RISIKO BANCARIO E FUTURO DEL SETTORE, SILEONI IN DIRETTA SU CLASS CNBC

Lunga intervista del segretario generale della Fabi al canale finanziario all news. Le mosse di UniCredit su Banco Bpm, Montepaschi, il ruolo di Intesa Sanpaolo. La difesa della categoria. Niente licenziamenti in banca.

RISIKO BANCARIO E FUTURO DEL SETTORE, SILEONI IN DIRETTA SU CLASS CNBC

Lunga intervista del segretario generale della Fabi al canale finanziario all news. Le mosse di UniCredit su Banco Bpm, Montepaschi, il ruolo di Intesa Sanpaolo. La difesa della categoria. Niente licenziamenti in banca.

 

Per il segretario generale Sileoni in Europa la Bce punta a ridurre i gruppi bancari, favorendo le aggregazioni
Fabi pronta a gestire la trasformazione delle banche

DI GAUDENZIO FREGONARA

«I1 settore bancario italiano sta vivendo una fase storica di accentuata concorrenza tra gruppi bancari, con la volontà di distribuire importanti dividendi agli azionisti. Questo vale anche per l’Europa dove la Bce punta a ridurre i gruppi bancari, favorendo le aggregazioni». Lando Sileoni, segretario generale Fabi, in questa intervista a Class Cnbc analizza cosa i movimenti che stanno agitando il mondo delle banche a livello non solo nazionale

Domanda. L’ops di Unicredit su Banco Bpm ha aperto il risiko bancario in Italia e in Europa?

Risposta. La rivoluzione in atto sta profondamente cambiando l’organizzazione del lavoro, con l’entrata del digitale e l’assunzione di professionisti del settore. Dietro a questo epocale cambiamento, c’è l’obiettivo di creare grandi gruppi bancari, non aggredibili dai colossi finanziari cinesi e americani, come scritto chiaramente nel rapporto consegnato all’Ue da Mario Draghi. Noi abbiamo un vantaggio: come dico da tempo, abbiamo tra i migliori amministratori delegati di sempre» dice il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, che ieri a Roma ha chiuso l’ultima e ottava tappa di We are Fabi, giro d’Italia dell’organizzazione che ha mobilitato oltre 2mila quadri sindacali.

D. Si aspettava la mossa di Orcel?

R. Faccio una premessa. Dopo Mustier, in Unicredit è arrivato a guidarla Andrea Orcel, italiano e banchiere internazionale. Orcel è seduto su una montagna di denaro pari a oltre 10 miliardi di euro da poter investire e, se dovesse andare in porto l’acquisizione della banca tedesca Commerzbank, diventerebbe la prima banca in Unione europea. Alcuni partiti tedeschi e italiani stanno creando delle difficoltà di percorso: quando la politica invade il campo della finanza non è mai positivo.

D. Quale è il destino di Banco Bpm, alla luce del take over di Piazza Gae Aulenti?

R. Anche qui serve un rapido riassunto. Banco Bpm nasce dalla fusione tra due grandi popolari, Milano e Verona, perfettamente integrate nei due territori di appartenenza. La dimensione media della banca e un azionariato molto frazionato, al di là dell’ottima gestione dell’amministratore delegato Giuseppe castagna, non rappresentano un punto di forza. Ma va riconosciuto alle lavoratrici e ai lavoratori e al suo amministratore delegato la capacità di fare squadra e di aver creato un forte e radicato punto di riferimento per le imprese e per le famiglie.

D. A questo punto la privatizzazione del Monte dei Paschi resta congelata?

R. Mps anzitutto, ricordiamolo, è stata risanata con il sacrificio delle lavoratrici e dei lavoratori e con una intelligente gestione dell’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Quando alcuni partiti entrano a gamba tesa, fanno nascere un effetto boomerang che ricade su banca, clienti e lavoratori».

D. E il gruppo Intesa Sanpaolo che farà?

R. Intesa è da sempre la banca di riferimento sociale del Paese che, in sintesi, vuol dire: salvataggi di banche in difficoltà, acquisizioni e integrazioni di altre, sostegno alle economie dei territori, e punto di riferimento per lo Stato in tutte le principali operazioni di sistema (come, ad esempio, gli interventi per Alitalia). In più è il primo gruppo bancario in Italia in termini di sottoscrizione di debito pubblico per decine di miliardi di euro (Bot e Btp), pilastro cioè dell’intera economia italiana, sia di famiglie sia delle imprese. Alla guida c’è Carlo Messina che ha dimostrato sempre un forte interessamento economico per la sanità, la ricerca e l’università, con una gestione che abbraccia tutte le attività economiche dei vari comparti italiani. Noi da sempre preferiamo le banche che sanno coniugare una forte vocazione sociale con i risultati di bilancio

D. Unipol e Bper non possono restare a guardare. Si muoveranno anche loro per fare acquisizioni, così come Crédit Agricole?

R. Bper è gestita bene dal suo amministratore delegato, Gianni Papa, con determinazione e lungimiranza, e ha al proprio interno uno dei più importanti e illuminati finanzieri come Carlo Cimbri, presidente di Unipol. È un gruppo bancario in continua crescita, particolarmente radicato nei territori d’origine. Giampiero Maioli, che guida il Crédit Agricole Italia, è un corpo unico con la sua banca, che ha creato e fatto crescere. Senza di lui i francesi non avrebbero avuto questi risultati.

D. Veniamo al sindacato. Che partita giocate in questa fase di trasformazione? Siete preoccupati per le ricadute occupazionali?

R. Il ruolo del sindacato, di tutti sindacati, in questo contesto di salvataggi, acquisizioni e aggregazioni, è stato fondamentale per evitare licenziamenti, contrariamente a quanto accaduto in Europa dove oltre 400 mila persone hanno perso nelle banche il posto di lavoro negli ultimi 12 anni. In Italia a fronte di uscite volontarie si ottengono sempre assunzioni. Come ad esempio 40 mila giovani assunti a fronte di 90 mila pensionamenti e prepensionamenti gestiti solo su base volontaria. E un anno fa abbiamo portato a casa un contratto nazionale storco, con un aumento di 435 euro medi mensili.

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