Federazione Autonoma Bancari Italiani  via Tevere, 46  00198 Roma - federazione@fabi.it  Tel. (06) 8415751

news fabi anno VII – giovedì 16 novembre 2006

 

rassegna stampa quotidiana riservata alle strutture

 

a cura di Bruno Pastorelli

Se riscontrate anomalie, nei collegamenti comunicatelo a: b.pastorelli@fabi.it, grazie.

 

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Così disse

 

IL GIORNALE DI BRESCIA 15-11-2006. 3

Dall’integrazione milletrecento esuberi. Il sindacato: prima il piano industriale. 3

 

Corriere del Veneto - VICENZA - sezione: VICENZA2A - data: 2006-11-15 num: - pag: 9. 4

LA C R I S I .- T- Systems Italia Destino incerto Lavoratori in sciopero. 4

 

LA REPUBBLICA/Pagina VII - Torino  MERCOLEDÌ, 15 NOVEMBRE 2006. 4

LA VERTENZA - I sindacati chiedono in cambio assunzioni a termine - Sanpaolo, in un anno 400 uscite volontarie -   L´esodo, previsto da tempo, non è collegato alla fusione con Intesa. 4

 

IL GIORNALE DI VICENZA 15-11-2006. 5

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO FABI - FISAC CGIL - VERTENZA T- SYSTEMS ITALIA (GRUPPO DEUTSCHE TELECOM) : i sindacati proclamano uno sciopero per il 27 novembre. Il rischio occupazione a Vicenza, Venezia, Milano, Roma, Napoli 5

 

LA SICILIA 15-11-2005. 6

Vittoria - Rapina in banca esplode l'inchiostro bottino abbandonato. 6

 

GIORNALE DI SICILIA - di mercoledì 15/11/06. 6

I sindacati a Miccichè: essenziale la difesa del Banco. 6

 

(ANSA) - PALERMO, 11/13/2006 2:18:00 PM. 7

CC SVENTANO COLPO IN FILIALE BANCA MPS A PALERMO, 2 ARRESTI 7

 

IL GIORNALE giovedì 16 novembre 2006. 7

Intesa, Bernheim è a un passo dal vertice - Presentata la lista del consiglio di sorveglianza: il numero uno di Generali e Iozzo verso la vicepresidenza della superbanca Milano-Sanpaolo. 7

 

IL GIORNALE giovedì 16 novembre 2006. 8

Manovra nel caos, Prodi chiede la fiducia al buio - Oggi la decisione. Probabile la trasformazione dell’intera legge in un unico maxi emendamento che conterrà un migliaio di commi 8

 

IL GIORNALE giovedì 16 novembre 2006. 9

L’unica certezza della Finanziaria: cinquanta miliardi di nuove tasse  - di Redazione - 9

 

ItaliaOggi  - Primo Piano - Numero 272, pag. 5 del 16/11/2006. 11

Ieri lavori al rallentatore. Chiti, ministro dei rapporti con il parlamento: non c'è tempo da perdere.  Finanziaria verso la doppia fiducia - Blindatura a Montecitorio e per il decreto fiscale al senato. 11

 

ItaliaOggi  - Mercati e Finanza - Numero 272, pag. 14 del 16/11/2006. 12

I 15 membri siederanno nel consiglio di sorveglianza insieme ad altri sei. Varato listone di Superbanca - Sanpaolo e Intesa lo presenteranno in assemblea. 12

 

ItaliaOggi  - Imposte e Tasse - Numero 272, pag. 35 del 16/11/2006. 12

Secondo i giudici della Suprema corte deve risultare la natura fittizia dell'intestazione bancaria. Riferibili alla società i movimenti sui conti correnti intestati ai soci 12

 

ItaliaOggi  - Professioni - Numero 272, pag. 39 del 16/11/2006. 14

Storie di lavoro - Non È Condotta Antisindacale. 14

 

ItaliaOggi  - Primo Piano – Lettere - Numero 272, pag. 8 del 16/11/2006. 14

Il Grande fratello in vigore sui conti correnti rischia di invadere più del dovuto la privacy familiare. - C'è Visco, e chi lo dice a mia moglie? - Un lettore: più del fiscalista mi serve un consulente matrimoniale. 14

 

MF  - Denaro & Politica - Numero 227, pag. 2 del 16/11/2006. 17

Fondazioni, via il tetto del 30% - Parere favorevole della camera al dlgs sul risparmio, ma senza limiti al voto degli enti. - Torna alla Covip la vigilanza sui prodotti di previdenza complementare emessi dalle assicurazioni. Ora tocca al governo. 17

 

MF  - Denaro & Politica - Numero 227, pag. 2 del 16/11/2006. 17

Finanziaria, forse già oggi Prodi metterà la fiducia alla Camera. 17

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/2006. 18

Il country executive olandese sarà numero due della banca. paolo savona secondo vice. - Dal patto sostegno al presidente e all'a.d. Arpe. La strategia sarà crescere per linee interne, ma pronti a cogliere ogni opportunità di risiko. In cda Mancuso, Pini, Vezzosi e Bianchi Martini - Capitalia, Abn Amro schiera Cuccia. 18

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/2006. 19

Cattolica, accordo con Lehman per valorizzare gli immobili - Mercoledì il cda della bpi esaminerà il progetto di integrazione a tre. 19

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/200. 20

Poison Pill - Barilla E Lodi Litigano, Ma Non Troppo. 20

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/2006. 20

Bpi, slitta a fine mese la vendita di Bormioli 20

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006. 20

Bnl, Abete dice addio a Reag e Pirelli Re - Gli immobili ora saranno valutati da atisreal (Bnp). 20

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006. 21

Consorte, nessun patto segreto con Gnutti 21

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006. 21

UniCredit promossa dal mercato dopo i conti 21

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006. 22

In pillole - -Generali entrA in Carige con il 2%.. 22

 

MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006. 22

Credito al consumo, Linea cartolarizza altri 400 milioni 22

 

AFFARI ITALIANI - Mercoledí 15.11.2006 16:12. 23

Valori/ Dalla Magiste alla Alpine. Dietro Ricucci anche Putin. 23

 

-Vincento Lombardi- 26

Nei grandi tentativi, è glorioso anche fallire. 26

 

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IL GIORNALE DI BRESCIA 15-11-2006

Dall’integrazione milletrecento esuberi. Il sindacato: prima il piano industriale

MILANO - Il progetto di fusione tra Bpu Banca e Banca Lombarda prevede la riduzione di 1.300 risorse, pari al 6% dell’organico attuale. È questo il dato relativo alle risorse umane che emerge dalla documentazione della presentazione dell’operazione. La riduzione dell’organico, è detto nel documento, avverrà attraverso ricorso a esodi incentivati e parziale blocco del turnover e permetterà minori costi per 90 milioni, pari al 40% delle sinergie totali sui costi previste in 225 milioni di euro.

E quello delle risorse umane è stato uno dei punti affrontati ieri pomeriggio nel corso degli incontri, svoltisi separatamente, che hanno segnato il primo faccia a faccia tra i vertici di Lombarda e quello di Bpu con il sindacato bresciano e quello bergamasco.

In particolare per la componente bresciana al tavolo con il consigliere delegato Corrado Faissola sedevano i leader di Fabi, Fiba-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Dircredito. A loro il vertice della Lombarda ha illustrato il progetto di fusione. In particolare per quanto riguarda la riduzione del personale è stato detto che avverrà per 900 unità con il ricorso ad esuberi e per 400 con il blocco del turnover. I rappresentanti dei lavoratori hanno immediatamente respinto l’ipotesi, in quanto «non si può parlare di esuberi senza che sia stato presentato un piano industriale». Secondo i rappresentanti dei dipendenti l’obiettivo della fusione «deve essere quello di creare valore per tutti, compresi i dipendenti del gruppo che si crea».

E proprio alla definizione del piano industriale il sindacato ha legato un giudizio che è attendista pure nella sua positività di fondo.

«Il nostro giudizio è complessivamente positivo, anche se mancano ancora troppi elementi per poter mettere a fuoco il quadro di dettaglio. Elementi che ritroveremo nel piano industriale che deve essere messo a punto e illustrato», ha spiegato al termine della riunione Gianni Caleppio, segretario della Fabi. «Questa è una operazione che deve essere concertata nella ricerca del consenso con la tutela della mobilità e delle professionalità», ha aggiunto.

Secondo il leader della Fabi «l’operazione ha futuro se imperniata su una attenzione al territorio e alle sue diverse articolazioni».

Quella di ieri è stata la prima presa di contatto tra i vertici della Lombarda e i rappresentanti dei lavoratori (analogamente a quanto nello stesso momento stava avvenendo per Bpu Banca e sindacato bergamasco). Ma quello di ieri è solo il primo di una serie di incontri e verifiche che le parti sono chiamate a sostenere in vista della nascita del nuovo grande gruppo bancario.

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Corriere del Veneto - VICENZA - sezione: VICENZA2A - data: 2006-11-15 num: - pag: 9

LA C R I S I .- T- Systems Italia Destino incerto Lavoratori in sciopero 

VICENZA — Si profila un futuro incerto per i 705 dipendenti della T- Systems Italia, la società di servizi e tecnologie informatiche del gruppo Deutsche Telecom con sede operativa a Vicenza ( 312 dipendenti, a cui vanno aggiunti 130 collaboratori esterni con funzioni di call center e help desk) e filiali a Venezia, Milano, Roma, Napoli.

Lo rilevano le organizzazioni sindacali di Fabi, Fisac- Cgil, Fiba- Cisl e Uilca- Uil che, a seguito della mancata realizzazione del piano industriale 2006 da parte della multinazionale tedesca ( che ha acquisito T- Sistems Italia nel 2000), hanno indetto per il 27 novembre una giorno di sciopero assieme ai lavoratori della Iotech, appaltatrice di parte dei servizi help- desk.

« La situazione è grave e complessa - rileva il coordinatore della Fabi di Vicenza Sergio Severi - in quanto T- Sistems Italia rischia di essere la prima grande vittima della fusione tra Banca Intesa e San Paolo- Imi. Dopo i ' no comment' dei vertici aziendali - prosegue -, temiamo che Deutsche Telecom intenda pianificare il ridimensionamento operativo e occupazionale di una società fin qui sana in termini di fatturato ( circa 160 milioni di euro), di portafoglio clienti ( oltre a Banca Intesa ha in carnet aziende come Marzotto, Pirelli, Coin, Poste Italiane ecc.) e innovativa sul piano dei servizi informatici offerti » .

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LA REPUBBLICA/Pagina VII - Torino  MERCOLEDÌ, 15 NOVEMBRE 2006

LA VERTENZA - I sindacati chiedono in cambio assunzioni a termine - Sanpaolo, in un anno 400 uscite volontarie -   L´esodo, previsto da tempo, non è collegato alla fusione con Intesa 

DIEGO LONGHIN 

Potrebbero essere circa 400 gli impiegati piemontesi del Sanpaolo che lasceranno il gruppo entro la fine del 2007. Non si tratta di esuberi collegati all´operazione di fusione con Intesa, ma di uscite incentivate per snellire la struttura. Esodi volontari che fanno parte di un pacchetto presentato ai sindacati dai vertici di piazza San Carlo. In tutto il gruppo dovrebbero essere circa 1.800. Anche Banca Intesa sta conducendo la stessa operazione, con numeri di poco più bassi, circa 1.600. In cambio i sindacati chiederanno ai due istituti di credito l´assunzione di personale a termine. In pratica per le otto sigle, nelle filiali, ad ogni uscita deve corrispondere l´entrata di una persona a termine. «Solo quando ci sarà il piano industriale del nuovo gruppo Sanpaolo-Intesa si potranno quantificare gli esuberi. Per ora si parla solo di uscite volontarie e incentivate a cui devono corrispondere per forza delle assunzioni a tempo determinato», dice Angela Rosso della Fabi Sanpaolo.

