alla politica e allo Stato. Individuare i possibili limiti e gli eventuali pericoli di questo modello è urgente.Il fatto poi che i mercati a volte premiano i piani industriali che tagliano filiali e posti di lavoro è il prodotto e la testimonianza del nuovo paradigma finanziario: voler raggiungere il massimo profitto nel breve termine. In passato se le banche chiudevano le filiali e tagliavano occupazione, alcuni clienti andavano persino in banca a ritirare i propri soldi. Oggi diamo per scontato che il mondo debba andare in un’altra direzione. Penso che anche su queste decisioni si possa misurare il valore sociale di una banca.

In questo contesto, qual è la vostra posizione?

Nelle relazioni sindacali, le aziende utilizzano sempre più spesso una neolingua con il fine di edulcorare contenuti discutibili. In questa nuova forma di linguaggio, gli esuberi diventano un “efficientamento”, la chiusura di filiali una “razionalizzazione” e la sostenibilità è sempre rivolta al contenimento dei costi. Forma senza sostanza, a voler essere garbati. Il rinnovo del contratto nazionale invece ha risposto alle necessità economiche delle persone, ha potenziato gli strumenti per gestire le ricadute della riorganizzazione del settore su chi ci lavora e ha rafforzato i diritti. Tre obiettivi di importanza vitale. Poi ci sono carichi di lavoro e pressioni commerciali. Due questioni che peggiorano la quotidianità delle lavoratrici e dei lavoratori. La legge fornisce al sindacato pochi strumenti per incidere sull’organizzazione del lavoro e questo è un problema che deve essere affrontato e risolto con la contrattazione tra le parti.

 Così giovane e già segretario generale aggiunto

Sono considerato giovane soltanto per gli standard del nostro Paese. La prima volta che sono entrato in una sede della Fabi avevo 19 anni ed ho avuto subito il sostegno del coordinatore locale. Qualche anno dopo fui notato da Lando Maria Sileoni, il nostro segretario generale. Da allora è passato molto tempo e ho potuto fare, grazie alla sua fiducia, tante esperienze. Stare vicino a persone come Lando, Giuliano De Filippis e Franco Casini rappresenta una grande opportunità di crescita personale e professionale. Hanno costruito – insieme a tutta l’Organizzazione – un nuovo modo di fare sindacato che ha saputo valorizzare il passato e, al contempo, innovare.

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