“ABI SIA PIÙ FORTE IN UE”

In una lunga intervista a MF , il segretario generale della Fabi spiega i prossimi passi sui temi caldi del settore. Un’associazione robusta è importante per evitare che l’Unione Bancaria avvenga a danno degli istituti italiani. Mps? Meglio che resti fuori dalla prima fase del risiko

“ABI SIA PIÙ FORTE IN UE”

In una lunga intervista a MF , il segretario generale della Fabi spiega i prossimi passi sui temi caldi del settore. Un’associazione robusta è importante per evitare che l’Unione Bancaria avvenga a danno degli istituti italiani. Mps? Meglio che resti fuori dalla prima fase del risiko

 

IL SEGRETARIO GENERALE DELINEA I PROSSIMI PASSI DELLA FABI SUI TEMI CALDI DEL SETTORE

 Sileoni: Abi sia più forte in Ue

Un’associazione robusta è importante per evitare che l’Unione Bancaria avvenga a danno degli istituti italiani Mps? Meglio che resti fuori dalla prima fase del risiko

DI ALESSANDRO CAROLLO

 Con la maratona per il rinnovo del contratto alle fasi finali, anche se importanti, non mancano però le novità nel mondo delle istituzioni bancarie. E all’orizzonte c’è la partita sull’Unione Bancaria, nella quale i grandi gruppi del Nord Europa sembrano avere interessi divergenti rispetto a quelli italiani. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il maggior sindacato dei bancari italiani.

Domanda. Entro pochi giorni sarà chiaro il nuovo assetto per la presidenza dell’Abi, che ha già deciso di fare un cambiamento alla direzione generale. In che direzione deve andare l’Associazione Bancaria?

Risposta. Vorrei essere estremamente chiaro: alcuni dei principali gruppi bancari farebbero volentieri a meno dell’Abi, perché per i grandi gruppi contano soprattutto i risultati, i dividendi distribuiti agli azionisti, la loro presenza sul territorio, i rapporti con la politica e le relazioni con le autorità di vigilanza. E molto altro ancora. Questo l’Abi non lo può assicurare. Un’Abi politicamente forte e rappresentativa, invece, diventa una garanzia anche per tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore. Noi siamo interessati che l’Abi diventi più forte in Europa perché è lì che si giocheranno le partite più importanti del prossimo futuro. Deve essere completata l’Unione Bancaria europea: abbiamo la Vigilanza e il meccanismo di risoluzione unico – quello del bail-in – ma manca la garanzia sui depositi che la Germania continua a ostacolare perché non vuole assicurare con i suoi soldi le banche di altri Paesi, come l’Italia, con debito pubblico alto, considerate più rischiose. Il nuovo Parlamento Europeo, inoltre, metterà mano alle regole per le fusioni tra banche di Paesi diversi, cercando di limitare o azzerare del tutto gli attuali ostacoli normativi. Questioni cruciali per il futuro delle nostre banche. Per questa ragione, da sindacato dei banchieri e molto meno delle banche, Abi deve trasformarsi in motore del rinnovamento per tutelare l’italianità delle nostre banche, comprese le piccole e medie che fanno finta di sentirsi assolutamente al riparo da improvvise raffiche di vento.

D. Con l’attuale presidente Antonio Patuelli il sindacato ha avuto rapporti proficui…

R. Con il presidente dell’Abi abbiamo rinnovato tre contratti nazionali e giudichiamo positivo il suo operato. Ora auspichiamo che l’associazione, nella sua continuità, cambi passo per affrontare concretamente le sfide più importanti. Sulla vicenda extraprofitti, in un momento di utili straordinari, non ci sarebbe stato niente di male se le banche avessero dato il loro contributo allo Stato, e all’interno della stessa Abi c’era chi era pronto a sostenere l’imposta. Il lavoro svolto dall’ esecutivo Abi guidato da Patuelli su questo argomento è stato comunque positivo per le banche.