Ad uscire dovrebbero essere i lavoratori che matureranno entro due anni il diritto di andare in pensione. La trattativa si aprirà entro fine mese e per i sindacati le assunzioni a termine sono un punto fondamentale per arrivare all´accordo e alla creazione del fondo di uscita. «È l´unico modo per consentire alle filiali interessate di continuare la loro attività regolarmente fino a quando la fusione non sarà completata», sostiene Rosso. E Maurizio Zoè della Fisac-Cgil aggiunge: «Quando il piano industriale sarà pronto e si conoscerà il numero preciso degli esuberi, chiederemo che queste assunzioni vengano confermate». Non si tratta della prima campagna di prepensionamento nella banca di piazza San Carlo. Negli ultimi due anni sono già uscite circa 3 mila persone, in Intesa si è arrivati a 6 mila. La preoccupazione che questi potessero essere i primi esuberi collegati al piano di fusione hanno allarmato la Sala Rossa, tanto che il Consiglio ha deciso di riconvocare i vertici del Sanpaolo. Audizione che potrebbe avvenire insieme alla Provincia, come chiede il vicecapogruppo della Margherita a Palazzo Cisterna, Claudio Lubatti. 

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IL GIORNALE DI VICENZA 15-11-2006

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO FABI - FISAC CGIL - VERTENZA T- SYSTEMS ITALIA (GRUPPO DEUTSCHE TELECOM) : i sindacati proclamano uno sciopero per il 27 novembre. Il rischio occupazione a Vicenza, Venezia, Milano, Roma, Napoli

VICENZA. Si profila un futuro incerto per i 705 dipendenti della T- Systems Italia, la società di servizi e tecnologie informatiche del gruppo Deutsche Telecom con sede operativa a Vicenza ( 312 dipendenti, a cui vanno aggiunti 130 collaboratori esterni con funzioni di call center e help desk) e filiali a Venezia, Milano, Roma, Napoli. A seguito della mancata realizzazione del piano industriale 2006 da parte del management della multinazionale tedesca (che ha acquisito  T- Sistems Italia nel 2000 dalla Debis Italia, holding Mercedes), le rappresentanze sindacali di Fabi, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl e Uilca-Uil hanno indetto  per il giorno 27 novembre una giornata di sciopero assieme ai lavoratori della società di consulenza IOTECH 8appaltatrice di parte dei servizi help-desk; sempre  in concomitanza con lo stato di agitazione, i dipendenti T –Systems,  tra il 18 e il 29 novembre, si asterranno anche dal lavoro straordinario e dalla reperibilità..

“La situazione è grave e complessa, in quanto  T- Sistems Italia rischia di essere la prima grande vittima della fusione tra Banca Intesa e San Paolo –Imi.  Dopo i “no comment” dei vertici aziendali, temiamo che Deutsche Telecom intenda  pianificare il ridimensionamento operativo e occupazionale di una società fin qui sana in termini di fatturato ( circa 160 milioni di euro), di portafoglio clienti ( oltre a Banca Intesa ha in carnet aziende come Marzotto, Pirelli, Coin, Poste Italiane  ecc.) e innovativa sul piano dei servizi informatici offerti”, afferma il coordinatore della Fabi di Vicenza Sergio Severi”.

 “Troppi segnali vanno nella direzione di una crisi aziendale programmata, a partire dal fatto che a giugno 2007 scade il contratto di fornitura dei servizi informatici a Banca Intesa, cliente di riferimento che da solo vale il 50 per cento del fatturato T- Sistems, circa 100 milioni di euro - aggiunge il segretario della Fisac Cgil di Vicenza Roberto Dal Lago -. Poiché nel corso del consiglio d’amministrazione del 4 settembre i vertici di Banca Intesa hanno deciso la sospensione di ogni contratto di fornitura,  il rinnovo del contratto appare quindi sempre più improbabile.  Da qui la forte preoccupazione sul futuro dell’azienda da parte di tutti i lavoratori “

Sono  tanti i “punti oscuri” di T – Systems : la dirigenza “rinvia” a tempo indeterminato il nuovo piano industriale, la carica di amministratore delegato è attualmente scoperta (fino a gennaio?), Banca Intesa dà uno stop al contratto di fornitura dei servizi,  sul fronte dei livelli strategici e occupazionali “ la T- Systems - osservano i sindacati -   è volontariamente latitante”.

Ed è di fronte a queste incognite che le organizzazioni sindacali temono che si stia facendo un gioco pericoloso ai danni dei lavoratori” Abbiamo di fronte un’azienda che vive con un vuoto di potere decisionale preoccupante, noi con lo sciopero intendiamo dire basta a questa situazione” dice Carlo Toffoletto della RSA interna Fabi.

“Chi è alla testa di T -Systems  Italia deve avere il coraggio di varare un piano industriale capace di dare certezze e garanzie ai lavoratori. Non si può buttar all’aria un’azienda giovane e dalle grandi professionalità.”, osserva Stefano Garbin  della RSA interna Fisac Cgil. Che aggiunge: “ Se non ci sarà chiarezza entro poche settimane, lo sciopero del 27 novembre non sarà l’ultimo”. Deutsche Telecom è avvisata. 

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LA SICILIA 15-11-2005

Vittoria - Rapina in banca esplode l'inchiostro bottino abbandonato  

Vittoria. Ennesima rapina in danno di un istituto di credito a Vittoria. Questa volta ad essere presa di mira è stata l'Antonveneta della centralissima via via R. Settimo. Testimoni occasionali riferiscono di avere visto uno dei due banditi con il volto travisato mentre si allontanava dalla porta girevole a consenso. Le testimonianze riferiscono di un uomo molto alto e magro, potrebbe trattarsi della stessa persona che ha rapinato il Banco di Sicilia di Scoglitti. Il malvivente sarebbe fuggito assieme al complice a bordo di una moto di grossa cilindrata.

Una cospicua parte del bottino, che ancora non è stato quantificato, è stata abbandonata dai rapinatori nella vicina via Matteotti, in quanto il sistema di sicurezza della banca aveva innescato un procedimento che fa esplodere un contenitore di inchiostro rosso indelebile, che danneggia in modo irreversibile le banconote. Sul posto è accorsa la Polizia che ha istituito diversi posti di blocco. Un fenomeno che sta creando molto allarme. In proposito si registra l' intervento della segreteria provinciale della Fabi. «Bisogna attivarsi al più presto perché il prefetto obblighi gli Istituti a rispettare i parametri di sicurezza previsti - dice il segretario provinciale del sindacato -; la questione va affrontata e risolta».

Intanto si registra anche l'assalto notturno, ad opera di ignoti, alla sede dei Ds in via Bixio. Non è stato asportato alcun oggetto. Uno scasso dimostrativo? Una azione ad opera di vandali; un attacco di natura politica? Immediata la reazione sul piano politico. Sono scattate le indagini da parte delle Forze dell'ordine.

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GIORNALE DI SICILIA - di mercoledì 15/11/06

I sindacati a Miccichè: essenziale la difesa del Banco

Palermo – Dopo le dichiarazioni del Presidente dell’Ars Miccichè, sull’eventuale cessione delle partecipazioni regionali in Capitalia, arrivano le repliche dei sindacati del Banco di Sicilia. “La difesa del Banco – afferma Gino Sammarco segretario responsabile della Fiba/Cisl – deve essere essenziale per lo sviluppo dell’economia siciliana”. Gabriele Urzì e Carmelo Raffa della Fabi: “Non è opportuno che la Regione ceda la partecipazione azionaria”.

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(ANSA) - PALERMO, 11/13/2006 2:18:00 PM

CC SVENTANO COLPO IN FILIALE BANCA MPS A PALERMO, 2 ARRESTI

Due uomini sono stati arrestati dai carabinieri per tentativo di rapina ai danni dell'agenzia del Monte dei Paschi di Siena di via Leonardo Da Vinci, mentre é andata meglio ad altri due malviventi che, dopo aver rapinato la filiale del San Paolo in corso Calatafimi, sono riusciti a fuggire. Luigi Verdone, 37 anni, e Giuseppe Di Maio, 21 anni, sono stati arrestati la notte scorsa dopo che un anonimo aveva segnalato al 112 strani rumori in una palazzina. I due aveva segato l'inferriata di una finestra che, sul retro di un palazzo di via Leonardo da Vinci, accede ai locali dell'agenzia n.2 del Monte dei Paschi di Siena. I due rapinatori avevano tagliato con delle potenti seghe idrauliche, parte della grata, e si erano assicurati l'accesso a uno stanzino attiguo al locale caveau dell'istituto di credito e avevano deciso di aspettare l'arrivo dei dipendenti per poterli sequestrare e farsi aprire la cassaforte, ma sono stati arrestati mentre accedevano allo stanzino. E' andata a segno invece la rapina al San Paolo di Corso Calatafimi; due rapinatori si sono introdotti nella filiale e, facendo intendere di essere armati, hanno razziato il contante e sono fuggiti protetti da un terzo complice che attendeva all'interno. Ancora da quantificare il bottino. "Solo a Palermo - segnala la Fabi, sindacato autonomo dei bancari - abbiamo superato ormai le 40 rapine dall'inizio dell'anno, senza considerare i colpi andati a vuoto". "Da tempo ormai - dicono Gabriele Urzì e Carmelo Raffa, dirigenti nazionali Fabi - sosteniamo che è assolutamente necessario che le aziende di credito compiano uno sforzo massiccio per l'implementazione delle misure di sicurezza delle dipendenze a Palermo, congiuntamente al grande lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dalla Prefettura". Nella filiale del San Paolo, sostiene il sindacato, mancava la sorveglianza armata: "Chiederemo all'azienda che venga immediatamente prevista - continuano Raffa e Urzì - al fine di evitare il ripetersi di rapine compiute con estrema facilità". Per quanto riguarda il tentativo di rapina nell'agenzia Montepaschi, "occorre che le aziende potenzino i sistemi di controllo mediante l'applicazione dei moderni sensori collegati on-line con la centrale operativa delle forze dell'ordine". "Chiederemo al Prefetto - concludono i due sindacalisti - di sollecitare l'Abi per sottoscrivere un nuovo protocollo sulla sicurezza nelle banche nella provincia di Palermo, tenuto conto che i rappresentanti dell'associazione bancaria italiana, dopo l'incontro del settembre scorso a Palermo, non hanno ancora fornito risposte sulle proposte di modifica alla bozza da loro stessi presentata e respinta da tutte le organizzazioni sindacali del settore del credito".(ANSA).

