FINANZA, POLITICA E BCE: A ROMA SI CHIUDE WE ARE FABI
Il segretario generale della Fabi sulle pagine del Tempo illustra la rivoluzione in atto che sta profondamente cambiando il settore creditizio e l’organizzazione del lavoro in banca. Durante l’ultima tappa del giro d’Italia dell’organizzazione che ha mobilitato oltre 2mila quadri sindacali, Sileoni ha parlato di risiko bancario, aggregazioni, piani industriali, la linea della Bce e l’agitazione politica dopo l’offerta di Unicredit su Banco Bpm. «Quando la politica invade il campo della finanza non è mai positivo»
Il segretario generale della Fabi sulle pagine del Tempo illustra la rivoluzione in atto che sta profondamente cambiando il settore creditizio e l'organizzazione del lavoro in banca. Durante l'ultima tappa del giro d'Italia dell'organizzazione che ha mobilitato oltre 2mila quadri sindacali, Sileoni ha parlato di risiko bancario, aggregazioni, piani industriali, la linea della Bce e l’agitazione politica dopo l’offerta di Unicredit su Banco Bpm. «Quando la politica invade il campo della finanza non è mai positivo»
Ieri a Roma durante l’ultima tappa di «We are Fabi» giro d’Italia dell’organizzazione che ha mobilitato oltre 2mila quadri sindacali
«La politica non invada la finanza»
Sileoni (Fabi) spiega la linea Bce «Istituti di grandi dimensioni non aggredibili da Cina e Usa»
Ricambio generazionale «Nel settore mai licenziamenti Negli ultimi anni assunti oltre 40mila giovani»
Bancari «La categoria grazie al nuovo contratto nazionale è tornata a essere rispettata»
LEONARDO VENTURA
«La Bce punta a ridurre le banche, favorendo le aggregazioni. La rivoluzione in atto sta profondamente cambiando l’organizzazione del lavoro, con l’entrata del digitale e l’assunzione di professionisti del settore. Dietro a questo epocale cambiamento, c’è l’obiettivo di creare grandi gruppi bancari, non aggregabili dai colossi finanziari cinesi e americani, come scritto chiaramente nel rapporto consegnato all’Ue da Mario Draghi». A tracciare la traiettoria del settore bancario è stato ieri, a Roma, il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, a Roma, durante l’ultima e ottava tappa di «We are Fabi», giro d’Italia dell’organizzazione che ha mobilitato oltre 2mila quadri sindacali. Riflettori puntati, durante i lavori, sul cosiddetto risiko bancario, a cominciare dall’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Mps, operazione che agita e non poco i partiti, con visioni contrastanti anche dentro le file della maggioranza. «Alcuni partiti tedeschi e italiani stanno creando delle difficoltà di percorso: quando la politica invade il campo della finanza non è mai positivo» ha detto il leader della principale sigla del settore bancario del Paese, facendo riferimento alle manovre di Unicredit sia in Germania (Commerzbank) sia in Italia (Banco Bpm), nel suo intervento davanti a oltre 300 dirigenti sindacali Fabi, arrivati dalle province di Lazio, Abruzzo, Sardegna e Umbria. L’iniziativa – partita a maggio da Milano e Bergamo, per poi toccare Taormina in Sicilia, Napoli, Vicenza, Torino e Bologna – ha consentito all’organizzazione di far incontrare i rappresentanti sindacali, di tutti i livelli, con i vertici della segreteria nazionale. Si è discusso, nei vari appuntamenti, della trasformazione digitale del settore, dei nuovi piani industriali, degli accordi sui ricambi generazionali. E anche dell’applicazione dei due contratti nazionali di categoria (Abi e Bcc) che hanno assicurato, tra altro, ai 300mila bancari italiani, 435 euro di aumenti medi mensili. Temi caldi, al centro anche all’incontro Fabi nella Capitale. Le possibili fusioni dovranno essere gestite anche per i possibili effetti sull’occupazione. I numeri ricordati ieri, però, parlano chiaro: se, in Europa, negli ultimi 12 anni, con le crisi bancarie, sono stati persi 420mila posti di lavoro (dei quali circa 370mila licenziamenti), dentro i nostri confini la situazione è diametralmente opposta. «Il ruolo del sindacato, di tutti sindacati, in questo contesto di salvataggi, acquisizioni e aggregazioni, è stato fondamentale» ha detto il numero uno della Fabi. A fronte dei 90mila esuberi, gestiti con pensionamenti e prepensionamenti solo su base volontaria, infatti, sono stati assunti quasi 40mila ragazzi under 35. C’è stato, insomma, un importante ricambio generazionale in una categoria che, grazie al nuovo contratto nazionale, è tornata a essere rispettata e ad avere il lustro di un tempo. Le retribuzioni sono importanti perché i risultati del settore viaggiano a gonfie vele: agli oltre 40 miliardi di euro di utili del 2024 potrebbero aggiungersi ulteriori 50 miliardi quest’anno. E nonostante i prossimi tagli al costo del denaro, i margini di guadagno con gli interessi su mutui e prestiti resteranno ad alti livelli.