D. È rimasto sorpreso dall’uscita dall’Abi del direttore generale Giovanni Sabatini?

R. Qualcuno ha accostato le dimissioni di Sabatini a una mia presa di posizione in Abi durante le trattative per il rinnovo del contratto nazionale. Non solo è falso, ma è completamente ridicolo. Vorrei inoltre ricordare che l’Abi il giorno della firma del contratto diramò un comunicato in cui sottolineò «il ruolo di sintesi e lungimiranza politico-strategica di Lando Sileoni, quale segretario generale della Fabi, primo sindacato della categoria». Ora diventerà fondamentale che tutte le componenti di Abi trovino una visione d’insieme, dove la consapevolezza del nuovo ruolo di Abi sia in grado di intervenire su quei temi che mettono a rischio l’integrità del settore bancario italiano. La verità è che qualcuno ancora non ha digerito l’ottima conclusione del rinnovo del contratto nazionale, dove, da parte datoriale, il ruolo di Intesa e di Carlo Messina furono determinanti. Magari il contratto l’avremmo chiuso anche senza l’intervento del numero uno di Intesa, ma certamente non a quelle cifre. D’altronde, il primo che attraversa il muro rischia di restare sempre impallinato, perché alcuni si sentono minacciati. Non è soltanto un modo per risparmiare, nella mente di alcuni un cambiamento rappresenta una minaccia, una minaccia perla loro sussistenza, una minaccia per il modo in cui sono state sempre fatte le cose e ogni volta che questo succede, che sia un governo, un banchiere, un sindacato o che siano affari, le persone che tengono le redini, che hanno le mani sul cambio, vanno fuori di testa. Di fatto, i cambiamenti utili alla collettività danno fastidio a molti e quindi serve sempre qualcuno che ci metta la faccia, rischiando in prima persona. Al di là delle parole, troppo spesso abusate, sul fronte datoriale, da chi virtualmente predica un adeguamento, ma poi gioca sistematicamente al ribasso: basta purtroppo guardare i rinnovi di altri contratti collettivi, per apprezzare e valorizzare ancora di più il nostro.

D. Torniamo all’Europa. Ci sono insidie, sottotraccia, in vista della prossima legislatura europea?

R. Ci sono, e nemmeno troppo sottotraccia. Il dossier più critico, se non ben gestito, sarà l’Unione Bancaria europea. La creazione di un mercato bancario unico a livello europeo rappresenta un’incognita molto concreta per il futuro delle banche italiane. Che potrebbero essere oggetto di acquisizioni dall’estero, preda di grandi colossi euro- pei. E senza istituti radicati sul territorio a fame le spese sarebbe la nostra economia, le nostre imprese, le nostre famiglie oltre che le lavoratici e i lavoratori del settore. Va però dato atto che le banche straniere presenti in Italia, ma gestite da manager italiani, hanno con i fatti dimostrato di rispettare concretamente i territori e di rendersi socialmente utili. Mi sorprende che di questi temi non si discuta nella campagna elettorale, come se non interessassero concretamente tutti i cittadini.

D. Il settore bancario continua a viaggiare a gonfie vele, lo dicono le trimestrali. E il momento di avviare o riavviare la stagione delle aggregazioni?

R. Vanno fatti alcuni distinguo. Primo: ci sono gruppi bancari che hanno risorse già pronte per acquisizioni e altri che invece dovrebbero fare aumenti di capitale. Secondo: tutto dipenderà dalle decisioni che verranno prese per il futuro di Mps. Ma noi crediamo che ci siano le condizioni per mantenerla autonoma ancora per qualche anno e i risultati ottenuti dovrebbero convincere anche la Bce.

D. Come si stanno preparando i gruppi bancari a questa stagione?

R. Come si prepara il battitore di una squadra di baseball mentre attende di colpire la palla. Insomma, pronto a colpire. Per altri gruppi bancari l’ossessione è diventato il cost-income, il rapporto tra costi e ricavi ovvero il parametro che misura l’efficienza di una banca, che è sceso al 43,7% medio mentre solo pochi anni fa era ampiamente superiore al 60%. È in corso, più o meno in tutte le banche, una fase di profondo cambiamento organizzativo che talvolta va ben oltre gli stessi vincoli del contratto nazionale Abi. I temi principali sono la digitalizzazione e la specializzazione delle risorse umane, ma alcuni gruppi cercheranno di recuperare a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori quanto speso per il rinnovo del contratto nazionale. Questo non lo permetteremo. È finita l’ era in cui le banche potevano fingere di rinnovarsi, facendo solo ricorso al taglio dei costi, specie del personale, con prepensionamenti, anche se su base volontaria. Gli investimenti per la digitalizzazione del settore e la centralità del capitale umano restano fondamentali. Noi apprezzeremo e sosterremo quelle banche che si rinnoveranno anche nel loro gruppo dirigente, ma che puntino a un modello di banca innovativo e socialmente sostenibile. Insomma, serve creare le condizioni per dare stabilità e ricchezza al settore, indipendentemente dal rialzo dei tassi deciso dalla Bce che ha favorito temporaneamente i risultati di bilancio.

D. Dal punto di vista sindacale, quali sono k prossime scadenze?

R. Le priorità sono quattro: chiudere il contratto nazionale di lavoro delle banche di credito cooperativo, scrivere il testo coordinato del nuovo contratto nazionale Abi, rinnovare le libertà sindacali del settore e portare a casa il rinnovo del contratto nazionale dei dirigenti di banca. Per tutti questi motivi abbiamo organizzato un tour per incontrare le migliaia di dirigenti sindacali della nostra organizta7ione, per informarli, per rispondere alle loro domande per continuare a far crescere la Fabi, per stare vicino alla nostra base, perché i veri cambiamenti parto- no sempre e solo dal basso.