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IL GIORNALE giovedì 16 novembre 2006

Intesa, Bernheim è a un passo dal vertice - Presentata la lista del consiglio di sorveglianza: il numero uno di Generali e Iozzo verso la vicepresidenza della superbanca Milano-Sanpaolo

- di Massimo Restelli - 

da Milano - Oltre ad Alfonso Iozzo sarà Antoine Bernheim a sedere alla vicepresidenza di Intesa Sanpaolo accanto al numero uno Giovanni Bazoli. Il quadro non ha ancora i crismi dell'ufficialità, ma l'indicazione dell'uomo forte delle Generali nel consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo lascia prevedere che i giochi siano fatti. La lista, dove spicca la candidatura di Carlo Barel di Sant'Albano per l'Ifil (2,4% del capitale post fusione), è stata licenziata nella tarda serata di ieri da Ca' de Sass dopo l'ultima supervisione delle designazioni da parte di Bazoli e del presidente di Piazza San Carlo,  Enrico Salza.

I due banchieri hanno quindi trovato il punto di incontro tra i desiderata degli enti azionisti (l'ultimo a riunirsi è stato il consiglio di Cariplo) nella prevista governance dualistica che avrà anche un comitato di gestione. Nella vicepresidenza di Bernheim è tuttavia possibile intravedere una compensazione «politica» per Generali. Quest'ultima è il grande socio industriale della superbanca (4,9%) ma, complici alcune resistenze dell'Antitrust, sarà probabilmente costretta a rimettere nel cassetto i propri progetti di espansione nella bancassurance lasciando spazio a Eurizon:  il polo del risparmio di Mario Greco che ha visto slittare al prossimo anno la quotazione in Borsa. Ma l'anziano banchiere parigino costituisce anche l'ennesima conferma dei fitti intrecci tra Milano e il Leone, che a sua volta conta nel libro soci Mediobanca, dove siedono invece Unicredit e Capitalia. Malgrado la maggior parte siano considerati «indipendenti» scorrendone le esperienze professionali non è difficile identificare tra Gianluca Ponzellini, Franco Dalla Sega, Angelo Ferro e Ferdinando Targetti i prescelti della Fondazione Cariplo (4, 7%) e in Eugenio Pavarani l'uomo di Cariparma (2,2%). Milano e Torino avranno comunque 9 consiglieri a testa con l'ex ad del Sanpaolo Pio Bussolotto e Giovanni Costa a portare il vessillo della Fondazione Cariparo (3,5%). La Compagnia di Sanpaolo (7%) si è invece affidata tra gli altri a Gianluca Ferrero, Pietro Garibaldi e Rodolfo Zich, così come è confermato Gianguido Sacchi Morsiani in quota Carisbo (2,7%).

Completano la lista, che aggiungerà un posto ai 18 attuali con l'assemblea dei soci in agenda il primo dicembre per salire a 21 l'anno successivo lasciando posto alle minoranze,  altri dottori commercialisti, professori universitari e avvocati: Fabrizio Gianni, Giulio Stefano Lubatti e Livio Torio. Esclusi come previsto gli spagnoli del Santander (4,2%) che, dopo essersi espressi contro la nascita di Intesa Sanpaolo in cda, si preparano a confermare la contrarietà in assemblea, magari coagulando la forza dei grandi fondi internazionali. La tesi (Madrid si è affidata a Deutsche Bank) è che Torino sia stata sottovalutata. Posizione da subito rifiutata dall'amministratore delegato in pectore Corrado Passera che dopo aver incassato la promozione di Lehman Brothers e Fox Pitt Kelton per la trimestrale di Intesa,  avrà l'onere di preparare il piano industriale del nuovo aggregato.

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IL GIORNALE giovedì 16 novembre 2006

Manovra nel caos, Prodi chiede la fiducia al buio - Oggi la decisione. Probabile la trasformazione dell’intera legge in un unico maxi emendamento che conterrà un migliaio di commi

- di Redazione - 

da Roma - Il Tevere non scorre accanto al palazzo di Montecitorio. Ma per un'intera mattinata, il fiume che separa le «chiese laiche» della politica dalle basiliche vaticane si è ugualmente allargato fino a lambire l'aula della Camera. Colpa di un emendamento alla Finanziaria, presentato dalla Rosa nel Pugno, teso a far pagare l'Ici anche sugli immobili «ad uso commerciale» di proprietà della Chiesa cattolica.

L'emendamento, lo diciamo subito, è stato respinto. Ma una cinquantina di parlamentari almeno - senza curarsi dei tempi ristretti per il voto sulla Finanziaria - ha deciso di dire la sua in materia,  in un'atmosfera di contrapposizione ideologica trasversale fra «laici» e «cattolici» dei due schieramenti. Il nodo della contesa, segnalato dall'emendamento firmato dal rosapugnista Maurizio Turco, è semplice: giusto che la Chiesa non paghi l'Ici sui luoghi di culto, ma perché l'esenzione sulle attività commerciali «contigue», baretti, ristori, negozietti di ricordini e così via? Bruxelles potrebbe aprire una procedura di infrazione per aiuti di Stato. E Lanfranco Turci ricorda che dall'Ici non è esente neppure la prima casa:  allora perché esentare non le chiese, ma gli immobili «contigui»?

Lo scontro si avvia, con Riccardo Pedrizzi (An) che accusa il governo Zapaprodi di essere «ostaggio dei settori più laicisti e anticlericali» della maggioranza, mentre i cattolici del centrosinistra «contano come il due di picche». Su collegi, convitti, educandati, pinacoteche, cappelle, oratori calerebbe così la scure fiscale, attacca Pedrizzi. «Tassare il santino della basilica di Sant'Antonio, mettere i frati nelle condizioni di far pagare di più le erbe medicamentose non risolve i problemi di cassa», gli fa eco Luca Volontè (Udc). Per Antonio Palmieri (Fi), quella rosapugnista è un'azione «anticlericale e vendicativa». Vladimir Luxuria annuncia il voto contrario all'emendamento, sorprendendo i colleghi. Teodoro Buontempo parla di «segnale forte di odio contro la religione cattolica». E si va avanti per due ore e mezzo, fra accuse ai supposti «mangiapreti», come quelle di Giovanni Marras «allievo salesiano», e iniziative conciliatorie, ad esempio gli appelli di Enrico La Loggia e Giuseppe Cossiga per far ritirare l'emendamento dai presentatori.  Chissà che impressione avranno avuto gli allievi della scuola media di Sassano, provincia di Salarno, che assistevano ai lavori dell'aula. Per lo meno, hanno ripassato un po' di storia patria.

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IL GIORNALE giovedì 16 novembre 2006

L’unica certezza della Finanziaria: cinquanta miliardi di nuove tasse  - di Redazione - 

da Roma - Tasse, tasse e ancora tasse per un totale di 50,2 miliardi di euro al netto del taglio del cuneo fiscale. Finanziaria, decreto fiscale e collegato, secondo Italia Oggi, produrranno nel prossimo triennio un effetto prelievo oltre quattro volte superiore a quello dei tagli alla spesa, stimati in 12,1 miliardi. L'introduzione di nuove aliquote Irpef con scaglioni di reddito modificati, lo sblocco delle addizionali regionali e comunali e il giro di vite sul bollo auto difficilmente avrebbero potuto produrre risultati diversi da quelli evidenziati dal quotidiano economico.  Nuova Irpef. Uno dei capitoli forti della Finanziaria 2007 è quello fiscale, che porta la firma del viceministro Vincenzo Visco. La novità che toccherà più da vicino i cittadini riguarda la nuova imposizione Irpef. Le nuove aliquote saranno al 23% fino a 15mila euro, al 27% da 15.001 a 28mila, al 38% da 28.001 a 55mila, al 41% da 55.001 a 75mila, al 43% oltre 75mila. Il prelievo più basso, con le aliquote varate dalla riforma Berlusconi, arrivava fino a 26mila euro. La stretta dovrebbe comunque produrre 1,  5 miliardi di maggiori entrate.

Tutti evasori. Il viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco, ha dichiarato guerra a imprenditori, lavoratori autonomi e professionisti, ritenuti potenziali evasori. L'inasprimento degli studi di settore dovrebbe produrre in tre anni un gettito di circa 12 miliardi, mentre le misure di contrasto all'evasione dovrebbero portare nelle casse dello Stato altri 13 miliardi. si può trascurare, in quest'ottica, l'aumento dei contributi previdenziali sul lavoro autonomo e su quello atipico (10, 5 miliardi).

Più imposte comunali. Strettamente legato al capitolo fiscale, c'è quello degli enti locali. Dopo la marcia indietro sulla tassa di soggiorno, i tagli ai trasferimenti saranno parzialmente compensati con lo sblocco delle addizionali comunali dell'Irpef, che erano state bloccate nel 2005 e dall'innalzamento della soglia. I sindaci potranno inasprire le imposte sui redditi dello 0,8 per cento e potranno anche introdurre un aggravio dell'Ici. Un rincaro che - ha valutato la Uil - ai lavoratori dipendenti costerà in media 48 euro all'anno.  Secondo le stime di Italia Oggi, il gettito medio triennale previsto dalla variazione dell'Irpef comunale è di 3,5 miliardi, mentre altri 4,3 miliardi giungeranno dalla proroga delle addizionali regionali.

Bollo più caro. Aggravi anche per il bollo auto (1,6 miliardi nel triennio). L'aumento varrà per ogni Kw di potenza aggiuntivo oltre i 100 e sarà più consistente per le vetture euro zero.

Il cuneo. La principale misura per lo sviluppo contenuta nella manovra è il taglio del cuneo fiscale,  vale a dire della differenza tra il reddito lordo e quanto il lavoratore si mette in tasca. È una misura che impiega 11,5 miliardi di euro. Il taglio avverrà in due tranche: la metà da febbraio e il resto in luglio e girà sull'imponibile Irap, sui contributi previdenziali e sulle assunzioni a tempo indeterminato.

Tfr. Nella Finanziaria 2007 trova spazio anche la nuova riforma del Trattamento di fine rapporto. Il precedente esecutivo aveva già approvato il lancio della previdenza integrativa attraverso le quote di Tfr dei lavoratori.

L'esecutivo di centrosinistra ha apportato dei cambiamenti, il più importante riguarda il conferimento all'Inps di parte del Tfr. Per la precisione di quello dei lavoratori delle aziende sopra i 50 dipendenti che non vogliano forme private di previdenza integrativa. Per l'adesione ai fondi contrattuali vale il principio del silenzio-assenso. Vale a dire che nel caso in cui il lavoratore non esprima una scelta, le sue quote andranno ai fondi negoziali. La misura, che è stata inserita nella parte relativa ai tagli alla spesa,  tuttavia è una partita di giro poiché lo Stato si assume un debito che le imprese hanno nei confronti dei dipendenti.

Spese. Una bella fetta di risorse della Finanziaria andrà poi al rinnovo del contratto del pubblico impiego. Il biennio che lo Stato deve pagare è ancora quello 2006-2007, ma il grosso delle risorse arriverà nel 2008. Per il prossimo anno gli aumenti saranno del 2 per cento e nel 2008 del 2,46.

Successioni. Non si deve dimenticare la reintroduzione dell'imposta su successioni e donazioni,  abolita nel 2001 dal governo Berlusconi e reintrodotta dal decreto legge collegato. Il gettito atteso nei prossimi tre anni è stato stimato in circa 900 milioni di euro.

Tagli presunti. Le riduzioni complessive di spesa, ha sottolineato Italia Oggi, ammontano a 12,1 miliardi in tre anni. La parte più consistente riguarda il patto di stabilità per gli enti locali (14,7 miliardi), la sanità (12,9 miliardi) e contenimento della spesa della pa (9 miliardi). La somma (36,6 miliardi) è ben superiore ai 12 miliardi di risparmi attesi, segnale che non mancano le spese sebbene disperse in mille rivoli. A pagare sarà il contribuente perché l'introduzione del ticket unico a 27 euro per il pronto soccorso genererà 2,8 miliardi di maggiori entrate.

