PREMI IN BDM, LA FABI NON FIRMA L’ACCORDO
Il coordinamento della Federazione si oppone ad una decisione lesiva dei lavoratori della banca del Mezzogiorno rispetto a quelli della capogruppo Mediocredito centrale: «Quanto firmato costituisce un grave pregiudizio e incomprensibile la fretta per chiudere un accordo sicuramente migliorabile».
L’accordo sul premio aziendale è discriminatorio per i lavoratori della Banca del mezzogiorno rispetto ai colleghi della Capogruppo e la Fabi non firma. Unica sigla sindacale che si è opposta in sede di trattativa alla decisione di corrispondere un importo di 850 euro medi (+10% per la parte welfare) per due anni, ovvero calcolando gli importi utilizzando gli stessi parametri senza alcuna possibilità di previsione delle somme da percepire, con il risultato che potrebbero essere anche inferiori a quelle del 2024.
«Riteniamo inaccettabile un accordo che sancisce formalmente il pregiudizio verso i dipendenti BDM rispetto a quelli della Capogruppo – tuonano dal coordinamento Fabi – Gli importi BDM vengono incrementati del 10% sulla sola componente welfare, quindi nella sola Banca del Mezzogiorno non viene applicata la scala di parametrazione prevista dal CCNL. Come noto ogni deroga al CCNL può essere applicata solo se sottoscritta dalle organizzazioni sindacali. Nel corso della trattativa la Fabi aveva accettato, solo per quest’anno, la riduzione degli importi inizialmente richiesti ponendo come unica condizione vincolante che per il 2025 il premio aziendale venisse armonizzato con quello della Capogruppo. Quanto firmato costituisce, invece, un grave pregiudizio rispetto al trattamento riservato al personale MCC, tanto da risultare inaccettabile per la nostra delegazione. Oltre ad essere incomprensibile la fretta nel chiudere un accordo sicuramente migliorabile. La Fabi ritiene che le colleghe ed i colleghi di BDM, così come quelli di Cassa di Risparmio di Orvieto, abbiano diritto e meritino il medesimo trattamento garantito in MCC e non faremo un passo indietro rispetto ai diritti dei lavoratori» hanno concluso.
Bari, 17 dicembre 2024