D. Insomma, un giro d’Italia simile a quello ciclistico…

R. Partiamo il 21 maggio a Milano e il 22 a Bergamo con We Are Fabi. Dopo le due tappe lombarde il 25 giugno saremo a Taormina, poi da settembre a Napoli, Vicenza, Torino, Bologna e a dicembre chiuderemo a Roma. Con importanti iniziative di formazione e comunicazione, con la presenza di specialisti del settore. Noi, a differenza delle banche, investiamo molto nella formazione, mentre negli istituti di credito ci sono troppi uomini di governance e pochi uomini di business. (riproduzione riservata)

Abi: Sileoni, conti di piu’ in Ue, rischi per italianita’ banche = (AGI) – Roma, 15 mag. – “Vorrei essere estremamente chiaro: alcuni dei principali gruppi bancari farebbero volentieri a meno dell’Abi, perche’ per i grandi gruppi contano soprattutto i risultati, i dividendi distribuiti agli azionisti, la loro presenza sul territorio, i rapporti con la politica e le relazioni con le autorita’ di vigilanza. E molto altro ancora. Questo l’Abi non lo puo’ assicurare. Un’Abi politicamente forte e rappresentativa, invece, diventa una garanzia anche per tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore. Noi siamo interessati che l’Abi diventi piu’ forte in Europa perche’ e’ li’ che si giocheranno le partite piu’ importanti del prossimo futuro”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, in una intervista a Mf Milano Finanza. E ha proseguito nella riflessione: “Deve essere completata l’Unione Bancaria europea: abbiamo la Vigilanza e il meccanismo di risoluzione unico – quello del bail-in – ma manca la garanzia sui depositi che la Germania continua a ostacolare perche’ non vuole assicurare con i suoi soldi le banche di altri Paesi, come l’Italia, con debito pubblico alto, considerate piu’ rischiose. Il nuovo Parlamento Europeo, inoltre, mettera’ mano alle regole per le fusioni tra banche di Paesi diversi, cercando di limitare o azzerare del tutto gli attuali ostacoli normativi. Questioni cruciali per il futuro delle nostre banche”. Per questa ragione, ha aggiunto, “da sindacato dei banchieri e molto meno delle banche, Abi deve trasformarsi in motore del rinnovamento per tutelare l’italianita’ delle nostre banche, comprese le piccole e medie che fanno finta di sentirsi assolutamente al riparo da improvvise raffiche di vento”. (AGI)Red/Gav 150841 MAG 24

BANCHE: SILEONI, ‘ABI FORTE E RAPPRESENTATIVA GARANZIA PER LAVORATORI, DIVENTI PIU’ FORTE IN UE’ = Roma, 15 mag. (Adnkronos) – “Vorrei essere estremamente chiaro: alcuni dei principali gruppi BANCAri farebbero volentieri a meno dell’Abi, perché per i grandi gruppi contano soprattutto i risultati, i dividendi distribuiti agli azionisti, la loro presenza sul territorio, i rapporti con la politica e le relazioni con le autorità di vigilanza. E molto altro ancora. Questo l’Abi non lo può assicurare. Un’Abi politicamente forte e rappresentativa, invece, diventa una garanzia anche per tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore. Noi siamo interessati che l’Abi diventi più forte in Europa perché è lì che si giocheranno le partite più importanti del prossimo futuro”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, in una intervista a ‘Mf Milano Finanza’. “Deve essere completata l’Unione BANCAria europea: abbiamo la Vigilanza e il meccanismo di risoluzione unico – quello del bail-in – ma manca la garanzia sui depositi che la Germania continua a ostacolare perché non vuole assicurare con i suoi soldi le BANCHE di altri Paesi, come l’Italia, con debito pubblico alto, considerate più rischiose. Il nuovo Parlamento Europeo, inoltre, metterà mano alle regole per le fusioni tra BANCHE di Paesi diversi, cercando di limitare o azzerare del tutto gli attuali ostacoli normativi. Questioni cruciali per il futuro delle nostre BANCHE”, spiega Sileoni. Per questa ragione, da sindacato dei banchieri e molto meno delle BANCHE, aggiunge Sileoni, “Abi deve trasformarsi in motore del rinnovamento per tutelare l’italianità delle nostre BANCHE, comprese le piccole e medie che fanno finta di sentirsi assolutamente al riparo da improvvise raffiche di vento. Con il presidente dell’Abi Antonio Patuelli abbiamo rinnovato tre contratti nazionali e giudichiamo positivo il suo operato. Ora auspichiamo che l’associazione, nella sua continuità, cambi passo per affrontare concretamente le sfide più importanti. Sulla vicenda extraprofitti, in un momento di utili straordinari, non ci sarebbe stato niente di male se le BANCHE avessero dato il loro contributo allo Stato, e all’interno della stessa Abi c’era chi era pronto a sostenere l’imposta. Il lavoro svolto dall’ esecutivo Abi guidato da Patuelli su questo argomento è stato comunque positivo per le banche”, rileva Sileoni. (Eca/Adnkronos) ISSN 2465 – 1222 15-MAG-24 09:22

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