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ItaliaOggi  - Primo Piano - Numero 272, pag. 5 del 16/11/2006

Ieri lavori al rallentatore. Chiti, ministro dei rapporti con il parlamento: non c'è tempo da perdere.  Finanziaria verso la doppia fiducia - Blindatura a Montecitorio e per il decreto fiscale al senato

Fiducia doppia. Al senato sul decreto legge fiscale che accompagna la manovra di bilancio e alla camera sulla Finanziaria per il 2007. Buoni propositi e tentativi di apertura all'opposizione finiscono nel cassetto di fronte a un esame parlamentare lentissimo, con soli 11 articoli approvati da Montecitorio dei 217 che compongono la legge messa a punto dal ministro dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa.

Una lentezza allarmante in vista dell'approvazione della Finanziaria da parte della camera entro il termine del 19 novembre. Tanto che, dopo avere paventato il rischio dell'esercizio provvisorio di bilancio, il ministro dei rapporti con il parlamento, Vannino Chiti, ha annunciato: ´A questo punto la questione di fiducia è sempre più vicina'. Poi, come al solito, è cominciato il palleggio delle responsabilità tra maggioranza e opposizione. Il centro-sinistra ha attribuito all'ostruzionismo della Casa delle libertà la causa dei lavori al rallentatore ed è stato il capogruppo del Pdci alla camera, Pino Sgobio, a chiedere al governo di porre la fiducia: ´Non c'è alternativa. La maggioranza concordi il maxi-emendamento, migliorando gli aspetti sociali della manovra e si proceda spediti verso il ricorso alla fiducia', ha dichiarato. Dall'altra parte della barricata, il leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, non ha risparmiato critiche al governo e alla maggioranza. ´Non c'è ostruzionismo da parte del centro-destra, casomai sono il governo e la maggioranza, con continui ripensamenti e modifiche, a rendere impossibile il lavoro del parlamento', ha accusato. Sarà il presidente del consiglio Romano Prodi, in ogni caso, a mettere tutti d'accordo. I tecnici del governo sono al lavoro intorno ai maxiemendamenti (due o tre) sui quali sarà posta la questione di fiducia e potrebbe essere una riunione straordinaria del consiglio dei ministri,oggi, ad autorizzare il ricorso alla blindatura. Anche se non è escluso che palazzo Chigi decida domani, data prevista per il consiglio dei ministri ordinario. Nell'attesa, in via XX Settembre fervono i preparativi delle maximodifiche. Di cui alcuni contenuti sono stati concordati tra il ministro della funzione pubblica e innovazione, Luigi Nicolais, e il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto. Come la norma che prevede l'assunzione a tempo indeterminato di vaste dimensioni dei lavoratori socialmente utili nei piccoli comuni, con meno di 5 mila abitanti. Il pacchetto di norme sulla pubblica amministrazione, messo a punto da Nicolais presenta qualche conferma, come per esempio i contratti pubblici validi dopo 55 giorni dalla firma di sindacati e Aran (emendamento già presentato dal governo in commissione bilancio e che sarà recuperato), e alcune novità. Tra queste, l'innalzamento da circa 2500 (si veda ItaliaOggi di ieri) a 9 mila della quota di lavoratori socialmente utili che i piccoli comuni potranno assumere a tempo indeterminato. Tornerà nei maxiemendamenti anche il ridimensionamento della presenza di questure e prefetture, in relazione al trasferimento dallo stato alle regioni e agli enti locali di alcune funzioni, come il rilascio di passaporti. Mentre non ci saranno, a causa del pressing esercitato dai dirigenti del ministero dell'economia su Padoa Schioppa, l'accorpamento e la riduzione delle direzioni regionali e provinciali del tesoro entro il tetto delle cinquanta unità previsto dall'attuale versione della Finanziaria, all'articolo 34. (riproduzione riservata)

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ItaliaOggi  - Mercati e Finanza - Numero 272, pag. 14 del 16/11/2006

I 15 membri siederanno nel consiglio di sorveglianza insieme ad altri sei. Varato listone di Superbanca - Sanpaolo e Intesa lo presenteranno in assemblea

Autore: di Jan Pellissier

Dopo lunghe riunioni, intrighi, prese di posizioni e compromessi, ieri sera sono stati resi noti i nomi degli ultimi 15 componenti del listone che Sanpaolo e Intesa presenteranno unitamente per formare il consiglio di sorveglianza della nuova superbanca che dal primo gennaio diverrà operativa.

Per Intesa: Giovanni Bazoli, Gianluca Ponzellini, Franco Dalla Sega, Eugenio Pavarini, Ferdinando Targetti. Per Sanpaolo: Pio Bussolotto, Fabrizio Gianni, Gianguido Sacchi Morsiani, Gianni Lubatti e l'a.d. Alfonso Iozzo. Per Generali: Antoine Bernheim. Per le fondazioni Cariparma e Cariparo: Giovanni Costa, Angelo Ferro e Ferdinando Targetti. A completare l'elenco, Carlo Sant'Albano, a.d. di Ifil e membro del c.d.a. di Fiat. Proprio quest'ultimo è il nome meno atteso e più sorprendente.

Il presidente sarà Giovanni Bazoli, oggi numero uno di Intesa, che sarà affiancato da due vice: Alfonso Iozzo, oggi a.d. di Sanpaolo e da Antoine Bernheim, presidente delle Generali. Nel consiglio di sorveglianza siederanno anche Gianluca Ferrero, Rodolfo Zich e Pietro Garibaldi, che rappresenteranno la Compagnia di Sanpaolo, primo azionista della nuova banca con il 7%. Questi 3 nomi erano già stati annunciati la settimana scorsa in una rosa di 5 persone insieme a Pierluigi Loro Piana e Roberto Guala esclusi poi nelle trattative.

In generale, manca la corrente più torinese, quella che aveva seguito Carlo Callieri nelle polemiche relative al concambio, unendosi agli spagnoli del Banco di Santander, che infatti sono anche assenti dal listone insieme ai francesi di Crédit agricole.

Ora questa lista sarà sottoposta al voto dell'assemblea degli azionisti della banca milanese che si riunirà il 30 novembre o il primo dicembre. A loro si aggiungerà anche il capolista della seconda lista più votata. La successiva assemblea degli azionisti sceglierà poi altri due consiglieri che completeranno così a quota 21 i ranghi del consiglio di sorveglianza presieduto da Bazoli. Quest'organo, durante la prima riunione a fusione avvenuta, indicherà i nomi dei 7-11 membri del consiglio di gestione, che sarà presieduto da Enrico Salza. Tra questi, dovrebbe esserci anche Giovanni Perissinotto, a.d. di Generali. Al loro fianco siederanno con ogni probabilità i rappresentanti di Santander e Agricole.

La giornata in Borsa dei due titoli è stata positiva con Sanpaolo che ha chiuso a 17,36 euro (+1,35%), e Intesa a 5,51 (+1,68). Il rapporto di concambio è quindi di 3,15 contro i 3,115 previsti dalla fusione.

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ItaliaOggi  - Imposte e Tasse - Numero 272, pag. 35 del 16/11/2006

Secondo i giudici della Suprema corte deve risultare la natura fittizia dell'intestazione bancaria. Riferibili alla società i movimenti sui conti correnti intestati ai soci

Autore: di Daniela Amendola

È possibile tener conto della rilevanza dei movimenti effettuati sui conti di soggetti diversi dal destinatario della rettifica, ogniqualvolta risulti la natura fittizia dell'intestazione o, comunque, la riferibilità delle operazioni all'interessato.

È quanto ha affermato la Corte di cassazione che, con la sentenza 13 settembre 2006, n. 19609, ha ribadito un principio ormai consolidato.

Il fatto

La vicenda dalla quale trae origine la sentenza ha inizio nell'aprile del 1994. In seguito alla verifica generale compiuta nei confronti di una società in nome collettivo composta da due soli soci, la guardia di finanza redigeva processo verbale di constatazione per indebita deduzione di oneri ed omessa dichiarazione di ricavi desunti da versamenti e prelevamenti operati su conti correnti bancari intestati ai soci e ai loro familiari.

Condividendo le conclusioni della guardia di finanza, l'ufficio delle imposte dirette rettificava in aumento il reddito percepito dalla società nel 1993.

I contribuenti adivano la Commissione tributaria provinciale che accoglieva parzialmente il ricorso, confermando l'accertamento entro limiti di valore più contenuti.

Sia i contribuenti sia l'ufficio interponevano appello. La Commissione regionale li rigettava entrambi osservando che, per quanto riguardava il gravame dei contribuenti, la verifica della Guardia di finanza si era svolta nel contraddittorio della società e dei suoi soci (che, nel merito, non avevano fornito adeguate prove a discarico); per quel che concerneva il gravame dell'ufficio, non risultava, comunque, logicamente sostenibile che tutte le operazioni reperite sui conti correnti bancari dei familiari dei soci fossero imputabili alla società, così come appariva eccessivo che non fosse stato ammesso in deduzione alcun costo relativo alla produzione del reddito della società medesima.

L'amministrazione finanziaria censurava la decisione dei giudici dell'appello in quanto fondata su considerazioni logiche e non su prove precise. I contribuenti, dal canto loro, impugnavano in via incidentale la sentenza di secondo grado deducendo che nella fase preprocessuale non era stato instaurato il contraddittorio sulle operazioni bancarie in contestazione le quali, a loro dire, in quanto effettuate sui conti correnti dei soci e dei loro familiari, avrebbero potuto essere riferite all'attività della società solo alla presenza di adeguati elementi che l'ufficio non aveva fornito.

La decisione

Osserva il collegio che ´sia l'articolo 32 del dpr 600/1973 che l'articolo 52 del dpr 633/1972 accordano all'erario la possibilità di giovarsi di una presunzione relativa destinata a cedere di fronte alla prova contraria del contribuente, ma non alla mancata audizione di quest'ultimo, configurata dal sistema come una mera facoltà e non come un obbligo'. Di conseguenza, si legge nella sentenza, ´l'amministrazione finanziaria può fondare la propria attività impositiva sulle operazioni annotate nei conti correnti bancari anche nel caso di mancato previo invito dell'interessato a fornire chiarimenti al riguardo'.

La Cassazione ricorda, inoltre, che, sulla scia di questa linea interpretativa, in un'altra occasione, è stata riconosciuta la congruità e la coerenza della motivazione con cui una Commissione regionale, chiamata a decidere sulla riferibilità o meno alla società delle operazioni compiute sui conti dei soci, aveva risposto positivamente al quesito in ragione dalla particolare composizione della compagine sociale, composta (come quella in esame) da due soli soci di cui uno amministratore.

Aderendo a tale impostazione, i supremi giudici hanno considerato ammissibile l'utilizzabilità dei dati rilevati sui conti correnti intestati ai soci e ai loro familiari i quali, peraltro, non avevano altri redditi al di fuori di quelli provenienti dalla società. In conclusione, il collegio ha accolto il ricorso dell'amministrazione finanziaria, sul presupposto che, per superare la presunzione invocata dall'ufficio, la Commissione regionale avrebbe dovuto allegare fatti o argomenti specifici e non mere considerazioni sostanzialmente prive di effettivo valore dimostrativo. Ha, quindi, cassato la sentenza di secondo grado con rinvio degli atti, anche per le spese, ad altra sezione della Ctr. I giudici di Palazzaccio hanno, invece, rigettato il ricorso incidentale proposto dal contribuente, stante l'utilizzabilità dei dati bancari e l'irrilevanza della mancata instaurazione di un previo contraddittorio su di essi. (riproduzione riservata)

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ItaliaOggi  - Professioni - Numero 272, pag. 39 del 16/11/2006

Storie di lavoro - Non È Condotta Antisindacale

Autore: di Valfrido Paoli consulente del lavoro

Dalla sala accanto, dove sono riuniti l'imprenditore Margherito con i sindacati maggiormente rappresentativi arrivano urla pazzesche e rumori inequivocabili di cazzotti su un innocente tavolo.

Di sicuro saranno in ballo le ritenute sindacali, visto che Margherito non le vuole più fare, non sono io che devo fare il cassiere per i sindacati.

Qui siamo in presenza di un reato contro l'art. 28 della legge n. 300/1970, gridano all'unisono i sindacati.

Però il consulente del lavoro riesce a sedare il tumulto, lui lo sa che le ritenute associative vanno fatte e versate ai sindacati, se il datore di lavoro non vuole soccombere in un'azione giudiziaria per condotta antisindacale.

Ma, passati appena pochi minuti, ecco che riesplodono il tumulto, le urla e il tavolo sempre più seccato di ricevere tutti quegli immeritati cazzotti.

Ora sembrano in ballo gli aumenti retributivi e tutti sono d'accordo sul fatto che essi debbano attribuirsi più per motivi di merito che d'anzianità.

Tutti i sindacati sono d'accordo. Meno uno, quello che, anteponendo l'anzianità al merito, pretende un tavolo di discussione separato. Diversamente, dice, denuncerà l'azienda per condotta antisindacale.

E riecco il consulente. In caso di conflitto tra sindacati, spiega, non c'è antisindacalità del datore di lavoro, qualora rifiuti il tavolo separato.

Tanto più che gli altri sindacati hanno firmato l'accordo (Cassazione n. 2857 del 14 febbraio 2004 e, più recentemente, Tribunale di Ravenna 5 giugno 2006).

Il principale Margherito è contento, anche se non gli è piaciuto l'intervento del consulente in favore dei sindacati sulla questione delle ritenute associative. valfrido@asspaoli.com

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ItaliaOggi  - Primo Piano – Lettere - Numero 272, pag. 8 del 16/11/2006

Il Grande fratello in vigore sui conti correnti rischia di invadere più del dovuto la privacy familiare. - C'è Visco, e chi lo dice a mia moglie? - Un lettore: più del fiscalista mi serve un consulente matrimoniale

Lettera divertente e un pizzico provocatoria di un commercialista di Salerno pronto a ritirarsi di fronte a un proprio cliente che ce l'ha con la maxi-banca dati dell'Anagrafe fiscale. Il cliente teme che il fisco pizzichi tra le pieghe dei suoi conti correnti la traccia evidente di una scappatella sentimentale. Così serve qualcuno in grado di difenderlo dalla moglie più che da Vincenzo Visco. I commercialisti rischiano di vedersi portare via il lavoro dai consulenti matrimoniali. Altra lettera di un dirigente dell'Agenzia del territorio pronta a spegnere i timori suscitati da uno studio di Confedilizia sul nuovo catasto. E una replica di un commercialista deluso, ma non evasore. Continuate a scrivere la vostra a ´ItaliaOggi - Lettere - Via Burigozzo 5 - 20122 Milano'. O attraverso la posta elettronica a ´italiaoggi@class.it' o a ´fbechis@class.it'

Correntista ´spiato e infedele... offresi a commercialista spione!'. Annuncio/farsa, annuncio/ingannatore? Nessuno dei due maÉ eloquente, corrispondente, cioè, a un'amara fotografia dell'attuale fase finanziaria del nostro paese. Procediamo con ordine. I professionisti contabili, rei, a detta del grande esercito dei possessori di partite Iva, di essere complici e alleati del fisco (per via di quei fastidiosi interrogativi extracontabili inseriti all'interno degli studi di settore dei modelli Unici) tanto da guadagnarsi l'appellativo di ´spioni' , sono ritornati nelle ultime ore a impadronirsi del complesso e complicato apparato economico/fiscale, a seguito dell'applicazione di un nuovo provvedimento normativo. Quale? Dal 1° settembre scorso, infatti la nostra amministrazione finanziaria può legittimamente ficcare il naso sui conti bancari e /o su quelli intrattenuti presso qualsiasi operatore finanziario (per esempio anche i gestori di fondi) di un qualsiasi soggetto/titolare (imprenditore, dipendente, professionista e nullafacenti (o nullatenenti), spiandone le movimentazione sia in entrata (versamenti) che in uscita (prelevamenti) al fine di riscontrare eventuali anomalie: necessarie per il controllo e la valutazione della capacità contributiva del soggetto/spiato.

In definitiva, può accadere che se un titolare di rapporto di conto corrente ha in un anno solare movimentazioni finanziarie sul suo conto pari a poche decine di migliaia di euro, la sua conseguente capacità contributiva non può giustificare la proprietà di eventuali Ferrari, ville faraoniche, cavalli e /o barche di decine di metri intestate a suo nome. Dal 1° settembre scorso, quindi, con un semplice click di mouse, il fisco può avviare richieste a tappeto via e-mail con riscontri molto dettagliati che permettono di ricostruire con altissima precisione l'identikit finanziario del soggetto controllato. Si apre, quindi,un nuovo ciclo in tema di controlli antievasione. ´Dottò, non mi fa tanta paura il Fisco maÉ mia moglie', ha sentenziato un imprenditore in un convegno organizzato sul novellato provvedimento normativo rivolgendosi ad un dottore commercialista. L'allusione sulla presunta modalità di conto corrente in forma congiunta intrattenuta dal simpatico ospite appariva scontata. Secca la smentita: ´Mannaggia! Ora se il fisco controlla', aggiunge preoccupato, ´tutte le movimentazioni sui conti vuol dire che informeranno mia moglie anche dei soldi che sto spendendo da anni per ”un'amica”É'. La fedeltà di moglie e marito messa a rischio dall'occhio spione del fisco? Sembrerebbe proprio di sì. ´Scusate dottò', aggiunge ironico l'imprenditore, ´ma che giustificazione daranno invece le signore dedite al mestiere più antico del mondo sulle loro movimentazioni nei conti correnti? Che tenevano 'o jolly?'. Gli analisti e professionisti del settore sono ora alle prese di trovare eventuali rimedi al novellato provvedimento normativo anti/evasione . Un ´buco' nella legge , in verità, che consentirebbe di sfuggire alle segnalazioni della nuova anagrafe tributaria, esisterebbe: basterebbe recarsi fuori piazza e svolgere operazioni per cassa presso banche con cui non si è legati da un rapporto di conto corrente. Sarà sufficiente? Per l'infedele correntista alle prese con probabili discussioni con il coniuge, non resta altro che iniziare a sfogliare le pagine gialle e trovare tra i ´mediatori familiari' un consulente per un rapido e efficace consultoÉ

Vincenzo Carrella

Salerno

La lettera è divertente e paradossale. Non credo che ci sia bisogno dell'occhio del Grande fratello fiscale per scoprire tresche e altarini vari. D'accordo con lei, però: questi non possono e non debbono essere affari di stato. I rischi di un uso improprio della anagrafe fiscale sono sotto gli occhi di tutti. Ha presente come i politici si sono scandalizzati quando qualcuno ha dato un'occhiata ai loro dati patrimoniali? Beh, quei dati erano pubblici e non coperti da alcun tipo di privacy. I movimenti sui conti correnti sono ben altra cosa. Ma se sono i politici a fare i guardoni, non si scandalizza nessuno. Abbiamo una speranza. la storia insegna che le armi usate impropriamente prima o poi feriscono chi le impugna tanto maldestramente. E chi di spiata ferisce...

 (F.B.)

Quel nuovo catasto non costerà in più

Egregio direttore, in relazione all'articolo ´Confedilizia: boom di imposte con la riforma patrimoniale del catasto' pubblicato sul suo giornale in data 14 novembre a pag. 43, ai soli fini di una più completa informazione, ritengo doveroso evidenziarLe che i contenuti delle tabelle nello stesso incluse non tengono conto di quanto effettivamente previsto dall'articolo 4 del ddl Ac 1762 ´Delega al governo per il riordino della normativa sulla tassazione dei redditi, sulla riscossione e accertamento dei tributi erariali, sul sistema estimativo del catasto fabbricati, nonché per la redazione dei Testi unici delle disposizioni sui tributi statali'. Infatti, il punto f), comma 4, del citato articolo esplicitamente prevede, nell'ambito dei principi e criteri direttivi: introduzione di meccanismi volti ad assicurare l'invarianza del gettito complessivo delle imposte erariali e comunali aventi per base imponibile i valori o i redditi immobiliari derivati. Si può, conseguentemente, supporre che nella richiamata stima dell'Ufficio studi della Confedilizia si sia traslato un ipotetico effetto della prevista riforma in termini di imponibili immobiliari sul gettito derivante, dimenticando i suddetti meccanismi volti ad assicurare l'invarianza del gettito complessivo. In tal modo si inducono solo infondate preoccupazioni tra i contribuenti. La riforma del sistema estimativo del catasto dei fabbricati si propone unicamente di ´favorire il progressivo miglioramento dei relativi livelli di perequazione, trasparenza e qualità, nonché il recupero dell'evasione ed elusione nel settore immobiliare'. Non risulta da nessuna parte che tale riforma persegua anche obiettivi di crescita del gettito. A tale riguardo si evidenzia come non siano indicate maggiori entrate né nel testo della delega, né in relazione illustrativa e in relazione tecnica. RingraziandoLa per lo spazio che vorrà dedicare alla presente, almeno pari a quello dato al sopra citato articolo, Le invio i più cordiali saluti.

Augusto Pellegrini

respons. Ag. territorio

Eccola accontentata. E facciamo il tifo per la sua versione, sperando che Confedilizia abbia gridato ´al lupo!' senza ragioni. Ma tra finanziaria e dintorni circolano certi lupi feroci, che l'allarme è davvero comprensibile...

 (F.B.)

Protesto davvero Ma non evaderò

Nel ringraziarvi per la pubblicazione della mia e-mail, vorrei soltanto fare alcune precisazioni:

1) non mi sono autodenunciato evasore: la mia integrità morale, purtroppo, non me lo consente;

2) la perdita dichiarata è effettiva, serviva soltanto da esempio che pur avendo pagato F/24 per 900 mila euro, la mia azienda rientrerebbe tra gli evasori;

2) la cosa vera è che non predicherò più con i miei clienti per una corretta educazione fiscale. Saluti.

Oreste

Salerno

Avevamo ben capito la provocazione che era contenuta nella sua lettera, che per altro si spiegava da sé. I frequentatori di questa pagina avevano ben compreso il senso del suo sfogo. Ma le fa onore questa precisazione, che vuole allontanare ogni sospetto. Sono d'accordo con lei: la legge si contesta fin che si può, ma al momento buono non si può che rispettarla...

 (F.B.)

assenti perchÉ malati

Nel servizio di ieri sulle assenze Cdl a Montecitorio erano indicati anche Maria Grazia Siliquini (An) e Giancarlo Giorgetti (Lega nord). Vera la notizia della loro assenza in aula nello scorso weekend. Ma in entrambi i casi era ampiamente giustificata. Assenti per malattia, con tanto di certificato medico. Ce ne scusiamo con gli interessati (cui facciamo i migliori auguri di pronta guarigione) e con i lettori.

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MF  - Denaro & Politica - Numero 227, pag. 2 del 16/11/2006

Fondazioni, via il tetto del 30% - Parere favorevole della camera al dlgs sul risparmio, ma senza limiti al voto degli enti. - Torna alla Covip la vigilanza sui prodotti di previdenza complementare emessi dalle assicurazioni. Ora tocca al governo

Autore: Mauro Romano

Alla fine sarà un'altra piccola rivoluzione della legge sul risparmio. Ieri le commissioni finanze e attività produttive della Camera, hanno dato parere favorevole al decreto legislativo Pinza che attua una parte della riforma. Tuttavia le due commissioni hanno formulato una serie di osservazioni che ora dovranno essere recepite dal governo nel testo definitivo e che modificano sensibilmente le regole. A partire dalla sterilizzazione al 30% dei voti delle fondazioni bancarie negli istituti partecipati (una norma che riguarda da vicino soprattutto Mps), per le quali sia la Camera che il Senato, hanno chiesto l'abolizione. Ma non è l'unica novità. Tra le richieste del parlamento, c'è anche quella di lasciare alla Covip la vigilanza sulle polizze e sui prodotti di previdenza complementare delle assicurazioni. Piccolo cambio di rotta anche sui bond emessi all'estero e destinati a investitori professionali, che poi invece finiscono nelle tasche dei risparmiatori (quello, insomma, che era accaduto con Parmalat e Cirio). Secondo la riforma del risparmio, ogni banca, sim o assicurazione che li avesse maneggiati prima che finissero nei portafogli di singoli clienti, ne avrebbe risposto in caso di default. In pratica, dunque, anche se una banca li avesse rivenduti ad un'altra banca e questa al risparmiatore finale, entrambe avrebbero risposto della loro solvibilità. Il parere rilasciato dalla Camera al governo, invece, chiede di modificare la norma facendo sì che a garantire il bond emesso all'estero senza prospetto, sia solo chi alla fine effettivamente lo trasferisce ai risparmiatori. Ed ancora. Le due commissioni chiedono pure che, sui titoli di stato, non ci sia più il potere di veto della Consob sull'ammissione alla quotazione. Un errore della legge sul risparmio quest'ultimo, che però è già stato corretto da un emendamento alla finanziaria presentato dallo stesso governo. (riproduzione riservata)

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MF  - Denaro & Politica - Numero 227, pag. 2 del 16/11/2006

Finanziaria, forse già oggi Prodi metterà la fiducia alla Camera

Ormai è sicuro. Già questa sera potrebbe riunirsi il consiglio dei ministri per decidere la fiducia su un maxiemendamento (ma potrebbero essere anche due) che permetta di far approvare entro sabato la Finanziaria alla Camera, di modo che possa partire al più presto la seconda lettura al Senato. Lo ha fatto capire ieri il ministro dei rapporti con il parlamento, Vannino Chiti. ´Avevamo creduto alle roboanti dichiarazioni dell'opposizione, da quelle di Gianfranco Fini a quelle di Pierferdinando Casini, che ci si sarebbe potuto concentrare su otto grandi questioni, poi invece hanno presentato migliaia di emendamenti'. A questo punto, secondo Chiti, la strada della fiducia è quasi obbligata se si vogliono rispettare i tempi dell'approvazione finale, che deve avvenire entro fine anno per evitare l'esercizio provvisorio.

L'opposizione, ovviamente, nega ogni addebito, ricordando che il governo ha presentato più di 200 emendamenti e sostenendo che la fiducia, più che rivolta contro l'ostruzionismo della cdl, serve a superare le tensioni della stessa maggioranza.

In attesa della convocazione del consiglio dei ministri, il dibattito in aula alla Camera è proseguito senza colpi di scena e forse ieri il punto di maggior tensione si è raggiunto con la discussione di un emendamento della Rosa nel pugno, presentato da Maurizio Turco, che si proponeva di cancellare l'esenzione Ici per gli immobili adibiti ad attività commerciali di proprietà di enti ecclesiastici e religiosi, concessa dalla maggioranza di centro destra con l'ultima finanziaria della scorsa legislatura.

A sostegno della richiesta sono intervenuti diversi esponenti della Rosa nel pugno, sia di provenienza radicale sia socialista, oltre all'ex ds Lanfranco Turci, quando si è passato al voto, però, i sì sono stati solo 29, mentre i no ben 435. Una bocciatura decisamente bipartisan.

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/2006

Il country executive olandese sarà numero due della banca. paolo savona secondo vice. - Dal patto sostegno al presidente e all'a.d. Arpe. La strategia sarà crescere per linee interne, ma pronti a cogliere ogni opportunità di risiko. In cda Mancuso, Pini, Vezzosi e Bianchi Martini - Capitalia, Abn Amro schiera Cuccia

Abn Amro schiera Paolo Cuccia come capofila della delegazione olandese in Capitalia. Al posto del dimissionario Dolf Collee, che ha lasciato l'incarico di responsabile Europa per il colosso olandese, a quanto si dice per divergenze con Rijkman Groenink sulla strategia del post-Antonveneta, la carica di vicepresidente che spetta ad Abn, primo socio con l'8,6%andrà al country executive romano.

La designazione di Cuccia, che è stato negli anni 90 direttore centrale di Banca di Roma per l'area finanza, è stata sancita nella riunione del patto che ha anche ascoltato le relazioni del presidente Cesare Geronzi e dell'a.d. Matteo Arpe sulle strategie future della banca. L'assemblea dei soci forti, che raccoglie il 31% del capitale, ha confermato ´il proprio pieno sostegno' ai vertici e ha ´condiviso all'unanimità le linee di sviluppo' già comunicate al mercato, che nascono dallo sviluppo per linee interne degli ultimi cinque anni. ´Quanti al futuro', ha dichiarato il presidente del patto, Vittorio Ripa di Meana, i soci hanno ´espresso la piena condivisione circa l'esigenza di proseguire sulla strada della crescita interna tenendo peraltro una costante attenzione a un contesto esterno in rapida evoluzione per cogliere prontamente le opportunità che si dovessero presentare'. È la linea espressa da Arpe, che di fatto mette la banca in una posizione di attesa ma non di inattività: Capitalia, insomma, è aperta al risiko, anche in tempi brevi considerata la velocità con cui cambia lo scenario, come ha detto sempre Arpe.

I partner possibili indicati dal mercato si riducono a pochi soggetti: Bpm, Unicredit e, più defilato, Mps, date le prese di distanza del presidente Giuseppe Mussari. In quest'ottica il patto si presenta oggi come ricompattato sullo status quo: Abn Amro, infatti, ha difeso il più rilevante peso conquistato con l'acquisto parziale delle quote Pirelli, opponendosi all'estensione del sindacato al 33,5% per far crescere Fininvest e Ligresti. Di questo peso maggiore è segno proprio la nomina di Cuccia. Insieme con lui, il patto ha indicato nella lista dei 20 candidati al nuovo cda in vista dell'assemblea del 4-5 dicembre altre cinque new entry. Secondo vicepresidente, indipendente, al posto di Mario Federici, sarà il professor Paolo Savona. Per la Regione Siciliana, il governatore Totò Cuffaro lascerà il posto a Salvatore Mancuso, numero uno della società d'investimento Equinox. Confermato l'ingresso di Walter Vezzosi per la Fondazione Manodori. Jonella Ligresti compie un passo indietro e lascia il posto a Massimo Pini (vicepresidente di Fondiaria-Sai). Il posto lasciato libero da Carlo Puri Negri (Pirelli) sarà occupato dall'indipendente Silvio Bianchi Martini.Ordinario di economia aziendale a Pisa, 44 anni, Bianchi Martini è stato sindaco di Fineco fino al 2005. Confermati gli altri nomi (vedi tabella), oltre a Geronzi e Arpe, previsti dal patto stesso. (riproduzione riservata)

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/2006

Cattolica, accordo con Lehman per valorizzare gli immobili - Mercoledì il cda della bpi esaminerà il progetto di integrazione a tre.

Autore: Teresa Campo e Andrea Di Biase

Cattolica prosegue nelle trattative con la Popolare di Verona e Novara in vista di un'aggregazione a tre con la Bpi e intanto prosegue sulla strada della valorizzazione del patrimonio immobiliare. Dopo le dismissioni di parte degli immobili non strumentali, realizzate nei primi nove mesi del 2006, che hanno portato nelle casse della compagnia veronese circa 155 milioni, il 3 novembre Cattolica ha raggiunto un accordo con Lehman brothers per la valorizzazione del patrimonio immobiliare residuo, stimato in circa 150 milioni. L'operazione, studiata dal direttore generale di Cattolica immobiliare, Franco Ciccarello, prevede il conferimento degli immobili in questione (prevalentemente uffici e negozi distribuiti in tutta Italia) in un fondo immobiliare, che sarà partecipato in maggioranza da Lehman e con quote di minoranza dalla stessa Cattolica e da un altro operatore del settore immobiliare. Non è ancora stato deciso se il fondo sarà gestito dalla Sgr della compagnia veronese o se invece sarà affidato ad un gestore terzo, ma è probabile che sia percorsa questa seconda strada.

Per quanto riguarda invece l'integrazione tra la Cattolica e le due popolari promesse spose, martedì il consiglio di amministrazione della Bpi sarebbe stato aggiornato delle trattative tra la compagnia e Bpvn, che sembrerebbero essersi arenate per alcune perplessità dell'istituto guidato da Fabio Innocenzi su alcune poste patrimoniali della Cattolica emerse nel corso della due diligence, che è ancora in corso. La trattativa tra le parti rimane comunque in piedi e già mercoledì prossimo il progetto di integrazione con la Cattolica potrebbe essere presentato al cda della Bpi. In base al protocollo di intesa stipulato con la Bpvn, i lodigiani hanno infatti l'ultima parola sull'eventuale aggregazione a tre con la Cattolica.

Nel frattempo i lodigiani hanno indicato i loro rappresentanti nel comitato incaricato di predisporre il progetto di fusione. Si tratta del presidente Piero Giarda, dell'amministratore delegato, Divo Gronchi, e del vicedirettore generale con delega sui crediti, Franco Malerbi. Del team veronese faranno parte invece il presidente Carlo Fratta Pasini, l'a.d. Innocenzi e il direttore generale Massimo Minolfi. Il team dovrà definire il progetto di fusione in poco più di un mese. Il termine per l'approvazione del progetto da parte dei cda delle due popolari è stato fissato per il 20 dicembre. (riproduzione riservata)

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/200

Poison Pill - Barilla E Lodi Litigano, Ma Non Troppo

Contratti contestati, bilanci impugnati, squadre di legali al lavoro per sostenere le rispettive ragioni. La querelle Kamps, che oppone il gruppo Barilla alla Popolare italiana, è ormai diventata una telenovela. E anche l'arbitrato avviato per dirimere la controversia sulla validità dell'opzione put, che consentirebbe a Bpi di rivendere agli emiliani la propria partecipazione in Kamps e nella francese Harry's, sembra che stenti a decollare, considerato che Barilla, pur avendo nominato il proprio rappresentante nella procedura, ne contesterebbe la legittimità. Insomma, tra Parma e Lodi è in corso un vero e proprio scontro all'arma bianca. Ma è proprio così? Leggendo la trimestrale della Bpi non si direbbe proprio. Dalla relazione sulla gestione emerge infatti che nel terzo trimestre la banca lodigiana, tramite la controllata Efibanca, ha assistito Barilla proprio nella vendita della filiale italiana di Harry's alla famiglia Morato di Vicenza. Operazione che, secondo quanto riportato nella trimestrale, ha contribuito a sostenere le commissioni per l'attività di m&a. Insomma, sulla strada tra Parma e Lodi si litiga, ma non troppo.

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 21 del 16/11/2006

Bpi, slitta a fine mese la vendita di Bormioli

Autore: Francesco Allegra

Efibanca, merchant del gruppo Bpi, si prende altro tempo per provare a chiudere la vendita della Bormioli, storica azienda vetraria parmense controllata dalla popolare lodigiana. Il termine della gara, fissato per il 10 novembre, è stato fatto slittare a fine mese. Venerdì scorso, infatti, sul tavolo della banca sono arrivate alcune proposte d'acquisto, ma nessuna vincolante. Le trattative dunque proseguiranno per altre due settimane almeno. Tra i pretendenti a Bormioli c'è Luciano Vinella, azionista delle Vetrerie meridionali di Bari. L'imprenditore pugliese, a quanto risulta, ha avanzato una proposta che valorizza l'azienda parmense 340 milioni, una quarantina di milioni in meno rispetto alla base d'asta fissata a suo tempo da Efibanca. In cordata con Vinella ci sono investitori finanziari come Unipol, Bnl e il fondo Quadrivio. Oltre a Vetrerie meridionali, tra gli altri interessati a Bormioli si fanno anche i nomi di Vincenzo Manes e di Seneca sgr, società guidata da ex-manager del fondo Klesh. (riproduzione riservata)

Francesco Allegra

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006

Bnl, Abete dice addio a Reag e Pirelli Re - Gli immobili ora saranno valutati da atisreal (Bnp).

Autore: Roberto Nido

Bnl sta per dire addio a Pirelli Re e a Reag. Il dossier sul riassetto del comparto real estate della banca guidata da Luigi Abete, circola già da qualche settimana, e se gli uffici tecnici sono stati già informati, per il definitivo via libera manca ancora l'ok del consiglio di amministrazione della Banca Nazionale del Lavoro. In sostanza con l'arrivo del gruppo francese Bnp Paribas in via Veneto è partito anche il piano di riorganizzazione di alcune business unit dell'istituto. Ad occuparsi della valutazione tecnica degli immobili per l'erogazione dei mutui retail (fino a 500 mila euro) sarà Atisreal, società controllata al 100% dal gruppo Bnp, che prenderà il posto di Pirelli real estate e di Reag, il valutatore indipendente americano (Real estate agency group), che nel giugno del 2005 avevano siglato un accordo con la banca di Abete per affiancare i tecnici dell'istituto nelle valutazioni per l'erogazione dei mutui. L'obiettivo dell'avvicendamento parte dalla volontà dei vertici della banca di dare il via ad una politica commerciale più aggressiva. È infatti prevista la progressiva cancellazione delle spese di istruttoria, a carico dei clienti della banca, richieste per le valutazioni sugli immobili. Un mossa che potrebbe costare alla banca di via Veneto circa 6 milioni di euro l'anno, è questa la cifra che si ottiene se si considera il volume dei mutui retail erogati nel 2005 e il costo medio di 200 euro necessari per le pratiche, ma ´necessaria se si vuole contendere il primato nel settore retail al competitor UniCredit, che ha già eliminato questi costi', spiegano dalla banca. Non basta. Il riassetto sotto il controllo del gruppo francese, passa anche per la ristrutturazione della controllata Bnl fondi immobiliari, guidata dall'ad e d.g. Michele Cibrario, appena nominato presidente del comitato di coordinamento delle attività del gruppo Bnp Paribas real estate in Italia. La divisione real estate è stata infatti suddivisa in quattro differenti linee di business, che da adesso faranno capo a Cibrario, che riporterà direttamente al presidente di Bnp Real Estate Philippe Zivkovic. In particolare Cibrario avrà la supervisione delle attività italiane di Bnp asset management, Bnp property management, Bnp property development e della divisione che si occuperà della commercializzazione e della consulenza. (riproduzione riservata)

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006

Consorte, nessun patto segreto con Gnutti 

´Il sospetto' insinuato in un articolo di Repubblica circa ´un accordo segreto fra Gnutti e Consorte' per uno scambio ´di azioni e favori tra gli scalatori di Antonveneta' è finalizzato ´a far intendere al lettore che, sulla base di tale asserito patto segreto, Gnutti, nel gennaio 2005, avrebbe schermato l'effettiva titolarità del 2% in Bnl funzionalmente alla successiva scalata alla stessa intrapresa da Unipol. Quanto affermato dalla giornalista è del tutto erroneo, fantasioso e, dunque, falso'. Lo si legge in un comunicato dell'ex numero uno di Unipol assicurazioni, Giovanni Consorte, che precisa come ´nel gennaio 2005 l'ipotesi Bnl era per Unipol assicurazioni al di là di ogni immaginaria previsione e che il fantasioso patto segreto con Emilio Gnutti è invenzione pura nonché illecita premessa strumentale a rappresentarlo, ancora e volutamente, contro ogni verità, in scenari cui è totalmente estraneo'.

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006

UniCredit promossa dal mercato dopo i conti 

Un titolo chiave da detenere nel 2007. Così Jp Morgan definisce Unicredito (rating overweight invariato con target price a 7,6 euro) all'indomani di conti trimestrali in linea con le stime e con il consensus e, nel loro complesso, di buona qualità. Restano positive anche Cheuvreux (rating outperform con target price a 7,3 euro) e Ubs (rating buy con target price a 7,5 euro), secondo le quali Unicredito è sulla strada giusta per quanto concerne il processo di ristrutturazione, e Deutsche bank (rating buy con target price a 7,4 euro), che richiama l'attenzione su un core Tier 1 (6,11%) oltre l'obiettivo 2006. Resta in-line, con prezzo obiettivo a 7,3 euro, la raccomandazione di Fox-Pitt, Kelton, secondo cui i dati trimestrali sono stati positivi ma non sono un catalizzatore per un re-rating del titolo. Anche Merrill Lynch ha confermato il rating buy con un target price di 7,5 euro.

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006

In pillole - -Generali entrA in Carige con il 2%

Dal 3 novembre scorso Generali detiene, direttamente e indirettamente, una partecipazione del 2,001% nel capitale di Banca Carige. Lo si apprende dalle comunicazioni societarie alla Consob rese note ieri, dalle quali risulta che lo 0,809% è detenuto tramite Alleanza, lo 0,789% tramite Generali Vita, lo 0,202% tramite Ina Vita e lo 0,151% tramite La Venezia.

-Bpu-lombarda/1 s&p promuove la spa

Standard & Poor's ha confermato ad "A-" il rating di lungo periodo di Banca Lombarda e ad "A-2" quello di breve termine, con outlook positivo.La decisione, informa una nota, segue l'annuncio del progetto di fusione tra la banca bresciana e il gruppo Bpu e riflette la buona logica strategica alla base dell'operazione e la previsione che la realtà derivante dall'aggregazione avrà un solido profilo finanziario e di business.

-Bpu-Lombarda/2 goldman alza i target

Goldman Sachs ha alzato il target price di Bpu a 20,8 da 20,6 euro e quello di Banca Lombarda a 11,7 da 11,5 euro, all'indomani della presentazione del merger delle due banche. Gli analisti apprezzano la portata industriale del deal, seppure quest'ultimo sia finanziariamente oneroso per gli azionisti di Bpu. L'operazione dovrebbe dare origine al quarto maggior player in Italia per numero di filiali e al sesto per asset totali. La nuova entità dovrebbe beneficiare di un attraente network commerciale (15% di market share in Lombardia), di una asset quality superiore a quella dei peers domestici (con un Npl ratio dello 0,7%) e di un significativo potenziale di razionalizzazione della rete. Goldman Sachs ha un rating neutral su Bpu.

-Toro, adesioni all'opa allo 0,38%

Al terzo giorno dell'opa totalitaria sulle azioni ordinarie di Toro promossa da Generali, che si concluderà il 12 dicembre, sono state apportate 125.580 azioni, pari allo 0,387402% dei titoli oggetto dell'offerta. Lo ha reso noto ieri Borsa italiana. Dall'inizio dell'offerta sono stati apportati complessivamente 244.860 titoli.

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MF  - Banche & Banchieri - Numero 227, pag. 22 del 16/11/2006

Credito al consumo, Linea cartolarizza altri 400 milioni

Autore: Stefania Peveraro

È arrivata alla cartolarizzazione numero cinque Linea spa, la società di credito al consumo controllata dal Banco popolare di Verona e Novara e dalla Banca popolare di Vicenza. Dopo le operazioni Line1, Line2 ed Hexagone lanciate tra il 2001 e il 2003, nell'ambito del programma Master trust Jump lanciato nel 2005, il veicolo Jump 2 srl ha emesso titoli asset backed su un portafoglio di crediti per finanziamenti auto e personali per un totale di 400 milioni di euro, distinti in tre tranche: una da 368,6 milioni di euro a rating tripla A, che è stata collocata con uno spread di 17 punti base sopra euribor, una singola A da 30,6 milioni e spread di 32 punti base e una tranche equity da 0,8 milioni, che è stata interamente sottoscritta da Linea stessa. Spread comunque interessanti se si pensa che la tranche tripla A della prima operazione del 2001 era uscita sul mercato con uno spread di 50 punti base sopra euribor. ´Abbiamo intenzione di proseguire con le cartolarizzazioni portando sul mercato emissioni da 400-500 milioni di euro ogni anno', ha detto a MF il vicedirettore generale corporate, Mario Zandrini, precisando anche che ´nel 2007 lanceremo probabilmente un nuovo programma. Nel momento in cui andremo a cartolarizzare altri tipi di crediti, come quelli derivanti dalla cessione del quinto dello stipendio o dalle carte revolving. D'altra parte sia gli impieghi sia la produzione stanno aumentando in maniera importante. Nei primi nove mesi dell'anno siamo arrivati a 3 miliardi di euro di crediti erogati e a 1,3 miliardi di produzione, aggregati entrambi in crescita di circa il 25% rispetto all'anno scorso'. (riproduzione riservata)

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AFFARI ITALIANI - Mercoledí 15.11.2006 16:12

Valori/ Dalla Magiste alla Alpine. Dietro Ricucci anche Putin

Di Paolo Fusi - da Valori*

Circa un anno fa “Valori” rivelò le connessioni tra la Alpine Strategic Marketing Llc New York ed il finanziere zagarolese Stefano Ricucci. Quest’ultimo era entrato, l’8 agosto del 2001, nella società Red Investment SA di Lussemburgo, una controllata della Alpine, cambiandone il nome in Magiste International SA Lussemburgo e facendone la capofila di tutte le proprie attività. Allora, però, “Valori” si limitò a porre la domanda di chi ci fosse, dietro questa strana società americana. Oggi possiamo raccontare un po’ più di dettagli di una storia che pare dell’altro mondo – come del resto la maggior parte delle avventure del nuovo capitalismo finanziario italiano.

Armi dalla Bulgaria

La prima volta che il pubblico europeo è venuto a conoscenza dell’esistenza della Alpine Strategic Marketing è stato molto prima, all’inizio del 2004, in seguito alle inchieste dell’ONU sui traffici d’armi in partenza dalla Jugoslavia. Alcune fabbriche russe e bulgare vengono sorprese a vendere illegalmente armi in Iraq ed in altri paesi colpiti da embargo internazionale attraverso una società bulgara di nome Poldis Ood Sofia. Indagando su questa società si scopre che viene guidata da un ex ufficiale dei servizi, tale Petur K. Sinapov, che tra il marzo del 2001 ed il marzo del 2003 organizza un contrabbando di armi pesanti per le diverse fazioni in lotta tra Afghanistan ed Iraq per un valore accertato di oltre 10 milioni di dollari.

Tra i vari soci ed acquirenti della Poldis ci sono società di ex ufficiali del KGB come Mikhail Georgiev ed una società liechtensteinese, la Waxom Anstalt, accusata di aver anche rapporti con il dittatore della Liberia Charles G. Taylor, che appartiene a tre cittadini serbi: Dragan Karadzic, Vida Nastic Karadzic e Milos Karadzic – per cui l’ONU sospetta che sia una società che ha ricevuto “doni” dal gruppo di Sinapov: doni destinati al fuggiasco Radovan Karadzic.

La magistratura bulgara, allarmata, blocca un’operazione gigantesca che prevede la consegna di 175 carri armati. Sinapov scappa, ma lascia una scia di documenti, grazie ai quali i magistrati ricostruiscono il controllo della Poldis e delle società ad essa collegate. Il controllo azionario viene effettuato da due società gemelle, la Jeff Corporation Ltd. Tortola (Isole Vergini) e la Jeff Corporation Ltd. Limassol (Cipro), che a loro volta appartengono alla Rodeo Investments Llc New York.

Per qualche motivo a noi sconosciuto, l’inchiesta si blocca qui. Sinapov è ancora nascosto in qualche luogo a godersi i frutti dei sudati affari. Sarà quindi non la magistratura, ma l’istituto di ricerca italo-tedesco IBI, a scoprire, nell’autunno del 2005, che la Rodeo è controllata dalla Global Investors Llc New York, a sua volta controllata da un’omonima società di Trutnov, nella repubblica ceca, a sua volta controllata da un’altra società omonima con base a Mosca. Ed è sempre IBI a scoprire che, tra le diverse società che la Global Investors ha fondato nella Suite 101 dei suoi uffici al numero 400 della 7th Street North-West di New York, c’è la Alpine Strategic Marketing Llc New York, ovvero “una società creata per veicolare il reinvestimento dei denari guadagnati dal gruppo con le operazioni commerciali di controllate come la Rodeo Investments”.

Mamma li turchi

La Alpine Strategic Marketing ha anche una base, non ufficiale, a Lussemburgo. Al 9b di Boulevard Prince Henri, dove ha sede la fiduciaria di Charles Ewert – più noto alle cronache come “Panama Charlie” per le sue capriole contabili con società bucalettera del paesino centroamericano ai tempi del dittatore Manuel Antonio Noriega. Il fiduciario lussemburghese, nei guai con la giustizia per il sospetto di truffa, traffico d’armi con l’Afghanistan (che coincidenza…) e tentato omicidio, è tutt’altro che una mammoletta. Secondo la giustizia della Turchia Ewert è uno degli azionisti di riferimento della FMB First Merchant Bank di Lefkosa (parte turca di Cipro) – una banca inserita nell’aprile 2004 nella lista nera dei “più importanti istituti di riciclaggio del narcotraffico e del traffico d’armi” da parte del Governo degli Stati Uniti. Una banca che in Europa centrale lavorava grazie all’aiuto di un fiduciario bresciano trapiantato a Ginevra, tale Francesco Pegoiani, ex campione di motoscafo.

Allo stesso indirizzo hanno sede altre società collegate o controllate dalla Alpine Strategic Marketing, come ad esempio la Rosebud Sarl. Questa è la finanziaria dell’imprenditore americano Richard Doherty – sotto inchiesta in diversi paesi con il sospetto di commercio illegale di armi. Il legame tra questo gruppo di società ed il traffico d’armi sembra avere radici storiche: un’altra delle società collegate, la Stema International SA Lussemburgo, fondata nel 1971 da tali Nico Schaeffer e dal suo socio Michele Sindona, venne investigata all’inizio degli anni ’90 per dei presunti contratti su materiale radioattivo. Uno dei dirigenti della Stema, il banchiere Giorgio Magnoni, è uno dei soci della Red Investment SA Lussemburgo, poi rinominata Magiste International, la holding di Stefano Ricucci che venne fondata dalla Alpine Strategic Marketing.

Dentisti su Marte

Una gran confusione? Può sembrare solo a prima vista. Semplifichiamo: la Alpine Strategic Marketing fornisce mezzi finanziari (poi vedremo provenienti da dove) per diverse avventure finanziarie, industriali e commerciali. Tra queste pare esserci una generale propensione per il traffico d’armi. Il che, si badi bene, non vuol dire che Stefano Ricucci sia collegato al traffico d’armi. Per lui si tratta probabilmente di marziani, di cui nemmeno capisce la lingua. Quasi certamente, dato che la Alpine crea delle holding sottostanti per mascherare finanziamenti e finanziatori, Ricucci di tutte le altre società non sa nulla.

Proprio di tutte? Mah, forse no. Magari non sa della Stema del suo socio Magnoni. Ma magari sa di altre società situate al 9b di Boulevard Prince Henri, come la Starting Investment Holding SA Lussemburgo e la Accord Investment Holding SA Lussemburgo, due società a partecipazione parzialmente incrociata fondate lo stesso giorno (il 3 marzo del 2000), controllate dallo studio fiduciario di Charles Ewert e dalla Alpine Strategic Marketing. Uno dei consiglieri d’amministrazione della Accord – e quindi dirigente di spicco della struttura lussemburghese della Alpine, è Giuseppe Pappolla, un commercialista milanese legato a Giuseppe Gazzoni Frascara – e subentrato al suo referente nel consiglio d’amministrazione del gruppo Finarte.

Gazzoni Frascara è parte integrante della storia della Telecom Italia. Entrò insieme a Chicco Gnutti e Roberto Colaninno, poi scalò la Banca Antonveneta insieme alla Bell ed alla sua FGF (due società collegate allo studio legale di Boulevard Prince Henri a Lussemburgo). Un bolognese alla corte dei bresciani, che insieme a Ricucci usava soldi provenienti da non si sa dove per scalare banche e società di telecomunicazione. Un bolognese peraltro consigliere d’amministrazione del gruppo Pirelli, che poi prenderà il posto della cordata dei bresciani. Il tutto nel periodo tra il giugno 1999 e l’aprile 2001, ovvero il periodo precedente all’entrata della Alpine e della sua gemella Rodeo Investments nei giochi della Poldis e del contrabbando d’armi russo e bulgaro. Già questo un dato sufficiente per credere che costoro si sono giovati dei soldi provenienti dal sistema della Alpine, ma senza sapere nulla delle armi.

C’è però qualcosa d’inquietante in queste relazioni tra le scalate della mitica Hopa, Ricucci, Colaninno e suoi amici, poi nemici, poi chissà. Questo vortice di soldi dati in gestione a persone senza strategia aziendale, senza tradizione, senza programma, con l’unico vantaggio di essere legati a questo o quel carro politico… possibile mai che chi si trova dietro la Alpine compia delle operazioni finanziarie in Italia, coperto dai politici italiani, con lo scopo anche di influenzare la stabilità economica del nostro paese? Ma chi c’è mai dietro la Alpine? E’ mai credibile che ci sia una sorta di cospirazione legata al traffico d’armi?

Purtroppo chi scrive non crede a questa versione. Dico purtroppo, perché il lato positivo dell’avversario unico, quando c’è, è che bisogna battere solo lui. E la struttura della Alpine va battuta, perché genera mostri. Stiamo cominciando a capire soltanto ora quale disastro abbiano significato per il nostro paese il crac Cirio, il crac Parmalat, le scalate dei bresciani e dei dentisti, la catastrofe di Telecom Italia. E mentre la magistratura pian pianino scopre che i fiduciari internazionali impiegati dai “clienti” italiani per fare e nascondere quelle operazioni sono quasi sempre gli stessi (cosa che si immaginava, perché la sapevamo già fin da prima di Tangentopoli), noi azzardiamo un passettino in più.

L’orso bianco dietro la Alpine

La Alpine e la Global Investor hanno due proprietari: la Finman International Corporation SA Panama e la Kingsland (Nominees) Ltd. Londra. La seconda è una fiduciaria, il che significa che tiene le azioni per conto di qualcun altro. Certamente è legata alla Wood Appleton Oliver SA, che ha sede presso lo studio di Ewert al 9b di Boulevard Prince Henri di Lussemburgo. Ma a chi appartiene la Finman? Sulla carta, al momento della costituzione, alla Effecta Trading SA – un’altra società bucalettera di Charles Ewert. In realtà appartiene alla Complus Holding SA Lussemburgo – un’altra società con sede allo stesso solito indirizzo.

Solo che la Complus Holding non è una bucalettere. E’ la holding con cui gli oligarchi russi fedeli al presidente Putin controllano la telefonia fissa e mobile in tutti i paesi nati dalla disgregazione dell’Unione Sovietica. Un colosso multimiliardario, dai contorni oscuri, con interessi nella chimica, nella fisica applicata, nell’industria pesante, che in Complus Holding ha portato le sue ricche partnership in Scandinavia, con il gruppo Telia ed altre società minori che guidano il mercato in Svezia ed in Danimarca. Un colosso pronto ad altre scalate, grazie anche alle garanzie miliardarie delle grandi banche tedesche (come Ricucci).

Un colosso che genera soldi con affari di cui non sappiamo nulla ma di cui possiamo temere il tenore, e che ha bisogno di grandi canali per investire – un compito perfetto per una società insospettabile come la Alpine, registrata negli Stati Uniti, e controllata attraverso un dedalo di società bucalettere grazie agli uffici di un personaggio come Charles Ewert, circondato di vecchie glorie che risalgono sino ai tempi di Sindona, e che sono mescolati in diverse operazioni finanziarie fasulle ed immonde degli ultimi otto anni.

Quanto ai legami tra le banche tedesche e l’ex Unione Sovietica, non c’è da sorprendersi: basti vedere il fatto che queste stesse banche, su consiglio di Putin, forniscono i conti segreti del dittatore del Turkmenistan, e che l’ex Cancelliere Gerhard Schröder, dopo aver perso le elezioni, è entrato a far parte di uno dei consigli d’amministrazione di Gazprom – il colosso energetico controllato dallo Stato russo, e che ora investe nel calcio tedesco, così come gli oligarchi che erano fedeli a Boris Eltsin investono in quello britannico.

Putin, lo si sapeva già, ha miliardi da reinvestire, cercando di non fare troppo chiasso. Ed ha interessi personali nel traffico d’armi. Io, fossi un dentista a Zagarolo, con quello non mi ci metterei. Fossi invece un giornalista, ne avrei orrore. Avete visto tutti cosa succede a scriverne male. Ma ricordate Colaninno: “Noi bresciani ci abbiamo due cosi grandi così”. Beati loro.

*mensile di economia sociale e finanza etica diretto da Andrea Di Stefano

 

-Vincent Lombardi-

Nei grandi tentativi, è glorioso anche fallire

 

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